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www.ildialogo.org Dagli alloggi popolari di Fondo Fucile all’Annunziata, il pugno duro della famiglia Romeo-Santapaola,di Antonio Mazzeo

Dagli alloggi popolari di Fondo Fucile all’Annunziata, il pugno duro della famiglia Romeo-Santapaola

di Antonio Mazzeo

Repentine costituzioni di società ad hoc; sospetti trasferimenti di capitali da una ditta all’altra; piccoli imprenditori disposti a fare da prestanome per pochi soldi; presunte dazioni di denaro a un funzionario comunale per favorire l’iter concorsuale; l’intimidazione come extrema ratio per dirimere controversie varie e convincere qualche titubante costruttore a farsi da parte. Sono alcuni degli elementi riscontrati dagli inquirenti nel corso delle indagini sul tentativo di investimento immobiliare effettuato nel 2014 dal gruppo criminale dei Romeo-Santapaola, costola peloritana del potente clan di Cosa nostra siciliana con a capo don Benedetto “Nitto” Santapaola, e aggiudicarsi il bando del Comune di Messina per l’acquisizione di immobili da destinare alle famiglie residenti nella baraccopoli di Fondo Fucile. All’affaire degli alloggi popolari è stata dedicata un’intera udienza del processo antimafia Beta in corso di svolgimento presso il Tribunale di Messina, con l’esame da parte del Pubblico ministero Antonella Fradà del teste Vincenzo Musolino, maresciallo maggiore dell’Arma dei carabinieri in servizio presso la locale sezione anticrimine.
“Tra le attività economiche del gruppo Romeo-Santapaola attenzionate nel periodo compreso tra il 2013 e il maggio-giugno 2015 c’è in particolare l’affare messo in atto dall’organizzazione nell’ambito della costruzione di alcune palazzine nell’area di Fondo Fucile”, ha esordito l’inquirente. “Inizialmente l’operazione doveva servire per l’edilizia residenziale. Quindi gli immobili dovevano essere soltanto venduti. Però poi si verifica una nuova situazione: il Comune di Messina con la delibera n. 151 dell’11 marzo 2014, istituisce un bando che serviva per l’acquisizione di alloggi che dovevano essere destinati ad edilizia popolare e che prevedeva lo sbaraccamento dell’area di Fondo Fucile. Questo bando era regionale, ammontava a sette milioni e quattrocentomila euro e prevedeva una sorta di crono-programma abbastanza particolareggiato e con termini assai stretti. Entro un mese dalla sua pubblicazione, cioè entro il 15 aprile 2014, dovevano essere presentate le offerte; successivamente sarebbe partita una sorta di attività esplorativa sugli immobili per seguire, più che altro, i requisiti che erano stati indicati dalla dottoressa Maria Canale, la dirigente del Dipartimento politiche per la casa del Comune. Allegato alla delibera vi era un avviso ricognitivo finalizzato all’acquisto di alloggi che avessero in seno tutti quei requisiti oggettivi e soggettivi che dovevano fare da criteri preferenziali per l’acquisto da parte del Comune. L’area era quella di Fondo Fucile ma la maggior parte delle palazzine che erano state offerte si trovavano tutte in una zona diversa. Di contro, la proposta presentata dalla società XP Immobiliare, che prima era la R.D. Costruzioni, si trovava proprio a fianco della zona di interessamento allo sbaraccamento. Con la delibera n. 67 del 28 novembre 2014 viene effettuata una graduatoria degli alloggi, ma si registra un cambiamento rispetto alla somma che era stata destinata in precedenza perché non arrivano più i fondi previsti dal Comune. Quindi quei ventiquattro alloggi che dovevano essere venduti in realtà vengono diminuiti e come vedremo successivamente nello sviluppo delle intercettazioni, il gruppo non trova più interesse a vendere le palazzine nell’area di Fondo Fucile. Alcuni immobili all’interno delle stesse palazzine erano già stati venduti liberamente ad altri soggetti a 1.700-1.800 euro a metro quadro e pertanto non era possibile ridurre ancora di più il prezzo di vendita che aveva già toccato la cifra irrisoria di 900-1.000 euro al metro quadro. Dopo l’aggiudicazione del bando e la firma da parte di uno dei soggetti preposti all’accettazione, il gruppo accettava all’inizio a vendere al Comune di Messina ma successivamente questa vendita non avviene perché ci si rende conto che non c’è un utile”. Continua in: antoniomazzeoblog.blogspot.com  



Sabato 03 Agosto,2019 Ore: 07:38
 
 
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