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www.ildialogo.org PER IL LIBRO,di Sebastiano Saglimbeni

PER IL LIBRO

di Sebastiano Saglimbeni

Prologo
“Io tutti i libri li lacerai, me ne uscii fuori a cercare nel libro della vita la verità(...). Mi curvai su tutte le erbe della terra e le pregai di svelarmi il segreto della vita”. Una proposizione, questa, di una finezza poetica, scritta da Nikos Kazantzakis e che si legge nell’operetta dal titolo Commedia divulgata nel 1980 a Verona dalle Edizioni del Paniere. Stupenda - colgo l’occasione per ricordarlo - la traduzione dal neogreco che aveva eseguito quel grande Filippo Maria Pontani, autore, fra l’altro, di una straordinaria letteratura greca, che aveva - se ben ricordo - pubblicato per la prima volta l’editore messinese D’Anna.
Dalla citazione, di cui sopra, emerge una sorta di ironia che sa di rifiuto riguardante le scritture contemplate nella carta. Diversamente, in tempi remoti, si esprimeva, a proposito, il filosofo stoico Seneca che consigliava a Lucilio di “cercare ogni giorno nella lettura un aiuto”.
Ricordo quando noi studenti, figli di umile gente, visitavamo, negli anni lontani, quando l’Italia stentatamente usciva da quelle terribili macerie e miserie che aveva generato l’ultima guerra mondiale, due librerie dell’usato e dell’antico a Messina. Una gestita dal signor Cannarozzo, l’altra dal signor Chiofalo, figure singolari. Non trattavano allora solo libri usati e antichi, ma scolastici. Ed era con i manuali scolastici usati e con le dispense costose di certi docenti universitari che noi studenti, superato l’esame, spesso squattrinati, potevamo, rivendendoli, ricavare da queste due librerie un po’ di soldi per goderci la proiezione di un film o per sederci come dei signori al Caffè Irrera, per assorbire una granita al limone o con la panna.
Non è un’ iperbole la locuzione si “Si legge poco”, che spesso si sente ripetere. Ma si sentiva ripetere, in verità, diversi anni fa, quando, invece, si leggeva e le librerie commissionavano titoli di vario genere ai rappresentanti editoriali, titoli che riuscivano a vendere, ai lettori, alle biblioteche pubbliche e a quelle scolastiche.
È certo che nelle case, non solo di gente colta, diplomata e laureata, vi sono molti libri di vario genere e qualità. Non pochi se ne sbarazzano come se generassero peste, ma c’è, generalmente gente povera, che li tiene cari come il pane quotidiano; c’è chi, carente di spazio, pure vecchio, crede che i cari libri finiranno come comuni rifiuti nei cassonetti, pertanto, li vende o se non trova come, li dona. Un amico, operaio in un’acciaieria, mi decantava i Poemi omerici, i Lirici greci, le opere di Lucrezio e di Virgilio, i nostri classici italiani, ad iniziare dal 1300, sino ai nostri giorni, alla triade Ungaretti, Montale, Quasimodo, non tralasciando i consistenti Vittorini, Gadda, Moravia, Gatto, Volponi, Pasolini e Pavese. Mi diceva che un po’ per volta li leggeva, come arricchimento della sua condizione sociale ed umana. Mi parlava, fra l’altro, con una conoscenza e passione invidiabili, del libro vecchio ed antico, mentre si lamentava del poco salario e del poco spazio dentro i suoi modesti muri domestici. “Se avessi spazio, a parte i pochi soldi, mi priverei di un vestito pur di avere alcuni libri antichi, non certo quelli assai costosi”, mi ripeteva nelle nostre conversazioni.
I libri vecchi e antichi con i prezzi si possono pure invenire in internet con i nomi delle librerie specializzate rivenditrici. Poi esistono delle pubblicazioni, guide che li contemplano. Vi puoi scoprire magari un titolo inconsistente come contenuto che, nel tempo, si è magicamente rivalutato, pure perché contiene delle immagini, delle dediche scritte dagli autori.
 
La libreria Catullo di Verona ora Libraccio
Ho conosciuto un raffinato giovane milanese che predilige il libro con le dediche e lo acquista. Si chiama Silvio Fiechter che, dopo una regolare maturità classica, ha scelto di fare il cercatore e il rivenditore di libri usati di varia cultura. Silvio è il figlio di Piero, uno dei fondatori del Libraccio. Che hanno aperto omonime librerie ad Alessandria, Bergamo, Bologna, Brescia, Busto Arsizio, Chiavari, Curno, Genova, Sestri Ponente, Milano, Monza, Pisa, Savona, Torino, Varese e Verona, di recente.
La libreria Catullo di Verona, che per mezzo secolo hanno gestito Bruno Ghelfi e Marisa Benini, ora si fregia del nome Libraccio. Vi lavorano Carmine De Gregorio, Carlotta Steccanella, Sara Trevisani, Valentina Sauro e Luca Mantovani. Una rosa, che espande il sorriso e il profumo del libro. Ed in nome del libro vive, nonostante la crisi, che, soprattutto, come è risaputo, colpisce la cultura.
Ma mi si consenta qui una nota di onore per Marisa e Bruno. Quest’ultimo, ottantenne, è passato di là, Marisa vive, ma non ritorna dal quartiere, un po’ fuori città, a rivedere la sua ex libreria, la sua chiesa, dalle migliaia di opere di vari editori. La sua ex libreria ora si è radicalmente trasformata. Libreria nuova, vita nuova. Non le appartiene più e lei non vi ritornerà mai più, probabilmente nemmeno per estendere una sua occhiata laddove visse e dialogò con tante, tante persone della società, alta e media, veronese. Non vedrebbe più le sue cose. Nella sua libreria entrarono uomini come Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo, Giovanni Comisso, Carlo Bernari, Eugenio Ragni, Alfonzo Gatto, Paolo Volponi, Carlo Cassola, Indro Montanelli, Piero Chiara, Giuseppe Berto, Giorgio Saviane, Alberto Bevilacqua, Roberto Gervaso, Jean Pierre Jouvet, Gino Colombo, Mario Pomilio, Melo Freni, Vincenzo Consolo, Aldo Busi, Tonuti Spagnol, Silvio Pozzani, Arnaldo Ederle, Franco Casati ed altri. Non si contano i pittori con le loro mostre che gestiva Bruno, il fratello del noto gallerista Giorgio.
Marisa, qualche volta, mostrava, con orgoglio, ai suoi amici le foto con gli illustri personaggi. Solo qualcuno vive di questi. Tanti veronesi che frequentarono la libreria Catullo non ci sono più. Chi vive non dimentica Marisa, la sua cultura, la sua l’arte di libraia.
Avevo creduto con sincera amarezza che una porta si era chiusa, quando non l’avevo rivista, assieme a Bruno, nella libreria serrata in via Roma, 7. Al contrario, stava per schiudersi una nuova libreria con dentro tante, tante opere che pure i poveri possono comprare. E sono spesso i questi che cercano ogni giorno nella lettura un aiuto.
La rosa delle persone sopraddette non propone libri in vendita, ma acquista quelli usati. E colui chi si libera da questi vuole realizzare un po’ di moneta, che giova in questi tempi neri. Rari sono coloro che lo fanno per mancanza di spazio.
Vita lunga alla libreria Libraccio-Catullo, in via Roma, a pochi passi dalla grande piazza Bra con il suo secolare anfiteatro, una consistente fonte economica veronese.
Nella prima immagine 1975
Da sinistra: Marisa Benini, Giuseppe Berto(seduto),Bruno Ghelfi, Sebastiano Saglimbeni, Luciano Gnugnoli.
Nella seconda immagine 1972
Da sinistra: un’insegnante, Sebastiano Saglimbeni, signor Bianchini, Marisa Benini e Carlo Cassola.
Nella terza immagine 2013.
La nuova libreria Libraccio-Catullo(vetrina ed interno).



Giovedì 28 Novembre,2013 Ore: 16:35
 
 
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