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www.ildialogo.org LA ROSA CON IL NOME DI NONANTOLA,di Beppe Manni

LA ROSA CON IL NOME DI NONANTOLA

di Beppe Manni

Sono appena terminate le quattro puntate del “Nome della rosa” tratte dal romanzo di Umberto Eco scritto nel 1980. Rileggendo il romanzo e guardando la fiction non ho potuto non pensare al nostro grande monastero benedettino di Nonantola, dalla gloriosa storia certamente più importante della sperduta Abbazia sulle Alpi dell’Abate Ammone. Proprio domenica 7 viene presentato a Nonantola, un volume di Matteo Malagoli che parla di preziosi codici nonantolani dispersi per il mondo.
Nonantola due secoli prima degli avvenimenti raccontati nel “Nome della rosa” era abitata da quasi 900 monaci benedettini che come chiedeva la regola di Benedetto accoglievano i pellegrini, curavano i malati nell’ospitale, dissodavano la terra, pregavano cantando nel coro con una scrittura musicale inventata proprio qui; scrivevano e miniavano codici nello scriptorium. Gli intrighi che attraversano le pagine del romanzo di Eco sono poca cosa in confronto a quello che deve essere avvenuto nel monastero fondato dal longobardo Anselmo nel 752 olim dux militum, nuc dux monachorum. Non è ancora stata scritta una storia completa del Monastero. Ma dai documenti, dal tesoro e dalle sculture, si evince una trama di avvenimenti non ancora raccontati. Era un monastero ricco di reliquie: sette santi tra i quali S. Anselmo e due papi Silvestro e Adriano. Silvestro è il papa che ricevette nel 313 da Costantino imperatore la libertà di culto per i cristiani. Non a caso sembra che proprio nella cancelleria imperiale nonantolana sia stato redatto il famoso falso storico-diplomatico della ‘donatio costantiniana’, con il quale il papa ‘costrui’ il fondamento legale dei suoi possedimenti. Adriano stava viaggiando nelle nostre contrade per andare in Germania a una dieta, morì a san Cesario territorio del monastero. I bravi monaci ‘prelevarono’ il corpo insieme al tesoro che portava con sé e lo fecero anche santo. Il Monasterium possedeva terre, biblioteche, chiese in Italia, in Europa e in oriente, se guardiamo il piccolo ma importantissimo resto dell’antico tesoro. Ma anche la silenziosa cripta dalle 80 colonne con capitelli ravennati e le maestose absidi con scodelle laccate in oriente. Il portale scolpito da Viligelmo. Nel 1117 un violento terremoto che colpì la Pianura Padana arrecò gravi danni all’abbazia. Ancora oggi questo fatto è testimoniato dall’iscrizione latina sull’architrave fessurato del portale. O gli affreschi del refettorio di fattura nordica. E poi i codici, e 4500 pergamene alcune firmate da Carlo Magno, Carlo il Grosso, Matilde ecc, reliquari, stoffe che vengono dall’Europa e da Costantinopoli come il pezzo della croce di Cristo rivestita di lamine d’oro con cammei preziosi. L’Abazia aveva dei litigiosi confinanti che ne ambivano le ricchezze e il prestigio. I Longobardi, i Franchi e i Bizantini prima. Ma poi Matilde di Canossa, Ravenna, il vescovo di Modena vicino all’Imperatore e il vescovo di Bologna vicino al Papa. L’abate Godescalco nel 1058 ‘regalò’ terre ai coloni non per carità cristiana ma perché aveva bisogno che gli costruissero e mantenessero le mura di cinta del monastero guardato dalla possente torre dei bolognesi e dei modenesi. L’elenco dei personaggi passati tra le sue mura, papi, imperatori, vescovi, dotti clerici (Carlo Magno, nel 1077 Papa Gregorio VII l’amico di Matilde, festeggia qui la pasqua; passò anche Dante, sembra) e pellegrini che in viaggio verso Roma e Monte S. Angelo e l terra santa venivano a tessere le loro trame diplomatiche o a venerare le reliquie: dimostrano l’importanza di Nonantola nell’Alto Medioevo.
Nel XIII secolo la scuola monastica e lo scriptorium rapidamente decadono, perdendo il confronto con i vicini centri cittadini, soprattutto con Bologna dove è già attivo lo Studium. Nascono intanto nelle città gli ordini mendicanti i Francescni e i domenicani più vicini al popolo.
Nel 1325 al tempo del romanzo di Eco, Nonantola dopo la battaglia di Zappolino, passa sotto il controllo della Modena estense. Nel 1449 Muore l’ultimo abate regolare. Gli abati commendatari non sono residenti. Carlo Borromeo abate commendatario, nel 1552 viene a Nonantola per fondare il primo seminario d’Italia. E’ un duro esecutore dei decreti del Concilio di Trento e un instancabile bruciatore di streghe. Nella sua stanza subisce un attentato: un colpo di archibugio nella notte che miracolosamente non va a segno.
Nonostante periodi di decadenza e spoliazioni, furono scritti e miniati 259 volumi che vennero a costituire l’antica Biblioteca abbaziale poi dispersa. Diversi codici nonantolani sono stati identificati in varie biblioteche europee: Londra, Parigi, Dublino, Bamberga, Vercelli, Bologna, Modena, Firenze. Attualmente i nuclei maggiori di tale patrimonio librario sono conservati a Roma (Biblioteca Apostolica vaticana e Biblioteca Nazionale Centrale), mentre a Nonantola rimangono solo 3 esemplari custoditi nel Museo Benedettino e Diocesano di Arte Sacra e facenti parte del Tesoro abbaziale: si tratta dell’Acta Sanctorum (X-XII secolo), del Cantatorio (XI secolo) e dell’Evangelistario detto “di Matilde di Canossa” (XI-XII secolo).
La bibliteca conserva 131 pergamene precedenti l’anno mille: il deposito europeo più ricco. Mons Augusto Corradi archivista durante l’occupazione tedesca, era un buon amico dei fascisti e ne approfittò per tenere ben nascosto quelle preziosissime pergamene che raccontavano la nascita dello stato germanico. “Se Hitler, diceva, lo avesse scoperto avrebbe fatto portare tutte le pigramente a Berlino”.
Nella sala verde del ex monastero sono elencati i i 91 abati: il primo Anselmo, l’ultimo Erio Castellucci vescovo di Modena e abate di Nonantola
IL SORRISO DELLA ROSA
Ridere fa buon sangue
La trama del Nome della Rosa si sviluppa sulla ricerca di un famoso libro di Aristotele tenuto nascosto la cui ultima copia è gelosamente conservato nella biblioteca dl monastero dal misterioso e feroce monaco Jorge. Che cosa contiene il II libro dell’Etica di Aristotele? Parla della commedia e del riso o meglio sorriso.
Scherza coi fanti e lascia stare i senti recita l’antico proverbio



Lunedì 15 Aprile,2019 Ore: 22:25
 
 
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