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www.ildialogo.org Introduzione dell'incontro presso Comunità La Collina – Serdiana,  24 Ottobre 2013,di Pierpaolo Loi

XII Giornata Ecumenica del Dialogo Interreligioso  Cristiano-Islamico.
Introduzione dell'incontro presso Comunità La Collina – Serdiana,  24 Ottobre 2013

di Pierpaolo Loi

Nella mia introduzione a questo momento di confronto su un tema così importante e prepotentemente attuale – basta scorrere il rapporto sulla libertà religiosa nel mondo del 2012 per verificare come questa libertà sia disattesa in varie parti del Pianeta – vorrei partire dal volantino che ha pubblicizzato l’incontro. A nessuno dei nomi delle persone invitate a partecipare è stata affiancata una parola che indicasse un’identità religiosa o non religiosa (cristiano, musulmano, ateo) piuttosto una delle tante identità che ogni persona porta con sé: essere pastora di una comunità battista come Cristina (la quale è anche madre, appassionata di sacra scrittura o di cinema); riconoscersi in un movimento che rivendica l’assoluta libertà di coscienza e di decisione sulla propria esistenza, che si può esercitare solo in uno stato laico, come Stefano (ma anche essere un geometra, professionista serio); coltivare lo studio della teologia, come il sottoscritto (il quale è anche un maestro di scuola elementare, sposato, che si diletta di musica…). Nel caso di Mamadou, già la sua storia porta il segno di una pluralità di identità e appartenenze: è senegalese, ma cittadino italiano perché sposato con Miriam, è padre, è un artista, un educatore e anche scrittore…
       Spesso l’aver identificato una persona o una comunità locale o nazionale per la sola appartenenza religiosa ha generato conflitti irrisolvibili che sono sfociati in massacri e guerre (dopo l’11 settembre 2001 in Occidente viene teorizzato lo scontro di civiltà)…
Gli storici delle religioni sono oggi concordi nell’indicare l’avvento del monoteismo (sistema nel quale il potere religioso si sposa al potere politico per il dominio)  come il momento decisivo per la negazione del pluralismo religioso: il primo tentativo lo fece il Faraone sul Faraone Amenothep IV, che si proclamò Echnaton, "servo del solo Dio Aton" (13° sec. a.C.). Se c'è un solo Dio, la venerazione di tutte le altre supposte divinità è uno scandalo e deve sparire: è il concetto di verità che prevale sul concetto di diritto della persona.
Un’altra breve riflessione parte dalla constatazione che noi occidentali abbiamo la presunzione di aver introdotto la questione della libertà religiosa o di pensiero e di opinione.
In genere ci si rifà alla Lettera sulla Tolleranza di John Locke (pubblicata per la prima volta in latino nel 1689): Locke dichiarò che un governo deve considerare la religione un affare privato dei suoi cittadini. Il suo compito consiste nella protezione della vita, della libertà e della proprietà dei cittadini; esso non può avere competenze in materia religiosa. Locke non estese questa difesa della libertà religiosa ai cattolici per il fatto che l'obbedienza al papa minava l'obbedienza al potere politico; né un governo dovrebbe, tuttavia, tollerare gli atei, dal momento che senza la fede in un Creatore le convinzioni morali presupposte da un stato ordinato non sopravvivrebbero a lungo.
Questa lettera influenzò alquanto la rivoluzione americana, meno quella francese:  La Dichiarazione francese sui Diritti dell'Uomo del 1789 dice nel suo articolo 10 che nessuno può essere molestato per le sue opinioni, incluse quelle religiose, finché non turba l'ordine pubblico così come stabilito dalle leggi; il Bill of Rights della Virginia del 1776 all'articolo 16, richiamandosi al Creatore, dichiara che tutte le persone hanno pari diritto di professare la propria religione secondo la voce della loro coscienza e che sono chiamate a condividere il dovere comune della pazienza, dell'amore e della compassione cristiani.
Dobbiamo anche riconoscere che altre culture, altri mondi sono stati più tolleranti del mondo cristiano in materia di libertà religiosa: nella Roma pagana c’era più libertà religiosa della Roma, poi, divenuta cristiana. Certo, fino a Costantino il Grande la fede cristiana era una religione tutt'al più tollerata, spesso perseguitata. Ma, non appena il cristianesimo divenne la religione dell'Impero romano, esso smise di essere tollerante verso le altre religioni (vedi la lapidazione, ad Alessandria, della filosofa Hypathia, avvenuta nel 415 per mano di una folla cristiana inferocita).
Uno storico della Chiesa onesto dovrà ammettere che talvolta, specialmente durante il Medio Evo, governanti musulmani e autorità religiose erano in proposito più illuminate e tolleranti di quelle cristiane. La posizione degli ebrei nella penisola iberica, dopo la conquista dei musulmani, era migliorata diventando essi da minoranza perseguitata a minoranza protetta (Cfr. Nikolaus Lobkowicz, Note sulla storia del concetto di Libertà religiosa,in zenit.org).
 Per finire, se guardiamo all’India pensiamo a un universo strettamente religioso spesso identificato con l’induismo. In realtà l’India si connota per la pluralità di tradizioni religiose e una antichissima tradizione ateista. Nel III secolo a.C. l’imperatore indiano Ashoka  affermava che “le sette altrui meritano tutte rispetto per una ragione o per l’altra”. Il testo sanscrito del XIV sec. Sarvadarshanasamgraha (Raccolta di tutte le filosofie) è un’antologia dottrinaria divisa in 16 capitoli: ognuno di essi simpatizza per una posizione diversa riguardo alle questioni religiose, a partire dall’ateismo; suo scopo è fornire strumenti per una scelta informata e avveduta, non segnalare l’incomprensione delle reciproche posizioni (cfr. Amartya Sen, Identità e violenza, Ed. Laterza, Bari 2011, p. 37).     
Il Gran Moghul Akbar (Agra, 2^ metà del XVI sec.) stabiliva: “Che nessuno si intrometta nelle vicende altrui in riferimento alla religione, e che a ciascuno sia concesso di accostarsi alla religione che gli aggrada” (contemporaneamente in Europa si scatenava l’inquisizione…).
Solo con Papa Giovanni (distinzione tra errore e errante) e il Concilio Vaticano II, in specie con la Dichiarazione Dignitatis Humanae (superamento della tesi del primato della verità sulla libertà religiosa come diritto della persona umana), la chiesa cattolica si libera della tesi intransigente dello Stato cattolico, che era rimasta la tesi ufficiale della Chiesa almeno fino alla fine del pontificato di Pio XII.
Siamo arrivati, dunque all’oggi. Senza il passaggio precedente sarebbero inaudite le parole di papa Francesco nella Lettera al direttore del quotidiano “la Repubblica” sul primato della coscienza: “Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che - ed è la cosa fondamentale - la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire” (la Repubblica, 09/11/2013)..



Lunedì 28 Ottobre,2013 Ore: 07:43
 
 
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Dialogo cristiano-islamico

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