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www.ildialogo.org UN AUSPICIO PER IL FUTURO DEL SUD SUDAN VISTO DA CLAUDIO ZANINOTTO. Da “QUANDO DUE ELEFANTI LITIGANO E' L'ERBA......CHE CI VA DI MEZZO,A CURA DI CARLO CASTELLINI

UN AUSPICIO PER IL FUTURO DEL SUD SUDAN VISTO DA CLAUDIO ZANINOTTO. Da “QUANDO DUE ELEFANTI LITIGANO E' L'ERBA......CHE CI VA DI MEZZO

A CURA DI CARLO CASTELLINI

Ora che il Sud Sudan ha conquistato la propria libertà attesa da più di mezzo secolo, tre sono le chiavi che gli consentiranno di aprire le porte di un mondo nuovo.
E' imprescindibile che avvenga una decisa RIVOLUZIONE CULTURALE, che preveda l'uscita dalla logica per la quale più figli equivale a più potere.
Segue il DIVIETO ASSOLUTO di qualsiasi forma di pagamento (o qualsiasi altro modo lo si voglia chiamare) per l'acquisto della moglie.
E ultimo una proposta di modello culturale secondo la quale il LAVORO in genere, e quello manuale in particolare, non siano più considerati come qualcosa di disdicevole.
Inoltre se il Sud Sudan anela al raggiungimento dei risultati di altri Paesi africani, che oggi guarda con ammirazione e invidia,, esso dovrà dotarsi di un'unica magistratura basata sulla legge e non su tribunali tribali.
Loo smantellamento del potere tribale che attualmente si sovrappone a quello politico ufficiale, è imprescindibile ed è quello che mantiene ancora saldamente ancorato il popolo sud sudanese a tradizioni che non possono e non debbono essere più mantenute. Qualunque giustificazione socio.antropologica o storica a sostegno del PAGAMENTO DELLA MOGLIE IN VACCHE non è accettabile in un paese che vuole integrarsi con il resto del mondo. E' impensabile che due soggetti non possano decidere liberamente di crearsi una famiglia se non in forza della ricchezza costituita da una nutrita mandria di bovini.
Inutile sarà una attività governativa che faccia funzionare i ministeri, se nulla oltre alla RISORSA DEL PETROLIO ci sarà da amministrare. Non tutti potranno attraverso lo studio, acquisire posizioni di rilievo e svolgere funzioni amministrative, se nessuno si adatterà a guadagnarsi da vivere con l'agricoltura, artigianato, l'industria e il commercio.
A nulla varrà lamentarsi del malgoverno, della corruzione, della mancanza di incentivi. E non saranno neppure le organizzazioni umanitarie governative e non governative a risollevare le sorti del Paese: quelle creano solo palliativi e speranze e dovrebbero terminare la loro opera con la fine dell'emergenza.
Devono essere i sud sudanesi, le donne in prima fila, a voler cambiare la loro situazione pretendendolo innanzitutto da se stessi. Tutto e' in mano ai Sud Sudanesi: Spetta loro cominciare un percorso di sviluppo e benessere.
(Nota del Redattore: Adesso comprendo ancora meglio perchè Cesare Mazzolari, vescovo, stimava molto Claudio Zaninotto, sia per la sua immersione in mezzo alla gente del Sud Sudan, per otto anni, ma anche per la comprensione delle loro culture e tradizioni tribali e razziali, tematiche legate alla vita e alla cultura delle tribù DINKA E NUER.
Del resto lo aveva fatto capire anche GINO FILIPPINI, grande laico, che ha legato all'Africa e agli Africani la sua vita; lui diventando grande costruttore di ponti, ma anche pedagogo vero degliAfricani, ai quali non volle sostituirsi.
Incontrando tanti africani che lui voleva aiutare a integrare. Diceva che lui voleva stare dietro agli Africani, non davanti; voleva solo suggerire ma non sostituirsi a loro.
(CLAUDIO ZANINOTTO, a cura di Carlo Castellini).
DIFFERENZE ETNICHE ….CREATE A TAVOLINO.
DINKAE NUER: due etnie si è detto e da sempre in lotta tra di loro. Ma è veramente così? Le differenze tra loro sono tali da portarli a combattersi, trucidarsi ed eliminarsi così come hanno fatto nei lunghi anni di guerra civile?
Ad evitare fraintendimenti domandiamoci che cosa intendiamo quando parliamo di etnia. E' un costrutto culturale e linguistico. E' la condivisione inconscia da parte di uin certo numero di persone di una realtà di tipo simbolico ovvero di norme e valori che regolano la vita e il liguaggio.
E' il SENSO DI APPARTENENZA dei singoli che li rende parte integrante del gruppo e crea la coesione sociale. Di certo non può accadere che norme, valori, lingua e religione e quant'altro possano essere imposti dall'alto.
Non sono riusciti nel loro intento occidentali e, non ostante i reiterati sforzi, non ci sono riusciti i governi di matrice arabo-islamica di KHARTOUM. Non sono le norme e i valori imposti dall'alto a creare una società coesa, così come non lo è la convivenza in un determinato territorio e neppure un medesimo colore della pelle.
Se questo significa che troppe sono le distanze tra arabi e neri del Sud, cio' non significa che DINKA E NUER, da tutti definiti di una diversa etnia, non possano convivere. Essi in realtà hanno molto in comune, ben più di ciò che li differenzia.
Non solo abitano gli stessi territori, ma possiedono gli stessi tratti somatici, allo stesso modo praticano la pastorizia e condividono il concetto dell'esistenza di un solo Dio. E scendendo nel particolare, potremmo andare avanti ancora per molto a evidenziare uguaglianze e analogie.
Le differenze culturali, a ben guardare,sarebbero di ben poco conto se non fossero state enfatizzate e strumentalizzate ad arte, tanto da far credere loro d'essere assolutamente diversi, incompatibili e nemici, al punto di tentare di di annientarsi vicendevolmente.
Una strumentalizzazione per certo non nuova, già vista in altri paesi come la Costa d'Avorio, paese multietnico nel quale la creazione del concetto di “ivoirité” fu costruito su misura per sacralizzare un modello esemplare di cittadino, forgiato sull'etnia “akan”, quella di appartenenza al presidente BOIGNY e di molti quadri del suo partito. Un concetto quellodell'”ivoirité” che finì per scivolare verso la xenofobia, con la conseguenza di portare il Paese a una cruenta guerra civile di cui è nota la data d'inizio, ma non ancora quella finale.
Niente di nuovo quindi, nell'idea di enfatizzare ad arte le differenze culturali da sempre esistenti tra le due etnie sino a portarle a credere in quegli stereotipi che vedono i NUER come ottimi guerrieri, ma impulsivi, prepotenti e poco inclini a ricoprire ruoli di potere, al contrario dei DINKA, ritenuti provvisti di astuzia e inclinazione al comando.
L'enfatizzazione e il riadattamento di stereotipi cui essi stessi aderiscono, ha fatto sì che giungessero ad una incompatibilità totale. In realtà la loro reciproca animosità non si è mai rivelata per altri motivi se non quelli tradizionali riguardanti il possesso delle vacche e lo sfruttamento dei pascoli.
Sono stati i loro capi militari e politici a sfruttare le differenze dei gruppi al fine di alimentare odio tribale e istillare l'idea di un'impossibile convivenza. E tutto questo per questioni interne di potere tra le varie fazioni a caccia della supremazia nell'ambito della ribellione.
Non di meno, le stesse strumentalizzazioni talvolta sono state spinte dal potere politico dei governi di KHATOUM al fine di ottenere un indebolimento, se no addirittura un'implosione, delle forze ribelli meridionali. (Claudio Zaninotto, a cura di Carlo Castellini).



Martedì 21 Maggio,2019 Ore: 17:14
 
 
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