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www.ildialogo.org IL PARLAMENTO E GLI IMPEGNI DI GENERE,DI GIANCARLA CODRIGNANI

IL PARLAMENTO E GLI IMPEGNI DI GENERE

DI GIANCARLA CODRIGNANI

INTRODUZIONE
care amiche,
sono più di 45.000 battute.... coraggio
Però la conoscenza dell'Europa da parte delle donne - a partire da me - è stata fino ad oggi troppo scarsa; e anche per questa ragione non esiste ancora una "visione" di genere della non ancora realizzata Federazione Europea. In cui, dopo otto elezioni, le donne faticano a starci. Potrà servire per conoscere qualcosa di più prima di andare a votarla?
Questa recensione - disordinata, casuale, e tutt'altro che esaustiva - rappresenta un esercizio di lettura non del tutto incoraggiante, perché dietro il formalismo burocratico fa capire - ancor più che nel rapporto con i Parlamenti nazionali - che è necessario penetrare le istituzioni per renderle "nostre" non solo teoricamente. Infatti si constata l'opposizione dei paesi-membri ad alcuni diritti democratici a cui le elette (e gli eletti) non possono far fronte senza che nei Parlamenti nazionali non si chieda di applicare le risoluzioni varate e di secondare gli indirizzi politici già definiti.
Due giorni fa l'on.Patrizia Toia ci ha mandato notizia dell'approvazione in via definitiva delle nuove misure per facilitare la conciliazione tra lavoro e vita famigliare:  La direttiva stabilisce che tutti gli Stati membri, nel tentativo di aumentare le opportunità delle donne nel mercato del lavoro e rafforzare il ruolo del padre o di un secondo genitore, a beneficio dei bambini e della vita familiare. Si tratta di: 1) almeno 10 giorni lavorativi di congedo di paternità retribuito per i giorni vicini alla nascita ad un livello non inferiore all'indennità di malattia (in Italia il congedo è di 5 giorni, più un giorno facoltativo previo accordo con la madre e in sua sostituzione; 2) due mesi di congedo parentale non trasferibile e retribuito e sarà un diritto individuale; 3) la fissazione di un livello adeguato di retribuzione per il periodo minimo non trasferibile di congedo parentale, tenendo conto del fatto che questo spesso comporta una perdita di reddito per la famiglia e che invece anche il familiare più retribuito (spesso un uomo) dovrebbe potersi avvalere di tale diritto; 4) 5 giorni all'anno di congedo per i lavoratori che prestano assistenza personale a un parente o a una persona che vive nella stessa famiglia a causa di un grave motivo medico o infermità connesse all'età; 5) lavoro flessibile: i genitori e i prestatori di assistenza che lavorano potranno richiedere modalità di lavoro adattabili, ricorrendo al lavoro a distanza o a orari flessibili per poter svolgere le loro mansioni; 6) i datori di lavoro potranno tener conto non solo delle proprie risorse, ma anche delle esigenze specifiche di un genitore di figli con disabilità, o una malattia di lunga durata, e dei genitori soli.
Come sempre sono misure che l'UE impone a tutti gli Stati membri, ma non si realizzano da Bruxelles se manca la conoscenza del diritto nei diversi paesi dalle forze interessate. I/le cittadini/e si debbono attrezzare per ottenerne l'applicazione da parte degli Stati.
La Commissione FEMM e le Agenzie ed Istituti orientati a valorizzare i diritti delle donne sono ben inseriti nel contesto del Parlamento Europeo: sono costati un lavoro continuo alle legislatrici europee per ottenere in questi quarant'anni l'implementazione crescente dei diritti di genere. La sostanza dell'impegno deve continuare a far riferimento all'impianto teorico dei principi acquisiti, ma - nel nuovo Parlamento che presumibilmente non favorirà l'iniziativa democratica - deve cercare di dare effettività concreta ad una "politica di genere" derivata dalla costruzione di reti fra le parlamentari europee e le nazionali, ma soprattutto dalla sollecitazione culturale attiva delle donne sempre più messe alla prova nelle diverse società. Non possiamo permetterci di arretrare e, anche se il linguaggio dei dati è pieno di condizionali ("si dovrebbe"), di rinvii, di dissolvenze, le risoluzioni a nostre favore già varate vanno assolutamente pretese nei Parlamenti nazionali e sostenute nel dibattito politico.
D'altra parte è così per tutte le politiche europee: l'intento originario della democrazia perfetta ha indotto a scegliere il criterio dell'unanimità decisionale, che di fatto garantisce non la concordia delle mediazioni, ma l'irrisolutezza dei tempi biblici (e la sfiducia dei cittadini). L'esercizio critico, quindi, rimanda alla necessità dell'impegno politico: per tutte le situazioni va rivolto prioritariamente al contesto europeo. Con grande attenzione alle politiche di genere e alla responsabilità della comunicazione e correlazione tra noi e chi lavora a Bruxelles per i nostri diritti. Dagli atti finora sono state poche le parlamentari impegnate nella Commissione FEMM: le più politicamente e tecnicamente competenti preferiscono il lavoro nelle Commissioni "importanti" neutre e contribuiscono a ghettizzare il "genere". E il diritto europeo che aspirerebbe all'universalità, procede immutato: nelle crisi le cose cambiano, non necessariamente in peggio.
Alla vigilia delle elezioni più impegnative di queste otto trascorse, credo che sia meglio conoscere, almeno per prevenire i danni...
GIANCARLA CODRIGNANI
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IL PARLAMENTO E GLI IMPEGNI DI GENERE
una penultima risoluzione (2018/2684(RSP) del 13/02/2019, nel testo francese):
«Le Parlement européen a adopté une résolution déposée par la commission des droits de la femme et de légalité des genres sur le recul des droits des femmes et de légalité hommes-femmes dans l'Union.
La décennie en cours a vu la montée en puissance d'un mouvement organisé au niveau européen et mondial qui lutte contre l'égalité hommes-femmes et les droits des femmes, y compris dans l'Union européenne.
Les domaines dans lesquels ce recul est particulièrement marqué semblent communs aux différents pays et comprennent des domaines comme l'intégration dans les différentes politiques des questions d'égalité entre les hommes et les femmes, la protection sociale et la protection des travailleurs, l'éducation, la santé et les droits en matière de sexualité et de procréation, la prévention et la lutte contre la violence à légard des femmes et la violence sexiste, les droits des personnes LGBTI+, la présence de femmes à des postes politiques décisionnels et le financement approprié pour des organisations et mouvements de défense des droits des femmes.
Les députés ont également indiqué que au cours de la première moitié de 2018, plusieurs États membres ont été le théâtre d'un mouvement de rejet de la convention d'Istanbul, ouvrant ainsi la voie aux discours de haine, notamment à lencontre des personnes LGBTI+.
Ils ont condamné la requalification de la politique dégalité entre les sexes en cours dans certains États membres, qui consiste à la réduire à une politique centrée sur la famille et la maternité. Ils se sont inquiétés de la grande influence qu'exercent, dans la conception des politiques au niveau national, les opposants aux droits des femmes en matière de procréation et à l'autonomie des femmes, en particulier dans certains États membres, et de la volonté de ces opposants de restreindre les droits des femmes et de saboter leur accès aux soins de santé, notamment en ce qui concerne laccès au planning familial et à la contraception, ainsi que des tentatives de restreindre ou de révoquer le droit à l'interruption volontaire de grossesse.
Les députés ont souligné que lindice dégalité de genre indique que les inégalités persistent et que les progrès observés entre 2005 et 2015 sont très limités, et que tous les États membres ont encore des progrès à accomplir.
Le Parlement a demandé à la Commission et aux États membres de réaffirmer leur engagement en faveur de l'égalité hommes-femmes, des droits des femmes et des droits des personnes LGBTI+, y compris des droits des minorités les plus vulnérables. Il a demandé que soient dénoncés sans réserve les discours et mesures qui portent atteinte aux droits, à l'autonomie et à l'émancipation des femmes dans tous les domaines.
Considérant quil est essentiel d'investir dans l'éducation comme moyen de prévenir le recul, le Parlement a invité la Commission et les États membres à sensibiliser davantage le public à limportance et aux avantages que présentent, pour la société, la sauvegarde des droits des femmes et de légalité entre les hommes et les femmes et lélimination des stéréotypes sexistes, et à soutenir davantage lélaboration et la diffusion détudes et dinformations fondées sur des données factuelles dans le domaine des droits des femmes.
Le Parlement a invité la Commission et les États membres à :
faire en sorte que les droits des femmes et les droits des personnes LGBTI+ soient protégés et reconnus comme des principes dégalité dans le cadre de la démocratie et de l'état de droit ;accroître le financement en faveur de la protection et de la promotion des droits des femmes et de légalité entre les hommes et les femmes, y compris en ce qui concerne la santé et les droits en matière de sexualité et de procréation, dans l'Union et dans le monde; réexaminer leurs mécanismes de distribution, de suivi et dévaluation des subventions et à veiller à ce quils tiennent compte des problématiques hommes-femmes et soient adaptés aux difficultés que peuvent rencontrer certaines organisations et certains mouvements, notamment de petite et moyenne taille, dans un environnement hostile à leur cause;
mettre à disposition les ressources financières suffisantes pour mettre en oeuvre les instruments destinés à lutter contre toutes les formes de violence, notamment de violence à légard des femmes;
fournir un soutien direct et significatif aux organisations de femmes dans les pays qui font lexpérience dun sous-financement systématique et dattaques par des organisations de la société civile afin de garantir la continuité des services interrompus qui protègent et soutiennent les femmes et leurs droits ;
promouvoir la réalisation dune évaluation de la situation actuelle dans lUnion en ce qui concerne la prostitution dont les réseaux de trafiquants profitent du marché intérieur, et dattribuer des moyens financiers à des programmes qui permettent aux victimes de la traite des êtres humains et dexploitation sexuelle déchapper à la prostitution;
inclure la promotion et lamélioration de la santé et des droits en matière de sexualité et de procréation dans la prochaine stratégie de santé publique;
supprimer et à inverser les restrictions budgétaires imposées aux programmes en faveur de légalité hommes-femmes, aux services publics et, en particulier, à l'offre de soins de santé en matière de sexualité et de procréation;
réviser la directive de refonte 2006/54/CE du Parlement européen et du Conseil du 5 juillet 2006 relative à la mise en uvre du principe de légalité des chances et de légalité de traitement entre hommes et femmes en matière demploi afin de supprimer l'écart salarial entre les hommes et les femmes.
Le Parlement a regretté que lintégration dune perspective de genre dans le processus budgétaire nait pas été reconnue comme principe horizontal dans le règlement fixant le cadre financier pluriannuel pour les années 2021 à 2027 et a invité le Conseil à modifier de toute urgence ledit règlement. Il a également invité le Conseil à:
débloquer la directive relative à un meilleur équilibre entre les hommes et les femmes parmi les administrateurs non exécutifs des sociétés cotées en bourse afin de remédier au grave problème de la sous-représentation féminine au plus haut niveau des instances de décision économique;
débloquer la directive relative à la mise en oeuvre du principe de légalité de traitement en dehors du marché du travail, indépendamment de lâge, du handicap, de lorientation sexuelle ou de la croyance religieuse, qui vise à étendre la protection contre la discrimination par une approche horizontale».
DOCUMENTI PROGRAMMATICI
L'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE) attesta che nell’ultima decade si è registrato un aumento complessivo della rappresentanza femminile nei Parlamenti degli Stati membri, dal 23,9 del 2008 al 30,2 nel 2018 (ma la Svezia con il 46,7 % e l'Ungheria con il12,6). L'Italia è al 35,3 %. Le europarlamentari attualmente sono il 36,2 % (nel Gruppo italiano 28 dei 73 membri sono donne).
Quanto all’uguaglianza di genere nel diritto primario dell’UE, all'art.21 del Trattato istitutitvo figurano l'uguaglianza e la promozione della parità u/d, mentre l'art.8 del Trattato sul funzionamento dell'UE sancisce il gender mainsteaming, la parità salariale, le pari opportunità, le azioni positive finalizzate all'emancipazione, i provvedimenti contro ogni forma di discriminazione, il finanziamento per le politiche di riequilibrio delle politiche di genere.
I programmi: "Diritti, uguaglianza e cittadinanza", "Giustizia", il "Daphne III" (di contrasto alla violenza),"Diritti e valori" "Occupazione e solidarietà sociale"... finanziano progetti volti a conseguire parità di genere, lotta alla violenza, antidiscriminazione e diversità. La risoluzione del 17 gennaio 2019, il Parlamento europeo ha approvato emendamenti che prevedono quasi una triplicazione delle risorse. Osservazione personale: sono progetti che tutte le associazioni femminil-femministe (ma anche gli Enti Locali, i Sindacati e l'associazionismo generico) cercano di realizzare perché finanziati, ma non fanno "politica di genere".
Tra i Documenti programmatici: la Carta delle donne (2010), la Strategia della Commissione per l'uguaglianza tra uomini e donne (comprensiva dell’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e pari indipendenza economica, la riduzione del divario di genere in materia di retribuzioni, salari e pensioni e, di conseguenza, lotta contro la povertà tra le donne; la promozione della parità tra donne e uomini nel processo decisionale e relativi monitoraggi e proroghe), i contenuti del Pilastro europeo dei diritti sociali, il Piano d'azione sulla parità di genere (trasformare la vita delle donne e delle ragazze attraverso le relazioni esterne dell'Ue).
La Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (FEMM) ha competenze per: la definizione, la promozione e la tutela dei diritti della donna nell'Unione europea; la promozione dei diritti della donna nei paesi Terzi; la politica in materia di pari opportunità, compresa la promozione della parità nelle opportunità nel mercato del lavoro e nel trattamento sul lavoro; l'eliminazione di ogni forma di violenza e di discriminazione fondata sul sesso; la realizzazione e l'ulteriore sviluppo dell'integrazione della dimensione di genere (gender mainstreaming) in tutti i settori; l'attuazione degli accordi e le convenzioni internazionali aventi attinenza con i diritti della donna; la promozione della sensibilizzazione sui diritti delle donne.
In tale contesto, gli argomenti specifici della Commissione FEMM sono: il divario salariale, l'indipendenza economica, la povertà femminile, la sottorappresentanza  nel processo decisionale, i diritti in materia di salute sessuale e riproduttiva, la tratta degli esseri umani e la violenza contro le donne e le ragazze.
LE PROPOSTE NORMATIVE presentate principalmente nell'ultima legislatura dalla Commissione (non senza "significative resistenze" nel corso dell'iter, come viene denunciato nel report):
* direttiva (com.2012.614): entro il 2020 il 40 % di donne nei consigli di amm.ne delle società quotate. Non approvata dal Parlamento per opposizioni.
* revisione della direttiva sui congedi parentali (raggiunto accordo informale il 09.02.2019) e delle misure per la sicurezza sul lavoro delle gestanti, puerpere e allattamento (senza accordo sulla retribuzione di 20 settimane).
* risoluzione del 10 marzo 2015 sui progressi concernenti la parità tra donne e uomini nell'Unione europea
risoluzione dell’8 marzo 2016 sull'integrazione della dimensione di genere nei lavori del Parlamento europeo (gender mainstreaming);
risoluzione del 13 settembre 2016 sulla creazione di condizioni del mercato del lavoro favorevoli all'equilibrio tra vita privata e vita professionale;
risoluzione del 14 marzo 2017 sulla parità tra donne e uomini nell'Unione europea nel 2014-2015;
risoluzione del 14 marzo 2017 sull'applicazione della direttiva 2004 del Consiglio che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura;
* risoluzione del 3 ottobre 2017 sull'emancipazione economica delle donne nel settore pubblico e privato nell'UE;
risoluzione del 13 marzo 2018 sull'uguaglianza di genere negli accordi commerciali dell'UE;
risoluzione del 17 aprile 2018 sulla parità di genere nel settore dei media nell'Unione europea; 
risoluzione del 17 aprile 2018 sull'emancipazione delle donne e delle ragazze attraverso il settore digitale;
risoluzione del 31 maggio 2018 sulla parità di genere ed emancipazione femminile: trasformare la vita delle donne e delle ragazze attraverso le relazioni esterne dell'UE 2016-2020.
Il 15 gennaio 2019 il Parlamento europeo ha, tra gli ultimi atti, adottato una risoluzione relativa all'integrazione della dimensione di genere al Parlamento europeo, in cui ribadisce ancora una volta il suo impegno a favore dell'uguaglianza di genere sia nel contenuto delle politiche, delle iniziative e dei programmi dell'UE sia a tutti i livelli politici, di bilancio, amministrativi ed esecutivi dell'Unione.
In particolare, il Parlamento europeo chiede che, come avvenuto nel caso dell'ultimo quadro finanziario pluriennale, il nuovo QFP sia accompagnato da una dichiarazione congiunta del Parlamento, della Commissione e del Consiglio in cui le tre istituzioni esprimano il loro impegno affinché le procedure di bilancio annuali integrino elementi sensibili alla dimensione di genere. 
Invita inoltre la Commissione europea a presentare una strategia europea per l'uguaglianza mediante una comunicazione che contenga obiettivi chiari e, per quanto possibile, quantificabili.
Per quanto riguarda più specificamente gli strumenti per l'integrazione della dimensione di genere all'interno del Parlamento europeo:
chiede misure efficaci per garantire un'effettiva parità tra uomini e donne, sottolineando al riguardo la necessità di misure di sensibilizzazione e di formazione;
accoglie con favore gli orientamenti riveduti su un linguaggio neutro dal punto di vista del genere nel Parlamento europeo, pubblicati nel luglio 2018;
riconosce il lavoro svolto dalla rete per l'integrazione della dimensione di genere;
accoglie con favore il fatto che la maggior parte delle Commissioni parlamentari abbia adottato piani d'azione in materia di integrazione della dimensione di genere in relazione alle loro attività;
ribadisce l'importanza di applicare il bilancio di genere a tutti i livelli della procedura di bilancio
accoglie con favore la risoluzione  del Parlamento europeo del 26 ottobre 2017 sulla lotta alle molestie e agli abusi sessuali nell'UE. Sottolinea come le molestie sessuali costituiscano una forma estrema di discriminazione di genere nonché uno dei maggiori ostacoli all'uguaglianza di genere, e accoglie positivamente la decisione dell'Ufficio di presidenza del 2 luglio 2018 di procedere a una revisione del funzionamento del Comitato consultivo competente per le denunce di molestie riguardanti deputati al Parlamento europeo e delle sue procedure per il trattamento delle denunce;
chiede che il Presidente e l'amministrazione del Parlamento prestino attenzione all'attuazione completa di tutte le misure richieste, in particolare mediante la tabella di marcia 2017-2019 relativa a "misure preventive e di sostegno preliminari per trattare i casi di conflitto e molestie tra i deputati e gli assistenti parlamentari accreditati, i tirocinanti o altro personale";
invita la Commissione europea a vigilare sulla corretta applicazione ed esecuzione della direttiva 2006 del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante l'attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego, che prevede l'inversione dell'onere della prova nei casi di discriminazione di genere;
ricorda l'importanza di rafforzare la capacità di integrazione della dimensione di genere di tutte le istituzioni dell'UE, prevedendo fra l'altro programmi di formazione specifici;
accoglie con favore lo strumento per "Parlamenti sensibili alla dimensione di genere" sviluppato dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE) per assistere il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali e regionali a valutare e migliorare la loro sensibilità di genere. 
A livello politico, la risoluzione evidenzia, fra l'altro, la necessità di aumentare la presenza del genere meno rappresentato - quasi sempre le donne - nelle liste elettorali, ed esorta i partiti politici europei e i loro membri a garantire una rappresentanza equilibrata dal punto di vista di genere dei loro candidati alle elezioni del Parlamento europeo del 2019, mediante liste chiuse o altri metodi come le liste paritarie. 
Invita i gruppi politici del Parlamento della legislatura 2019-2024 a garantire una composizione equilibrata dal punto di vista di genere degli organi direttivi del Parlamento europeo e raccomanda di candidare deputati sia uomini che donne alle cariche di Presidente, vicepresidente e membro dell'Ufficio di presidenza, nonché come presidenti delle commissioni e delle delegazioni. 
Incoraggia inoltre i gruppi politici a tenere conto dell'obiettivo di conseguire una rappresentanza paritaria di genere al momento della nomina dei membri delle Commissioni e delle delegazioni e, in particolare, a nominare un numero di deputati equo sotto il profilo del genere come membri titolari e supplenti della Commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere, in modo da incoraggiare la partecipazione degli uomini alle politiche in materia di uguaglianza di genere.
Il Parlamento europeo suggerisce infine di vagliare possibili soluzioni per istituire una rete di donne in seno al Parlamento, integrando le reti nazionali, in quanto ritiene che le reti formali o informali non solo migliorino i processi di lavoro ma siano anche un elemento chiave per fornire informazioni, sostegno reciproco e modelli di comportamento.
Altre attività e iniziative
Il 21 novembre 2018 la Commissione FEMM ha approvato un progetto di relazione circa l’uguaglianza di genere e le politiche fiscali nell'Unione europea.
Secondo tale progetto, le politiche fiscali possono produrre distorsioni di genere esplicite o implicite: il pregiudizio esplicito rappresenta una disposizione fiscale recante un trattamento distinto tra uomini o donne; il pregiudizio implicito è riconducibile a una disposizione che si applica ugualmente a tutti, ma nella sostanza è discriminatoria. La Commissione FEMM chiede alla Commissione europea di raccomandare agli Stati membri di verificare le politiche fiscali con l’obiettivo di eliminare distorsioni in materia di tasse correlate al genere, e di valutarne periodicamente l’impatto da una prospettiva di gender equality.
Gli eurodeputati hanno altresì sottolineato l'impatto negativo della tassazione congiunta sulla promozione dell’occupazione femminile e sull'indipendenza economica delle donne. In particolare, secondo il progetto di relazione, i sistemi fiscali non dovrebbero più basarsi sul presupposto che i nuclei familiari condividono le risorse economiche in modo equo: la tassazione individuale è fondamentale per raggiungere l'equità fiscale per le donne. Il progetto di relazione esorta pertanto gli Stati membri a introdurre progressivamente sistemi di tassazione individuale, garantendo nello stesso tempo la conservazione dei benefici finanziari e di altro tipo legati alla genitorialità.
I parlamentari europei osservano, inoltre, che la tassazione indiretta (ad esempio l'IVA) può determinare un pregiudizio di genere, poiché i modelli di consumo delle donne differiscono da quelli degli uomini (ad esempio, sono maggiormente orientati all’acquisto di beni e servizi volti alla promozione di salute, istruzione e nutrizione). In tal senso, il progetto invita gli Stati membri a prevedere esenzioni dall'IVA, aliquote ridotte e aliquote zero, per prodotti e servizi che creano effetti positivi di tipo sociale, sanitario o ambientale.
Da ultimo, la FEMM si rammarica che i prodotti per l’igiene femminile e i prodotti per la cura dei minori, degli anziani e delle persone con disabilità non siano ancora considerati prodotti di base in tutti gli Stati membri; a tal proposito i Paesi dell’UE sono esortati a eliminare l’IVA a tali beni essenziali.
Nell’ambito del quadro finanziario pluriennale per il 2021-2027, la Commissione FEMM è stata associata alla Commissione LIBE (libertà civili, giustizia e affari interni) che include nel Programma diritti e valori lo specifico programma Daphne per il contrasto alla violenza di genere. A tal proposito, la Commissione parlamentare ha approvato un parere che prevede l’introduzione di emendamenti volti a rafforzare le previsioni relative alla gender equality: in particolare le modifiche mirano alla promozione e alla implementazione della Convenzione di Istanbul e un focus addizionale sul Programma Daphne.
La Commissione FEMM ha, altresì, approvato il parere sul Programma giustizia introducendo nel provvedimento la prospettiva di genere. In particolare, secondo il parere, i sistemi di giustizia dell’UE non offrono adeguata protezione alle donne e il necessario supporto alle vittime di violenza di genere.
Il relatore ha, inoltre, sottolineato l’importanza del sostegno al lavoro delle organizzazioni della società civile, proponendo un finanziamento adeguato in particolare a favore delle piccole e medie organizzazioni. Infine, si menziona la necessità di produrre dati disaggregati per genere ed età e indicatori per valutare i progressi dell’attuazione del Programma-giustizia.
Nella riunione di gennaio 2019 la FEMM ha esaminato, tra l’altro, una risoluzione relativa al miglioramento della condizione delle donne nelle regioni del Medio oriente e del nord Africa, e il bilancio consuntivo 2017 dell’istituto europeo per la parità di genere EIGE.
Va considerata anche la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica secondo la Convenzione di Istanbul come il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e delle ragazze a livello a livello internazionale. Essa stabilisce un quadro completo di misure giuridiche e strategiche per prevenire tale tipo di violenza, sostenere le vittime e punire i responsabili. Dal novembre 2017 reca la firma di tutti gli Stati membri dell'UE e nel luglio 2018 è stata ratificata da 32 Stati La Convenzione prevede inoltre l'adesione dell'UE entro i limiti delle sue competenze
Analogamente appaiono importanti le Risoluzioni di competenza della Commissione FEMM approvate dal Parlamento europeo in materia di parità con particolare riguardo alla questione della salute sessuale e dell'aborto.
Fin dal 2013 il Parlamento europeo ha posto attenzione alle “sfide della società” e ha:
  • osservato che vari studi (ivi compresi quelli dell’Organizzazione mondiale per la sanità) dimostrano che i tassi di aborto sono simili nei Paesi in cui la procedura è legale e in quelli in cui è vietata, dove i tassi sono persino più alti;
  • rilevato che l'elaborazione e l'attuazione delle politiche in materia di salute e diritti sessuali e riproduttivi e in materia di educazione sessuale sono di competenza degli Stati membri, ma che l'UE può contribuire alla promozione delle migliori pratiche fra gli Stati membri;
  • insistito sul fatto che le donne debbano avere il controllo della loro salute e dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all'aborto; a tal proposito la Plenaria ha sostenuto le misure e le azioni volte a migliorare l'accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili, nonché invitato gli Stati membri e la Commissione europea a porre in atto misure e azioni per sensibilizzare gli uomini sulle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva;
  • sottolineato l'importanza delle politiche attive di prevenzione, educazione e informazione dirette ad adolescenti, giovani e adulti affinché i cittadini possano godere di una buona salute sessuale e riproduttiva, evitando in tal modo malattie trasmesse sessualmente e gravidanze indesiderate;
  • invitato gli Stati membri, nell'applicazione del regolamento (UE) n. 536/2014 sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano, a garantire la parità nella rappresentazione tra uomini e donne nella sperimentazione clinica prestando particolare attenzione alla trasparenza per quanto riguarda la composizione di genere dei partecipanti, invitando a tal proposito la Commissione europea, nel valutare la corretta attuazione del presente regolamento, a monitorare specificamente la questione della parità;
  • rammentato che l'Unione ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità il 22 gennaio 2011, la quale precisa che gli Stati firmatari si impegnano a garantire e promuovere la piena realizzazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali per tutte le persone con disabilità senza discriminazioni di alcun tipo sulla base della disabilità e ad astenersi dall'intraprendere ogni atto o pratica che sia in contrasto con la convenzione.
Mentre la risoluzione del 14 febbraio 2017 sulla promozione della parità di genere nella salute mentale e nella ricerca clinica il Parlamento europeo ha, tra l’altro:
  • invitato gli Stati membri ad adottare misure e a destinare sufficienti risorse per garantire l'accesso ai servizi sanitari e specificamente ai servizi di salute mentale, inclusi i rifugi per tutte le donne indipendentemente da fattori quali il loro status giuridico, la disabilità, l'orientamento sessuale, l'identità di genere, le caratteristiche sessuali, la razza o l'origine etnica, l'età o la religione;
  • invitato gli Stati membri e la Commissione ad affrontare le disparità di accesso all'erogazione di servizi per la salute mentale;
  • invitato la Commissione, gli Stati membri e l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE) ad aumentare la raccolta di dati periodici sulla salute mentale a livello nazionale e dell'UE, in particolare sulla prevalenza della depressione, e a far sì che tali dati siano disaggregati almeno per genere, gruppo d'età e status socioeconomico e includano indicatori relativi alla salute sessuale e riproduttiva;
  • esortato gli Stati membri, la Commissione e le agenzie pertinenti a garantire il pieno accesso a un'assistenza sanitaria fisica e mentale di alta qualità per tutti i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti, e in particolare le donne e le ragazze vulnerabili, sottolineando la necessità di offrire una formazione sensibile alle specificità di genere per la salute mentale al personale addetto ai servizi di immigrazione, asilo e polizia che lavora con i rifugiati, i richiedenti asilo e gli immigrati, in particolare chi lavora con donne e ragazze vulnerabili, e ritenendo che tali misure di assistenza sanitaria necessarie debbano includere, tra l'altro, un alloggio sicuro, servizi igienici per donne e bambini, la consulenza legale e l'accesso ai servizi sanitari e ai diritti in ambito sessuale e riproduttivo, tra cui la contraccezione, il supporto per le vittime di violenze sessuali nonché aborti sicuri e legali.
Con la risoluzione del 14 marzo 2017 sulla parità tra uomini e donne nell’UE 2014 - 2015, il Parlamento europeo ha espresso una serie di raccomandazioni in materia di salute sessuale e riproduttiva.
In particolare, nella parte permissiva si sottolinea che:
  • la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti costituiscono diritti umani fondamentali nonché un elemento essenziale della parità di genere e dell'autodeterminazione; essi dovrebbero pertanto essere inclusi nella strategia dell'UE in materia di sanità;
  • la salute delle donne non dovrebbe mai essere messa a repentaglio per l'obiezione di coscienza o convinzioni personali.
Inoltre, nel dispositivo della risoluzione, l’Assemblea plenaria ha, tra l’altro, evidenziato la crescente tendenza del ricorso eccessivo alle clausole di obiezione di coscienza, con conseguente difficoltà di accesso ai servizi in materia di salute sessuale e riproduttiva. A tal proposito, l’Assemblea Plenaria ha invitato gli Stati membri a garantire che le clausole di obiezione di coscienza non impediscano ai pazienti di accedere alle cure mediche legittime.
Il Parlamento europeo ha, altresì, ribadito che le donne devono avere il controllo della loro salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti; in tal senso ha rivolto a tutti gli Stati membri l’invito a garantire la facilità di accesso delle donne alla pianificazione familiare volontaria e all'intera gamma di servizi per la salute sessuale e riproduttiva, compresi la contraccezione e l'aborto sicuro e legale.
Gli eurodeputati hanno, infine, invitato gli Stati membri e la Commissione europea a intraprendere azioni pubbliche di sensibilizzazione con l'obiettivo di rendere gli uomini e le donne pienamente consapevoli dei loro diritti e delle loro responsabilità in materia sessuale e riproduttiva.
Da ultimo, il Parlamento europeo ha ritenuto che la negazione dei servizi salvavita in materia di salute sessuale e riproduttiva, tra cui l'aborto sicuro, equivalga a una grave violazione dei diritti umani fondamentali.
Profili relativi ai temi della salute sessuale delle donne sono infine contenuti nelle seguenti risoluzioni approvate dal Parlamento europeo nel corso della legislatura corrente:
La risoluzione del 29 novembre 2018, in materia di situazione delle donne con disabilità ha invitato la Commissione a: presentare una strategia europea globale e una proposta normativa volta a prevenire e combattere la violenza di genere alle donne e alle ragazze con disabilità, a sostenere la ricerca e l'innovazione per quanto riguarda lo sviluppo di prodotti e servizi a sostegno delle persone con disabilità nelle loro attività quotidiane e ad attuare politiche che promuovano l'accessibilità. Inoltre, gli Stati membri sono invitati ad attuare: politiche di prevenzione, riabilitazione e integrazione per quanto riguarda le persone con disabilità e di sostegno alle loro famiglie, anche attraverso lo sviluppo di una pedagogia sociale volta a contrastare la discriminazione di cui sono oggetto; politiche che promuovano l'accessibilità nei settori della sanità, dell'istruzione, dei trasporti, dell'edilizia abitativa anche attraverso l'eliminazione delle barriere architettoniche; misure legislative a tutela dell'integrità fisica, della libertà di scelta e nell'autodeterminazione per quanto riguarda la vita sessuale e riproduttiva delle donne e delle ragazze con disabilità adottando tutte le misure necessarie per combattere la sterilizzazione forzata; la plenaria ha altresì invitato i Paesi dell’UE a prevedere disposizioni normative in materia di lavoro volte a garantire l’accesso, la tutela e l'integrazione delle persone con disabilità nel mercato del lavoro, attraverso l’introduzione di un congedo parentale e di un orario di lavoro flessibile; a fornire servizi di alta qualità, accessibili e su misura, per porre fine alla violenza contro le donne e i bambini e sostenere le vittime, fornendo personale qualificato, consulenza specializzata nonché una protezione e un sostegno adeguati in termini giuridici; a garantire una reale parità di opportunità nell'accesso all'istruzione, assicurando l'effettiva integrazione dei bambini e dei giovani con disabilità nei loro sistemi di istruzione a tutti i livelli e sviluppando strategie per combattere il bullismo, anche online;
Il Parlamento europeo ha infine invitato l'UE e i suoi Stati membri a inserire le norme della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità nei rispettivi quadri giuridici e politici.
In materia di parità di genere si ricordano le seguenti direttive:
  • direttiva 2004, del 13 dicembre 2004, che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura
  • direttiva 2010, dell'8 marzo 2010 (come modificata alla fine del 2013), che attua l'accordo quadro riveduto in materia di congedo parentale e abroga la direttiva 96/34/CE (direttiva attualmente in fase di revisione)
  • direttiva 2010, del 7 luglio 2010, che stabilisce gli obiettivi relativi all'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma, ivi comprese le attività nel settore agricolo, e relativa altresì alla tutela della maternità, e che abroga la direttiva 86/613/CEE del Consiglio
  • direttiva 2011, del 13 dicembre 2011, che istituisce l’ordine di protezione europeo allo scopo di proteggere una persona da atti di rilevanza penale compiuti da un’altra persona tali da metterne in pericolo la vita, l’integrità fisica o psichica, la dignità, la libertà personale o l’integrità sessuale, e che consente all’autorità competente di un altro Stato membro di continuare a proteggere la persona all’interno di tale altro Stato membro. La direttiva è rafforzata dal regolamento (UE) n. 606/2013 del 12 giugno 2013 relativo al riconoscimento reciproco delle misure di protezione in materia civile ;
  • direttiva 2012, del 25 ottobre 2012, che stabilisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI.
Quanto al principio specifico della parità di retribuzione nell’ordinamento dell’UE:
il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e la Carta dei diritti fondamentali dell’UE sanciscono espressamente il principio della parità di retribuzione tra lavoro femminile e quello maschile.
In particolare, l’articolo 157 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea dispone che:
  • ciascuno Stato membro assicura l'applicazione del principio della parità di retribuzione tra lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore;
  • per retribuzione si intende il salario o trattamento normale di base o minimo e tutti gli altri vantaggi pagati direttamente o indirettamente, in contanti o in natura, dal datore di lavoro al lavoratore in ragione dell'impiego di quest'ultimo;
  • la parità di retribuzione, senza discriminazione fondata sul sesso, implica:
che la retribuzione corrisposta per uno stesso lavoro pagato a cottimo sia fissata in base a una stessa unità di misura;
che la retribuzione corrisposta per un lavoro pagato a tempo sia uguale per uno stesso posto di lavoro.
  • il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa ordinaria e previa consultazione del Comitato economico e sociale, adottano misure che assicurino l'applicazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e impiego, ivi compreso il principio della parità delle retribuzioni per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore.
  • allo scopo di assicurare l'effettiva e completa parità tra uomini e donne nella vita lavorativa, il principio della parità di trattamento non osta a che uno Stato membro mantenga o adotti misure che prevedano vantaggi specifici diretti a facilitare l'esercizio di un'attività professionale da parte del sesso sottorappresentato ovvero a evitare o compensare svantaggi nelle carriere professionali.
° la parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi e il principio della parità non osta al mantenimento o all'adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato.
Inoltre disposizioni concernenti la parità di trattamento per quanto riguarda l'accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e le condizioni di lavoro. In particolare, l’articolo 14 stabilisce il divieto di qualsiasi discriminazione diretta o indiretta fondata sul sesso nei settori pubblico o privato, compresi gli enti di diritto pubblico, per quanto attiene alle condizioni di accesso all'occupazione e al lavoro, sia dipendente che autonomo, compresi i criteri di selezione e di assunzione a tutti i livelli della gerarchia professionale, nonché alle progressioni di carriera; all'accesso a tutti i tipi e livelli di orientamento e formazione professionale, perfezionamento e riqualificazione professionale, inclusi i tirocini professionali; all'occupazione e alle condizioni di lavoro, comprese le condizioni di licenziamento e la retribuzione; all'affiliazione e all'attività in un'organizzazione di lavoratori o datori di lavoro, o in qualunque organizzazione i cui membri esercitino una particolare professione, nonché alle prestazioni erogate da tali organizzazioni.
La medesima disposizione, fa salva la possibilità degli Stati membri, per quanto riguarda l'accesso al lavoro di stabilire che una differenza di trattamento basata su una caratteristica specifica di un sesso non costituisca discriminazione laddove, per la particolare natura delle attività lavorative di cui trattasi o per il contesto in cui esse vengono espletate, tale caratteristica costituisca un requisito essenziale e determinante per lo svolgimento dell'attività lavorativa, purché l'obiettivo sia legittimo e il requisito proporzionato.
Sono, inoltre, previste disposizioni in materia di congedo di maternità, di paternità e di adozione.
In particolare, al fine di un congedo per maternità, paternità e/o adozione, i lavoratori hanno il diritto di: riprendere il proprio lavoro o un posto equivalente secondo termini e condizioni che non siano loro meno favorevoli; beneficiare di eventuali miglioramenti delle condizioni di lavoro che sarebbero loro spettati durante la loro assenza.
Ai sensi della direttiva gli Stati membri devono stabilire i mezzi di tutela per i lavoratori che subiscono una discriminazione, come le procedure di conciliazione e le procedure giurisdizionali. Allo stesso modo adottano le misure necessarie per proteggere i lavoratori e i loro rappresentanti da qualsiasi trattamento sfavorevole quale reazione a un reclamo all’interno dell’impresa o a un’azione legale. Infine, essi stabiliscono le sanzioni, le possibilità di riparazione o di indennizzo in relazione al danno subito.
Nella relazione del 2013 riguardante l'attuazione della citata direttiva negli Stati membri la Commissione europea considerava l'applicazione pratica delle disposizioni sulla parità retributiva negli Stati membri come uno dei punti più problematici della disciplina europea. La relazione individuava, tra i principali ostacoli all’attuazione effettiva di tale principio, la mancanza di trasparenza dei sistemi retributivi, la mancanza di certezza del diritto sul concetto di lavoro di pari valore, dovuta all'assenza di una definizione di tale concetto e di criteri di valutazione chiari che permettano di paragonare diverse posizioni, e gli ostacoli procedurali.
Ulteriori iniziative
Nel novembre del 2017 la Commissione europea ha presentato un Piano d'azione contenente otto principali assi d'azione::
  • migliorare l'applicazione del principio della parità retributiva;
  • lottare contro la segregazione occupazionale e settoriale;
  • rompere il soffitto di cristallo: iniziative per combattere la segregazione verticale;
  • ridurre l'effetto penalizzante delle cure familiari;
  • valorizzare maggiormente le competenze, l'impegno e le responsabilità delle donne;
  • dissolvere la nebbia: portare alla luce disuguaglianze e stereotipi;
  • avvertire e fornire informazioni sul divario retributivo di genere;
  • rafforzare i partenariati per lottare contro il divario retributivo di genere



Mercoledì 17 Aprile,2019 Ore: 19:02
 
 
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