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www.ildialogo.org DIBATTITO TEOLOGICO : JACQUES DUPUIS NELLE STRETTORIE DELL'OBBEDIENZA, DI CARLO MOLARI, DA ROCCA, 15 SETTEMBRE 2019,A CURA DI CARLO CASTELLINI

DIBATTITO TEOLOGICO : JACQUES DUPUIS NELLE STRETTORIE DELL'OBBEDIENZA, DI CARLO MOLARI, DA ROCCA, 15 SETTEMBRE 2019

A CURA DI CARLO CASTELLINI

Nel mese di giugno scorso ho iniziato una riflessione sulla teologia del gesuita JACQUES DUPUIS (ROCCA 2019 N. 12, PP. 48-49 PLURALISMO RELIGIOSO E IL CASO DUPUIS). Egli ha redatto una specie di autobiografia, rispondendo in varie puntate a domande di un amico giornalista, senza sapere se e quando sarebbero state pubblicate. A 15 anni dalla sua morte (28 dicembre 2004) il progetto è stato realizzato nel voluminoso libro di GERARD O' CONNELL, IL MIO CASO NON E' CHIUSO. CONVERSAZIONI CON JACQUES DUPUIS (EMI, BOLOGNA, 2019 PP. 441)
Tra i diversi episodi narrati vi sono due crisi nella vita accademica corrispondenti a due decisioni del padre generale PETER HANS KOLVENBACH che costituiscono la palestra dell'obbedienza di JACQUES DUPUIS.
LA PRIMA CRISI
dell'aprile 1984, è sorta dalla richiesta di abbandonare l'INDIA per insegnare Cristologia all'università Gregoriana di Roma. Il commento di DUPUIS è sincero:
“Ho vissuto quel trasferimento improvviso e inatteso come una profonda ferita, umanamente parlando, stentavo a vedere della saggezza o un senso in quella decisione. Mi sembrava inconcepibile, per non dire ingiustificata, perchè volevo dare all'India tutta la mia vita e il mio lavoro. Inizialmente si è trattato di un caso di cieca obbedienza al superiore generale, come la Compagnia di Gesù ci insegna a praticare, anche se l'ordine ricevuto può sembrare assurdo secondo i criteri umani. Sono rimasto sotto shock per l'intera estate, faticando a perfezionare la mia conoscenza dell'italiano per essere pronto all'inizio dell'anno accademico a Roma in ottobre”. (IL MIO CASO, o.cit. pag. 268). In merito all'episodio egli racconta ancora: “Molto tempo dopo, in una conversazione privata con il padre generale, gli ho ricordato la sua decisione riguardo al mio trasferimento e ho insinuato che quella decisione era stata probabilmente tra le prime che aveva preso da superiore generale. Ha risposto sorridendo che forse era stato anche il primo errore che aveva fatto”. (ivi, pag. 268).
LA SECONDA CRISI
è iniziata il primo ottobre 1998 quando Dupuis ricevette la lettera del superiore generale con la copia di tre documenti inviati dal cardinale JOSEPH RATZINGER, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) relativi al libro VERSO UNA TEOLOGIA CRISTIANA DEL PLURALISMO RELIGIOSO, pubblicato da Dupuis nel 1997 presso la QUERINIANA di Brescia. Sulle conseguenze anche fisiche di quell'episodio padre Dupuis dichiara con profondo rammarico:
“In quel periodo sono andato in ospedale
diverse volte per vari disturbi.Tutto il processo ha colpito profondamente la mia persona e la mia salute mentale. Mi sono sentito e continuo a sentirmi un uomo distrutto che non potrà mai riprendersi pienamente dal sospetto che l'autorità della mia chiesa – una chiesa che amo e che ho servito per tutta la vita – ha gettato su di me. La gioia di vivere è finita, forse non tornerà più. Non ricordo nemmeno un caso in cui, dal 2 ottobre 1998 io sia riuscito a farmi una bella risata. Ho avuto periodi di sconforto, durante i quali ho volutamente evitato ogni compagnia per assicurarmi di non permettere a me stesso di esprimere i miei sentimenti in un modo che gli altri non avrebbero capito. Mi sono sentito abbandonato e rinnegato. Per resistere c'erano solo la fede cieca e la preghiera”.
Il 17 ottobre 1998 nella hall dell'Università Gregoriana apparve questo avviso firmato dal decano della Facoltà di Teologia SERGIO BASTIANEL:”Alcune tesi sostenute dal recente libro di p. DUPUIS, VERSO UNA TEOLOGIA CRISTIANA DEL PLURALISMO RELIGIOSO, sono state contestate. Egli deve in questi mesi rispondere alle domande poste dalla CDF, mentre è impegnato in questo lavoro, i superiori, d'accordo con la persona interessata, hanno deciso di sollevarlo dagli impegni di insegnamento” (ivi, pag. 122).
Padre DUPUIS annota:
“L'avviso ha fatto sensazione tra gli studenti, e il caso – che la CDF aveva l'intenzione di mantenere top secret - è subito diventato di pubblico dominio, divulgato dai giornalisti di tutto il mondo. La CDF ha incolpato Padre KOLVENBACH di avere permesso che la notizia trapelasse” (ivi, p. 123). Da parte sua nel rievocare l'episodio, Dupuis esprime chiaramente il suo disappunto:
“Ciò è stato molto doloroso per me, perchè il corso che dovevo cominciare lo stesso mese di ottobre, sarebbe stato l'ultimo: stavo per compiere 75 anni, il limite di età fissato dagli statuti dell'università per l'insegnamento” (ivi p. 123).
C O N F R O N T I S I G N I F I C A T I V I.
Padre DUPUIS stesso nota il parallelo tra le due crisi.
“A DELHI talvolta sono stato accusato di avere un atteggiamento conservatore in teologia; a ROMA hanno visto in me un teologo progressista, estremista. A DELHI qualcuno mi ha considerato un reazionario, a ROMA mi hanno chiamato rivoluzionario, un sovversivo dell'ordine costituito. Tra valutazioni tanto contra ddittorie del mio essere e delle mie opere, potevo temere la scissione di personalità e la perdita del mio senso di identità” (ivi, p. 269).
“Da un lato dovevo essere sottomesso all'autorità dottrinale della Chiesa e disposto a cambiare se mi avessero persuaso che mi ero allontanato dalla fede cristiana. Dall'altro, dovevo rimanere fedele a me stesso e alla causa che stavo servendo, finché non mi avessero mostrato chiaramente dove avevo sbagliato. E' stato questo atteggiamento che mi ha spinto, il 4 settembre 2000, a rifiutare cortesemente di sottoscrivere la prima bozza della NOTIFICAZIONE, che il cardinale RATZINGER mi presentava da firmare” (ivi, p. 270).
Pe la consueta alternanza dei superiori locali nel novembre 2004 la situazione era peggiorata. DUPUIS stesso lo nota:”Ho l'impressione di essere abbandonato dai miei superiori, che non conoscono tutta la storia. Mi rimane una sola possibilità: ricorrere all'autorità del padre generale, che in passato è intervenuto molte volte nel difendermi con piena conoscenza della situazione, e ha preso decisioni a mio favore andando contro la richiesta del CDF di adottare provvedimenti drastici contro di me. Nel frattempo devo dire sinceramente, che quello che ho sofferto ingiustamente da parte della CDF mi è sembrato più facile da sopportare della attuale sensazione di essere tradito dai miei superiori” (ivi, p. 362 s.) .
“Nella mia lettera a P. EGANA del 12 giugno 2004, avevo scritto:”Ho perso la gioia di vivere il 2 ottobre1998, e da allora non l'ho più recuperata. Ora sto perdendo la volontà di sopravvivere”. La data è quella del giorno in cui , come un fulmine, mi ha colpito la notizia che la CDF aveva avviato, con l'approvazione del Papa, una 'contestazione' del mio libro del 1997 in cui, senza alcun previo chiarimento o dialogo, ero accusato di 'gravi errori contro la fede divina e cattolica'. L'ora si riferiva alla lettera di EGANA del 31 maggio 2004, in cui mi veniva negato il permesso di pubblicare il mio nuovo manoscritto” (ivi, p. 365 s.).
DUPUIS riassume il cammino percorso e il lavoro compiuto. “All'epoca del Concilio Vaticano II, KARL RAHNER parlò di 'elementi di verità e grazia' contenuti nelle tradizioni religiose del mondo, che esercitavano un' influenza positiva nel mistero di salvezza in Gesù Cristo dei loro seguaci. Ciò appariva alquanto nuovo e audace per quei tempi, andava oltre il riconoscimento 'di valori naturali' in quelle tradizioni attuato da grandi teologi come HENRI DE LUBAC, HANS URS VON BALTHASAR e altri. Il CONCILIO ha adottato inconsapevolmente – l'espressione di RAHNER parlando espressamente di 'elementi di verità e di grazia' (AG 9), così come di un 'raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini' (NA 2), ma senza mai definire quei termini come riferiti alle dotazioni 'soprannaturali' che contribuiscono alla salvezza dei membri di quelle religioni, né mai concludendo che le tradizioni religiose sono quindi 'vie' o 'cammini' di salvezza (ivi, p. 271).
DUPUIS ricorda inoltre che nell'enciclica REDEMPTORIS MISSIO (1990) GIOVANNI PAOLO II scrive:”la presenza e l'attività dello Spirito non toccano solo gli individui, ma la società e la storia, i popoli, le culture, le religioni” (RM 28).
Queste affermazioni restavano sospese in attesa di “conclusioni”che sembrano derivarne logicamente” (ivi p. 271). Egli compie, con coerenza e coraggio, il passo definitivo.
“Al fine di mostrare, l'estensione della grazia divina e cristica, ho messo insieme elementi diversi: l'intero arco della storia della salvezza, che parte dalla creazione e si estende all'intera storia dell'umanità; la pluralità delle alleanze che Dio ha stabilito con la razza umana nella varie fasi della storia. Questo evento è indiscutibilmente il centro, l'apice, il punto più alto e la chiave interpretativa dell'intero processo storico della salvezza, come tale ha un significato di salvezza universale. Ma non deve mai essere isolato da tutto il processo........Ad ogni passo Dio ha preso l'iniziativa dell'incontro tra Dio e gli esseri umani. Per questo si può e si deve dire che le tradizioni religiose del mondo sono “vie” o “percorsi” di salvezza per i loro seguaci.
Sono tali perchè rappresentano “vie” tracciate da Dio stesso per la salvezza degli esseri umani. Non sono gli esseri umani ad avere iniziato per primi la ricerca di Dio attraverso la loro storia; è stato Dio ad avvicinarsi per primo e a tracciare per loro le “vie” lungo le quali possono trovarlo”. (ivi pp.274-275). Così il dado è tratto.
(CARLO MOLARI, a cura di Carlo Castellini).



Lunedì 02 Dicembre,2019 Ore: 21:38
 
 
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