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www.ildialogo.org DAL VERTICE ALLA MARGINALITA, DEFICIT DI FONDAMENTO E DI SENSO, DI VITTORIO MENCUCCI, DALLA RUBRICA DE IL PRETE IERI OGGI DOMANI DI ROCCA,A CURA DI CARLO CASTELLINI

DAL VERTICE ALLA MARGINALITA, DEFICIT DI FONDAMENTO E DI SENSO, DI VITTORIO MENCUCCI, DALLA RUBRICA DE IL PRETE IERI OGGI DOMANI DI ROCCA

A CURA DI CARLO CASTELLINI

Innegabile è la crisi numerica dei sacerdoti. Vedo che la si sta affrontando con un rilancio pubblicitario e crociate di preghiere. Non si vuol ammettere che la crisi coinvolge la stessa figura. Plasmata in una diversa civiltà, oggi rimane ai margini della stessa vita collettiva. A me pare che alla radice di questa crisi ci sia un duplice deficit : di fondamento all'origine, di senso oggi.
DEFICIT DI FONDAMENTO.
Al giovedì santo, durante la MISSA CRISMATIS, ho sempre ascoltato nell'omelia dei vari vescovi: oggi Gesù ha istituito il nostro sacerdozio.......con un seguito di retorica intenta a suscitare un'onda di emozioni affettive non disgiunta da un senso di colpa (e non ne abbiamo proprio bisogno) per le nostre infedeltà.
Ho fatto notare varie volte che Gesù non ha mai pensato di fondare il sacerdozio, tanto è vero che mai ha pronunciato la parola sacerdote per i suoi. Come risposta ho solo avuto un sorrisino di commiserazione per la mia ignoranza, indice di cattivo cuore, in netta contrapposizione con la rocciosa certezza di chi è autorità e si sente garantito dallo Spirito Santo saldamente posseduto in tasca.
Il nuovo vescovo della diocesi di Senigallia la prima volta ha ripetuto il consueto ritornello, poi di fronte alla mia osservazione ha riconosciuto la parziale verità e al secondo giovedì santo ha affermato che Gesù ha istituito l'eucarestia e l'ha affidata alla Chiesa, aspetto la terza volta.
CONTRA FACUTM NON VALET ARGUMENTUM. E' innegabile che Gesù non ha mai usato il termine SACERDOTE per i suoi discepoli, perché è del tutto fuori logica pensare che abbia creato dei sacerdoti affidando loro la sua Chiesa. Ha costituito invece degli apostoli e a loro ha affidato il compito di annunciare il dono della salvezza.
Il termine SACERDOTE entra in uso nella comunità cristiana solo al terzo secolo, non tanto per un logico sviluppo interno della comunità cristiana. Quanto piuttosto per il contesto culturale dell'impero romano. E' necessario precisare questi due punti:
1) L'apostolo è “inviato” ad annunciare la salvezza già compiuta una volta per sempre, sovrabbondante per tutta l'umanità. Il contesto religioso dell'apostolo presuppone l'iniziativa di Dio che per primo ci rivolge la parola e per primo ci dona gratuitamente la salvezza. Se la parola non viene ascoltata e se il dono non viene accolto è un seme che va perduto. Accogliere la parola e il dono di grazia comporta una risposta che non è costituita da un rito o da un'azione particolare, ma dall'orientamento dell'intera vita, ossia dalla conversione che è un VERTERE, un orientare il progetto della vita in maniera diversa dal percorso precedente. Solo così si è costituita la relazione d'amore, come l'onda del mare che incessantemente fluisce e rifluisce tra le sue sponde.
Il contesto religioso del sacerdote è quello della SACRALITA', ossia della separazione e della distanza tra Dio e l'uomo. Questo significa il termine ebraico QADH-SACRO. I riti servono a superare questa distanza. Operatori e del rito e mediatori sono i sacerdoti, anche loro separati dal contesto delle attività umane, sottomessi a norme che ne garantiscono la purità rituale. Dio sta nella sua maestà inaccessibile, l'uomo si sforza di raggiungerlo, il sacerdote opera questa mediazione. Nella fede del Dio che si incarna e si dona gratuitamente, non c'è da colmare la distanza con riti propiziatori, basta accogliere il dono e fondare su di esso il progetto che dà senso alla vita. La cena eucaristica non è qualcosa di ulteriore a quanto Gesù ha compiuto, ma rende presente qui e ora, la passione di Cristo e la sua resurrezione, in modo tale che l'annuncio non sia solo suono di parole, ma esperienza di incontro.
La religiosità sacerdotale e' eteronoma, impone precetti e divieti a nome di Dio, chiede all'uomo la sottomissione indiscussa. Per secoli così è stato predicato il cristianesimo. La coscienza moderna ha conquistato l'autonomia, così se prima obbediva con timore ai sacerdoti, poi ha ascoltato con pazienza, infine ha ignorato tutto come privo di senso, troppo spesso confuso con il capriccio. Alla morale dei precetti e della sottomissione è succeduto il vuoto morale, delle coscienze, subito invaso dal mito consumistico.
2) IL PROCESSO DI SACERDOTALIZZAZIONE AVVIENE non solo per imitazione della LEGISLAZIONE MOSAICA sui sacerdoti (dimenticando che ormai il VELO DEL TEMPIO si è squarciato da cima a fondo), ma anche per influsso dell'AMBIENTE ROMANO, corroso da una terribile crisi che investe gli aspetti di tutta la vita del terzo secolo. LA PRESSSIONE DEI BARBARI AL CONFINE, impone un enorme impegno militare, che assorbe tutte le risorse economiche. Di conseguenza cessano gli investimenti nelle attività produttive, dando inizio a una crisi economica sempre più disastrosa. In questa situazione l'esercito acquista un ruolo politico: i vari eserciti proclamano imperatore i propri generali, che tanto durano, quanto gli umori della soldataglia. Sempre più spesso i BARBARI riescono a sfondare il LIMES, generando un senso di INSICUREZZA E DI PAURA. Nella dissoluzione dell'impero romano, la COSCIENZA COLLETTIVA vive una situazione di profondo smarrimento, accompagnato da un ossessivo senso di colpa, perciò cerca una risposta di redenzione nei riti misterici del dio MITRA, (il sole divinizzato) e di CIBELE. Nel culto di MITRA si diffonde il rito del TAUROBOLIUM, in cui la purificazione della colpa avviene facendosi inondare dal sangue del toro mentre veniva sacrificato.
In questo contesto gli IMPERATORI ELAGABALO (anno 218), ALESSANDRO SEVERO (anno 222), e AURELIANO (anno 270), pensano di poter recuperare la forza d'animo e l'orgoglio del CIVIS ROMANUS SUM, attraverso una rigenerazione religiosa. Inoltre gli imperatori, per sottrarsi alla mutevole volontà dei comizi militari, cercano di far apparire il loro potere fondato sull'autorità divina, il titolo IMPERATOR si qualifica come SACER, e si arroga un POTERE ASSOLUTO. Classico esempio di questo processo è l'imperatoreAURELIANO, che introduce a Roma il culto siriano del SOL INVICTUS e ne fissa la festa il 25 dicembre. Il termine SACER invade il linguaggio: SACRUM PALATIUM, SACRAE LARGITIONES, SACRUM CUBICULUM........
Anche i CRISTIANI vivono la crisi di questa epoca. Non frequentano i riti misterici, ma ripensano la propria fede in rapporto alla situazione che stanno vivendo. Così la CENA AUCARISTICA diventa SACRIFICIO EUCARISTICO, la mensa eucaristica diventa ALTARE, l'anziano che presiede diventa SACRIFICATORE, ossia SACERDOTE. Nel terzo secolo “sacro, sacerdote e sacrificio” formano un nucleo unitario che diventa il punto di vista interpretativo di tutto il messaggio evangelico e fondamento di tutto lo sviluppo teologico successivo. La stessa società si organizza secondo lo schema sacrale. Con l'introduzione della mentalità sacerdotale, nasce la prima distinzione nella comunità cristiana tra ORDO, oppure CLEROS, in contrapposizione a PLEBS. Il termine ORDO esprime la società romana stratificata in diversi livelli sociali sul modello dell'organizzazione dell'esercito. Il termine CLEROS, si traduce in scelti o migliori. Il linguaggio non mi sembra coerente allo spirito del Vangelo, che raccomanda l'uguaglianza fraterna. Da qui inizia la gerarchizzazione dei ministeri e dei titoli onorifici. Che giunge la suo coronamento in (DE COELESTI HIERARCHIA ET DE ECCLESIASTICA HIERARCHIA, dello PSEUDO-DIONIGI, SECOLO VI).
IL SENSO DI DEFICIT DI OGGI.
NELLA SOCIETA' SACRALE LA RELIGIONE è il fondamento di tutti gli aspetti della vita e il sacerdote rappresenta il perno attorno a cui tutto ruota. Al contrario nella SOCIETA' SECOLARIZZATA di oggi l'uomo non ricorre alla religione per le sue necessità e la figura del sacerdote viene considerata marginale, un residuo di una società che non è più. Pateticamente continua a GESTIRE IL SACRO, a cui si aggrappa come all'ultima tavola di salvezza, ma ormai il sacro langue nel suo tramonto. Eppure nella SOCIETA' MODERNA, dopo che le varie attività della vita e i vari settori della scienza hanno acquistano l'autonomia, alla RELIGIONE rimane il compito specifico di ricercare il senso dell'esistenza, ma il sacerdote si lascia sfuggire questa possibilità, perché vive in un ORIZZONTE PROPRIO, separato (QADOSH-SACRO) dal mondo, perciò poco propenso, a comprendere la situazione dell'uomo di oggi. Appena inizia il suo ruolo viene inserito nel lavoro della parrocchia già organizzato con uno schema consolidato, come un operaio che entra in una catena di montaggio, non ha una famiglia con tutti i suoi problemi, ha lavoro e stipendio garantiti, ha una cultura di nicchia che gli fa vedere il MONDO con lenti diverse, trascorre la giornata in un mondo tutto suo, nella precarietà generale il suo STATUS è sicuro e protetto. E' inevitabile che il suo linguaggio, (forma espressiva) ma anche schema mentale, che permette di decifrare la realtà), suoni estraneo alla SOCIETA' MODERNA.
Insomma la CRISI NUMERICA ha la sua radice nella crisi qualitativa: una figura nata e modellata nella società medioevale che permane in maniera pressoché immutata in una società totalmente nuova.
Con ciò non nego che ci siano sacerdoti dalla meravigliosa personalità, ma per le DOTI PERSONALI, altrimenti tanto più sono inseriti nella STRUTTURA , tanto più sono INSIGNIFICANTI.
LA MIA ESPERIENZA PERSONALE.
Per esprimere il senso della marginalità e della insignificanza nella situazione attuale, non posso fare a mano di presentare la mia esperienza. Nel primo anno da parroco. Durante la visita pasquale alle famiglie, un signore mi chiede dove esercitavo il ministro negli anni passati. Ho risposto che non ero mai stato parroco.,ma insegnavo storia e filosofia nel liceo classico statale della città. Non ho fatto in tempo a terminare la frase che spontaneamente esclama:”MA CO'.....L'HAN DEGRADAT!”. Accortosi della GAFFE, ha poi ripreso tutto il suo repertorio del linguaggio sacrale. E non mi si dica che si tratta di un caso isolato!
PROPOSTE SPERIMENTALI.
Dopo secoli di immobilismo sacralizzato con la proibizione di parlarne, , non è possibile scoprire nuove forme pronte per essere messe in funzione, perciò non resta che formulare ipotesi plausibili da cui possa scaturire un nuovo orizzonte di possibilità.
INNANZITUTTO E' NECESSARIO COINVOLGERE I LAICI CON PIENA RESPPONSABILITA'. Questo presuppone che si cancelli la prima distinzione tra CLERO E PLEBE, tornando alla chiesa primitiva, così pure è necessario che si aboliscano tutti i titoli onorifici per tornare a “VOI SIEETE TUTTI FRATELLI” del vangelo.
In SECONDO LUOGO è bene riprendere lo stile dell'apostolo. L'annuncio della salvezza compiuta e donata, sorgente di un progetto di senso della vita da realizzare in libertà, meglio s'addice alla coscienza moderna caratterizzata dall'autonomia e rappresenta una grande urgenza di fronte al vuoto di valori, che oggi pervade tutto il nostro orizzonte. Purtroppo le omelie non sono all'altezza e si perdono nei vuoti sentimentalismi o in banali ovvietà. L'eteronomia dei precetti e dei divieti, tipici della CASTA SACERDOTALE, oggi genera solo ribellione.
In TERZO LUOGO, la figura del sacerdote, oggi troppo uniforme e lontana dal vivere comune, può essere diversificata tra sacerdote celibe e sacerdote che forma una famiglia, tra sacerdoti che entrano nell'esercizio di una professione e sacerdoti che continuano il tradizionale ministero. Sarebbero più capaci di comprendere la complessa realtà del nostro tempo.
Provvisoriamente, come momento di passaggio per superare la STRUTTURA SACRALIZZATA e orientarci verso le nuove prospettive sopra abbozzate, potrebbe essere utile riprendere la proposta del Card. MARTINI di concedere di celebrare l'eucarestia ai PROBI VIRI. Sono laici sposati, di una certa età, per lo più in pensione e con i figli ormai sistemati.
Nelle parrocchie dove non c'è più il prete da qualche tempo gestiscono l'ufficio parrocchiale, organizzano il catechismo e le varie attività educative, radunano la comunità per l'annuncio della Parola di Dio e distribuiscono l'eucarestia. Questa figura provvisoria non solo tampona la SITUAZIONE DI EMERGENZA, ma racchiude in sé varie indicazioni di percorsi da sviluppare. Innanzi tutto aiuterebbe a superare il TABU' DEL SESSO, e TUTTE LE DISCUSSIONI SUL CELIBATO.
In SECONDO LUOGO, acquisterebbe un particolare significato per l'indipendenza economica frutto di una vita di lavoro. L'inserimento nella costruzione del benessere economico collettivo conferisce dignità al compenso economico. L'autonomia economica e lo stile di gratuità non è cosa di poco conta per l'annuncio evangelico: apparirebbe più libero dagli interessi materiali e da condizionamenti umani.
Talora si tratta di persone che hanno esercitato una professione considerata dalla comune mentalità come degna di rispetto e di onore. In un momento in cui la figura del sacerdote ha perso il suo prestigio storico, questa figura potrebbe conferire dignità al nuovo ruolo. Comunque anche la persona che ha svolto un umile lavoro, ha qualcosa da dire all'interno della comunità, molto utile per la maggior vicinanza alla gente.
LA MIA ESPERIENZA HA QUALCOSA DI ANALOGO.
Ho scelto di essere prete perché nel piccolo paese in cui sono nato la figura del parroco era la più vicina alla gente e la più significativa. Diventato prete mi sono ben presto reso conto di essere MARGINALE E INSIGNIFICANTE. Ho cercato un riscatto di senso e di dignità nell'insegnamento. A quel tempo la cultura dava grande prestigio, d'altronde queste erano le mie capacità. Ho desiderato inserirmi nella società e contribuire al CAMMINO COLLETTIVO della storia come tutti gli altri uomini, con un lavoro apprezzato da tutti.
Gli anni trascorsi nell'insegnamento della STORIA E DELLA FILOSOFIA nei licei statali mi hanno fatto sentire solidale con tutti gli uomini in netta antitesi alla separazione della sacralità. Sento che la mia vita è stata utile agli altri, come tutti gli altri, a prescindere dalla diversità della scelta religiosa. Non ho mai approfittato del ruolo per propagandare la mia fede, per rispetto della libertà degli alunni e per la stima che ho dei valori evangelici: non sono merce da svendere, ma ideali da cercare e amare. Già solo la mia presenza è stata significativa; ha fatto valere una diversa maniera di giudicare la Chiesa e il cristianesimo in generale.
In questa esperienza ho maturato una diversa visione della realtà che oggi mi è preziosa nella predicazione. Tanta gente mi ascolta volentieri proprio perché si accorge di questa differenza. All'inizio ho dovuto superare GROSSI PREGIUDIZI contro la capacità di un prete di ragionare (CREDO QUIA ABSURDUM), quindi di insegnare filosofia e di svolgere il lavoro professionale con competenza. Poi mi sono conquistato la stima e la simpatia della gente.
Questo mi ha permesso di svolgere anche un'azione di volontariato culturale, che mi ha dato una certa notorietà nella vita cittadina anche con i non credenti. Sono stato PRESIDENTE DELLA SCUOLA DI PACE DEL COMUNE di SENIGALLIA (ANCONA), sono stato uno dei FONDATORI DELL'UNIVERSITA' DEGLI ANZIANI, dello stesso comune, e per diciannove anni ho diretto il SETTORE DELLA FILOSOFIA, ho fondato un GRUPPO DI AMICI DELLA FILOSOFIA, continuo ad essere membro effettivo dell'ACCADEMIA MARCHIGIANA DELLE SCIENZE, ARTI E LETTERE.
Ora che sono in pensione le persone con cui vengo in relazione, quando apprendono che sono professore di filosofia assumono un atteggiamento di maggiore considerazione:”Si sentiva nella predica che c'era qualcosa di diverso!”.
Anche nella coscienza di me stesso sento che gli anni trascorsi nell'insegnamento mi hanno dato un senso di umanità che ora dà maggior peso persuasivo alle parole con cui cerco di presentare la fede cristiana.
Lo STIPENDIO E LA PENSIONE permettono di svolgere gratuitamente il ministero, senza ricevere nulla né dall'otto per mille, né dall'istituzione ecclesiastica, né dai fedeli, cosa che stupisce di fronte a quel troppo frequente bussare a denari non sul tavolo da gioco, ma sull'altare, e dopo la tradizionale polemica sulla ricchezza della Chiesa e sugli scandali dello IOR. (VITTORIO MENCUCCI, a cura di Carlo Castellini).



Giovedì 01 Novembre,2018 Ore: 17:59
 
 
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