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www.ildialogo.org Mario Ciancio, la mafia e i poli commerciali di mezza Sicilia,di Antonio Mazzeo

Mario Ciancio, la mafia e i poli commerciali di mezza Sicilia

di Antonio Mazzeo

Decine e decine di ettari di terreni agricoli trasformati d’incanto in aree ultrafabbricabili; progetti a pioggia per realizzare centri commerciali di medie e grandi dimensioni; investimenti per centinaia di milioni di euro con denaro di dubbia provenienza. Sono solo alcune delle vicende a tinte fosche rilevate dalla Procura della Repubblica di Catania nel corso delle indagini sul potente editore ed imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. “Rapporti stretti e decennali” quelli intrattenuti da Ciancio con Cosa Nostra, come ha dichiarato la sostituta procuratrice generale Miriam Cantone al processo in corso in Corte d’appello sul provvedimento di sequestro e confisca dei beni nella disponibilità dell’editore. Sotto i riflettori i parchi commerciali “Tenutella, “Porte di Catania” e “Sicilia Outlet Fashion Village” realizzati nel catanese e nell’ennese e il “Mito” di Misterbianco, arenatosi alla vigilia dei lavori per presunti attriti tra le cosche: operazioni tutte che per gli inquirenti avrebbero avuto come dominus proprio il potente personaggio siciliano.
All’iter progettuale e realizzativo dei complessi “Tenutella” e “Mito” è dedicato in particolare un capitolo dell’ordinanza di confisca dei beni del gruppo Ciancio emessa il 20 settembre 2018 dai giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania (titolo: I rapporti tra Mario Ciancio Sanfilippo e esponenti di Cosa Nostra, in particolare con Antonello Giostra). “L’esistenza di rapporti di affari tra il Ciancio Sanfilippo ed esponenti della criminalità organizzata risulta dimostrata dalle dichiarazioni di altro collaboratore di giustizia, questa volta di area messinese, Antonino Giuliano”, scrivono i giudici di Catania. “Sentito il 17 giugno 2005 e il 30 agosto 2005, il Giuliano ha reso dichiarazioni sui rapporti tra il Ciancio e Antonello Giostra, soggetto operante nel messinese, che proprio con il Ciancio Sanfilippo avrebbe dovuto realizzare, tra l’altro, un centro commerciale in territorio di Catania, su terreni del preposto siti lungo la tangenziale. Il Giostra avrebbe partecipato all’affare formalmente in proprio, ma sostanzialmente anche con capitali dei noti boss di Cosa Nostra messinese Michelangelo Alfano e Luigi Sparacio e di altri soggetti. L’affare poi non era andato in porto”.
Nello specifico, il collaboratore Antonino Giuliano (costruttore per lungo tempo in affari con Michelangelo Alfano), aveva riferito agli inquirenti che verso la fine degli anni ’90 era stata decisa la costituzione di una società tra l’editore Mario Ciancio e gli imprenditori messinesi Antonello Giostra, Salvatore Siracusano e Santino Pagano per realizzare un grosso centro commerciale a Catania. “Ufficialmente nella società figurava solo Giostra”, riferiva Giuliano. “Il Ciancio avrebbe partecipato all’affare apportando un terreno di sua proprietà della superficie di 220.000 mq circa, sito sul lato destro della tangenziale per chi la percorre in direzione di Siracusa, di fronte al distributore di carburante IP. Il Giostra avrebbe invece partecipato con l’apporto dei capitali occorrenti alla costruzione del centro commerciale (…) L’Alfano, oltre a interessarsi tramite Giostra al centro commerciale, so che si è interessato anche per far partecipare ad appalti pubblici per il Policlinico e per delle costruzioni in Sigonella delle imprese di Messina…”. Sempre secondo il collaboratore peloritano, il complesso doveva poi essere ceduto al Gruppo Carrefour o Rinascente-Auchan, che avrebbero pagato l’acquisto in base allo stato di avanzamento dei lavori. “A quanto mi risulta, e fino a quando io seguii la trattativa, l’affare non si concluse perché la Rinascente, rappresentata dall’ing. Reneger, era disponibile a versare il primo SAL, di circa 30 miliardi di lire, ad avvenuta esecuzione dei lavori per un importo di circa 300 miliardi, su un costo complessivo finale di circa 500 miliardi”, ha aggiunto Giuliano. “Io non seguii le ulteriori fasi dell’affare perché il Giostra nei confronti miei e dei miei amici assunse un atteggiamento poco corretto, cercando di estrometterci e comunque riservandoci, per il lavoro da noi svolto, un compenso pari all’1% del costo complessivo dell’affare, che ci sarebbe stato corrisposto a costruzione ultimata”. Continua in: antoniomazzeoblog.blogspot.com



Venerdì 22 Marzo,2019 Ore: 21:34
 
 
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