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www.ildialogo.org RODÉ, CASTRILLÓN HOYOS E SODANO DEVOTI A P. MACIEL ANCHE DOPO LA MORTE. E LA CONDANNA  ,da Adista Notizie n. 18 del 18/05/2013

RODÉ, CASTRILLÓN HOYOS E SODANO DEVOTI A P. MACIEL ANCHE DOPO LA MORTE. E LA CONDANNA  

da Adista Notizie n. 18 del 18/05/2013

37154. CITTÀ DEL MESSICO-ADISTA. La figura e l’operato del messicano p. Marcial Maciel, fondatore e guida del movimento ultraconservatore dei Legionari di Cristo responsabile di abusi sessuali e padre di diversi figli (v. Adista n. 39/10), hanno continuato ad essere elogiati da tre cardinali di Curia persino dopo la sua morte, avvenuta nel 2008, a due anni di distanza da quando papa Ratzinger ne aveva tardivamente “risolto” il caso, rinunciando, per l'età avanzata e la salute cagionevole di Maciel ad un processo canonico e invitando il religioso ad una vita riservata di preghiera e di penitenza. Secondo alcune registrazioni di cui il quotidiano messicano Zócalo Saltillo (8/4) è entrato in possesso, infatti, il card. Franc Rodé, al tempo prefetto della Congregazione per i religiosi, il card. Darío Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero e il card. Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano sotto Giovanni Paolo II, si sono espressi con parole di grande apprezzamento nei confronti del personaggio, la cui credibilità era ormai totalmente compromessa dalle accuse comprovate di perversione e pedofilia (nel 2010 un documento ufficiale vaticano, successivo alla visita apostolica alla congregazione, parlerà di «comportamenti gravissimi e oggettivamente immorali»), e ciò addirittura nel 2008, dopo la sua morte. In tre discorsi pronunciati davanti a seminaristi e sacerdoti della Legione, nella sede della direzione generale dei Legionari di Cristo a Roma nel novembre di quell’anno, in occasione del 64° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Maciel, i tre alti prelati appaiono discolpare il comportamento di Maciel, affermando che solo Dio può giudicare e lanciando un messaggio di unità, sollecitando la devozione nei suoi confronti. «Un uomo scelto da Dio», lo definisce Castrillón Hoyos, «che ha accolto la luce divina e ha fatto ciò che Dio voleva come gloria per la Legione e, benché vittima della debolezza umana, vittima della forza del male, un uomo scelto da Dio». «Non siate voi – affermava rivolgendosi ai sacerdoti legionari – quelli di cui il mondo domani possa dire: hanno spogliato il loro padre, hanno esposto le sue vergogne; no, il figlio non è giudice del padre, ci sono tribunali che giudicano e sbagliano nel giudizio o nella forma». E ancora: «Che giudichi il mondo, questo mondo corrotto e ipocrita, che giudichi pure, ma che non vi sia nessun legionario che, come il figlio malvagio di Noè, si burli delle vergogne del padre; coprirlo non è coprire il peccato, ma stendere il mantello amoroso della famiglia».
«Io assolvo, assolvo padre Maciel, non lo giudico», affermava con identica determinazione il card. Rodé. «Non dovete giudicare padre Marcial, verrebbe frainteso, lasciate il giudizio al Signore, spetta a Lui. Un fondatore può avere debolezze, anche difetti sul piano psicologico, intellettuale e persino morale, e in questo caso se vivono debolezze sul piano morale, ciò che si impone è la misericordia, la comprensione». Un discorso ben lontano dalla politica della tolleranza zero contro i pedofili: «Nella Chiesa non siamo così, lasciamolo ai puritani, una volta che abbiamo riconosciuto che se vi sono cose che non possiamo approvare, si deve avere solo comprensione e misericordia e astenersi dal giudizio».
Gli fa eco Sodano – destinatario, negli anni, di donazioni milionarie da parte di Maciel, che cercava protezione a Roma –, che nell’incontro dei Legionari invita a mantenere vita la devozione per il loro fondatore: «Dobbiamo avere grande venerazione per il nostro fondatore, se siamo tutti peccatori… Si può affermare: guarda com’è infangato l’anello del cardinale, ma è stato un momento; un diamante è sempre un diamante, quindi posso concludere che mi pare che il piano di Dio per la Legione è che essa continui». Insomma, «se un anello d’oro o un diamante per un attimo cade nella polvere si sporca; l’interessato lo può pulire, ma qualcuno può fare una fotografia dell’anello caduto nel fango».
«Questo episodio – è il commento di Zócalo – dimostra la resistenza della Curia vaticana a interrompere la complicità con i delitti di sacerdoti che violentano l’ordine morale e sociale, e senza dubbio entrano in conflitto con i principi etici cristiani».
Che Maciel avesse comprato il silenzio di Sodano e Rodé con regalie di diverso tipo non è un mistero, come dimostrano indagini e denunce. Già nel 1957, quattro vescovi messicani avevano allertato il Vaticano riguardo alle tossicodipendenze agli abusi di Maciel, tanto che quest’ultimo venne sospeso dal suo incarico per compiere un indagine. Fu però reinsediato due anni dopo. Quarant’anni dopo, nel 1997, alcune vittime diedero avvio a denunce che (v. Adista n.27/97) scaturirono in un processo canonico presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, allora guidata da Ratzinger, ma il caso impiegò diversi anni a trovare una soluzione, sebbene tardiva, a causa della strettissima amicizia che legava Giovanni Paolo II a Maciel. (ludovica eugenio)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Sabato 18 Maggio,2013 Ore: 22:39
 
 
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