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www.ildialogo.org Un appello per la certezza del certificato di nascita a tutti i nati in Italia,di Augusta De Piero

Un appello per la certezza del certificato di nascita a tutti i nati in Italia

di Augusta De Piero

Cari amici,
questo è un appello dal testo molto lungo perché ancora una volta lo voglio documentare senza umiliarne il significato agli slogan.
Il Ministro dell’Interno – a quanto riferiscono gli organi di informazione – ha inviato ai prefetti una circolare che propone (o impone, non so) una stretta sulla protezione umanitaria anche per donne incinte, malati e minori.
Di ciò si parla e spero che ci sia chi, responsabilmente, verificherà i danni a soggetti deboli ma pur titolari di diritti che tale decisione potrebbe ferire e metterà in atto ogni dovuta misura di protezione anche se non appartiene a certa ministeriale (o partitica? Non sempre è possibile distinguere i due ruoli) pubblicità.
Io non sono in grado di farmi portatrice di tutte le istanze che osservo e invito ad osservare con attenzione ma ho una preoccupazione aggiuntiva per cui mi appello a voi tutti. Si tratta della garanzia dovuta alla registrazione delle dichiarazioni di nascita dei nati in Italia, figli dei migranti non comunitari privi di permesso di soggiorno.

Per meglio chiarire la questione faccio mie e trascrivo le parole del Terzo Rapporto Supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia (novembre 2017. cap.3.1): «Rispetto invece al diritto di registrazione alla nascita, si fa presente che l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello stato, avvenuta con la legge 15 luglio 2009 n.94 in combinato disposto con gli artt. 316-362 c.p., obbliga alla denuncia i pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che vengano a conoscenza delle irregolarità di un migrante. Tale prescrizione condiziona i genitori stranieri che, trovandosi in situazione irregolare, spesso non si presentano agli uffici anagrafici, proprio per timore di essere eventualmente espulsi».
E ancora lo stesso Rapporto Supplementare, non dimentico della realtà della condizione di molti minori che non può essere risolta – come vagheggia una feroce, spietata romanticheria – all’interno della famigliola stile Mulino Bianco ma deve essere affrontata con il doveroso realismo che la realtà impone, precisa: «Sempre in tema di diritto di registrazione alla nascita la legge 219/2012 –“Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali” – ha equiparato sotto ogni aspetto la condizione dei figli nati all’interno e al di fuori del matrimonio».
Il Rapporto prosegue con la raccomandazione 29 -b «di intraprendere una campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini ad essere registrati alla nascita, indipendentemente dall’estrazione sociale ed etnica e dallo status soggiornante dei genitori».
Per chi responsabilmente desideri una verifica alla fonte, la raccomandazione rende nota anche la sigla che permette a chiunque di raggiungere il documento del “Comitato sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite” CRC/C/ITA/CO/3-4, punto 29.

Che fare per realizzare quanto il Terzo Rapporto Supplementare raccomanda?
Mentre appare improponibile nell’attuale situazione politica la riforma della legge (di cui le forze politiche che, dal 2011 al 2018 erano maggioritarie e ora sono all’opposizione non sono state capaci di farsi efficace carico) non resta ancora una volta che ascoltare la voce del Terzo Rapporto che ho citato. In quel documento si propone «di intraprendere una campagna di sensibilizzazione sul diritto di tutti i bambini ad essere registrati alla nascita, indipendentemente dall’estrazione sociale ed etnica e dallo status soggiornante dei genitori».
Lo strumento, cui si può fare riferimento per attuare questa raccomandazione, è la circolare n. 19 del 7 agosto 2009 del Ministero dell’Interno Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali che afferma: « Per lo svolgimento delle attività riguardanti le dichiarazioni di nascita e di riconoscimento di filiazione (registro di nascita – dello stato civile) non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno trattandosi di dichiarazioni rese, anche a tutela del minore, nell’interesse pubblico della certezza delle situazioni di fatto».
Ora il ruolo di tutela dei senza voce – che è fondante di un sistema democratico quale la nostra Costituzione propone – appartiene ai Comuni ed è giusto e doveroso che chi, eletto in quei consigli ed eventualmente assessore o sindaco, se ne faccia carico assicurando il rispetto della circolare .
Ognuno di noi può far riferimento agli eletti nel proprio comune per chiedere loro di essere attivamente consapevoli nell’assicurare il rispetto della circolare 19.
A questo mio appello aggiungo una nota positiva: devo alla cortesia della dott. Chiara Gallo, che da consigliere comunale in Udine molto ha lavorato su questo tema, la garanzia che nel mio comune il rispetto della circolare 19 è assicurato.
Ma i comuni in Friuli Venezia Giulia sono 215 (senza dimenticare che in Italia il loro numero sfiora cli 8000) e non è difficile immaginare che non a tutti sia giunta notizia della circolare 19.
Sarebbe auspicabile un intervento dei mezzi di informazione che su questo tema tacciono.
Ognuno di noi però può conoscere un consigliere comunale o un assessore o un sindaco (o almeno riporre fiducia in una di queste figure istituzionali) e chiederne la condivisione del rispetto dovuto a chiunque nasca sul nostro territorio.
Nello stato confusionale in cui oggi sembra rigirarsi la Repubblica italiana mi sembra che si possa istituire un rapporto diretto di responsabilità fra i comuni e le Nazioni Unite la cui Assemblea il 10 dicembre del 1948 aprì la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani affermando “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”.
E avere un’esistenza riconosciuta per legge è un diritto. O no?
augusta de piero



Sabato 07 Luglio,2018 Ore: 16:33
 
 
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