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Otto domande, otto risposte l'otto del mese
8 marzo festa delle donne

ma anche dell’uomo


Oggi 8 marzo è la festa della donna. Ma a cosa serve un anniversario?

Gli anniversari sono fondamentali e servono a ricordare l’importanza di quel che si festeggia e a far accendere i riflettori su un determinato problema. Pertanto anche questo giorno dedicato alla donna  deve servire a far riflettere su quanto si è fatto e su quanto resta da fare sulle disparità che ancora oggi esistono fra i generi, senza spegnere i riflettori il giorno dopo come, purtroppo, spesso accade.

Quali sono le disparità più pressanti e insopportabili.

Libertà, lavoro, retribuzione… diritti che in gran parte del mondo ancora non sono stati ottenuti dalle donne, e in alcune aree sono ignorati o peggio calpestati. Un piccolo esempio. Perché una donna non può guidare l’auto?

 Ma molte cose stanno cambiando.

Sì, la presidente della Camera, una donna, Laura Boldrini, ha fatto benissimo a richiamare l’uso del genere appropriato quando si parla di una donna. Molti, uomini, le hanno fatto notare che sa di “stonato” dire “la ministra”, “la parlamentare”, “la direttrice del tal giornale”, “la dirigente di…” o “la presidente di Inarcassa”…

Non ci vede qualcosa di “gattopardesco” in questo?

Sicuramente. Però, un po’, è anche colpa delle donne stesse. Sono anni che scriviamo su questo giornale della parità di genere e dell’uso del linguaggio appropriato. Abbiamo persino inviato lettere direttamente a qualche direttrice di giornali, a giornaliste, a presidenti di istituti, a dirigenti scolastiche, ecc., invitandole a usare l’articolo femminile. Ma qualche presidente ci ha addirittura risposto che preferiva così e che questo non doveva interessarci. In Germania quando la Cancelliera Angela Merkel ha assunto la carica di Cancelliere nessuno si è scandalizzato che si dicesse “La Cancelliera”.

Quindi persino il linguaggio è importante?

Ritengo che l’uso del femminile nel linguaggio sia un segnale molto importante, perché anche questo significa rispetto del genere, al contrario, non metterlo in atto significa disparità e può esprimere sottomissione o, in alcuni casi, violenza.

 Risulta appropriato il detto: “Il demonio si nasconde nei dettagli”.

Infatti potrebbe essere una conferma di questo modo di dire. Altro “dettaglio” che ritengo importante è l’intitolazione di aule, teatri, istituti, strade, piazze... Nella stragrande maggioranza sono intitolati a uomini. A Torino su oltre mille strade solo 27 sono intitolate a donne. Che tipo di messaggio può inviare un tale dato? Questi non sono più “dettagli” ma segnali forti, perché ci ricorderanno della donna tutti i giorni dell’anno, ogni volta che lo scriveremo, lo leggeremo o lo udiremo e non solo l’8 marzo.

 Allora quali cambiamenti auspicare?

Come in ogni rivoluzione non violenta, il primo cambiamento deve avvenire dentro se stessi. Il concetto di parità deve maturare prima di tutto in ognuno di noi. Dopo seguiranno a cascata quelli delle istituzioni, dei poteri, della burocrazia… È così che si otterranno atti concreti come l’uguaglianza dei salari, gli aiuti alle famiglie, maggior numero di asili nido, orari flessibili, maggiore welfare...

Per concludere.

Sia oggi la giornata per capire, ognuno di noi sia esso uomo o donna, che rispettare l’altro significa per prima rispettare se stesso, e rispettare la donna significa onorare la vita.

Quindi auguri alle donne, ma anche agli uomini.

 Gesualdo, 8 marzo 2015

Michele Zarrella

Per contatti zarmic@gmail.com

sito web: http:

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Domenica 08 Marzo,2015 Ore: 00:08
 
 
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