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www.ildialogo.org Rivoluzione culturale,di Michele Zarrella *

Otto domande, otto risposte l’otto ogni mese
Rivoluzione culturale

L’anno nuovo è iniziato ma qualcosa ancora qui non va


di Michele Zarrella *

A Katowice, in Slesia (Polonia) è terminata la COP 24 Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Una ennesima lista di buoni propositi?

Da 24 anni, i governanti dei Paesi dell’ONU si riuniscono per decidere come affrontare i cambiamenti climatici, ma sono 24 anni che tutto si chiude con l’approvazione di accordi, insieme, questa volta, a un libro delle regole e delle sanzioni a cui far riferimento a livello internazionale. Buoni propositi che per 23 anni sono stati quasi sempre disattesi. Un trionfo dell’Homo sapiens sapiens: ingannarsi. Dire bugie. Essere ipocrita: sottoscrivere accordi internazionali e non rispettarli nel proprio Paese.

Lo sarà anche questa ventiquattresima volta?

Non c’è due senza tre, recita un vecchio proverbio. Ma poiché parliamo di sfruttamento della biosfera e poiché parliamo del nostro futuro e poiché parliamo dell’intero pianeta e poiché i ricchi vogliono continuare a vivere nel lusso a discapito dei molti e… poiché parliamo di Homo sapiens sapiens, possiamo dire: Non c’è ventiquattro senza ventitré. Fino a quando il clima non ci presenterà il conto salato e saremo costretti violentemente a porre qualche rimedio. 

Nel maggio 2015 uscì l’enciclica LAUDATO SI’ e nel dicembre fu firmato l’Accordo di Parigi, in quell’anno ci fu un po’ di ottimismo.

Nella LAUDATO SI’ di papa Francesco, nell’Accordo di Parigi, nei rapporti dell’IPCC, nel grido di tanti scienziati (IPCC, Hansen, Mercalli et al.) e di ecclesiasti di altre religioni si attribuisce il caos climatico come «conseguenza drammatica dell’attività incontrollata dell’essere umano». Quel po’ di ottimismo del 2015 cozza indiscutibilmente contro l’evidenza dei fatti e la costanza dell’uomo a non voler modificare nulla. E invece dovremmo capire che siamo in un sistema ecologico chiuso e comprtarci di conseguenza usando e riusando i materiali. Come fanno gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale. In proporzione la Terra altro non è che un'astronave che vaga nell'Universo.

La chiamano la politica del doppio forno.

In effetti nei congressi, nei convegni, nelle conferenze internazionali i governanti parlano di combattere il caos climatico, ma poi quando tornano nel proprio paese si comportano diversamente. Nel 2017 “il governo Gentiloni e il suo ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, venivano segnalati fra quelli che «spingevano per indebolire la proposta della Commissione europea» sull’applicazione degli accordi di Parigi” (vd. L’Espresso del 30 dicembre 2018 p. 41). Dato il perpetuarsi di questi comportamenti non credo che sia possibile pensare che i nostri governanti siano stati colpiti da improvvisa  "sindrome del Dottor Jekyll e del Mister Hyde".

Qualche esponente del nostro governo ha attribuito a Satana il riscaldamento globale.

Attribuire a figure religiose il riscaldamento globale significa non assumersi le proprie responsabilità. Perché la Politica per prima dovrebbe affrontare il caos climatico ed evitare l’apocalisse. Nelle campagne elettorali lo promettono, ma quando vanno al governo fanno l’opposto. L’attuale ministro dello Sviluppo economico, ha concesso l’autorizzazione a sondaggi per la ricerca di pozzi petroliferi in Basilicata, in Puglia, nello Ionio e vicino a Ravenna.

Allora cosa possiamo fare.

Capire che non esiste una crescita illimitata sostenibile. È un ossimoro. Non si può crescere illimitatamente. Il pianeta non è illimitato. Kenneth Boulding, nel 1973, diceva: "Chi crede che la crescita esponenziale possa continuare all'infinito in un mondo finito è un folle oppure un economista." Non possiamo consumare, consumare, consumare, come certa pubblicità e certe teorie economiche dicono. Ognuno di noi contribuisce al riscaldamento globale e ognuno di noi può e deve fare qualcosa. Non sprecare, ridurre i consumi, fare la raccolta differenziata. Sobrietà è la parola che deve guidare tutti i nostri comportamenti, evitando le trappole della pubblicità e soprattutto contribuendo alla riduzione del riscaldamento globale. Tutto questo si muterà in una vera rivoluzione.

Rivoluzione?

Sì occorre una rivoluzione. Una rivoluzione culturale necessaria ad affrontare la complessità del mondo attuale e che faccia capire i gravi rischi a cui la nostra specie sta andando incontro. Il problema non lo risolverà la tecnologia o la scienza. Né come abbiamo detto la Politica. Lo dobbiamo risolvere in ognuno di noi. In ogni nostro piccolo o grande comportamento. Come vivere è più importante del perché. 

E poi?

Usare il meno possibile le fonti fossili preferendo le rinnovabili. Non investire i propri risparmi in società petrolifere. In effetti istituzioni finanziarie, fondi, banche e istituzioni cattoliche – spinte dalla LAUDATO SI’ (https://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/ambiente/riflessioni_1523173599.htm) – già lo stanno facendo e lo scorso anno quasi tutte le compagnie petrolifere hanno registrato perdite del capitale azionario: 2 per cento Eni, 6 per cento Sinopec, 10 per cento Royal Dutch Shell, 25 per cento ExxonMobil (L’Espresso del 30 dicembre 2018 p. 53). Partecipare alle manifestazioni ambientaliste. Non votare chi non approva leggi che rispettano l’ambiente. Anche la politica è rinnovabile. Fare tutto il possibile ora che siamo ancora in tempo. Entro il 2030 –  mancano solo 11 anni https://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/ambiente/riflessioni_1543783329.htm –, dobbiamo ridurre le emissioni di anidride carbonica del 45 per cento rispetto al periodo preindustriale e entro il 2050 azzerarle del tutto. I tempi per intervenire sono stretti. Non possiamo più aspettare. Ne va del futuro dei nostri nipoti i quali ci chiederanno: “Ma nonno cosa ha fatto?”.

Gesualdo, 8 gennaio 2019

*Ingegnere e astrofilo

Per contatti

zarmic@gmail.com

 

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Martedì 08 Gennaio,2019 Ore: 06:47
 
 
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