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www.ildialogo.org SPAGNA: CRITICHE AL VESCOVO CHE DENUNCIA L’“IDEOLOGIA DI GENERE”  ,da Adista Notizie n. 4 del 02/02/2013

SPAGNA: CRITICHE AL VESCOVO CHE DENUNCIA L’“IDEOLOGIA DI GENERE”  

da Adista Notizie n. 4 del 02/02/2013

37026. CORDOBA-ADISTA. Con le sue considerazioni sull’ideologia di genere ha suscitato un vespaio che lo ha sorpreso, perciò ora il vescovo di Cordoba, mons. Demetrio Fernández, per chiarirsi è disposto ad «un dibattito pubblico e aperto». E in particolare «con le autorità pubbliche», precisa la nota dell’episcopato del 19 gennaio scorso che informa sulla disponibilità dell’ecclesiastico, perché sono loro che «stanno guidando le reazioni più bellicose». Vero. È stato il portavoce del governo socialista dell’Andalusia, Miguel Ángel Vázquez Bermúdez, sul suo blog (4/1) a commentare, sotto l’inequivocabile titolo “Una museruola per monsignore”, «Fernández è un rappresentante genuino del fanatismo religioso», «si allena da provocatore aizzando polemiche contro i diritti individuali e collettivi riconosciuti dalla nostra Costituzione»; «la posizione del vescovo non può essere più reazionaria, si addentra fino al midollo nei terreni della misoginia, del maschilismo e della discriminazione sessuale».
D’altronde, mica ci era andato leggero il vescovo di Cordoba. Il 4 gennaio, la sua lettera settimanale portava questo titolo: “L’ideologia di genere sfascia la famiglia”, e affondava la lama, in apertura di missiva, spiegando che tale ideologia «rompe ogni legame dell’uomo con Dio», il quale viene considerato «non necessario», anzi «un ostacolo alla libertà dell’essere umano». Per sintetizzare tale «filosofia» ricorreva alle parole rivolte da Benedetto XVI alla curia romana il 21 dicembre scorso «Il sesso non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente»; cioè, aggiunge il vescovo, «vale quello che decide il soggetto. Se vuole essere maschio, può esserlo, anche se è nato femmina». «Al servizio di questa ideologia esistono una serie di programmi formativi, medici, scolastici, ecc., che cerca di “traghettare” questa ideologia a tutto il mondo, procurando un danno tremendo alla coscienza di bambini, adolescenti e giovani». Secondo «questa ideologia erronea» («la profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente», aveva detto il papa), l’«identità sessuale è una schiavitù della quale la persona deve liberarsi». «Da qui deriva un certo femminismo radicale» che non riconosce l’opera di Dio. Sulla dualità maschio-femmina Dio ha creato la famiglia e «l’ideologia di genere tenta di distruggerla». «Erode è ancora vivo, e non uccide solo innocenti nel seno materno, ma cerca con questa ideologia di informare la mente dei nostri bambini, adolescenti e giovani, volendo far vedere loro che esistono “altri” tipi di famiglia».
Non c’è che dire, è un attacco frontale ai diritti civili garantiti dalla Costituzione e regolati da più leggi (divorzio, aborto, unioni civili e “matrimoni” gay, scuola laica) d’epoca soprattutto “zapateriana”. Comprensibile la reazione del portavoce del governo andaluso.
“Parliamone!”, è allora la richiesta di mons. Fernández di fronte a quelle che definisce «interpretazioni parziali» e «manipolazioni ideologiche» del suo scritto pastorale. A una condizione, però, peraltro un po’ sibillina: che il dibattito «si realizzi al di fuori dell’ambito politico e che sia aperto all’ambito dell’opinione pubblica». Il vescovo vuole chiarire che nella lettera «non giudica né disprezza» nessuno, si limita a giudicare solo una ideologia. E afferma che «apprezza e valuta molto positivamente gli innumerevoli progressi realizzati negli ultimi decenni in materia di uguaglianza di diritti di tutte le persone». E comunque sia chiaro: quelle affermazioni stimate così irritanti sono in piena «sintonia con gli insegnamenti del magistero della Chiesa».
Vero anche questo. Oltre che nel discorso citato sopra, il papa ha ribadito la sua condanna quando, il 19 gennaio scorso, si è rivolto al Pontificio Consiglio Cor Unum: «La Chiesa ribadisce il suo grande sì alla dignità e bellezza del matrimonio come espressione di fedele e feconda alleanza tra uomo e donna, e il no a filosofie come quella del gender si motiva per il fatto che la reciprocità tra maschile e femminile è espressione della bellezza della natura voluta dal Creatore».

Inviti e scuse
Informa il Diario de Cordoba (21/1) che mons. Fernández ha ricevuto dal portavoce di Izquierda Unida del Comune di Cordoba, Francisco Tejada, come risposta alla sua proposta di un «dibattito aperto», l’invito a parlare (in virtù del “Regolamento di Partecipazione della Cittadinanza”) all’assemblea consiliare del 21 gennaio, quando si sarebbe dibattuta, su iniziativa della IU, la mozione di riprovazione per «omofobia e misogninia» della lettera pastorale del vescovo Fernández. Ma non se n’è fatto nulla: la discussione, come informa il sito Critianos Gays (19/1), è stata vietata dal segretario generale dell’assemblea municipale Valeriano Lavela, perché si sarebbero potuti «vulnerare diritti fondamentali della Costituzione spagnola» quali «la libertà di espressione, il diritto all’onore, all’intimità personale e familiare e alla propria immagine».
D’altronde, il portavoce del governo andaluso Miguel Ángel Vázquez, duramente attaccato dalla stampa conservatrice e da settori vicini alla Chiesa, ha pensato bene, pur ribadendo i suoi argomenti, di scusarsi per quella che ha definito una «metafora infausta» (il riferimento è alla “museruola”). «Ho ecceduto», è stato il suo commento, «è sano riconoscere gli errori». Ha cambiato anche il titolo al suo pezzo precedente, ora diventato “Le cose di monsignore”.
In solidarietà con il vescovo di Cordoba e contro il politico, si era registrata fra l’altro l’iniziativa della piattaforma in difesa della libertà religiosa MásLibres. Una nota del collettivo, l’8 gennaio, annunciava una campagna di sottoscrizione per il vescovo con il seguente testo: «Provo vergogna per l’atteggiamento autoritario di questo rappresentante governativo che spero si dimetta o sia destituito oggi stesso per la sua grossolana minaccia, inaccettabile in un regime di libertà religiosa». (eletta cucuzza)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Martedì 05 Febbraio,2013 Ore: 16:22
 
 
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