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www.ildialogo.org Lettera agli uomini e alle donne di buona volontà in occasione della diciottesima giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico,di Giovanni Sarubbi

Lettera agli uomini e alle donne di buona volontà in occasione della diciottesima giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico

di Giovanni Sarubbi

In fondo alla pagina c'è la possibilità di scaricare il testo in formato PDF

Appartenenti alla stessa religione che si uccidono a vicenda. Cristiani contro cristiani; musulmani contro musulmani; ebrei contro ebrei, e chi più ne ha più ne metta. È successo continuamente nel corso della storia. Sta succedendo ancora oggi sotto i nostri stessi occhi in questo diciottesimo anno di quella guerra infinita iniziata l’11 settembre del 2001 e che non accenna a diminuire la sua intensità.
È il destino comune delle religioni quando esse perdono il senso della loro umanità, del loro essere legate alla vita materiale e concreta dell’uomo, alle persone in carne ed ossa, alla loro umanità e la religione, qualunque essa sia, diventa uno strumento di potere e di oppressione, un modo per dominare sui singoli e sui popoli, cancellando quello che è ricerca di senso alla propria vita che unisce tutti gli esseri umani. È la follia della guerra.
Ed è la follia che si manifesta in tutte le sue più devastanti conseguenze quando le persone diventano insensibili al grido dei bambini uccisi, bruciati vivi, ustionati dai gas o morti sotto le bombe. O quando le persone parlano di geopolitica e tentano giustificazioni a questa o quella iniziativa bellica là dove ci sarebbe invece bisogno solo di impegno per la pace, per la costruzione di ponti ed il superamento dei pregiudizi e delle logiche di potenza. È la follia della guerra che nasce solo e sempre dalle idee di dominio e di sopraffazione, per accrescere la ricchezza di questo o quel ministro o capitano d’industria. È la follia dei produttori di armamenti che rappresentano un giro di affari mostruoso giunto a 1800 miliardi di dollari all’anno. Ogni minuto si spendono nel mondo circa 3,5 milioni di dollari pari a circa 5 miliardi al giorno. È la follia del denaro che impera nelle nostre vite e che le condiziona in modo irreparabile. È la follia che distrugge la nostra Madre Terra, l’unica che abbiamo che nessun essere umano ha realizzato.
Sono cose di cui abbiamo parlato più e più volte in questi 18 anni di dialogo cristiano-islamico e che è opportuno ricordare a pochi giorni dal 27 ottobre, data che da una decina di anni abbiamo scelto come giorno per la celebrazione dell’incontro fra cristiani e musulmani ma anche fra tutti i credenti nelle varie fedi religiose. Una data simbolo, una data che ricorda l’incontro mondiale di tutte le religioni tenuto ad Assisi il 27 ottobre del 1986.
E l’iniziativa del dialogo cristiano-islamico, ed anche questo è opportuno ricordare, è nata proprio all’indomani di quel dannato 11 settembre 2001. Con l’appello del 4 novembre 2001 ribadimmo l’idea che gli attentati che avevano segnato l’inizio di quella che poi è stata definita come “terza guerra mondiale a pezzi”, non potevano «in alcun modo mettere in discussione o rallentare l’itinerario del dialogo» e che anzi «proprio i commenti e gli avvenimenti succeduti a quel tragico evento ci chiamino ad accelerare il processo di reciproca conoscenza, senza il quale ci sembra difficile ipotizzare passi avanti sul piano delle relazioni interreligiose, in particolare con quei musulmani che sono da tempo nostri compagni di strada sul cammino della costruzione di una società pluralista, accogliente, rispettosa dei diritti umani e dei valori democratici». (Vedi link)
E da diciotto anni, anno dopo anno e difficoltà dopo difficoltà, centinaia di iniziative ogni anno si sono tenute nel nostro paese e anche quest’anno è così, ad onta di tutti coloro che sparano ad alzo zero contro ogni possibilità di incontro e di convivenza pacifica.
È una difficoltà nota fin dai primi passi di questa iniziativa. Come noti sono le visioni caricaturali del dialogo, o quelle misticheggianti o sacrali che tutte trascurano l’elemento umano, il rapporto vivo fra le persone, la condivisione dei problemi insieme alla loro soluzione frutto del comune impegno di tutti, qualsiasi sia la propria religione. Apparteniamo tutti alla stessa “razza umana”, tutti bisognosi di aiuto, fratellanza, solidarietà, clemenza e misericordia, tutti concetti che fanno parte delle radici profonde sia dei seguaci di Gesù di Nazareth sia dei musulmani.
In questi diciotto anni non abbiamo mai avuto una concezione idealistica del dialogo. Abbiamo appreso dai fratelli e sorelle musulmani che il profeta Muhammad (saws) [1] ci invita a dialogare «con belle maniere con la gente della Scrittura…Dite loro:”Crediamo in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è stato fatto scendere su di voi, il nostro Dio e il vostro sono lo stesso Dio…» (Corano 29-46). Che è lo stesso atteggiamento che ritroviamo nei Vangeli nei racconti sul buon Samaritano o sull’incontro di Gesù con la donna Samaritana, con Gesù accusato di essere "un Samaritano e un indemoniato"(Gv 8,48) per il suo essere dalla parte dell’umanità. Samaritani ed ebrei erano nemici giurati e chi ci aveva a che fare diventava un nemico.
E abbiamo scoperto l’amore per Gesù e Maria sua madre dei fratelli e sorelle musulmani, e la loro invocazione ad Allah(Dio) “clemente e misericordioso” e alla necessità quindi di avere questo atteggiamento nei confronti delle persone, chiunque esse siano e qualunque sia la loro religione, e della nostra casa comune, la Madre Terra, l’unica che abbiamo. E abbiamo scoperto che questa misericordia e compassione si deve poi concretizzare in azioni concrete, trasformarsi in fratellanza e solidarietà, come recita l’appello di quest’anno.
E quest’anno ci siamo dovuti confrontare con un appello sulla “Fratellanza umana” firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e da Ahmad Al-Tayeeb rettore dell’università egiziana di Al Azhar a cui abbiamo dedicato molta parte del nostro lavoro che si è concretizzato in una intervista ad una studiosa musulmana, Sihem Djebbi, che abbiamo pubblicato sul nostro sito[ Vedi link]. Una studiosa che ha affrontato senza reticenze e con assoluta laicità tutti i lati positivi e i limiti di quel documento senza nasconderne nessuno con lo scopo di aiutare a far crescere la conoscenza e il confronto fra cristiani e musulmani, come è nello spirito iniziale della nostra iniziativa che prima ho richiamato. Sono trenta pagine di intervista dove nulla è stato trascurato e nulla è stato sottovalutato.
Dobbiamo prendere atto che il nostro sforzo e quello di Sihem Djebbi, è riuscito solo in minima parte ad aiutare la via del dialogo che è la nostra aspirazione originaria. Prevalgono i problemi geopolitici rispetto ai contenuti e ritorna a galla, nell’opposizione a quel documento, il dannato “scontro di civiltà”, in forme diverse ma sempre di quella dannata dottrina si tratta inventata per dividere l’umanità e portarla alla guerra. E soffiano sul fuoco dello scontro sia in ambito cristiano cattolico sia in ambito musulmano.
Storia purtroppo già vista. “Nulla di nuovo sul fronte occidentale”, scriverebbe qualcuno.
E quest’anno il nostro incontro del 27 ottobre si svolge nel pieno dell’ennesimo scontro militare in Medio Oriente, nella martoriata Siria dove sta prevalendo ancora una volta la follia della guerra invece della saggezza della pace e del metodo della trattativa per risolvere tutte le tante e drammatiche situazioni di conflitto che da decenni attanagliano quella regione. Conflitti e lutti immani, è bene ricordarlo, che sono serviti e continuano a servire solo ed esclusivamente ad aumentare le ricchezze delle multinazionali occidentali delle armi e quelle a caccia di materie prime.
Ed è probabile che proprio il 27 ottobre il rombo delle armi e le grida di dolore delle vittime di quest’ennesima tragedia sormonteranno la voce delle tantissime associazioni che si riuniranno per parlare di pace, per parlare di fratellanza e solidarietà, per mangiare insieme e per pregare insieme, per condividere i propri riti, i propri cibi, le proprie speranze e la propria voglia di costruire un mondo dove l’uomo non sia più lupo per l’altro uomo.
Questa è la nostra speranza e questa è la fratellanza di cui parliamo e che vi proponiamo come via da seguire nei prossimi anni e per il resto della vita personale di ognuno e delle comunità di cui facciamo parte.
Viva la pace, saggezza della vita e futuro dell’umanità.
Giovanni Sarubbi
direttore del sito www.ildialogo.org
Link correlati:
 
Non c'è futuro senza fratellanza e solidarietà,di Comitato promotore nazionale della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico
 
Sihem Djebbi - Il documento sulla fratellanza umana: pietra angolare del dialogo cristiano-islamico.Intervista a cura di Giovanni Sarubbi – direttore del sito www.ildialogo.org
 
NOTE
1Saws= sallallahu alayhi wa sallam, pace e benedizione su di lui


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Domenica 20 Ottobre,2019 Ore: 16:13
 
 
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Dialogo cristiano-islamico

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