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www.ildialogo.org VAMPIRI? tutte donne… da Circe a Dracula,di Assunta Daniela Veruschka Zini

VAMPIRI? tutte donne… da Circe a Dracula

di Assunta Daniela Veruschka Zini

 

The Hunger [Miriam si sveglia a mezzanotte] è un film del 1983, opera di esordio del regista Tony Scott e interpretata da Catherine Deneuve, David Bowie e Susan Sarandon [youtube.com/watch?v=LWVSEbTaijU].

 

Angosciante personaggio-chiave di una letteratura che concilia l’insonnia, l’essere demoniaco assetato di sangue è anche il più cruento ostacolo alla “prevaricazione” maschile. Secondo i più autorevoli “esperti” apparterrebbe, infatti, esclusivamente al genere femminile.

di

Assunta Daniela Veruschka Zini

Una notizia recente ci informa di un nuovo Dracula all'orizzonte.

Il film, di produzione americana, è stato affidato all'esordiente Gary Shore e ha, già, una data di uscita negli Stati Uniti: l’8 agosto 2014.

Cosa vuol dire vampiro?

Il termine deriva dal tedesco vampir, originato dallo slavo oupir, che sta a indicare il cadavere che, nottetempo, esce dalla fossa per succhiare il sangue ai vivi.

Ma non è solo nell’Europa Centrale che si crede nei vampiri: in tutto il mondo si crede e fino dai tempi più antichi.

Euripide, già cinque secoli prima di Cristo, in una sua tragedia fa dire a Ecuba:

O padre, ricevi questa bevanda propiziatrice ed evocatrice delle ombre. Vieni ad abbeverarti del sangue nero e puro di questa vergine che noi ti offriamo.”

Ed è, sempre, Euripide, che rappresenta Achille, ritto sulla sua tomba, in armatura dorata, pacificato dal sacrificio del sangue di una vergine.

Walter Friedrich Max Burkert, studioso svizzero di storia delle religioni e di filosofia greca, in Homo Necans. Interpretationen altgriechischer Opferriten und Mythen, mostra che i sacrifici umani erano pratica tutt’altro che rara nell’antica Grecia. In un certo senso, tra i primi vampiri possiamo annoverare gli dei: in Messico, il sangue umano serviva a rifornire di energia il dio Sole. Nell’antica Roma, si sostituì a quello umano il sangue di animali, che il sacerdote sgozzava sull’altare; e non è improbabile che l’usanza di dare, nel circo, esseri umani in pasto alle belve, fosse una sopravvivenza di remote abitudini a sacrifici di massa, che dovevano placare gli dei e propiziarsi le forze incontrollabili della natura.

L’apparizione di Cristo capovolge la situazione. È il figlio di Dio che offre il suo corpo e il suo sangue ai fedeli: con l’eucarestia si costituisce, infatti, un legame immortale e incorruttibile, sul quale nessuna potenza del male può prevalere.

Torniamo, ora, al cinema e ai suoi vampiri che sono, com’è noto, vampiri “classici”, muniti di denti aguzzi e, convenientemente, soffusi di pallore nel volto.

Questi vampiri sono, soprattutto, di sesso maschile, mentre i vampiri di sesso femminile, che si muovono sullo schermo sono soprattutto vamp, donne che distruggono solo uomini, non usando canini aguzzi come Dracula, ma il proprio irresistibile e travolgente fascino. La parola vamp, di fatto, non è che una contrazione di vampire.

Ma, a guardare bene, qualche vampira vera dai lunghi canini, non manca nel cinema!

Tuttavia, se, nel cinema, ve ne sono poche, abbondano, invece, nella letteratura, dove, perfino, primeggiano nel mondo delle creature nate dalla immaginazione di poeti e letterati. Vampira è la giapponese O Toyo, moglie del principe Nabeshima: quando muore il suo corpo si trasforma in quello di una gatta, che succhia il sangue del principe, finché questi non muore di consunzione.

Femmine sono, anche, la bellissima Nadilla in Le Mille e Una Notte, che si nutre di morti, e Brunilde, che, dopo la morte, torna dall’amato sposo, ma che, per poter restare nel mondo dei vivi, è costretta a bere sangue.

E il più bello dei racconti di Ivan Turgenev narra della stupenda e diafana vampira Ellis, che plana sulle più grandi città della terra, portando con sé l’estatico scrittore. Clarimonde, altra vampira, è l’eroina di La morte amoureuse di Théophile Gautier.

Nel 1897, epoca di donne fatali, un racconto di Joseph Sheridan Le Fanu ripropone una nuova vampira, Carmilla. Possiamo aggiungere a questo frettoloso elenco, la regina Antinéa di Pierre Benoit, donna bellissima, discendente di Poseidone e Clito, che, nel romanzo Atlantide, pubblicato nel 1919, alimenta la propria eterna giovinezza con la vita degli uomini che fa innamorare di sé, forse, per far dimenticare come i maschi si erano scannati, allegramente, tra loro per quattro anni, ponendo fine al macello proprio in quell’anno.

Le ragioni della presunta sete di sangue e di sangue maschile, attribuita alla donna, sembra vadano ricercate nelle zone più oscure del subconscio maschile. Almeno questa è l’opinione dello psichiatra Wolfgang Lederer. Lederer era rimasto colpito dal gran numero di maschi che si affidavano alle cure psichiatriche per liberarsi da terribili angosce, derivanti da una paura più o meno cosciente delle donne. In Gynophobia: the fear of women, lo psichiatra viennese cerca di comprendere e di far comprendere come sia nato il mito della donna assetata di sangue e, in sostanza, vampiressa ed esordisce, elencando le nefaste figure femminili che abbondano nelle antiche religioni. Pandora che, come Eva, scatenò il male dell’umanità; l’azteca Donna Serpente, alla quale, ogni anno, venivano sacrificati fino a 50mila individui; la dea azteca della vegetazione e dell’oltretomba, Chicomecoatl [la Rivestita dai Sette Serpenti], che, avvolta in un mantello di serpenti, brandiva un teschio e pretendeva, ogni settembre, in sacrificio una fanciulla decapitata; le divinità femminili celtiche Brigitta, Anu e Fata Morgana; la nordica Freya; Izanami [Colei che invita], la dea scintoista dell’aldilà impegnata a uccidere gli esseri umani che suo fratello, Izanagi, [Colui che invita] fa nascere; le greche Era, Circe e Persefone; le sumere Belili, Tiamat e Ishtar; l’indiana Kali dal corpo stupendo e le zanne orrende, la più insaziabile, che ha le mani adorne delle teste recise delle vittime e, con le sue molte braccia, fruga nel cadavere di Siva, divora le interiora della vittima umana e ne beve, avidamente, il sangue da un teschio. Ancora oggi il tempio di Kali, a Calcutta, è famoso per le quotidiane offerte di sangue.

Non soltanto il mito, ma anche la storia ci ha abituati a figure femminili feroci quanto dissolute: sono tante che viene da chiedersi come mai siano passate alla storia esclusivamente le cattive o, almeno, come mai si ricordino piuttosto le cattive che le buone.

Occorre, forse, fare i loro nomi?

Messalina, Salomè, Semiramide, Cleopatra, Lucrezia Borgia, cui va aggiunto l’esercito sterminato delle anonime e infelici streghe, per secoli, sulle piazze dell’Europa cristiana.

E che dire di Erzsébet Báthory, la Tigre di Čachtice?

È proprio questa la figura storica femminile che ci aiuta a comprendere molto, se ci prendiamo la pena di esaminare la sua vicenda. Erzsébet Báthory costituisce un ottimo esempio di come le biografie di queste “cattive” siano, spesso, il risultato di ricami di fantasia, sovrapposti l’uno all’altro, secolo dopo secolo; ma stringi stringi, le prove mancano. Infatti, Valentine Penrose che su Erzsébet Báthory ha scritto un libro interessante, ma costruito più che altro sui “si dice”, racconta che, al processo, la contessa non fu neppure interrogata, in altri termini, non le fu dato modo di difendersi. Quanto ai documenti scritti, l’autore si limita a dire che “l’originale del processo recentemente si trovava ancora negli archivi nazionali di Budapest”, ma non ci dice dove si trova, oggi, né unisce una foto di quei documenti alle altre illustrazioni del suo libro, illustrazioni suggestive, ma inutili ai fini della verità. Ebbene, la famosa contessa seviziava e uccideva le sue serve, tutte donne, e si dice che le mordesse sulle spalle. A quel che sembra tanto è bastato a un autorevole scrittore inglese per affermare che “Dracula è una donna. L’unico caso storicamente accertato attorno al fenomeno del vampirismo risale alla fine del Sedicesimo secolo ed è quello della contessa Erzsébet Báthory.

Ed ecco che una vicenda oscura, svoltasi in quell’oscuro Paese, che era l’Ungheria del Sedicesimo secolo, si traduce in una avventata affermazione priva di ogni ombra di dubbio. Ebbene, prima di abbandonarci alla sinistra suggestione di questo caso “storicamente accertato”, dovremmo osservare almeno due cose [a parte il fatto che Erzsébet Báthory era ben viva e non era, quindi, un vampiro classico].

Primo: a quei tempi e in quei Paesi, un feudatario come Erzsébet Báthory aveva diritto di vita e di morte sui suoi servi e nessuno si stupiva se li torturasse, come si dice facesse la bella ungherese. Se la giustizia si mosse, fu solo quando mise, sembra, le mani sulle figlie dei nobili.

Secondo: l’intero processo potrebbe essere inquadrato nella lotta tra protestanti e cattolici che, per decenni, insanguinò l’Europa. A Parigi, nella sola notte di San Bartolomeo, il 23 agosto 1567, vi fu una terribile strage di protestanti-ugonotti. Ed Erzsébet Báthory era protestante, mentre il sovrano di Ungheria, Mattia II, era cattolico.

Bisognerebbe anche ricordare che, come insegna la fine dei Templari, frequentemente, i monarchi, in preda ai debiti, si procuravano danaro, condannando, con qualche pretesto, qualcuno che disponeva di grandi ricchezze e confiscandone i beni.

Ed Erzsébet Báthory era molto ricca: possedeva una ventina di castelli.

Infine, la leggenda e una cosa e la verità storica un’altra.

Fu lo stesso Mattia II a firmare, il 17 aprile 1611, il decreto di carcerazione a vita per la contessa, che, dopo tre anni di reclusione, moriva, il 21 agosto 1614, nel suo castello di Čachtice.

È chiaro che, nel caso delle vampire, ha, probabilmente, ragione Lederer che chiude il suo libro, affermando:

Ci siamo dimenticati lo spavento che proviamo per le funzioni biologiche femminili, per le mestruazioni e per la gravidanza. Dobbiamo riconoscere e prendere atto della nostra paura per le donne [e, in quanto terapisti, dobbiamo persuaderne i nostri pazienti].”

E lo psicologo Sergio Premoli ammette:

L’uomo è stato messo in difficoltà da una serie di attacchi che gli sono stati portati da varie parti dal fronte femminile. Abituato a sentirsi il padrone del mondo, il maschio è rimasto sorpreso e ha reagito con una strategia: far vedere la donna come un aggressore, un usurpatore come una vampira che succhia il sangue e l’anima. Ha, così, la possibilità di ottenere diversi vantaggi: passa per vittima e risolve il suo senso di colpa. Ecco perché proprio adesso si sta creando l’immagine della donna vampiro: perché fa comodo per difendersi dalla donna che rivendica il riconoscimento di una parità di diritto e di fatto.”,

e aggiunge:

È, anche, vero che la donna è, sempre, stata quello che meno si può identificare con la vampira in quanto è sempre stata sacrificata in casa e al lavoro.”

Questo obiettivo giudizio, che viene da un rappresentante del sesso forte, è erroneo solo in un punto, quando sostiene che “proprio adesso si sta creando l’immagine della donna-vampiro”.

Come abbiamo visto, questa immagine è molto antica!

Assunta Daniela Veruschka Zini

Copyright © 20 agosto 2013 ADZ

Chi può dire se, quando le strade si incontreranno, questo Amore sarà nel tuo cuore?

 




Martedì 20 Agosto,2013 Ore: 15:37
 
 
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