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www.ildialogo.org LA VIOLENZA NEI LEGAMI D'AMORE, CONSULTORIO FAMILIARE ONLUS, BRESCIA, A CURA DI NICOLA NEGRETTI, IL SEGNO DEI GABRIELLI, VIA CENGIA 67, SAN PIETRO IN CARIANO, VERONA,A CURA DI CARLO CASTELLINI

LA VIOLENZA NEI LEGAMI D'AMORE, CONSULTORIO FAMILIARE ONLUS, BRESCIA, A CURA DI NICOLA NEGRETTI, IL SEGNO DEI GABRIELLI, VIA CENGIA 67, SAN PIETRO IN CARIANO, VERONA

A CURA DI CARLO CASTELLINI

Sono pochi gli argomenti attuali che vengono trattati dai “media” con la frequenza il sensazionalismo e talora, la morbosità con cui viene affrontato il tema della violenza nei legami d'amore.
La VIOLENZA però, non è solo quella eclatante e CRIMINALE, ma anche quella QUOTIDIANA e continuata, che viene agita dentro le mura domestiche, o in piccoli contesti che di solito viene taciuta, o tutt'al più finisce per approdare in un consultorio o nella stanza di uno psicanalista. In tutte queste situazioni sembra di poter dire, che l'aspetto più significativo del problema, è che la violenza è fortemente intrecciata con il LEGAME D'AMORE.
Tramite gli approfondimenti multidisciplinari, che vengono presentati in questo saggio, si vuole mostrare che, nell'ambito di relazioni e psicologie disturbate, lo scambio d'amore invece di essere inteso come dialogo appassionato, riconoscimento reciproco, rischia di diventare dominio sulla persona amata, fino alla strumentalizzazione, e talora, fino all'eliminazione fisica.
L'esperienza dell'AMORE PROGETTUALE, oggi più che mai, si rivela una sfida difficile. L'unica alternativa all'insicurezza, alla solitudine, alla paura, che, se non adeguatamente gestite, possono tradursi, sul piano della relazione affettiva, in forme di violenza sembra risiedere, oltre che nell'adozione di tutele esterne, nell'accettazione di quel rischio esistenziale, che richiede di affrontare la vicenda d'amore, con il coraggio della mediazione, della pazienza e della creatività.
IL CONTROLLO DELLA SESSUALITA' FEMMINILE.
INTRODUZIONE DI ILEANA MONTINI, SOCIOLOGA E PSICOTERAPEUTA.
Non si può parlare della “sessualità”, dei “segni” “del controllo maschile sul corpo femminile”, delle “tracce fisiche e simboliche” di tale controllo, senza un'adeguata documentazione, senza far riferimento a eventi e fenomeni precisi, la cui complessità è nota in sede storica, culturale, e anche sociale. Sono circa 110 milioni le donne che hanno subito le PRATICHE MUTILANTI DEI GENITALI e le loro pratiche conseguenze fisiche permanenti. Sono una ventina gli stati africani coinvolti e anche altri paesi dell'Asia e del Medio Oriente.
C'è una dizione di cui si fa largo uso, quella di “MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI” (MGF), come vuole l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), che ne fornisce la seguente definizione: modificazioni o alterazioni permanenti del corpo femminile per scopi non terapeutici.
Sono però disponibili altre definizioni:”Pratiche rescissorie”, oppure “correzioni culturali che trasformano un corpo biologico in uno culturale”. THOBIE NATHAN, noto etno-psichiatra di origine egiziana, e che opera in Francia nelle strutture pubbliche per gli emigrati, definisce le MGF “traumatismi culturalmente organizzati”, molto simili alla marchiatura che viene tradizionalmente inflitta al bestiame.
Tutte queste definizioni in fondo, ci suggeriscono che la corporeità è sempre culturalmente e socialmente definita e che l'escissione e le altre pratiche chirurgiche, agli organi genitali, sono messe in atto al fine di creare la donna in quanto tale, assegnandole un determinato posto sociale. Nel 1980 l'OMS ha considerato le MGF un problema di salute pubblica, di cui condanna con fermezza ogni forma. Nel 1986, la Commissione per i Diritti Umani, ha confermato che questi interventi rappresentano un serio rischio per l salute mentale e fisica della bambina e della donna e, nel 1990, anche il Parlamento Europeo, ha condannato tali costumi.
Sono ormai valutate intorno alle 40.000 le donne immigrate che hanno subito in Italia queste pratiche e 6.000 le bambine, mentre 2.000 sono a rischio. La Regione Lombardia ha stanziato 100.000 euro per il primo monitoraggio sulle dimensioni effettive del fenomeno, con lo scopo di tutelare la salute delle DONNE IMMIGRATE.
Come ci spiega KHALED FOUAD ALLAM, sottolinea pure che prevale sempre il sentimento della comunità, piuttosto che quello della società. Sul piano della storia, noi registriamo una lenta, non compiuta evoluzione dalla comunità alla società, per esempio, anche in Italia.
Si può parlare di comunità, quando i suoi membri antepongono gli interessi collettivi (valori, norme, costumi, ecc.) a quelli individuali. Insomma, nelle comunità i membri sono poco individualizzati. Si ha più propriamente la forma societaria, quando domina la volontà individuale.
E' a partire all'incirca dal Seicento-Settecento che gli individui acquisiscono il diritto di preesistere alla Società data, che non si presenta più come una totalità sovraordinata, bensì come un'associazione di singoli. E' anche in virtù di questi passaggi epocali che le donne hanno, acquistato il diritto a essere considerate degli individui, e, in quanto tali, per esempio poter votare nelle democrazie.
Ma l'Italia ha fatto molto più fatica a evolvere in questa direzione, tanto è vero che non sono trascorsi molti decenni da quando lo stupro era considerato un reato contro la morale. Ora lo è contro la persona. Non molto tempo è trascorso dall'esercizio della “patria potestà”, espressione indubbia della superiorità dell'uomo e del suo essere proprietario della famiglia, moglie compresa.
Quando noi oggi parliamo di “legami d'amore”, lo facciamo pensando a soggetti egualitari in quanto individui. Per tornare all'argomento delle Mutilazioni genitali, occorre ricordare che la CIRCONCISIONE MASCHILE è stata da FREUD considerata una sorta di INIZIAZIONE VIRILE. Espressione della sottomissione alla volontà paterna.
Necessaria per legittimare la successione al potere nella comunità dei diseguali. La CLITORIDECTOMIA, è in fondo funzionale a questo modo di pensare, perchè non fa altro che eliminare l'organo, espressione della singolarità e della autonomia femminile in fatto di PIACERE EROTICO, “consacrando” la donna alla penetrazione per il PIACERE DEL MASCHIO” E PER LA SUA DISCENDENZA.
L'INFIBULAZIONE sancisce un ulteriore grado del CONTROLLO MASCHILE e induce a pensare che intorno alla vagina si concentrano molte angosce maschili, anche legate a fantasie incestuose.
Scrive una ricercatrice somala:”L'ENFASI SULLA VERGINITA' impone alle ragazze mutilazione, infibulazione e severe proibizioni di ogni tipo di attività sessuale, prima del matrimonio. Quelle che deviano da questa regola sono guardate con disprezzo dalla società. Perchè anche il più liberale degli uomini respinge la possibilità di sposare una donna con esperienze sessuali prematrimoniali. Se durante il fidanzamento l'uomo apprende che la sua fidanzata non è vergine, immediatamente la rimanda alla sua famiglia e chiede la restituzione del prezzo della sposa. In Italia non siamo lontani anni luce da questa cultura e mentalità, perchè abbiamo soltanto da una ventina di anni eliminato il DELITTO D'ONORE, che prevedeva una serie di attenuanti, quando la violenza contro il corpo di una donna, in certe regioni, veniva considerata un danno morale nei riguardi della famiglia, o meglio dei padri, dei mariti, dei fratelli, dei figli maschi.
Nella CONDIZIONE DEI MIGRANTI spesso ritorna a prevalere, o a riconfermarsi l'importanza della comunità e, dunque, delle donne come simbolo del CORPO GRUPPALE e delle sue gerarchie patriarcali. Le pratiche escissorie, possono avere un'importanza rinnovata in una situazione, che l'UOMO MIGRANTE è costretto a vivere come perdita di potere a causa di altri maschi che detengono il CONTROLLO POLITICO E SOCIALE su tutto il mondo circostante, donne comprese.
Scrive l'antropologa MICHELA FUSASCHI:”Lasciare la CLITORIDE significherebbe, da un lato, sovrapporre alla figura dell'uomo quella della donna, o meglio “fare di lei l'eguale dell'uomo” “e provocarlo nella sua umanità”; dall'altro, per gli uomini “lasciarle il potere”.
Le MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI avrebbero quindi una sorta di funzione calmante, volta a tenere sotto controllo la sessualità della donna, dunque il suo desiderio di essere, esistere, contare alla pari; ma anche di conferire all'uomo il potere di gestire in tutto e per tutto la sua VITA SESSUALE”. (MICHELA FUSASCHI, I SEGNI DEL CORPO. PER UN'ANTROPOLOGIA DELLE MODIFICAZIONI GENITALI FEMMINILI”, BOLLATI BORINGHIERI, TORINO, 2003).
LE DONNE NELL'ANTICA GRECIA, e altrove nel mondo sarebbero segnate da una sessualità e lasciva, di cui la cagna sarebbe il paradigma animale.
Del resto nel 1925 il 10% delle misure previste per reprimere la MASTURBAZIONE FEMMINILE, era di tipo chirurgico.
Le donne, nella logica della comunità, sono gli oggetti mediatori dei legami allo scopo di costruire l'IDENTITà COLLETTIVA E IL SENTIMENTO DI APPARTENENZA.
OGGETTI APPUNTO NON SOGGETTI. Pare che siano numerose le donne emigrate, che, dopo un parto, chiedano la re-infibulazione, perchè temono di non essere più accettate dai mariti.
Ci sono stati dibattiti molto agitati intorno all'ipotesi di praticare nelle strutture sanitarie pubbliche una puntura sotto anestesia, come alternativa alle MGF e in nome del principio della “RIDUZIONE DEL DANNO”.
A questo proposito si è levata forte la parola di una ginecologa, che ha fatto esperienza in un paese africano, dove si è tentato di introdurre questa pratica. Secondo lei, “la riduzione del danno”, va bene nei paesi, e sono ancora molti, dove si praticano le MGF. Non in Itali, perchè qui significherebbe comunque introdurre il principio che sul CORPO FEMMINILE si interviene , sia pure quasi simbolicamente, per sancirne il ruolo di sudditanza.
Come si può vedere, siamo chiamati in causa anche noi, perchè questo è un problema che ormai ci riguarda per via dell'emigrazione massiccia di questi anni. (ILEANA MONTINI, SOCIOLOGA E PSICOTERAPEUTA, a cura di Carlo Castellini).



Martedì 17 Luglio,2018 Ore: 21:43
 
 
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