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www.ildialogo.org GIOVANNI BATTISTA MONTINI, SEGRETARIO DI STATO  IMPEDI' LA DEPORTAZIONE DI PIO XII?  LE TESI E I DOCUMENTI DI ANTONIO FAPPANI E FRANCO MOLINARI IN “GIOVANNI BATTISTA MONTINI GIOVANE, DOCUMENTI INEDITI E TESTIMONIANZE, MARIETTI EDITORE, 1979”,A CURA DI CARLO CASTELLINI

GIOVANNI BATTISTA MONTINI, SEGRETARIO DI STATO  IMPEDI' LA DEPORTAZIONE DI PIO XII?  LE TESI E I DOCUMENTI DI ANTONIO FAPPANI E FRANCO MOLINARI IN “GIOVANNI BATTISTA MONTINI GIOVANE, DOCUMENTI INEDITI E TESTIMONIANZE, MARIETTI EDITORE, 1979”

A CURA DI CARLO CASTELLINI

ATTUALIZZARE PER COMPRENDERE MEGLIO.........
Durante questi giorni, in occasione di dichiarazioni e testimonianze per ricordare in maniera adeguata LA GIORNATA DELLA MEMORIA, atti ad illustrare l'OLOCAUSTO  e la SHOAH sono andate in onda delle trasmissioni riguardanti l'eliminazione fisica degli Ebrei nei campi di concentramento, documentari su occupazione della città di ROMA da parte delle truppe tedesche, ma anche sul comportamento e condotta tenuta dalle alte gerarchie della Chiesa di allora: sotto il papato di PIOXII papa PACELLI che aveva scelto come proprio Segretario di Stato GIOVANNI BATTISTA MONTINI, futuro papa col nome di PAOLO VI. Alcuni fatti sono conosciuti altri invece meno e poco ricordati; forse tenuti nascosti dal riserbo personale e altri invece registrati negli archivi vaticani. Abbiamo trovato qualcosa nel libro di documenti di ANTONIO FAPPANI E FRANCO MOLINARI, storici di professione, bresciano il primo e piacentino il secondo, che ricordano la rete di contatti e di relazioni intrecciati dal prete di Concesio (Brescia), allora Sostituto alla Segreteria di Papa PACELLI. (Carlo Castellini).
 
COSA DICONO I DOCUMENTI?
 
Se dobbiamo credere alla rivista americana LOOK, MONTINI impedì ad HITLER di condurre a termine il piano di deportare in Germania  PIO XII. Il grande periodico nelle prime settimane del 1964 pubblicò le rivelazioni di un nipote, che anch'egli si chiama GIOVANNI BATTISTA e riferiva la testimonianza di Mons. ANTONIO TRAVIA, segretario del Sostituto. Sinteticamente i fatti sono questi. Il dittatore tedesco, estremamente irritato per l'azione pacifista del papa, aveva deciso di sequestrarlo in una località imprecisata della Germania per chiudergli la bocca. Il MONTINI, informato segretamente della cosa, chiamò a colloquio il von WEIZTSAKER, ambasciatore tedesco presso la Santa Sede. Che cosa si siano detti in quell'incontro concitato nessuno sa. Ma è certo che HITLER desistette dal piano criminoso. Estremamente significativo ciò che Montini scriveva EX AUDENTIA SUI il 17 settembre 1943:
                         “Studiare se non convenga fare una raccomandazione  in termini generali alla Ambasciata di Germania presso la Santa Sede in favore della popolazione civile, di qualunque razza,  specialmente per i più deboli(donne, vecchi, fanciulli, gente del popolo, ecc.)”.
    Diretto il suo interessamento ai fatti italiani, come confermano le udienze all'ambasciatore ALFIERI ed i contatti con personalità del mondo italiano. Già noto il suo incontro nel 1942 con la principessa MARIA JOSE' DEL BELGIO per saggiare le possibilità di far uscire l'Italia dal conflitto anche se non è verosimile quanto scriveva la VAILAT, (L'armistizio e il regno del Sud, Milano, 1969, p. 68) che cioè Mons. MONTINI, abbia fatto da tramite tra la principessa e l'ambasciatore USA presso la Santa Sede MYRON C. TYLOR.

     MARIA JOSE' che come disse poi LEOPOLDO PICCARDI,  era stata per un certo periodo in effetti “l'unico uomo di CASA SAVOIA”, con la complicità di una sua dama di compagnia, si incontrò più volte in una casa defilata dietro il FORO ROMANO col Sostituto alla Segreteria di stato vaticana. Discusse con lui i modi di tirar fuori l'Italia dalla bufera e possibili appoggi della Santa Sede per il conseguimento di questo obiettivo. Con l'attiva collaborazione di GUIDO GONELLA, e con il sostegno concreto di Mons. GIOVANNI BATTISTA MONTINI) chiese ed ottenne  la mediazione del portoghese ANTONIO SALAZAR.  Spedì a Lisbona, in missione segreta, il conte ALVISE EMO CAPODILISTA. SALAZAR esercitò insistenti pressioni presso gli alleati, senza alcun esito per altro. Il suo tentativo – il più serio ed autorevole prima di quello condotto poi a termine dal generale  GIUSEPPE CASTELLANO, si scontrò contro il fermo rifiuto di ANTHONY EDEN di “trattare comunque con gli Italiani”. Le esitazioni di VITTORIO EMANUELE III rallentarono certamente  ma non ostacolarono mai l'azione antimussoliniana e quella tesa a sganciare l'Italia dalla guerra.
  Non erano d'altra parte determinate da caratterizzazioni  di carattere personale e non mancavano di ben fondati motivi. Il re sapeva di poter contare sulle forze armate, ma due incognite lo angustiavano: il comportamento del partito e della milizia fascista, le reazioni di Hitler (a tale riguardo cfr. l'articolo di RENZO TRIONFERA, su “IL GIORNALE” del 26 agosto 1977). Il gen.
GIUSEPPE CASTELLANO, che concluse l'armistizio con gli alleati scrisse:”Anche la principessa MARIA JOSE' di Piemonte, alla fine di maggio 1943, prese l'iniziativa approvata in questo anche da alte sfere vaticane, di far intervenire il capo dello Stato portoghese, SALAZAR, per promuovere contatti diretti con gli Alleati, in vista dell'uscita dell'Italia dal conflitto” (vedi il racconto di GIUSEPPE CASTELLANO in “IL GIORNO” del 4 agosto 1977).
   Ripetuti i suoi interventi per difendere “L'OSSERVATORE ROMANO” E LA RADIO VATICANA dalle aggressioni fasciste e specie del Ministero della cultura popolare e del “REGIME FASCISTA” di FARINACCI, di “CRITICA FASCISTA”, e “INSEGNARE”, ecc.
 Su di lui nel novembre 1942 si riversò l'ira mussoliniana per la visita in Vaticano di MYRON C. TAYLOR.
    Il 25 luglio 1943 fu tra i primi a conoscere da ALBERTO DE STEFANI l'andamento della seduta del GRAN CONSIGLIO fascista, che portò al defenestramento di Mussolini. Era molto interessato a compiere approcci presso gli alleati per una pace separata dell'Italia. Pochi giorni dopo aveva la soddisfazione  di vedere riconosciuta ROMA come “città aperta”.
    Toccò a lui, il 9 settembre 1943 trasmettere alla Guardia svizzera l'ordine di PIO XII di non fare uso delle armi in ogni evenienza. A lui si rivolgevano il 10 settembre alcune personalità italiane perchè intervenisse verso il papa “per un sollecito arrivo degli degli anglo-americani a Roma”.
    Occupata Roma dai tedeschi, si adoperò per gli approvvigionamenti della città, per il rilascio di ostaggi in mano ai tedeschi, per il salvataggio di Ebrei. ( ANTONIO FAPPANI/FRANCO MOLINARI, DA “GIOVANNI BATTISTA MONTINI GIOVANE” documenti inediti e testimonianze; Marietti editore, 1979, a cura di Carlo Castellini).



Giovedì 31 Gennaio,2019 Ore: 20:55
 
 
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