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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org IL MIO CASO NON E' CHIUSO, GIACOMO CANOBBIO COMMENTA L'ULTIMO LIBRO DI JACQUES DUPUIS, NON SPEGNERE LO SPIRITO,A CURA DI ARLO CASTELLINI

IL MIO CASO NON E' CHIUSO, GIACOMO CANOBBIO COMMENTA L'ULTIMO LIBRO DI JACQUES DUPUIS, NON SPEGNERE LO SPIRITO

A CURA DI ARLO CASTELLINI

CHI E' GIACOMO CANOBBIO?
E' presbitero della Diocesi di Brescia, dottore in Teologia, presso l'Università Gregoriana di Roma, insegna Teologia sistematica presso lo Studio teologico Paolo VI del seminario di Brescia e la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Milano. Ultima sua pubblicazione: FINE DELL'ECCEZIONE? LA SFIDA DELLE SCIENZE ALL'ANTROPOLOGIA (MORCELLIANA 2018).
A PROPOSITO DELL'ULTIMO LIBRO DI JACQUES DUPUIS.
Ho avuto l'onore di partecipare alla presentazione dell'OPERA DI J. DUPUIS, VERSO UNA TEOLOGIA DEL PLURALISMO RELIGIOSO (QUERINIANA 1997), Gregoriana di Roma il 22 novembre 1997. L'opera era apparsa da poco e DUPUIS aveva partecipato, da me invitato, al Congresso nazionale dell'ATI /Associazione Teologica Italiana) a Troina nel settembre dello stesso anno, sul tema: CRISTIANESIMO, RELIGIONE, RELIGIONI. UNITA' E PLURALISMO DELL'ESPERIENZA DI DIO ALLE SOGLIE DEL TERZO MILLENNIO.
La presentazione era nell'ambito della ricerca teologica, poiché ci si rendeva conto che le ipotesi di Dupuis sul valore salvifico delle religioni diverse dal cristianesimo avrebbero suscitato qualche sospetto da parte della Congregazione per la dottrina della fede.
L'OBIETTIVO NON FU RAGGIUNTO.
Purtroppo l'obiettivo prefissato non è stato raggiunto. Lo testimonia con dovizia di particolari l'autobiografia, in forma di intervista, dell'A. Nel volume apparso in italiano con il titolo IL MIO CASO NON E' CHIUSO. CONVERSAZIONI CON JACQUES DUPUIS, presso l'EMI (il titolo inglese è DU NOT STIFLE THE SPIRIT: CONVERSATIONS WITH JACQUES DUPUIS; ORBIS BOOKS 2017).
Forse l'editore italiano non ha voluto esporsi oltre una certa misura, perché il titolo originale avrebbe potuto essere inteso come se la Congregazione per la dottrina della Fede avesse voluto spegnere lo Spirito); l'intervistatore è GERARD O' CONNELL, il corrispondente da Roma per il settimanale dei Gesuiti americani AMERICA.
Il volume di 440 pagine dedica spazio soprattutto al conflitto con la Congregazione per la dottrina Fede, apertosi nel 1998 conclusosi con la morte di DUPUIS il 28 dicembre 2004. Nelle risposte dell'intervistato, al lettore si svela una sofferenza carica di sorpresa per due fattori soprattutto: le accuse rivoltegli sono in buona parte frutto di parziali interpretazioni di alcuni passaggi del testo; il metodo dilatorio delle autorità vaticane ha creato attese fonte di ansie e di amarezze, che hanno forse provocato il decadimento della salute.
UN'AUTOBIOGRAFIA TEOLOGICA.
Insieme ai dati biografici e di vita spirituale, l'intervista affronta i temi della riflessione pionieristica del Docente della Gregoriana, che aveva passato trentasei anni in INDIA, prima come studente poi come professore. Questo lungo tratto di vita a contatto con un'altra cultura costituisce il principio della nuova visione che DUPUIS ha maturato sulla funzione salvifica delle religioni: l'esperienza diretta delle religioni praticate in India, gli ha aperto la possibilità di reinterpretare il cristianesimo, comprendendolo non più come l'unico luogo di salvezza, bensì come il luogo paradigmatico della stessa poiché in essa si ha la possibilità di incontrare Cristo, che resta il paradigma della rivelazione di Dio, in quanto Figlio incarnato questa tesi, ma rende partecipi della sua azione salvifica anche i fondatori di altre religioni.
Per poter affermare questa tesi, si deve assumere una CRISTOLOGIA TRINITARIA, nella quale, - a differenza di quanto avviene nella teologia pluralista delle religioni, (praticata ad esempio da JOHN HICK e PAULA KNITTER) – teocentrismo e cristocentrismo non si contrappongono, ma si integrano. Appunto da questa integrazione, deriva l'infondatezza delle accuse avanzate alla proposta avanzata in VERSO UNA TEOLOGIA DEL PLURALISMO, e precisata nell'opera successiva, del 2001, sempre presso la QUERINIANA su sollecitazione di p. ROSINO GIBELLINI, CRISTIANESIMO E RELIGIONI. Dallo scontro all'incontro. Le precisazioni introdotte nella seconda opera vengono sia dalle questioni poste dalla CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, sia dalle recensioni alla prima opera opparse sulle principali riviste teologiche.
UNA PROPOSTA NUOVA.
Dette precisazioni attestano che DUPUIS era disposto a discutere la sua proposta, che si presentava indiscutibilmente nuova nel dibattito teologico sul pluralismo religioso, ma consapevole che di proposta si trattava, quasi stimolo alla teologia a sondare nuovi percorsi per risolvere il problema della funzione delle religioni nell'unico piano salvifico di Dio, manifestatosi in GESU' CRISTO informa decisiva. La proposta non voleva mettere in discussione la fede cristologica della Chiesa -l'Autore con accenni commossi dichiara più volte che ha dedicato tutta la vita a Gesù Cristo e nessuno e nulla potrebbe lo potrebbe distogliere dall'adesione a lui – bensì tentare nuove strada per dirla, in corrispondenza alle nuove esigenze dell'annuncio, del quale il dialogo, costituisce via privilegiata. In essa infatti si impara a comprendere in maniera nuova il cristianesimo: le altre religioni possono far cogliere qualcosa del mistero di Dio rivelato in Cristo, che nel corso della storia, il cristianesimo non ha colto con equivalente chiarezza. Passione per la verità, potrebbe essere detta
la ricerca di DUPUIS, ma di una verità che sta sempre oltre, in quanto solo nell'ESCHATON si darà in forma compiuta. E la passione per la verità comporta – ha comportato per lui – sempre anche incomprensioni, fino all'impedimento di accettare inviti da prestigiose istituzioni accademiche canadesi, una delle quali (il REGIS COLLEGE DI TORONTO) gli avrebbe concesso un dottorato HONORIS CAUSA.
Si entra così nell'ultimo periodo della vita del gesuita desideroso di obbedire all'autorità ecclesiastica e del suo Ordine, ma nello stesso tempo strenuo assertore del diritto di ricerca senza veti pregiudiziali, che tra l'altro, privilegiano il buon nome delle istituzioni rispetto alla dignità delle persone.
PAGINE CARICHE D'AMAREZZA.
Le pagine che illustrano l'ultimo tratto di esistenza dell'A. Sono cariche d'amarezza: DUPUIS si sente non più solamente isolato all'interno dell'Università che ha servito dal 1984 (più di una volta si legge il lamento per la scarsa attenzione dei colleghi, se si prescinde da GERALD O' COLLINS, il fedele amico che nella presentazione dell'opera il 22 novembre 1997 concludeva dichiarando che sempre sarebbe stato attaccato a Dupuis, come quando questi lo conduceva in motocicletta sulle impervie strade dell'India) fino alla sospensione dall'insegnamento all'inizio del confronto con la Congregazione per la Dottrina della fede, ma abbandonato anche dei nuovi Superiori della Gregoriana. L'appello rivolto al padre Generale, PETER HANS KOLVENBACH, che lo aveva sempre difeso e incitato a procedere, pur con prudenza, nella ricerca, di far rivedere la pesante censura su un nuovo libro chiestogli per una collana di MEDIASPAUL DI MONTREAL, non poté essere accolto, perchè la morte lo aveva sorpreso all'età di attantun anni.
LA DIFFERENZA DI VALUTAZIONE.
Ciò che colpisce è la differenza di valutazione da parte della congregazione per la Dottrina della Fede (e di alcuni colleghi della Gregoriana, consultori di questo dicastero) e di molti teologi. Questi ultimi riconoscevano alla proposta di DUPUIS il coraggio di aprire nuove vie, pur invitando a chiarire qualche affermazione . Il culmine di questo riconoscimento di ebbe nel FESTSCHRIPT, dal titolo IN MANY AND DIVERSE WAYS (ORBIS BOOK 2004), dedicatogli per i suoi ottant'anni e presentato alla Gregoriana, non senza disappunto di alcuni colleghi – con grande partecipazione, il 5 dicembre 2003. In occasione della presentazione gli giunsero molte attestazioni di stima, soprattutto dall'India, dove aveva lavorato anche per la Conferenza Episcopale e da dove era partita anche al collaborazione con la FABC (Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia). La stima dei teologi e di alcuni vescovi (tra questi spiccano mons. HENRY SEBASTIAN D'SOUZA, già segretario della Conferenza Episcopale Indiana, e del card. FRANZ KONIG, arcivescovo di VIENNA, e di mons. MICHEL FITZGERALD, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso), si accompagnava a quella dei numerosi studenti, nonché del pubblico che seguiva le sue conferenze (di queste si dà conto in forma dettagliata, per sottolineare che il SENSUS FIDEI della gente comune, che la Congregazione per la Dottrina delle Fede diceva di voler difendere dagli errori, in un primo tempo, delle ambiguità, nel periodo successivo come si scrive nella definitiva NOTIFICAZIONE sull'Opera VERSO UNA TEOLOGIA DEL PLURALISMO RELIGIOSO, del 2001).
UN ARTICOLO INEDITO.
DUPUIS non si sottrasse mai all'invito a chiarire la sua posizione. Lo si coglie anche nell'ultima parte del libro. Si tratta di un articolo inedito: LA TEOLOGIA DEL PLURALISMO RELIGIOSO RIVISITATA. UN BILANCIO PROVVISORIO.
In esso si mostra ancora la disponibilità dell'A. Ad accogliere le osservazioni dei colleghi teologi. Non si tratta di visioni definitive: i titolo lo lascia chiaramente intendere. Per altro fa eco a quanto Dupuis aveva scritto presentando il volume VERSO UNA TEOLOGIA DEL PLURALISMO RELIGIOSO. All'avverbio “VERSO” l'A. Rimanda spesso anche nel presente volume. In effetti si tratta di Teologia in progress, a parere di DUPUIS necessaria oggi al cristianesimo per realizzare la missione.
COME CONGAR.
Vicenda amara, che DUPUIS in alcuni passaggi non teme di paragonare a quella vissuta da YVES CONGAR negli anni 40-50 del Novecento, che tuttavia è servita a mettere al centro un problema teologico, la cui soluzione, grazie alla lucida determinazione di un esploratore, si avvia verso risultati soddisfacenti, benché non definitivi. (GIACOMO CANOBBIO, a cura di Carlo Castellini).



Mercoledì 20 Novembre,2019 Ore: 14:18
 
 
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