- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (320) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org PER UN GRANDE LIBRO SU DANTE ALIGHIERI,di Sebastiano Saglimbeni

PER UN GRANDE LIBRO SU DANTE ALIGHIERI

di Sebastiano Saglimbeni

Ho scritto questo testo alcuni anni fa. Lo ripropongo, ora che si celebrano i 700 anni della morte di Dante, ai lettori de Il Dialogo di Monteforte Irpino che dirige l’insonne giornalista e teologo Giovanni Sarubbi. Qui si legge quanto ho potuto esprimere su un grande libro, non più in commercio, di una dantista inglese..
Un libro, tra i tanti, sulla vita e l’opera di Dante Alighieri è stato scritto da Barbara Reynolds. che. la nota del secondo risvolto del titolo, già divulgato dalla famosa e raffinata editrice Longanesi, qualifica “tra i maggiori studiosi di Dante al mondo”. E’, fra l’altro, Barbara Reynolds la traduttrice in lingua inglese della terza cantica della Commedia il “Paradiso, “dopo la morte di Dorothy L. Sayers”, della “Vita nuova” e dell’ “Orlando furioso” dell’Ariosto.
L’autrice informa all’inizio dell’“Introduzione” del grosso titolo, di circa 500 pagine, che l’opera “getta un nuovo sguardo su Dante” e che “dopo una vita professionale di lezioni e conferenze sull’argomento, in cui” ha “dato rispettosamente conto di quelle che erano allora le opinioni invalse” ha “deciso di rileggere tutte le opere dell’autore, questa volta con spirito indipendente”.
Per la realizzazione di questa impresa tanto tempo e studio estenuante, rivolto, soprattutto, alla diversa consultazione storiografia su Dante per vagliarla e per ritenerla ora valida ora invalida. La studiosa di Dante mi motiva a leggere la sua opera con un’amarezza irreversibile, in quanto non ho potuto, per varie cause, leggere, come si doveva, tutta la scrittura del nostro Poeta, pure ben curata da nostri studiosi italiani. La sua opera, DANTE/La vita e l’opera, offre un genere di lettura agevole, pure resa tale - va scritto di diritto - nella nostra lingua dal traduttore Alessio Catania. Ma si deve osservare che tante notizie sulla vita e sulla scrittura dantesca non si rivelano una novità assoluta nei cinquantasei punti trattati. Rilevanti le pagine dell’ “Epilogo” con l’inserimento della Maschera di Dante e i Diagrammi dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, ma pure le “Note” e l’ “Indice dei nomi”.
Leggiamo nelle pagine, “Dante e Guido Cavalcanti”, che l’opera ”Vita nuova” costituì il frutto dell’amicizia tra i due poeti. Quel trattato venne scritto ad uso dei poeti, una silloge di testi lirici giovanili, accompagnati da altri in prosa. “Non è chiaro”, osserva l’autrice, “se il titolo si riferisce all’intera opera. Esso deriva dalle parole latine Incipit vita nova ricordate da Dante all’esordio quale ‘rubrica’ delle prime pagine del ‘libro de la mia memoria’, e potrebbe pertanto rappresentare solo un’introduzione ai primi capitoli, relativi all’infanzia. L‘ipotesi che l’autore si prefiggesse anche altri titoli è corroborata da almeno due indizi. Il lemma latino novus non significa solo ‘nuovo’, ma anche ‘primo’, ‘inesperto’, ‘intentato’; e può significare altresì ‘meraviglioso’, ‘straordinario’, ‘inaudito’. Di fatto il sintagma ‘vita nuova’ non appare mai nel libro, ma Dante ne avrebbe fatto menzione con questo titolo nel Convivio, opera filosofica cui l’autore attese nei primi anni d’esilio”. Un dotto riferimento, questo, all’opera “Vita nuova, di cui l’autrice ancora discute sul termine informando che appare, in modo sibillino nella seconda cantica, il “Purgatorio”, quando, Beatrice, mentre parla agli angeli di Dante, svela:
“ ‘questi fu tal ne la sua vita nova
virtüalmante, ch’ogne abito destro
fatto avrebbe in lui mirabil prova’ ”.
Nel primo endecasillabo forse un’ allusione all’opera del Poeta.
Le pagine si articolano finemente, paiono una narrazione, nella quale compaiono i nomi di altri poeti toscani, tutti colti, come Brunetto Latini, l’autore del “Tesoretto, Dante da Maiano, Lapo Gianni, Cino da Pistoia, Guittone d’Arezzo, Guido Guinizelli e Cecco Angiolieri. Nomi che leggemmo nei comuni manuali scolastici, ne studiammo alcuni testi poetici. Osserva la studiosa, mentre parla del dolce stil, che Dante da Maiano non “era stato l’unico a prendersi gioco” dell’Alighieri, ma pure Cecco Angiolieri, quell’autore “di versi irriverenti”. Ma la studiosa non cita versi dell’uno e dell’altro. Ad esempio, di Cecco, che dedicò tre sonetti irriverenti a Dante. Indimenticabile quello dall’incipit che recita:
“Dante Alighier, s’i’ so bon begolardo,
tu mi tien’ bene la lancia a le reni...”.
Nella chiusa di queste pagine su Cavalcanti, la Reynolds scrive che “opinioni di Cavalcanti sulla “Vita nuovanon ci sono. Si può presumere che fosse lusingato da un’opera scritta sulla scorta dei suoi consigli. Ma non era destinato a sapere che era solo il primo passo di un viaggio senza precedenti, poiché morì appena nel 1300. Le circostanze della sua morte, in cui Dante fu “tragicamente coinvolto” si leggono nel capitolo successivo, dal titolo “Sventura”. Qui, la scrittura della studiosa si intensifica di fatti riguardanti quel clima arroventato politico, ma nutrite restano le comunicazioni letterarie, fatte con diverse citazioni. Quel clima arroventato riguarda Firenze e i suoi uomini, di parte bianca e di parte nera. Ed è qui che la storia di Guido, del grande lirico, si compie. Tra gli uomini di quella Firenze, Corso Donati, capo dei neri, una “figura attraente, popolare, agguerrita e ambiziosa”, fratello di Forese, pure un cugino di Gemma Donati, la moglie di Dante, era un acerrimo nemico di Guido Cavalcanti, che aveva “soprannominato ‘Cavicchia’ e pare
che avesse cercato anche di farlo uccidere. In rivalsa, Cavalcanti gli scagliò addosso un’alabarda, mancando però il bersaglio”. Guido, inviato tra i principali esponenti
di parte bianca a Sarzana, in Lunigiana, dove la zona era infestata dalla malaria, si ammalò ma fu “autorizzato a tornare a Firenze, dove morì alla fine di agosto. Fu una tragica conclusione per una amicizia che tanta importanza aveva avuto nella giovinezza di Dante”.
Bisognerebbe scrivere ancora più a lungo su questo lavoro di una autrice inglese che intende bene alcuni autori della nostra letteratura italiana e li divulga, come meglio può, nella sua terra dalla lingua egemonica, ma dobbiamo sorvolare trattando un po’ sulla parte dal titolo “Epilogo”. In questa, leggiamo la storia della Commedia, il viaggio di Dante, inviato a Venezia con una delegazione voluta dal suo mecenate Guido da Polenta, signore di Ravenna. Il compito della missione era quello di negoziare la pace con il doge. Dante partì per Venezia con la delegazione via mare. L’esito fu favorevole, perché venne scongiurata la guerra e si ristabilì la pace tra le due città, in virtù, soprattutto, della “fama di oratore e della lunga esperienza politica” di Dante. Non pare che l’ambasceria avesse fatto ritorno a Ravenna, ma Dante certamente, “via terra, attraverso le paludi di Comacchio”. La malaria l’aveva contaminato lungo il viaggio. Raggiunta Ravenna, morì “nelle prime ore del 14 settembre del 1921”, all’età di cinquantasei anni. E qui quella storia del manoscritto, riguardante gli ultimi tredici canti della Commedia, “di cui non aveva avuto il tempo di approntare le copie”. Il Poeta aveva conservato il “manoscritto in un armadio a muro della stanza che gli era servita da studio”. Dopo che venne sepolto, i figli Pietro e Iacopo si accinsero ad ordinare le carte del genitore, ma non vi trovarono, tanto rattristati, gli ultimi tredici canti del Paradiso. Eppure erano certi che il genitore aveva portato a termine l’opera. Ma il manoscritto si chiudeva con il canto XX. Forse il poeta aveva inviato, come soleva, “stralci del poema a Cangrande della Scala”. Presso il signore veronese non venne trovato nulla e i due figli si erano così provati a scrivere la conclusione, ma “l’impresa era decisamente al di là delle loro forze”. A risolvere il mistero sarebbe stato lo stesso Poeta che apparve in sogno a Iacopo al quale svelò dove si trovava il manoscritto “nascosto sotto un mucchio di altri oggetti, coperto di muffa”. Che il figliò “ripulì per bene. Erano i tredici canti mancanti”. La Reinolds ora chiama in causa Giovanni Boccaccio, che narrò questa vicenda, il primo che nel 1351, all’età di trentotto anni, scrisse la biografia sul Poeta. A documentare lo scrittore era stato il cronista Giovanni Villani, uno ch’era stato vicino a Dante, e l’intimo amico del Poeta, Cino da Pistoia.
Dal lavoro dell’autrice inglese cogliamo alcune offese al Poeta, non divulgate dai comuni testi. Riguardano quella sconcertante presa di posizione da parte dell’Ordine fiorentino dei padri domenicani che nel 1335 proibì la lettura delle opere dantesche, e l’azione ugualmente sconcertante del dotto teologo Guido Vernani, che “si scagliò contro il poeta fiorentino definendolo ‘vas diaboli’ e ne condannò il trattato politico Monarchia, che fu dato pubblicamente in fiamme”.
Una grande risposta a quel vituperio perpetrato nei confronti del Poeta arrivò dal Boccaccio, che con “umiltà si dispose a riparare a un tale oltraggio e a rendere onore al ‘chiarissimo uomo ’ ”. Una difesa e una giustizia, pertanto, l’azione del Boccaccio che “riuscì ad ottenere dalla città [Firenze] un qualche risarcimento a beneficio della figlia di Dante, suor Beatrice, entrata in convento a Ravenna, e fu lui a recarvisi per consegnarle personalmente, a lei ormai vecchia, dieci fiorini d’oro”. Quella biografia sul Poeta si divulgò con certa efficacia e capovolse l’opinione astiosa dei fiorentini nei confronti del loro concittadino, i quali chiesero con un’istanza ai priori di organizzare pubbliche lezioni sulla Commedia. I priori accondiscesero e diedero incarico allo stesso Boccaccio, sessantenne, che “ divenne così il primo oratore di una lectura Dantis ”, ma non poté il grande uomo, generoso e giustiziere “completare il suo ciclo di conferenze” perché morì.
Il Boccaccio tuttavia non condivise “le connotazioni profetiche” nella Commedia, pure quell’ “ordine mondiale posto sotto l’egida suprema di un imperatore europeo”. Assai certo il suo riconoscimento nei confronti dell’ “arte somma del poeta e della sua estrosa padronanza del volgare toscano, con particolare riferimento alla ricchezza e alla padronanza dei registri utilizzati: narrativo, drammatico, lirico, oratorio e ingiurioso”. Tale giudizio si protrae da settecento anni e Dante resta il fondatore della letteratura moderna e la sua genialità poetica, “la sua visione dell’amore divino continuano a richiamare l’attenzione dei lettori”. La nostra studiosa inglese cita l’ultimo verso del sonetto che Carducci dedicò a Dante e che recita: “ Muor Giove, e l’inno del poeta resta”.
Infine, con una semplicità, conclude che “molto dobbiamo alla generosità, al coraggio, all’ardente devozione di Boccaccio (compresa l’incorporazione dell’aggettivo ‘divina’ nel titolo del poema dantesco): non solo per le copie della Comedia da lui vergate e per le informazioni che raccolse, ma soprattutto per aver dato prova di una indipendenza intellettuale fiera di crearsi le proprie idee e di proclamarle senza paura”.



Lunedì 20 Gennaio,2020 Ore: 15:04
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Cultura

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info