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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org ALGERIA: DUE MARTIRI DELL'AMICIZIA. “PIERRE E MOHAMED, PREFAZIONE DI TIMOTHY RADCLIFFE, TRADUZIONE DAL FRANCESE DI ELIO BOSCAINI, EDITRICE EMI BOLOGNA,A CURA DI CARLO CASTELLINI

ALGERIA: DUE MARTIRI DELL'AMICIZIA. “PIERRE E MOHAMED, PREFAZIONE DI TIMOTHY RADCLIFFE, TRADUZIONE DAL FRANCESE DI ELIO BOSCAINI, EDITRICE EMI BOLOGNA

A CURA DI CARLO CASTELLINI

CHI E' A D R I EN C A N D I A R D?
Parigi 1982, dopo essersi dedicato alla politica, nel 2006 è entrato nell'Ordine domenicano. Oggi risiede a IL CAIRO, dove è membro dell'INSTITUTE DOMINICAIN D'ETUDES ORIENTALES (IDEO). Si occupa di ISLAM e ha scritto anche diversi saggi di spiritualità. Nel 2017 ha ottenuto il PRIX DES LIBRAIRES RELIGIEUX per il volume QUANDO ERI SOTTO IL FICO......DISCORSI INTEMPESTIVI SULLA VITA CRISTIANA (QUERINIANA). Prossimamente EMI pubblicherà il suo pamphlet COMPRENDERE L'ISLAM. O meglio PERCHE' NON NE CAPIAMO NIENTE. Da questo libro è nata una piéce teatrale col oltre mille repliche in Francia e vari altri paesi. (a cura di Carlo Castellini)
P I E R R E C L A V E R I E.
“Da quando il dramma algerino è incominciato, mi è stata rivolta spesso questa domanda: ma che ci fate laggiù? Tornatevene a casa!” A casa.....Ma dove siamo, noi, “a casa”?
Noi siamo in ALGERIA a causa di un Maestro Crocifisso.
A causa di nient'altro e di nessun altro!” (PIERRE CLAVERIE)
M O H A M E D B O U C H I K H I
“Se PIERRE deve morire, donami o Dio, di essere con lui in quel momento. Sarebbe troppo triste che PIERRE,
il quale ama tanto l'amicizia, non avesse un amico al suo fianco.
Nell'ora della morte, per accompagnarlo”.
(MOHAMED BOUCHIKHI)
P R E FA Z I O N E DI TIMOTHY RADCLIFFE.
ADRIEN CANDIARD ha reso sotto forma drammatica la storia di Pierre e di Mohamed, un vescovo cattolico e un giovane musulmano. Qualcuno potrebbe pensare che è stato un errore: l'autore avrebbe dovuto attenersi a quanto è noto e non ricorrere all'immaginazione. Ma la nostra fede cristiana ci porta dentro un grande dramma , quello di Gesù, che ci chiede di seguirlo: si tratta di una storia di sofferenza, morte e resurrezione. La storia che avete tra le mani, che abbraccia due persone di fedi diverse, ha bisogno di essere raccontata in maniera drammatica e attraverso l'immaginazione. Ho incontrato per la prima volta il mio confratello domenicano PIERRE CLAVERIE a Roma. Ogni volta che veniva nella città eterna per incontrare il Papa o per riunioni in Vaticano, alloggiava sempre nella nostra casa generalizia domenicana a Santa Sabina. E quando ci raccontava della sua vita in Algeria e di come egli pensava sé stesso in quanto ospite “nella casa dell'Islam” accendeva la mia immaginazione. Vorrei condividere con voi quanto la storia di quest'uomo mi ha toccato. Il mio ricordo di Pierre è uno dei miei migliori. Spero che grazie al presente testo di fra ADRIEN questa storia tocchi anche milioni di persone. Quando i monaci di TIBHIRINE vennero uccisi, andai a visitare i nostri fratelli domenicani in ALGERIA, con JEAN-JACQUES PERENNES, un domenicano che a quel tempo era membro del Consiglio generale dell'Ordine e che aveva vissuto per molti anni in Algeria : un grande amico di Pierre Claverie. Il nostro scopo era rassicurare i nostri fratelli che li avremmo appoggiati, qualunque decisione avessero preso: lasciare l'ALGERIA oppure restarvi. Noi ci rallegrammo del fatto che decisero di restare, proprio come avevano fatto i monaci che erano stati martirizzati. PIERRE sapeva che i terroristi avevano istituito posti di blocco per catturarlo. E, per questo motivo, ogni giorno, telefonava per chiedere quali zone fossero meno pericolose per le sue visite.
Mentre un giorno, JEAN-JACQUES E IO stavamo viaggiando con lui, egli condivise con noi le sue preoccupazioni per la sicurezza di ogni persona della sua diocesi, così come di ogni algerino. La chiesa cattolica, in ALGERIA, aveva aperto biblioteche dove i giovani potevano studiare. Lo studio rappresenta di per sé il rifiuto della violenza, dal momento che esso apre la mente a coloro che pensano in maniera diversa da noi.
In quei mesi erano stati uccisi due religiosi - SUOR PAUL-HELENE, SAINT RAYMOND e fratel HENRI VERGES – responsabili di una biblioteca ad Algeri. Pierre condivise con noi la sua preoccupazione: in che modo sarebbe stato possibile trovare un'altra persona per assumere quel pericoloso incarico? Dal sedile posteriore della nostra auto si levò la voce di un anziano domenicano, JEAN - PIERRE VOREUX:”Manda me. Io sono vecchio e posso far fronte al pericolo”. Era una persona libera, qualunque cosa accadesse.
Poche settimane dopo il 2 agosto, ero nel mio ufficio a preparare le mie cose per prendere un volo per Madrid con Jean-Jacques. Eravamo attesi per il lancio del Movimento internazionale domenicano giovanile. Proprio in quel momento ricevetti una telefonata: mi comunicavano che PIERRE era stato assassinato la sera precedente. JEAN-JACQUES e io partimmo per l'incontro fissato nel Nord della Spagna, ma sapevamo che solo uno di noi avrebbe potuto essere presente al funerale di PIERRE, proprio a causa dell'impegno con i giovani.
Sebbene JEAN-JACQUES fosse stato per molti anni un amico molto vicino a Pierre, comprese che, in qualità di Maestro generale dell'Ordine, avrei dovuto essere presente a nome dell'intero nostro Ordine religioso. Da parte sua fu un sacrificio generoso. Quando arrivai a ORANO per i funerali, per prima cosa visitai il posto dove PIERRE E MOHAMED erano stati uccisi tre giorni prima. Tutta una parte della casa era stata distrutta dalla bomba, posizionata esattamente per uccidere PIERRE.
C'era ancora all'opera una suora che, con un cucchiaio in mano, stava raccogliendo i resti dei corpi delle due vittime. Alle esequie, la cattedrale era strapiena: erano in gran parte musulmani amici dei due defunti. Alla fine del funerale, ad alcuni venne chiesto di dare una testimonianza su PIERRE. Una donna musulmana si alzò e disse che era diventata atea, ma che Pierre l'aveva ricondotta alla sua fede musulmana. Soggiunse:”Era anche il mio vescovo”.
In quel momento la cattedrale si riempì di un forte mormorio, in lingua araba. Chiesi a chi mi era vicino che cosa stessero dicendo:”Pierre era anche il vescovo dei musulmani”, fu la risposta.
Pierre venne sepolto con una stola sulla quale era scritto in arabo: “Dio è amore”, un amore che egli offrì a tanti amici musulmani, per esempio il giovane MOHAMED, e che in tanti diedero a lui.
Quando un paio di anni fa, ho visitato la tomba di Pierre, era coperta di fiori, deposti da cristiani e da musulmani. Quella tomba è diventata un luogo di pellegrinaggio per entrambe le religioni.
E' come un giardino nel deserto, che promette una nuova vita.
Questo è il dramma del nostro tempo, un tempo in cui siamo minacciati da così tanta violenza e odio, spesso tra religioni diverse. E questo dramma ha bisogno di essere raccontato con l'immaginazione, proprio come è stato fatto in queste pagine da fra ADRIEN. (TIMOTHY ADCLIFFE).
POST-FAZIONE DI JEAN-PAUL VESCO.
Nella primavera del 2016, si svolgeva a ORANO un convegno sul pensiero di Mons. PIERRE CLAVERIE, domenicano, vescovo di Orano, ucciso insieme al suo giovane amico Mohamed Bouchikhi, il 1 agosto 1996, dall'esplosione di un ordigno all'entrata del vescovado. Una donna algerina, intervenuta al convegno concludeva la sua relazione dicendo:”Vent'anni fa hanno potuto uccidere il messaggero, ma non sono riusciti a uccidere il messaggio di un'umanità plurale, fraterna, desiderosa di pace”.
La voce di PIERRE CLAVERIE infatti, non è stata coperta dall'assordante rumore della bomba, e questo, grazie alle numerose iniziative che non hanno cessato di irradiare la sua testimonianza e il suo pensiero. Tra esse, il formidabile testo del mio confratello ADRIEN CANDIARD che avete tra le mani.
Fra ADRIEN qui sa vincere l'incredibile scommessa di immergersi nel cuore della verità di un uomo, PIERRE CLAVERIE; di un'amicizia, quella che univa Pierre e Mohamed; e di una situazione, l'estrema tensione che vivevano questi due uomini presi nel gorgo della violenza che ha risucchiato l'Algeria negli anni tra il 1990 e il 2000.
La messa in scena di questo testo, in occasione del Festival di Avignone, nel 2011, gli ha dato un'eco che nessuno avrebbe potuto immaginare. A oggi, la pièce, è stata rappresentata centinaia di volte davanti a ogni categoria di pubblico, di ogni età, in Francia, in Algeria, nelle chiese e nelle moschee, nei teatri e nelle scuole, persino nelle prigioni.
Tra le diverse rappresentazioni a cui ho assistito, una ha avuto ai miei occhi valore di test in modo speciale. Sognavo che la pièce venisse portata in scena a Orano, al centro “PIERRE CLAVERIE”, a pochi metri dalla sua tomba. La Provvidenza ha voluto che, benché priore della provincia domenicana di Francia, e dunque non più residente a Orano, avessi l'occasione di assistere alla rappresentazione da me a lungo desiderata. Un problema tecnico all'aereo su cui volavo, aveva causato ben sette ore di ritardo. Segretamente pregavo di poter assistere almeno agli ultimi cinque minuti dello spettacolo.
Sapevo infatti che i veri attori del dramma in scena sarebbero stati, quel giorno, in platea e non sul palco: cioè i membri della chiesa che avevano vissuto quell'epoca a fianco di Pierre, i suoi amici musulmani, la mamma, i fratelli e le sorelle di Mohamed la famiglia del protagonista di quella replica, NAZIM BOUDJENAH.
Il mio desiderio fu esaudito quasi alla perfezione. Ho potuto vedere le lacrime di commozione che scendevano dagli occhi di tutti gli “attori-spettatori”. Impossibile dubitare: la pièce stava raccontando la verità.
Questo testo dice la verità su un'amicizia possibile che, invece di rimanerne impoverita si arricchisce delle differenze. Questa relazione di amicizia è simboleggiata al massimo grado dal fatto che, nella pièce, è lo stesso attore a interpretare i due uomini che, grazie alla magia dell'amore, sono diventati una sola persona.
E' la grazia di FRA ADRIEN essere riuscito a rendere evidente al reciprocità della relazione tra i due, e quella forma di uguaglianza al di là delle differenze senza la quale non c'è amicizia degna di questo nome.
Questo testo dice la verità anche sull'impegno, senza pentimenti e senza concessioni, da parte dell'uno e da parte dell'altro, dell'uno nei confronti dell'altro. Nativo di BAB EL-OUED, un quartiere di ALGERI, Pierre ha, secondo le sue stesse parole, vissuto la sua infanzia e adolescenza da straniero nel suo paese natale. Gli arabi, diceva, facevano parte del paesaggio, ma non erano mai stati dei compagni di strada. Ancor meno, dei fratelli.
E' questa lacerante presa di coscienza di essere vissuto in una “bolla”, stando sempre alle sue parole, che sarà all'origine della sua vocazione religiosa. Da allora rientrato in Algeria come domenicano, e più tardi anche come vescovo di Orano, non smetterà di essere quell'algerino per alleanza” che non ha peli sulla lingua e non fa calcoli sul suo amore per il suo paese di nascita, poi d'adozione.
Quando il cielo si è fatto buio, egli non ha taciuto. Per lui non si era mai posta la questione di mettersi al riparo dalla violenza che dilagava in Algeria. Un giorno mentre era di passaggio a SIDI BEL ABBES, città in cui ancora vive la famiglia di MOHAMED BOUCHIKHI, PIERRE CLAVERIE disse al parroco, che conosceva il ragazzo:”Fosse anche per un solo ragazzo come Mohamed, vale la pena di rimanere!”.
Alla fine però, non sapremmo più dire chi sia restato presso chi. Il racconto costruito un po' sul modello di una tragedia greca, ha la sua unità di tempo e di luogo: l'attesa da parte di Mohamed, sulle colline di Orano, dell'aereo che, con grande ritardo, riporta Pierre da Algeri. Sono le loro ultime ore di vita, dell'uno e dell'altro.
C'è anche un filo conduttore: un piccolo taccuino ritrovato tra gli effetti personali di Mohamed, una sorta di diario intimo. In quel taccuino c'è un testamento spirituale sconvolgente per semplicità e profondità. Al di là della semplicità delle parole “perdono”, “grazie”, “addio”, il fatto che un uomo così giovane scriva un testamento significa che prevede la possibilità di morire.
Così come Pierre, era pronto a morire per rimanere a fianco anche di una sola persona come Mohamed, alla fine anche Mohamed è rimasto a fianco del suo amico, il vescovo di Orano. Al caro prezzo della propria vita.
Nella pièce nata dal testo di FRA ADRIEN, nell'ultima scena, l'attore spezza il pane e beve alla coppa per suggerire sia il sacrificio (morte) sia la vita più forte della morte che aleggia. Difficile indovinare chi dei due, PIERRE O MOHAMED, in quel momento supremo, stia bevendo alla coppa. (JEAN PAUL VESCO, VESCOVO DI ORANO, a cura di Carlo Castellini).



Lunedì 13 Gennaio,2020 Ore: 21:56
 
 
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