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www.ildialogo.org Viaggio oscuro,Michele Zarrella *

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Viaggio oscuro

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Michele Zarrella *

https://www.ildialogo.org/foto2/MicheleZarrella250.jpg Se dovessimo descrivere l’ambiente in cui siamo immersi come lo descriveremmo?

Molto probabilmente elencheremmo la sedia su cui siamo seduti, la scrivania su cui lavoriamo, la poltrona, la libreria, il quadro, la finestra, il balcone, la porta, il lampadario, l’interruttore, il computer, il porta CD, il pavimento.

Ma la realtà non è fatta di soli oggetti: è molto più complessa?

Si, perché dovremmo anche descrivere la luce che illumina la stanza in cui siamo immersi e pensare che è prodotta da quella centrale nucleare che è il Sole e che manda il suo calore sulla Terra da 4,5 miliardi di anni; dovremmo descrivere il nostro stato d’animo preoccupato per la pandemia e per la nostra e l’altrui salute, per il clima che è mutato rispetto a quando eravamo bambini e che non è più nettamente scandito dalle stagioni; ma dovremmo anche dire dove sono stati comprati i mobili e gli altri oggetti che abbiamo in camera, di che materiale sono fatti, perché abbiamo scelto proprio quelli con quella forma e non un’altra secondo il nostro gusto, la nostra cultura, il nostro portafoglio.  

Insomma siamo immersi non solo fra oggetti ma anche fra iperoggetti?

Esattamente. Il filosofo inglese Timothy Morton nel suo libro IPEROGETTI ha definito l’iperoggetto come un’entità spazio-temporale distribuita diffusamente intorno a noi e tale da incrinare perfino la nostra stessa idea di oggetto. Sono oggetti con i quali conviviamo ma che spesso non vediamo perché sempre presenti e con i quali coesistiamo senza accorgercene, senza prendere coscienza.

Quale può essere un iperoggetto?

L’iperoggetto per eccellenza è il riscaldamento globale. Un immenso oggetto spazio-tempo, reale, oggettivo, che non riusciamo ad osservare direttamente, che varia continuamente ma lentamente e noi ci adattiamo ad esso, ne facciamo parte ma non ce ne accorgiamo. Come una goccia in un oceano: si adatta alle variazioni dell’oceano: acidità, temperatura, inquinamento, ecc., senza accorgersi degli inquietanti scenari che si stanno generando.  

Fino a mettere a rischio la stessa vita?

Questo è il problema. Un problema vero, importante, reale, un po’ complicato, ma di cui ci rifiutiamo di prendere coscienza a causa dalla nostra inerzia mentale, culturale e di adattamento. Non ci accorgiamo dell'iperoggetto. Non ci accorgiamo che la nostra vita è a rischio. Che siamo fragili. Come il virus Sars-Cov2 ci sta dimostrando. Con la differenza che il virus possiamo combatterlo confinandoci fino a quando non sarà scoperto il vaccino e fino a quando la maggior parte della popolazione non sarà vaccinata, mentre il riscaldamento globale lo possiamo solo contenere entro certi limiti.

In che senso?

Nel senso che con la situazione attuale e con questo andamento avremo a fine secolo un aumento della temperatura di 5 gradi. Insopportabili per la nostra società. Solo in Italia saranno sommerse le coste da Trieste a Rimini, Pianura padana compresa. Quindi addio Venezia, Ferrara, Mantova, dal Delta del Po fino a Torino. È un discorso complicato di grafici, di statistica, di programmi, di supercalcolatori, di cambiamenti ma anche di buon senso. Ed è un discorso importantissimo.  

E cosa possiamo fare?

Per primo prendere coscienza di questo iperoggetto che ci obbliga a ripensare il mondo in maniera più umile, più sostenibile, ma nello stesso tempo più ricco di rapporti umani e di solidarietà. Tutto questo non è semplice, né si può attuare da un giorno all’altro. Eppure è necessario e urgente. La soluzione è attuare immediatamente l’Accordo di Parigi del 2015, che prevede la riduzione delle immissioni di CO2 da fonti fossili entro il 2030 e l’azzeramento delle stesse entro il 2050. I mezzi e le tecnologie li abbiamo.

Lo stiamo facendo?

Per niente. Solo se lo faremo, a fine secolo, potremo contenere l’aumento della temperatura entro un grado e mezzo o al massimo due gradi e quindi limitare i danni. Perché già questo aumento porterà molti disastri in termini di morti, di maggior scioglimento dei ghiacci, di aumento del livello dei mari, di spostamenti migratori per centinaia di milioni di persone, di aumento di malattie, di sparizione di ecosistemi, isole e zone costiere, di fenomeni climatici più violenti e più frequenti. Tocca a noi, ad ognuno di noi impegnarsi a ridurre le emissioni di CO2. Un po’ è come stiamo facendo per bloccare il contagio. E ci stiamo riuscendo. I giovani – Greta Thunberg in testa – ce lo chiedono con forza. Lo vogliamo fare? O vogliamo intraprendere un viaggio oscuro per la nostra società? Occorre solo la volontà di farlo. E sarebbe un bellissimo esempio di sapienza e di intelligenza collettiva.

Gesualdo, 8 giugno 2020

*Presidente di Astronomia Moderna

Per contatti

zarmic@gmail.com

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