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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Imitare Dio,di Vincenzo Valtriani

Dialogo tra un laico e un islamista
Imitare Dio

di Vincenzo Valtriani

Il dialogo, si legge nelle Confessioni “ è fatto dal suono di una parola che cede il posto ad un’altra” quindi non è contrapposizione ma musicalità come è appunto la Pace. Su questo concetto tra me, laico , e un islamista, qualche anno fa nacque un’amicizia basata sullo scambiarsi i reciproci punti di vista rispettandosi a vicenda. Lui mio chiese cosa intendevo per Dio, gli risposi che per me Dio è bellezza, non la bellezza di Dio perché si cadrebbe in un nuovo politeismo ma Dio è l’essenza stessa della bellezza e dato che questa percezione è immanente, ognuno ha il proprio senso di bellezza, ciascuno quindi trova Dio nella sua propria presa di coscienza. Quando questa da all’animo un senso di benessere, gli dissi, questo per me è Dio. Mazzini diceva “ Dio è l’uomo”. Questi scambi di opinione avemmo l’idea di metterli per iscritto e ve ne riporta alcuni stracci:
Caro amico sai bene che quello che spaventa noi occidentali della vostra pratica religiosa è il concetto di jihad perché la consideriamo come una guerra che volete farci per imporre la vostra fede a tutto il mondo occidentale, e i vari attentati che ogni tanto subiamo da parte vostra sembra volerlo, con il sostituire le nostre chiese che sono la testimonianza delle nostra identità cristiana, con i minaretti completamenti estranei al nostro paesaggio urbano
Vedi caro Vincenzo questo deriva da un’errata interpretazione che viene data, anche da noi lo ammetto e i vari attentati commessi da quelli che io considero dei falsi fedeli, lo dimostrano, appunto dell’errato significato di jihad. Esistono due jihad la piccola e la grande Desidero chiarirti questo concetto:
Fin dai primi tempi, la legge musulmana ha fissato tra i principali obblighi in cima allo stato e alla comunità musulmana la condotta del jihad, un termine comunemente, e inaccuratamente, tradotto come “Guerra Santa”. La parola araba letteralmente significa “sforzarsi”, ed è spesso seguita dalle parole fi sabll Allah (sul cammino di Dio). Fino a tempi recenti essa era di solito, anche se non universalmente, intesa in un senso militare. Era un dovere dei musulmani – collettivo nell’attacco, individuale nella difesa- combattere nella guerra contro gli infedeli. In principio, questa guerra era concepita per durare fino a che l’umanità intera avesse abbracciato l’islam o si fosse sottomessa all’autorità dello stato musulmano”. (Islam and the west p. 9 Bernard Lewis).
Tuttavia, molti studiosi hanno letto in maniera errata questa pratica divina; l’hanno considerata come parte della shari’ah, pensando di conseguenza che dopo la morte del Profeta (sws), i musulmani anche avessero il diritto di punire e soggiogare chi nega la verità. Da ciò ne deriva che molte altre inferenze erronee si sono venute a creare. Questioni che dovevano essere lasciate a Dio sono finite nelle mani degli esseri umani. In questo modo, ora essi sono inavvertitamente colpevoli di “Imitare Dio.” (DR sheezad Salem palying God p5)
Ma per meglio chiarirti questo concetto, ti riporto ciò che ha scritto Ghamidi su cio:
un governo islamico non è un obiettivo, ma è il risultato delle credenze della gente nell'Islam.”
Il Cristianesimo, come sai Naeem considera Cristo come messaggero nella stessa persona di Dio, i profeti sono persone che parlano in nome di Dio, nell’Islam qua’è la differenza tra queste due figure considerando appunto il ruolo di Maometto come Profeta?
Vedi Vincenzo per capire la religione divina è molto importante conoscere la differenza dei ruoli svolti da questi due personaggi.
Mentre tutti i "rasūl" sono "nabī", non tutti i "nabī" sono "rasū*
*(Itmām al-hujja di Inayat Khan. John Esposito (2005), Islam: The Straight Path, p. 20
 Amin Ahsan Islahi. Tadabbur-i Qurʾan, vol. 8, p. 273)
Gli inviati di Dio che hanno portato questa religione vengono chiamati "Profeti". Uno studio del Corano mostra che, ad alcuni di loro, insieme alla posizione di "profeta" (nubuwwah), sono stati assegnati anche alla posizione di "Messaggero" (risālah).
Il Ruolo profetico.
si intende che dopo aver ricevuto la rivelazione divina, un individuo si impegna a diffondere la verità ai suoi destinatari, annunciando la vita eterna nell'Aldilà, un buon destino, qualora dovessero accettare questa verità, e mettendo in guardia coloro i quali la rifiuteranno, che li attendono un cattivo destino. Ricorrendo alla terminologia coranica, questo processo di annunciazione è chiamato bashārah o indhār, dare una tale lieta notizia è chiamato bashārah e la proclamazione di tali avvertimenti si chiama indhār:
Gli uomini formavano un'unica comunità. Allah poi inviò loro i profeti, in qualità di nunzi e ammonitori;(2:213)
 Il ruolo di messaggero.
Ricevere il ruolo di messaggero vuol dire che un profeta è assegnato al suo popolo in modo tale che decide il suo destino attraverso la sanzione divina, così che se lo rifiutano, questi potrà imporre loro la sovrana verità appellandosi al Giudizio di Dio sulla terra:
Ogni comunità ha un messaggero. Dopo che il messaggero sarà venuto, verrà giudicato tra loro con giustizia e nessuno subirà un torto. (10:47)
In verità, coloro che si oppongono ad Allah e al Suo Inviato saranno fra i più umiliati. Allah ha scritto: “Invero vincerò, Io e i Miei messaggeri”. In verità Allah è forte, eccelso. (58:20-21)

 
 Questa pratica sul risālah è in conformità con quella che fu ordinata a proposito di Muhammad (sws):
Egli è Colui Che ha inviato il Suo Messaggero (Rasul) con la Guida e la Religione della verità, affinché essa prevalga su ogni religione (d'Arabia), a dispetto degli associatori (d’Arabia). (61:9)
(È Lui che ha inviato il suo rasūl (Messaggero) con la guida e la religione della verità per renderla sovrana su tutte le religioni [d'Arabia], anche se questi idolatri [d'Arabia] potrebbero disprezzarla
 2.Dichiarazione della pratica divina 
Secondo il Corano, Dio decide il destino della nazione 1 di ogni messaggero in questo mondo: 
10:47. E per ogni comunità, ha un messaggero. Dopo che il messaggero sarà venuto, verrà giudicato tra loro con giustizia e nessuno subirà un torto.
Spiegando i dettagli di come viene deciso questo destino, il Corano dice:
 14:9. Non vi è giunta notizia di quelli [che vissero] prima di voi, del popolo di Noè, degli ‘Âd e dei Thamûd, e di quelli che vennero dopo e che Allah solo conosce? Vennero i loro profeti con prove chiarissime, ma essi dissero, portandosi le mani alla bocca*: “Non crediamo in quello con cui siete stati inviati. E siamo in dubbio profondissimo circa quello che ci proponete”.
*[“portandosi le mani alla bocca”: un’altra possibile traduzione: “mettendo loro le mani sulla bocca”, nel primo caso, un gesto di stupore o di dileggio o ancora di rabbia (come è uso ancor oggi nel Sud Italia, mordendo la mano tra pollice e indice), nell'altra interpretazione c'è il senso del costringere i profeti al silenzio]
10. Dissero loro i profeti: “Come può esservi dubbio a proposito di Allah, il Creatore dei cieli e della terra, Colui Che vi Si rivolge per perdonarvi parte delle vostre colpe e rinviarvi fino al termine prestabilito?”. [Risposero] i miscredenti: “Non siete altro che uomini come noi. Volete distoglierci da quello che adoravano i nostri avi? Recateci una prova inequivocabile!”.
11. Dissero loro i profeti: “Certamente siamo uomini come voi, ma Allah favorisce chi Egli vuole tra i Suoi servi. Non possiamo recarvi una prova se non con il permesso di Allah. In Allah confidino i credenti.
12. E come potremmo non confidare in Allah, quand'Egli ci ha guidati sui nostri sentieri? Sopporteremo con pazienza [le persecuzioni] di cui ci farete oggetto. Confidino in Allah coloro che confidano”.
13. Coloro che non credevano dissero ai loro profeti: “Vi cacceremo senza fallo dalla nostra terra, a meno che non ritorniate alla nostra religione”. Ma il loro Signore rivelò loro: “Distruggeremo certamente gli iniqui,
14. e vi faremo dimorare sulla terra dopo di loro. Questa è [la ricompensa] per chi teme la Mia presenza e teme la Mia minaccia”.
È stato ordinato che l'Onnipotente e i Suoi messaggeri prevarranno sempre:
 58:20-21.In verità, coloro che si oppongono ad Allah e al Suo Inviato saranno fra i più umiliati. Allah ha scritto: “Invero vincerò, Io e i Miei messaggeri”.   In verità Allah è forte, 
 Di conseguenza, l'Onnipotente benedirà i Suoi messaggeri e i loro compagni con successo e aiuterà sia in questo mondo che nell'Aldilà:
40:51. Aiuteremo i Nostri inviati e coloro che credono, in questa vita e nel Giorno in cui si alzeranno i testimoni,
Allora amico musulmano secondo il Corano, è Dio che decide il destino della nazione di ogni messaggero in questo mondo:
Certo Vincenzo, infatti i il Corano dice:
Di conseguenza, l'Onnipotente benedirà i Suoi messaggeri e i loro compagni con il successo e li aiuterà sia in questo mondo che nell'Aldilà
E quando Allah disse: “O Gesù, ti porrò un termine e ti eleverò a Me e ti purificherò dai miscredenti. Porrò quelli che ti seguono al di sopra degli infedeli, fino al Giorno della Resurrezione. Ritornerete tutti verso di Me e Io giudicherò le vostre discordie. (Ricorda quando Dio disse: “O Gesù! Ti darò la morte, ti innalzerò a me stesso e ti purificherò da coloro che hanno negato; Renderò quelli che ti seguono superiore a quelli che rifiutano la fede fino al Giorno della Resurrezione) (3:55)
Caro fedele musulmano non ti sembra un po blasfemo appropriarvi di Gesù come sembra fare in questo versetto?. Per i cristiani Gesù è la parola di Dio fattosi uomo, quindi attribuire ad Allah questo dialogo è come riconoscere in Lui Dio stesso.
Vedi Vincenzo:
IL Signore Dio nostro è l’unico Signore. Qui ci si potrebbe chiedere: perché il popolo del Libro, in particolare i cristiani, erano considerati monoteisti quando credevano nella trinità, che apparentemente è una dottrina politeistica? La risposta a questa domanda è che i cristiani sono fondamentalmente seguaci del monoteismo. La Bibbia è molto esplicita al riguardo:
 Allora si accostò uno degli scribi che lì aveva uditi discutere, e, visto come aveva come aveva loro ben risposto, gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” Gesù rispose: “il primo è: Ascolta, Ascolta Israele. IL Signore Dio nostro è l’unico Signore. (Marco 12:28-29-30)
 Per voi i cristiani, asserendo il concetto di trinità, sono dei politeisti?
 I cristiani non ammettono mai il politeismo, sebbene siano coinvolti in alcune pratiche politeistiche. Una persona diventa politeista quando ammette apertamente di esserlo. Una persona che afferma di essere monoteista nonostante sia coinvolta in pratiche politeistiche, non può essere considerata politeista. Il motivo è che fa qualcosa di sbagliato senza rendersi conto di ciò che sta facendo; tutti i cristiani di oggi o del periodo di Gesù (sws) non ammettono mai il politeismo; la trinità per loro è conforme al monoteismo. Naturalmente i musulmani non sono d'accordo con loro, ma a meno che non affermino di essere politeisti, si può solo dire che, nonostante affermino di essere monoteisti, sono coinvolti nel politeismo. È come se un musulmano andasse nella tomba di un santo per chiedergli di esaudire un desiderio: un tale musulmano non potrà essere chiamato politeista, ma gli verrà detto che ciò che sta facendo è contro il monoteismo a cui egli stesso rivendica fortemente l'adesione. Allo stesso modo, i cristiani non possono essere chiamati politeisti, tuttavia verrà detto loro che ciò che stanno facendo non è conforme al monoteismo.
 È proprio per questo motivo che il Corano non ha mai considerato il popolo del Libro politeista sebbene si abbandonasse a certe sfacciate forme di politeismo. Il Corano ha chiamato politeisti solo gli ismaeliti perché hanno dichiaratamente aderito e testimoniato il credo del politeismo. Sostenevano fortemente che il politeismo fosse la religione stessa rivelata dall'Onnipotente e rivendicavano di essere seguaci di questa religione. Proprio per questo motivo, furono chiamati dal Corano mushrikūn (seguaci del credo di shirk).
+ Ma ora ti voglio spiegare cosa s’intende per apostasia nel mondo musulmano considerando alcune direttive errate.
sono alcune direttive dell'Islam che sono legate esclusivamente alla pratica divina discussa in questo articolo. Si riferiscono ai destinatari diretti di Muhammad (sws) che avevano deliberatamente rinnegato la verità: non si riferiscono ad altri non musulmani. Queste direttive non sono altro che varie forme di umiliazione e punizioni inflitte a queste persone per il loro crimine di rinnegare intenzionalmente la verità. Non si riferiscono ai non musulmani che non possono essere identificati in questa veste. Questa identificazione può essere fatta solo da Dio. Ai tempi dei suoi messaggeri, Egli comunicò questo fatto attraverso di loro. Tuttavia, con la dipartita di questi messaggeri, non può essere stabilita alcuna comunicazione con l'Onnipotente, e anche se oggi possono esistere non musulmani che hanno deliberatamente rinnegato la verità, non è possibile identificarli umanamente. Quindi queste direttive non possono essere collegate ai non musulmani di oggi
Questo mi sembra giusto Naeem ma mi sembra che l’interpretazione dei giuristi islamici sia diversa
Hai ragione Vincenzo:
La quasi totalità dei giuristi2 musulmani afferma che l'abbandono dell'Islam sia punibile con la morte. Fondano il proprio parere sull’Hadīth che segue, così come è stato riportato da Abdullāh ibn ‘Abbās (rta):
Il Profeta disse: " Giustiziate la persona la quale cambia la sua fede ". 3
Da questo Hadīth l'opinione secondo cui il comando in esso contenuto sia da ritenersi applicabile in tutti i casi di rinuncia della fede da parte di un musulmano, dai tempi del Profeta (sws) fino al Giorno del Giudizio. Nelle sezioni precedenti si è visto come gli idolatri d'Arabia, in conseguenza al loro spontaneo rifiuto di fronte al messaggio di Muhammad (sws), fossero condannati a morte:
Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. Se poi si pentono, eseguono l'orazione e pagano la decima, lasciateli andare per la loro strada. Allah è perdonatore, misericordioso. (9:5)
 
L’Hadīth sopraccitato è esclusivamente un riferimento dalla legge, specifica per gli arabi idolatri coevi del Profeta. Non vi è alcuna applicazione ad altre genti o nazioni. Oltre a ciò, non vi è relazione con la Gente del Libro dell'epoca del Profeta. Per ragioni già illustrate, la legge per questi idolatri prevedeva o l'accettazione della fede o la morte. Ne consegue che in caso di accettazione della fede da parte dell'idolatra ma con successivo ritorno allo stato di miscredenza, la condanna sarebbe stata la stessa. Il seguente Hadīth veicola un significato simile.
‘Abdullāh ibn ‘Umar riporta dalle parole del Profeta: "Sono stato guidato a combattere queste genti finché non professeranno l'unicità di Dio e il suo profeta, Muhammad, e non pregheranno con regolarità e pagheranno la zakāh. Accettando queste condizioni sarà loro risparmiata la vita, a patto che non commettano alcuna violazione per cui la legge islamica prevede la morte, ma (nell'Aldilà) il giudizio spetta comunque a Dio."4
Il testo dell'Hadīth che segue dimostra chiaramente come con il termine "al-nas" ci si riferisca ai mushrikīn (Idolatri d'Arabia):
Anas ibn Mālik riporta dalle parole del Profeta: "Sono stato guidato a combattere questi idolatri finché non professeranno l'unicità di Dio e che Muhammad è Suo servo e messaggero. Se professeranno l'unicità di Dio e che Muhammad è Suo servo e profeta, se si mostreranno regolari nella nostra preghiera dirigendosi alla nostra qiblah* e mangeranno gli animali secondo la nostra macellazione, garantiremo loro la vita e il benessere, purché non commettano violazioni."5
*col termine arabo Qiblah si indica la direzione della città di “la Mecca” e del santuario islamico della “CAABA cui deve rivolgere il proprio viso il devoto musulmano quando sia impegnato nella preghiera
Il pugno di ferro del primo califfo Abū Bakr (rta) contro chi aveva rifiutato di pagare la zakāh ai suoi tempi, anche dovrebbe essere visto in questa prospettiva. Secondo l'Islam, infatti, un individuo che rifiuta di pagare la zakāh perderà lo status legale di musulmano, e chi tra gli idolatri ne aveva disatteso il pagamento era in realtà ritornato alla condizione di miscredente. Per questi la regola prevedeva la scelta tra l'accettazione della fede e la morte. Perciò, il califfo Abū Bakr (rta) puniva specificamente con la pena capitale questa categoria. Ne consegue che ciò, messi da parte gli idolatri d'Arabia coevi del Profeta, non ha alcuna incidenza su altre genti e nazioni6.
Ora però ti riporto il punto di vista di Ghāmidī.
I nostri giuristi credono che l'apostasia sia punibile con la morte. Questo punto di vista non è corretto. Mentre lo analizza criticamente, Ghāmidī, scrive: La punizione per apostasia è nata dal fraintendimento di un Hadith. Questo Hadith è stato narrato da 'Abdullah ibn 'Abbas (rta) nel seguente modo:
Il Profeta disse: " Giustiziate la persona che cambia la sua fede” (Bukhārī, Al-Jāmi‘ al-sahīh. vol. 3, 1098, (no. 2854)
I nostri giuristi sono del parere che questo pronunciamento abbia un'applicazione generale per tutte le epoche su ogni musulmano che rinunci alla sua fede, da quella del Profeta (sws) al Giorno del Giudizio. Secondo loro, questo Hadith prevede la pena di morte per ogni musulmano che, di sua libera volontà, diventa un miscredente. A questo proposito, l'unico punto in cui emerge una divergenza di opinioni tra i giuristi è la concessione di un tempo di pentimento per un apostata prima di essere giustiziato; in caso affermativo, quale dovrebbe essere la durata di questo periodo?
I giuristi hanafiti, tuttavia, esonerano le donne da questa punizione. Oltre a loro, vi è un consenso generale tra i giuristi sul fatto che ogni apostata, uomo o donna, debba essere punito con la morte. Bisogna essere consapevoli che questo punto di vista dei nostri giuristi non è corretto. Il verdetto espresso in questo Hadith ha un'applicazione specifica e non generale: è limitato solo alle persone alle quali il Profeta (sws) fu inviato direttamente. Il Corano usa le parole mushrikīn (i politeisti) e ummiyyīn (illetterati) per riferirsi a queste persone.
In questa interpretazione Naeem ci vedo molto ciò che disse Papa xxiii a proposito degli ebrei, la responsabilità della morte di Gesù è riferita a quel periodo storico e basta.
Questi sono alcuno stralci del nostro parlare, chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, su Amazon, con il titolo “ Imitare Dio” può trovare l’intero dialogo

NOTE
1 Qui la nazione di un messaggero si riferisce ai suoi diretti e principali destinatari.
2 Vedi, per esempio: Muhammad ibn Ahmad ibn Muhammad ibn Rushd, Bidāyah al-mujtahid wa nihāyah al-muqtasid, 1a ed., vol. 4 (Beirut: Dār al-ma'rifah, 1997), 304; 'Abd al-Rahmān Jazīrī, Kitāb al-fiqh 'alā madhāhib al-arba'ah, 7a ed., vol. 5 (Beirut: Dār ihya' al-turāth al-'arabī, 1980), 422-425; Wahbah al-Zuhaylī, Al-Fiqh al-islāmī wa adillatuhu, 1a ed. vol. 6 (Damasco: Dār al-fikr), 186
3 l-Bukhārī, Al-Jāmi‘ al-sahīh. vol. 3, 1098, (no. 2854)
4 . Muslim, Al-Jāmi‘ al-sahīh, vol. 1, 53, (no. 22).
5 Abū ‘Abd al-Rahmān Ahmad ibn Shu‘ayb al-Nasā’ī, AlSunan al-kubrā. 1st ed, vol. 2 (Beirut: Dār al-kutub al‘ilmiyyah, 1991), 279, (no. 3428)
6 La ricerca originale che sta alla base di questa inferenza è stata condotta da Javed Ahmad Ghāmidī. Per i dettagli, vedi: Javed Ahmad Ghāmidī, Burhān, 6° ed. (Lahore: AlMawrid, 2009), 139-143.
7 Col termine Shirk (in arab0) shirk, che letteralmente significa "associazione" e si riferisce ad accettare altri dei e divinità a fianco il Dio.



Lunedì 25 Gennaio,2021 Ore: 21:28
 
 
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