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www.ildialogo.org LE DONNE NELLA CHIESA: LE RADICI DI UNA DISCRIMINAZIONE, DI VITTORIO MENCUCCI, “DONNA SACERDOTE? MA CON QUALE CHIESA?, (ED. IL POZZO DI GIACOBBE, TRAPANI, 2017),A CURA DI CARLO CASTELLINI.

LE DONNE NELLA CHIESA: LE RADICI DI UNA DISCRIMINAZIONE, DI VITTORIO MENCUCCI, “DONNA SACERDOTE? MA CON QUALE CHIESA?, (ED. IL POZZO DI GIACOBBE, TRAPANI, 2017)

A CURA DI CARLO CASTELLINI.

PRIMA PREMESSA

Entrando in chiesa, a colpo d'occhio si coglie con chiarezza che la maggior parte delle persone presenti sono donne non più giovani, le giovani se ne sono andate. Erano le donne ad esigere il matrimonio in chiesa, ora che le giovani se ne sono andate i matrimoni in chiesa diventano sempre più una rarità. I bambini arrivavano al catechismo già pronti nei rudimenti della fede, oggi sono analfabeti dal punto di vista religioso. Alla domenica le famiglie frequentavano la messa perché la mamma ad una certa ora tirava via le lenzuola e costringeva i pigri a scendere dal letto, oggi le presenze in chiesa calano continuamente. Se ci chiediamo chi tiene pulita la chiesa, chi pensa al decoro dei fiori, chi cura la conservazione dei paramenti e delle tovaglie, chi si presta gratuitamente a svolgere il lavoro di segretarie, ed accogliere la gente che si rivolge all'ufficio parrocchiale, la risposta non è diversa. Senza la presenza e il contributo delle donne le chiese sarebbero semi-deserte e in stato di abbandono eppure le donne contano ben poco dal punto di vista decisionale. E' una situazione contraddittoria che non può essere accettata e non può durare.
SECONDA PREMESSA.
Gesù non ha concesso il, sacerdozio né alle donne, né agli uomini: non ha mai usato il termine “sacerdote”, ma ha costituito apostoli, ossia inviati ad annunciare la buona notizia. Tra sacerdote e apostolo c'è una netta differenza. Le donne sono le prime che vengono mandate ad annunziare la resurrezione. San Paolo, non ostante al mentalità misogina, conclude la lettera ai Romani con elogi e ringraziamenti anche alle donne che hanno prestato il loro servizio nella comunità, tra queste GIUNIA, che con suo marito ANDRONICO “sono insigni tra gli apostoli”. L'apologetica curiale ha elaborato tante interpretazioni di questa frase per evitare il senso più semplice e palese, ma esplosivo.
TERZA PREMESSA.
Il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo ha quasi eliminato il termine sacerdote, preferendo il termine presbitero, ma poi c'è stato un riflusso verso un clima sacralizzante. Dato che il dibattito utilizza il termine sacerdote, ne farò uso, ammessa, ma non concessa la sua pertinenza al cristianesimo.
L'ESCLUSIONE DELLA DONNA.
All'indomani della decisione della Chiesa anglicana di conferire il sacerdozio alle donne, il 22/5/1994, con lettera apostolica ORDINATIO SACERDOTALIS Giovanni Paolo II definisce la questione:”Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da
tutti i fedeli della Chiesa” (4).
Di fronte allo sconcerto lasciato da questo intervento così forte, tanto da sembrare una definizione dogmatica che avrebbe tolto ogni possibilità di discussione, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha in seguito precisato che si tratta “nel caso presente di un atto di magistero papale ordinario in sé non infallibile” (DC 92, 1995, 10819.
La precisazione della Congregazione ha rasserenato gli animi e ha aperto spazi di discussione. Oggi, in un clima fecondo di speranze, mentre si dibatte sul diaconato delle donne, giunge inatteso e raggelante l'articolo del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede sull'Osservatore romano dal titolo:”Il carattere definitivo della dottrina di ORDINATIO SACERDOTALIS”. A proposito di alcuni dubbi.
(29/5/2018). Il cardinale si dice preoccupato per “le voci che mettono in dubbio la definitività di questa dottrina. Seminando questi dubbi si crea grande confusione tra i fedeli non solo sul sacramento dell'ordine come parte della costituzione divina della Chiesa, ma anche sul magistero ordinario che può insegnare in maniera infallibile la dottrina cattolica”.
IL DIBATTITO NELLA CHIESA.
L'esclusione della donna dal sacerdozio non ha un fondamento nella Parola di Dio. Nel 1977 la Pontificia Commissione Biblica, incaricata da PAOLO VI a studiare la questione per stroncare sul nascere i vari tentativi di proporre l'ipotesi della donna-sacerdote, così si pronuncia:”Non sembra che il Nuovo Testamento da solo ci permetta di risolvere in modo chiaro e una volta per sempre il problema del possibile accesso della donna al presbiterato”. Non rimane che l'altro fondamento possibile, ossia la tradizione, ma la tradizione è facilmente influenzata dalla cultura e dal costume delle varie epoche che attraversa. Questo esige l'analisi e il vaglio critico di tutti gli elementi per evitare che sia presa per verità di fede ciò che è soltanto un pregiudizio di un'epoca.
LA DONNA NEL MEDIOEVO.
Tutto il Medioevo e oltre ha fondato la norma dell'esclusione della donna dal sacerdozio sulla indiscussa evidenza di principio e di esperienza quotidiana che la donna sia inferiore all'uomo, non autonoma, e incapace di un ruolo dirigenziale. Anche la parola di Dio iene interpretata secondo questa pre-comprensione. Dio non vuole lasciare solo Adamo e gli promette di dargli un aiuto che gli sia simile. Ossia la donna viene creata perché sia di aiuto all'uomo, altrimenti non ha senso che esista. Inoltre è tratta da una costola dell'uomo, quindi da lui dipendente e la costola è un osso torto, quindi costitutivamente la donna è fatta di “legno torto”.
Oggi non occorre confutare queste stupidità.
Giovanni Paolo II si rende conto che questi pregiudizi contro la donna gettano discredito sul pensiero della Chiesa e con chiarezza li esclude, affermando che se la donna è di aiuto all'uomo, alla stessa maniera l'uomo è di aiuto alla donna con pari dignità. Pienamente d'accordo ma non mi sfugge la considerazione che per tanti secoli la tradizione costante ed ininterrotta dell'esclusione della donna dal sacerdozio poggia su pregiudizi.
Mi permetto qui una piccola appendice per sottolineare questo aspetto. La donna è spesso presentata immersa in un alone di vischiosa sessualità ammaliante e allo stesso tempo devastante. Sempre lei è responsabile del male, anche quando a cadere è l'uomo. San Paolo con sicurezza afferma:”.......Non Adamo fu ingannato, ma chi si rese colpevole di trasgressione, fu la donna che si lasciò sedurre”. (1 Tm. 2, 14).
Per tutto il Medioevo questa credenza riecheggia in svariate forme tanto immotivate quanto fanaticamente convinte. Ecco qualche esempio:”La donna è il principio del peccato ed a causa sua noi tutti moriamo”. Il beato Paolo dice:”Adamo non fu ingannato, fu la donna che, ingannata, commise la trasgressione”. Non ha forse detto per questo il saggio “Qualsiasi cattiveria è piccola se paragonata alla cattiveria della donna?”(San Giovanni Crisostomo). “Non sai chi sei Eva.....Tu sei la porta del diavolo.....Tu sei colei che per prima ha violato la legge divina. Tu sei colei che ha persuaso colui che il diavolo non fu capace di attaccare; con quanta facilità hai fatto cadere l'uomo, l'immagine di Dio, per la pena da te meritata, cioè la morte, perfino il figlio di Dio dovette morire” (Tertulliano).
“Non lo sai che sei donna e che attraverso le donne il nemico combatte i santi?....(Leone Magno).
“La bellezza del corpo sta solo nella pelle. In realtà se gli uomini potessero vedere ciò che è sotto la pelle, la vista delle donne darebbe solo la nausea...........”Mentre non sopportiamo di toccare uno sputo o un escremento nemmeno con la punta delle dita, come possiamo abbracciare questo sacco di escrementi?” (ODO, abate di Cluny).
“Quando vedi una donna pensa che sia un demonio, che sia una sorta di inferno” (Idem).
“Il vento del nord dà forza, quello del sud la toglie........il vento del nord favorisce la generazione di maschi, il vento del sud è umido e carico di pioggia” (Alberto Magno).
“La donna è la sensualità stessa, che da lei è ben rappresentata, giacché nella femmina predomina per natura”. (Pietro Lombardo).
“La donna, cosa fragile, mai stabile che nel delirio, non smette mai spontaneamente di far danno. La donna fiamma vorace, follia estrema, nemica intima, impara e insegna tutto ciò che può far danno, nata per ingannare pensa di avere avuto successo quando può essere colpevole. Mentre consuma tutto nel vizio, è consumata da tutti e, predatrice di uomini, ne diventa a sua volta preda”. (Ildebrando di Lavardin).
Alla donna è offerta una possibilità di riscatto dalla propria situazione di inferiorità e di peccato, rinunciando alla sessualità che la caratterizza, ma non ostante ciò non le sarà concessa la possibilità di accedere al sacerdozio.
“Finché la donna è per la generazione e per la prole, essa differisce dall'uomo come il corpo differisce dall'anima, ma quando vuol servire Cristo più che il mondo, allora cesserà di essere donna e sarà chiamata uomo (vir)” (San Girolamo).
“Se l'uomo è celeste dalla cintola in su, mentre sotto è peccaminoso, la donna è diabolica dalla punta dei piedi alla cima dei capelli. L'uomo del Medioevo vive in maniera contraddittoria il rapporto con il sesso, non sa controllarsi di fronte alla donna e nello stesso tempo vive questo rapporto con un senso di colpa che cerca di scaricare sull'altro più debole, ossia la donna: la predica sull'inferiorità della donna dimostra solo l'immaturità e l'inferiorità dei predicatori. Di questa ininterrotta tradizione c'è solo da vergognarsi.
ASPETTI COLLATERALI. GESU' E LE DONNE.
Si argomenta: Gesù non era condizionato dalla cultura del proprio tempo rispetto alle donne, se avesse voluto concedere il sacerdozio, lo avrebbe fatto, se non l'ha fatto segno che non lo voleva, quindi l'esclusione delle donne dal sacerdozio è una insindacabile scelta di Gesù. Ricordo di avere studiato nella logica che il dilemma ha valore solo se “tertium non datur”, ma qui posso pensare che Gesù abbia tenuto conto della prevedibile accoglienza negativa tra la gente del suo tempo.
Suggerisco il raffronto con un altro problema che ha la stessa struttura logica: la schiavitù. Di fatto Gesù non concede il sacerdozio alle donne, senza fare nessuna affermazione di principio; alla stessa maniera non proclama la rivoluzione contro la schiavitù, mentre di fatto ci convive e l'assume nel suo linguaggio metaforico. Mi chiedo: se il fatto di non avere chiamato le donne al sacerdozio assurge a principio che vale per sempre, anche il fatto di non avere affermato il diritto degli schiavi all'emancipazione diventa un principio di natura immutabile? Noi moderni ci ribelliamo in coro noi credenti ci sentiamo umiliati di questa interpretazione della Parola di Dio.
LA SITUAZIONE OGGI.
Ogni esclusione comporta una limitazione e quindi una inferiorità, solo il fanatismo degli apologeti può far finta di non vedere. Così l'esclusione della donna dal sacerdozio. Ciò a noi uomini moderni suona inaccettabile e non riusciamo a pensare Cristo su una sponda diversa.
La preoccupazione dell'autorità ecclesiastica è di passare indenne tra Scilla e Cariddi, ossia tenere ferma l'esclusione dal sacerdozio delle donne e nello stesso tempo, non sminuire la dignità della donna, che nella cultura contemporanea comporterebbe un suicidio di credibilità
La soluzione sta nel riconoscere pari dignità pur nella distinzione dei ruoli. Credo che per primo sia stato PAOLO VI ad affrontare il problema all'Angelus della domenica 30/1/1977.
“Che in un coro di voci umane vi sia il tenore e vi sia il soprano, non è preferenza per l'uno e un torto per l'altro, ma un ordine fondato sulla essenza delle persone che lo compongono, una bellezza che ha per origine la sapienza ontologica della natura, cioè di Dio creatore.”
A me pare che il paragone del coro non sia usato correttamente. Che i tenori e i soprani cantino spartiti diversi non comporta certo subordinazione, ma se nel coro si fa cantare solo i tenori e si fa tacere i soprani, magari affidando loro la missione di spolverare le poltrone della platea o delle sacrestie, inevitabilmente si lede la pari dignità: si osservi la situazione attuale delle donne nella chiesa.
Ritorniamo al tema delle motivazioni: caduta la motivazione dell'inferiorità, sarebbe dovuta cadere cadere la norma dell'esclusione, invece la norma rimane inalterata e subito la si puntella con il nuovo argomento della METAFORA NUZIALE che esprime il rapporto tra Cristo e la Chiesa, riprendendo l'immagine dalla Lettera agli Efesini di San Paolo:”E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei”(Ef 5 25-33).
GIOVANNI PAOLO II così argomenta:”L'eucarestia rende presente, e in modo sacramentale realizza di nuovo, l'atto redentore di Cristo che crea la Chiesa suo corpo. Con questo corpo Cristo è unito come lo sposo con la sposa (….......).......Ciò diventa trasparente ed univoco, quando il servizio sacramentale dell'eucarestia, in cui il sacerdote agisce in persona Christi, viene compiuto dall'uomo” (Mulieris dignitatem, n. 26).
Le metafore non fondano nulla, al massimo ci aiutano a comprendere, per di più questa metafora, a noi moderni, rivela tutto il suo limite che la lega alla cultura del tempo. Nella sua lettera Paolo afferma:”Le mogli siano sottomesse ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa” (Ef 5, 22-23).
Inoltre questa metafora si inserisce al di dentro di una visione negativa della donna. “La donna impari in silenzio, in piena sottomissione. Non permetto alla donna di insegnare né dominare sull'uomo; rimanga piuttosto in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato ADAMO e poi EVA; e non Adamo fu ingannato ma chi si rese colpevole di trasgressione fu la donna che si lasciò sedurre. Ora lei sarà salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con saggezza” (! Tm 2, 11-15).
A questo punto ho il CORAGGIO DI DIRE che l'argomento della metafora nuziale è invalidato dalle dirette e precise parole del Vangelo: la persona di Cristo nel cui nome il ministro agisce nel sacramento è quella persona che è morta in croce e poi risorta, ma il corpo del risorto non è né maschio, né femmina, perché “alla risurrezione non si prende né moglie, né marito, ma si è come gli angeli nel cielo” (Mt. 22, 30). Spero che nessuno cominci a discutere sul sesso degli angeli.
Inoltre non si può dimenticare che nella costante tradizione della Chiesa la donna può amministrare legittimamente il battesimo e il matrimonio, che ugualmente comportano un agire in persona Christi, e in questi sacramenti più che mai Cristo genera la sua Chiesa con cui è unito come sposo. Perché la differenza di genere ha un'opposta valenza nei diversi sacramenti, pur svolgendo lo stesso ruolo?
In fin dei conti la chiarificazione di questo problema ha alla radice non una questione di fede, ma la pre-comprensione collettiva di un'era, ossia l'insieme di nozioni e regole del pensiero che costituisce la nostra visione del mondo e diventa la lente con cui interpretiamo il mondo. Il medioevo aveva come pre-comprensione la ferma convinzione radicata nella prassi quotidiana della inferiorità della donna, perciò l'esclusione dal sacerdozio, dignità suprema per il tempo, era una logica e necessaria conseguenza. Ma noi apparteniamo a un'altra era culturale che ha come perno la persona umana, individuo irripetibile, libero, responsabile delle proprie decisioni, uguale per dignità. E' il punto di arrivo di tante piccole e grandi rivoluzioni, irrinunciabile, pena la perdita di identità.
“LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO 1948” è la pietra miliare da cui non si può tornare indietro. Che la donna non abbia gli stessi diritti dell'uomo e parità di accesso sociale, è qualche cosa che non può esistere nel nostro tempo, appartiene a un'altra civiltà. E' questo il paradosso che mi tormenta. Non mi importa il fatto che qualche donna diventi sacerdote, non è oggi una professione molto ambita, ma non posso accettare il divieto che presuppone un principio di diseguaglianza.
UNA CHIESA CHE HA PAURA DELLA PROPRIA OMBRA.
La Chiesa per cui ho speso le energie della mia vita e per cui ho rinunciato ad amare una donna, non è in grado di pensare la fede in rapporto al nostro tempo e rimane legata agli schemi già fissati dal medioevo e ora ha paura della propria ombra.
A questo punto la questione del sacerdozio della donna mette in discussione le stesse strutture della Chiesa legate alla sua vicenda storica. Ho affrontato questa prospettiva in VITTORIO MENCUCCI, DONNA SACERDOTE? MA CON QUALE CHIESA? (ED. IL POZZO DI GIACOBBE, TRAPANI, 2017).
Eminenza, anche se Lui ha detto non fatevi chiamare......voi siete tutti fratelli”, altra cosa è l'ininterrotta tradizione), eminenza se questo è dogma di fede e i dubbi non sono ammessi, posso tacere; ma non mi chieda di prostituire la ragione, né di umiliare la fede tra i pregiudizi e i tabù che ci hanno dominato per tutto il medioevo e oltre, mi lasci soffrire in silenzio, sommerso dal coro di docili ripetitori. (VITTORIO MENCUCCI), a cura di CARLO CASTELLINI.



Sabato 08 Settembre,2018 Ore: 20:21
 
 
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