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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org IL MISSIONARIO COLTO ENRICO BARTOLUCCI, A SERVIZIO DELLA MISSIONE, “NELLE MANI DI DIO”, DI RENZA LABAA, E.M.I. BOLOGNA,,DI CARLO CASTELLINI.

IL MISSIONARIO COLTO ENRICO BARTOLUCCI, A SERVIZIO DELLA MISSIONE, “NELLE MANI DI DIO”, DI RENZA LABAA, E.M.I. BOLOGNA,

DI CARLO CASTELLINI.

IL MIO RICORDO PERSONALE...E ALTRO.
Ero ancora negli anni liceali quando lo conobbi a Verona, nella casa madre di allora, lì, alla base del piccolo rilievo che porta al cimiterino della famiglia comboniana, da dove si vede bene la città scaligera: c'era una specie di giardino, con piante che offrivano la loro ombra ed alcune panche....me lo ricordo, lui, al centro di un piccolo gruppo di altri confratelli amici, la sua voce, le conversazioni, i ragionamenti, e lui era spesso al centro senza darsi tante arie, forse continuava a portare avanti idee che aveva già trattato nei suoi articoli che scriveva su NIGRIZIA di allora: ricordo Alberto Doneda. Noi, più giovani, guardavamo a questo gruppo come a nostri padrini di riferimento. Vedo che l'impressione mia non è appassita perchè anche l'autrice dell'opuscolo NELLE MANI DI DIO, che lo vuole ricordare a coloro che sono venuti dopo di lui, RENZA LABAA, conferma questa mia sfocata immagine....Io però lo ricordo anche come intellettuale fragile, non fisico atletico, con la mente sempre occupata in pensieri e sentieri non abituali......A fine lettura devo ammettere che non conoscevo il suo profilo spirituale, di uno che ama la contemplazione, il silenzio e la preghiera; e questo me lo rende ancora più grande ed ammirevole.(Carlo Castellini).
INTRODUZIONE DI RENZA LABAA.
Enrico Bartolucci, missionario. Una definizione che può sembrare incompleta, ma che all'interessato sarebbe piaciuta molto perchè di lui dice tutto. Forse bisognerebbe aggiungere padre comboniano. E poi vescovo di Esmeraldas. E, ancora, quella lunga serie di attributi di cui sono ricche le testimonianze che ho raccolto sulla figura di mons. Enrico Bartolucci. Tra di esse un'espressione ricorrente “un uomo di Dio”. Così è stato definito da quanti l'hanno conosciuto apprezzato e amato.
MA COME SI DIVENTA “UOMO DI DIO”?
Sono indispensabili alcune condizioni: saper guardare con gli occhi di Dio, amare con il cuore di Dio, sentirsi sentimento di Dio e mettersi con fiducioso abbandono nelle sue mani. Ecco il segreto. Ecco il cammino da percorrere, con tutta la fatica e le sconfitte che comporta. Nella consapevolezza che le mani di Dio sono mani sicure di Padre.
PERCHE' NON SI FA IL MISSIONARIO.......SI E'.....
Enrico Bartolucci, missionario dall'inizio alla fine. Non per mestiere. Perchè non si fa il missionario. Missionari si è, quando tutta la tua vita è missione e la missione trasforma la tua vita, diventa la tua stessa vita.
ALCUNE CHIAVI DI LETTURA.....
Mons. Bartolucci amava il silenzio e la preghiera, il buon profumo dei boschi, e il verde dei prati della sua terra. Il Signore gli ha chiesto di amare anche i rumori indiscreti, gli odori forti, il disordine e tanti problemi di Esmeraldas.
CHE COSA CERCAVA QUESTO MISSIONARIO?
Cercava la pace del cuore, aspirava alla contemplazione. Il Signore gli ha fatto sentire per tutta la vita l'inquietudine della ricerca, l'ansia di una santità fortemente desiderata. Credeva nel dialogo, desiderava l'unità. E il Signore ha permesso che vivesse lunghi periodi di solitudine e di incomprensione.
Egli che voleva essere uomo di riconciliazione, ha sperimentato l'amarezza del conflitto. Mai, però, è venuto meno in lui quell'antico proposito di fare di Dio l'unico punto di riferimento della propria vita.
MA I SUOI SCRITTI CHE COSA CI RIVELANO?
E' questo il missionario che ho avuto il dono di incontrare attraverso testimonianze e ricordi, racconti su di lui, leggendo i suoi libri e alcuni dei tanti articoli che ha scritto, i documenti e e le lettere pastorali, che ha consegnato alla sua CHIESA di ESMERALDAS. Ma soprattutto è stata la lettura dei suoi diari, fedeli compagni di tutta la vita, testimoni silenziosi di una di una ricerca appassionata ed esigente di santità, a permettermi di conoscere un uomo che, sentendosi una “pedina nelle mani di Dio”, chiedeva al Signore di muoverlo come voleva sulla scacchiera del suo universo.
UNA PREGHIERA RIPETUTA TANTE VOLTE....
Ma quello stesso Dio, nelle cui mani di padre si abbandona fino al momento della morte, chiede di aiutarlo a fare della sua vita “un capolavoro secundum cor tuum”. E' una preghiera che padre Enrico scrive sul diario nei primi mesi della sua “avventura” missionaria. Una preghiera ripetuta infinte volte, finchè il capolavoro si è compiuto, secondo il cuore di Dio.
MA IL BARTOLUCCI INTIMO E' NE SUOI DIARI....
Fedelmente, per tutta la vita, li ha porti con sé, dopo averli riempiti di pensieri, confidenze, propositi. Ma soprattutto di preghiere. Sono i quaderni che racchiudono la vita di un uomo dalle idee chiare e dagli alti ideali e ne rivelano l'aspetto più intimo, quel suo ostinato bisogno di confrontarsi con Dio e con se stesso.
MA POI COSA C'E' DI ALTRO?
Non è un fatto eccezionale che a un diario si affidino ideali e progetti. Ma il più delle volte è un'esperienza che si esaurisce presto. La vita ti assorbe, le passioni si stemperano, i fallimenti e e le delusioni inaridiscono il cuore. E l'adulto abbandona in qualche soffitta i diari della giovinezza. Enrico Bartolucci non l'ha fatto: il seminarista pieno di zelo e di buoni propositi, diventato sacerdote continua ad affidare a dei quaderni scolastici ciò che il suo cuore sta sperimentando. Direttore di NIGRIZIA, la rivista dei missionari comboniani, sul diario annota l'euforia dei cambiamenti che allora si profilavano all'orizzonte e la durezza delle frenate, il prezzo dell'obbedienza, l'amarezza dei bastoni tra le ruote.
MA DOPO LA DIREZIONE DI NIGRIZIA?
Poi finalmente la missione, quella vera, e la partenza, quella a lungo sognata e l'impatto con il Burundi, l'Africa nera e concreta. Le pagine del diario si infittiscono di vita, di paure, di soddisfazioni, di difficoltà impreviste e di progetti che il Signore presto interrompe.
UN INCARICO A SORPRESA...... MA....
C'è un incarico nuovo inatteso per il giovane padre ENRICO, che non sa rassegnarsi all'idea di lasciare un lavoro pastorale da poco iniziato. Ma, anche nella fatica di un'obbedienza che costa, non tradisce l'antico proposito di seminarista:”Possa seguirti, o Cristo, ovunque tu mi guiderai”. E non cerca di svincolarsi dalle mani di Dio, a cui si è affidata da tempo. Anche se Dio lo sta portando lontano. Un incarico importante a Roma, a servizio dell'istituto a cui appartiene e che ama profondamente, un'intensa attività di cinque anni che ha segnato una svolta di cui è rimasta ampia tracciati in un numero incredibile di documenti. Una miniera di dati, ma soprattutto di documenti e di studi su tematiche allora scottanti, ma ancora attuali e dibattute. Riflessioni che rivelano ancora oggi una concezione di missione impegnativa e profetica, la missione del futuro. Cinque anni di lavoro appassionato che il diario registra solo in modo sintetico.
E POI LA NOTIZIA INATTESA....
Una data cruciale nella vita di Padre Enrico, quando si profila la possibilità che proprio su di lui cada la scelta per la nomina a vescovo di ESMERALDAS in ECUADOR. E' il Natale del 1972: da allora fino ad un mese prima della morte avvenuta il 10 febbraio 1995, un quaderno dopo l'altro, la penna dell'uomo che non sapeva né poteva dire di no a Dio riprende a scrivere.
UN COLLOQUIO LUNGO SINCERO.....
…..profondo, non uno sfogo per piangersi addosso. E' un bisogno insopprimibile di guardarsi dentro, di fare il punto, di riflettere sui propri errori, di correggere il tiro di ricominciare da capo. Di ringraziare, di pregare. E di chiedere sempre aiuto e protezione a Dio, “padrone della mia vita”. E a Maria, madre amatissima.
E POI LE MALATTIE LO HANNO VISITATO....
C'è tutto il percorso umano e spirituale di mons. ENRICO BARTOLUCCI, nei suoi diari di quegli anni: i dubbi dell'uomo a cui ancora una volta Dio chiede un cambiamento che può sembrare un salto nel buio: la fatica degli inizi e quella ben più dura degli anni successivi; la serie quasi ininterrotta di malattie dolorose che hanno segnato molti anni del suo episcopato; la sollecitudine del pastore che della sua gente conosce, soffre e vuole condividere i drammatici problemi; la spiritualità profonda del cristiano che accetta di essere “scalpellato” modellato da Dio. Che fa della preghiera la sua vita e della santità una meta irrinunciabile.
IL RICORDO DI EUGENIO ARELLANO...
“Lei, monsignore, è capace di dare buon esempio perfino a Dio”, gli disse un giorno Padre Eugenio Arellano, colui che sarebbe diventato il suo successore nella Chiesa di Esmeraldas. Non è solo una battuta audace. E' un efficace ritratto dell'uomo che, per arrivare alla meta della santità, non si è fatto sconti e non ne ha chiesti a Dio. (R E N Z A L A B A A, a cura di Carlo Castellini).



Martedì 31 Dicembre,2019 Ore: 18:14
 
 
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