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www.ildialogo.org L’ORA DELLA VERITÁ,di Franco Casati

L’ORA DELLA VERITÁ

di Franco Casati

In questi giorni di pandemia mi raccolgo in meditazione, cerco una risposta, un nuovo punto di equilibrio di fronte a una presenza di morte dettata da una forza oscura. Il chiasso che tanti fanno per distrarsi non mi riguarda; anche il leggere, l’ascoltare musica e altro io l’ho sempre fatto, non mi interessa più. Sto in ascolto. Questo nemico mortale non lo vediamo con gli occhi, non è un’entità materiale che possiamo toccare coi sensi. Impariamo che la realtà della materia è nel microcosmo, anche noi profani della scienza. Già, la scienza, l’ultimo baluardo a nostra difesa, a caccia di un invocato vaccino. Ma per adesso si muore.
Rifletto sul fatto che tante persone vivono, da sempre, come se la morte non esistesse, come se la vita fosse eterna, visto che l’unica preoccupazione, per loro, è di impossessarsi dei beni materiali, superflui, di realizzare un profitto. In questo senso mi auguro che l’epidemia, per queste persone, sia come una medicina, dopo che li abbia presi il terrore di perdere tutto, inopinatamente. Non voglio fare la morale a nessuno, per carità. Tutti siamo attaccati ai nostri beni, viviamo di desideri, di piaceri, di relazioni. Il punto non è questo. Semmai è un altro, quello che la filosofia ha identificato come l’Etica, quella universale, quella di Aristotele o di Kant. O secondo la riflessione degli Stoici, della moderazione e del distacco. O ancora nel solco comune dell’insegnamento delle grandi religioni, quella che porta verso la santità.
Mi chiedo se per noi, esseri pensanti, la vita possa avere un senso se legata solo alla trasformazione della materia, dell’energia, insomma alla metamorfosi della natura. Questo sarebbe il punto di vista del pensiero ateo. La scommessa, che mi sento di fare, è quella che, col nostro libero arbitrio, possiamo partecipare a questo processo, seguendo la strada della filosofia o della religione, in un percorso di purificazione dal vissuto materiale che ci condiziona, che ci pesa. Perciò, pur mettendo in campo tutte le energie a favore, in questo frangente di COVID-19, della ricerca scientifica per sconfiggerlo, rassegniamoci anche ad accettare con distacco una forza che riconosciamo come superiore alla nostra, come tante altre calamità naturali. L’etnologo Claude Lévi Strauss scriveva in ‘Tristi Tropici’ che la terra è nata senza l’uomo e morirà senza l’uomo.
Detto ciò, se l’esito di questa epidemia anche per me fosse mortale, a parte la paura per il soffocamento e il dispiacere per il dolore verso le persone che lascerei e che mi vogliono bene, potrei anche sentirmi sereno, magari conscio del privilegio di essere anziano e di avere assolto, per la maggior parte, i miei obblighi verso la società e di non avere più figli da crescere. Il mio pensiero va semmai a quelli più giovani di me che guardano al futuro. Da lettore di poesia sarei anche memore di quella virile accettazione del destino di leopardiana memoria, di uno che, attraverso il dolore, ha dimostrato di amare la vita.
In questa cappa di silenzio rotta solo dal suono delle ambulanze (restando anch’io chiuso in casa per difesa e desiderando di vivere ancora), scopriamo di non essere padroni della vita e della morte. Ci sentiamo solidali e riconoscenti con chi si sta prodigando con senso del sacrificio e a rischio della propria incolumità per salvare vite umane (tanti anziani medici pensionati si sono offerti come volontari), e impariamo a guardare al nostro vicino anche dallo spazio di un poggiolo. Coltiviamo la pietà e la preghiera per quanti sono deceduti.
Dopo questa esperienza le persone cambieranno in meglio? Me lo auspico, ma non ne sono convinto perché molti, purtroppo, scampato il pericolo, si lasceranno tutto dietro le spalle in breve tempo, compresa la solidarietà e l’Inno di Mameli.
I segni dei tempi non sono favorevoli per il futuro, se non saremo capaci di una decisa inversione di rotta, quella invocata a gran voce dai giovani, proprio in campo ecologico, oltre che economico-sociale. Dovremo anche attivarci per far sì che le conseguenze politiche del ‘Coronavirus’ diventino positive. Abbiamo ancora tanto di che riflettere e operare.
Franco Casati



Mercoledì 25 Marzo,2020 Ore: 21:45
 
 
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