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www.ildialogo.org Concetto Marchesi è « Il sovversivo » e il politico siciliano« outsider »,di F. Sinagra Brisca

Recensione
Concetto Marchesi è « Il sovversivo » e il politico siciliano« outsider »

di F. Sinagra Brisca

Con il titolo prestigioso di “Outsider” ( in un intero capitolo), Luciano Canfora definisce il siciliano umanista Ch. mo Prof. Concetto Marchesi mentre ne dimostra rigorosamente il percorso dell’intera sua vita . “Il sovversivo” è il titolo del libro uscito alcuni mesi fa per Laterza, in cui l’autore, storico emerito dell’Università di Bari, analizza l’esperienza culturale e politica di Marchesi in una biografia assolutamente ragionata e completa sotto ogni aspetto culturale, politico e personale, a vanificare quel giudizio di “sovversivo” con cui Marchesi giovane viene definito dalla polizia catanese e poi dalla C.I.A. nella Liberazione.
Il tomo, di ben 1005 pagine, indaga il vissuto di C. Marchesi, che nell’arco di tutta la sua esistenza si confrontò con la storia italiana, nel periodo cruciale che va dal 1878, a Catania dove nacque, al 1957 a Roma dove fu Costituente e senatore. L’autore documenta con rigore un’attività che va dall’evoluzione del socialismo dei Fasci siciliani alla prima Repubblica, attraversando il “biennio rosso”, l’avvento del fascismo, la clandestinità nella Resistenza, la Costituente, la Repubblica. Questa biografia risulta essere “Una sorta di sito geologico attraverso la cui stratigrafia ripercorrere l’intera vicenda del movimento socialista italiano”.
Il nucleo storico s’incentra sulla crisi europea del 1942, che sfociò nelle crisi della democrazia Liberale, del fascismo, della mutazione genetica del bolscevismo. Il percorso degli avvenimenti condotto da Canfora si snoda sulla via maestra della produzione latina di Marchesi (dai classici più amati, Cesare, Catilina, Sallustio …), da dove vengono rilevati a specchio i riscontri della maturazione riflessiva sugli avvenimenti politici, per indagare poi i contatti di Marchesi con l’Accademia dei Lincei, le Università italiane di docenza, i saggi sul mondo classico, le variazioni nella redazione della famosa “Storia della letteratura latina”. Sono indagate le relazioni con Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Gio Ponti, Bobbio … e fra i politici con Amendola, Togliatti, Natta, Geymonat, Li Causi, Secchia … e come, obbligato al tesseramento fascista, Marchesi abbia recuperato un legame solido di assoluta stima e protezione da parte del ministro Biggini. L’autore documenta, letteralmente disvelando, come in Svizzera Marchesi abbia a livello internazionale tessuto coi fratelli Diena le fila dei rapporti del C. L. N. con i rappresentanti europei in vista della Costituente.
Leggere questo libro significa conoscere, per troppo pochi ripassare, quella storia italiana così complessa e poco rispettata che mostra in Marchesi una personalità outsider, la sua “traversata del Novecento come anomalo politico” con tutti i dilemmi, i rischi, le soluzioni efficaci, l’avvedutezza logica e politica verso il partito comunista, da cui si staccò in ben due periodi.
Alcune citazioni ad esempio: “Alla base dell’universo culturale di Marchesi c’è anche l’aver frequentato, come studioso attento ai sentimenti umani, anche i meno eroici, i lapsi cristiani del tempo delle grandi persecuzioni, e, più indietro nel tempo, il pentito per eccellenza della letteratura romana: Sallustio. A proposito del quale aveva scritto parole penetranti, rimaste invariate nei trent’anni di riscritture della sua Letteratura Latina”.
Durante la Costituente, oggetto del contendere fu, in prima istanza, la seguente formulazione marchesiana:« L’arte e la scienza sono libere, e liberi sono i loro insegnamenti», articolo 33 comma 1, rimasto quasi intatto e alla fine approvato. Nella discussione fra i costituenti, il democristiano Olgiati e altri non videro o non vollero vedere che l’orizzonte dell’uomo che volevano catturare era un orizzonte più ampio, orientato più verso l’Architetto dell’universo (o addirittura l’Ente supremo) che non verso il Dio personale della dogmatica cattolica. Il “marxismo” di marchesi (del tutto originale e antidogmatico) era solo una componente del suo universo mentale.
Nell’epilogo, Canfora conclude che Concetto Marchesi ebbe due vite, quella vera di uomo di genio … il suo fiuto politico … e quella del mito postumo; dimostra come il dominio del professore comunista fu quello della parola, allusiva (meditata e astuta, contrassegno dei catanesi) e ambivalente, al cui vertice sta il suo ultimo discorso rettorale del 9 novembre 1943 nell’Università di Padova (unica medaglia d’oro alla Resistenza).
Di quest’uomo dall’intelligenza fuori dal comune non era stata ancora elaborata una biografia tanto minuziosa e limpida, con scrittura così agevole sul tema arduo, che riesce a stimolare nel lettore l’interesse tenace dell’indagine sulla verità dei fatti e dei detti dei circa ottant’anni di quel periodo complesso. Un libro corposo, oggettivamente acuto, che può essere lezione vivificante non solo di storia patria, ma di umanità e vita.



Martedì 04 Agosto,2020 Ore: 16:24
 
 
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