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www.ildialogo.org LA RELIGIONE DEL FIGLIO MAGGIORE, FRATELLO DEL FIGLIO PRODIGO DELLA PARABOLA, UNA RIFLESSIONE SULLE RELIGIONI DI SILVANO FAUSTI,A CURA DI CARLO CASTELLINI

LA RELIGIONE DEL FIGLIO MAGGIORE, FRATELLO DEL FIGLIO PRODIGO DELLA PARABOLA, UNA RIFLESSIONE SULLE RELIGIONI DI SILVANO FAUSTI

A CURA DI CARLO CASTELLINI

CHI E' SILVANO FAUSTI?
Gesuita, compiuti gli studi filosofici e teologici con un dottorato sulla fenomenologia del linguaggio all'università di Munster, in Germania, ha insegnato teologia. Ha vissuto alla periferia di Milano (Villapizzone) con una comunità di gesuiti dediti al Servizio della Parola e inseriti in una comunità più ampia di famiglie aperte ai problemi dell'emarginazione. E' scomparso da alcuni anni.
ELOGIO DEL NOSTRO TEMPO.
L'epoca post-moderna, caratterizzata dal compimento della libertà, comporta la rottura di ogni orizzonte culturale. Per questo le religioni e le ideologie, non ostante tutti i tentativi di restaurazione, entrano in crisi, lasciando il posto a fondamentalismi pericolosi, a sette innocue o a un vuoto devastante. La domanda di tutti è:”Dove si va?”
Oltre la libertà da tutto, che finisce in libertà per il nulla, esiste anche una libertà per amare, in grado di salvare la modernità dal nichilismo? Non è la libertà che ci rende simili a Dio? La salvezza intesa come senso pieno dell'esistenza, è solo per persone che abbiano il “gene religioso”, o per qualunque uomo che cerchi davvero la libertà? E' per soli credenti, oppure per tutti, pagani o neo-pagani che siano? (ELOGIO DEL NOSTRO TEMPO, SILVANO FAUSTI, PIEMME, CASALE MONFERRATO,1996).
L'EREMITA VECCHIO, GRASSO E CALVO.....MA?.
Un giorno Dio entrò in paradiso e scoprì, con sua grande sorpresa, che erano tutti lì. Neppure un'anima era stata mandata all'inferno. La cosa gli dette fastidio. Non era suo dovere essere giusto? E, in ogni caso, cos'era stato creato a fare l'inferno?
Così disse all'arcangelo Gabriele:”Chiama tutti a raccolta davanti al mio trono. E leggi i “Dieci Comandamenti”. Gabriele lesse il primo comandamento. Allora Dio disse:”Tutti quelli che hanno peccato contro questo comandamento se ne vadano immediatamente all'inferno”.
Alcune persone si staccarono dalla folla e se ne andarono tristemente all'inferno. Una cosa simile accadde dopo la lettura del secondo comandamento, ….e del terzo......e del quarto....e del quinto. A quel punto la popolazione del paradiso era diminuita notevolmente.
Dopo la lettura del sesto comandamento se ne andarono all'inferno tutti, tranne un eremita, grasso, vecchio e calvo. Dio alzò gli occhi e chiese a Gabriele:”Questa è l'unica persona rimasta in paradiso?” “Sì” disse Gabriele. “Bene” disse Dio. “E' piuttosto solo qui, non è vero?” “Dì a tutti quanti di tornare indietro!”
Quando l'eremita grasso, vecchio, e calvo sentì che sarebbero stati perdonati tutti, s'indignò. E gridò a Dio:”Non è giusto! Perché non me l'hai detto prima?” (T. DE MELLO).
LA RIFLESSIONE DI VITA.
“Il mondo civile cominciò appo tutti i popoli con le religioni” (VICO). Queste sono state da sempre il tentativo di elaborare una risposta agli interrogativi sulla vita, sulla felicità, sul principio e fine di tutto. Interrogativi che nell'uomo nascono appunto perché “condannato” alla libertà nel suo capire, nel suo amare, nel suo agire.
Il fratello maggiore della parabola “del figlio prodigo”, fino il suo lavoro quotidiano, torna ogni sera nella casa da cui il minore era fuggito. Una volta si fermò meravigliato : sentiva uscire dalla casa sinfonia e danze! Chiese cosa fosse mai questa libertà. E il padre dov'era? Quando gli dissero che era stato lui stesso a preparare la festa per il fratello minore appena ritornato, si adirò e non volle più entrare in quella casa. (LUCA 15, 25 SS).
Il fratello maggiore è il prototipo della persona “religiosa”.
Per lui Dio è padre-padrone, sinonimo di ordine, legge, obbligo, dovere, sanzione, lavoro, fatica, e ….rancore sordo: tutto il necessario per vivere da bravi religiosi.
Ma dov'è il piacere, la gioia, la creatività, la felicità, l'amore? Tutto questo non è per l'uomo. Al massimo è solo per Dio, che è tutto ciò che l'uomo non è e vorrebbe essere, ma non sarà mai. A lui spetta essere suddito ubbidiente del grande re, che così benignamente, gli garantisce buona coscienza nel presente e premio nel futuro. Non è la buona coscienza il massimo premio a se stessa?
La religione, ogni “re-ligione”, è “legge” che “lega” e “ri-lega” l'uomo al suo dovere. Non lo distingue questa dall'animale? Solo così ha la soddisfazione di essere gradito a Dio, accettabile a se stesso, degno di essere nel consesso dei giusti.
Il religioso usa, limita o rinnega la propria libertà per servire la legge, la buona coscienza e Dio. Fare la volontà di Dio è il principio di ogni etica: salva l'uomo dall'arbitrio, dal caos, dalla morte.
L'immagine di dio, comune a tutte le religioni, è sempre quella di un padre giusto e giudice, onnipotente e onnisciente, a differenza di noi, che in tutto siamo limitati. Verso di lui proviamo invidia. Non potendo ribellarci e ucciderlo, decidiamo di servirlo. Ma lui è vissuto come l'antagonista, il nemico vero della nostra libertà, il limite intrasgressibile della nostra felicità.
Questo sentimento di ostilità deve restare inconfessato, nascosto sotto un atteggiamento pio e devoto, possibilmente amorevole. Sono i buoni sentimenti che lo schiavo deve avere verso il padrone, per portare meglio il giogo della schiavitù e avere il vantaggio di una vita più vivibile.
Certamente questa soluzione garantisce garantisce una vita corretta e giusta, contenuta nell'alveo ragionevole di norme riconosciute dagli uomini e gradite a Dio. Per il buon funzionamento di una vita sociale, se un Dio non ci fosse, bisognerebbe inventarlo”. (VOLTAIRE).
Ma dov'è andata finire la libertà, con tutto ciò che rende bella l'esistenza? L'uomo è sacrificato a Dio, il Moloch che si sazia del suo sangue! E' il grande peccato: il peccato della religione (BARTH).
Davanti alla sinfonia e alla danza, alla libertà del fratello minore, e soprattutto del Padre, il fratello maggiore si chiude e si esclude con incomprensione. E quando capisce, ripete con disgusto e ira il ritornello di GIONA:”Meglio per me morire che vivere” E' il sentimento segreto e ossessivo di ogni religioso (GENESI 4, 3. 8. 9).
Entrare in questo banchetto metterebbe in questione la sua identità faticosamente raggiunta, tutto ciò che lo distingue dagli “altri”, i peccatori (LUCA 18, 11 ss). Davanti alla modernità tutte le religioni avvertono i sentimenti del fratello maggiore. O ne resteranno fuori con ostinazione, facendo sette di giusti, o cercheranno di entrare per distruggere, coalizzandosi in movimenti fanatici, sotto la bandiera di Dio, della legge o della natura, a seconda dei giusti. O più facilmente, cadranno nell'insignificanza, lasciando all'uomo il suo vuoto di senso, con il disastro che ne consegue. Se invece, non saremo troppo stolti, scompariranno come tali, e saranno ridotti a espressioni culturali legittimamente diverse, che sempre dovranno adeguarsi, se non vorranno estinguersi.
Le religioni, che propongono valori . Anche quelle “laiche” - davanti alla libertà inevitabilmente o cadono o si irrigidiscono. La “violenza del sacro” (R. GIRARD), che sacrifica l'uomo al valore, è tipica di ogni cultura / religione che assolutizza ciò che è bello e buono, vero o giusto, anche in chi pretende di combatterlo.
Questo dovrebbe saperlo bene la teologia cattolica, sia per la dottrina del peccato originale che convince tutti di peccato, sia perchè professa la misericordia come “santità” di Dio. (LUCA 6, 36) e sia, infine, per il fatto che sa che ogni affermazione su Dio è solo e sempre analogica.
Ciò significa che lui è “semplicemente diverso” da ciò che noi diciamo, e solo secondariamente “simile”; e, in ciò che è simile, bisogna negarne i limiti. Che sono dissimili, ed elevare all'infinito il valore, che sempre ci rimane ignoto.
Tutto ciò se ben ricordato, dovrebbe liberare dalla violenza e dal fanatismo. Ma l'unico che fece questo conseguentemente, finì in croce! Il fondamentalismo resta comunque il baco che insidia ciò che è buono e lo scredita, provocando reazioni contrarie e ...uguali!
Questa valutazione sulla risposta religiosa sarà ripresa nella terza parte. E' un po' sommaria, certo unilaterale; ne evidenzia tuttavia un elemento negativo di fondo, sul quale si sorvola troppo in fretta. (SILVANO FAUSTI, a cura di Carlo Castellini).



Lunedì 19 Agosto,2019 Ore: 07:13
 
 
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