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www.ildialogo.org ACQUA ALTA A NONANTOLA IL FIUME RIVENDICA I SUOI SPAZI,di Beppe Manni

ACQUA ALTA A NONANTOLA IL FIUME RIVENDICA I SUOI SPAZI

di Beppe Manni

8.XII-20
Vedendo in questi giorni Nonantola (a 10 Km. Da Modena) e i suoi campi coperti dall’acqua limacciosa del Panaro, viene in mente Anselmo che nel 752 ricevette in dono da Astolfo duca longobardo, larghe distese di terre incolte per fondare un abbazia benedettina. Migliaia di monaci lavorarono per secoli per rendere abitabili quei luoghi. Quando nel 1058 l’abate Godescalco fondò la Partecipanza, donò ai suoi contadini ‘prati, pascoli, boschi e paludi’. I Nonantolani nel corso dei secoli arginarono il fiume Panaro, livellarono il terreno, scavato fossi e canali, contenute le paludi. Godevano del ‘legnatico’ e della caccia nei boschi, della pesca nei fiumi e nelle paludi, di pascoli e agricoltura nei prati. Ancora settanta anni fa quando io ero in seminario, intorno all’Abbazia scorrevano grandi canali di acqua pulita e fossi per l’irrigazione, maceri per la canapa.
Questo paese dalla lunga e gloriosa storia oggi ferito dalle esondazioni del fiume ci insegna qualcosa di come stiamo pagando l’incuria, l’aggressione e la cementificazione dei nostri territori dimenticando che la natura non può essere ingabbiate, catturata e sottomessa. Le belle miniature dei codici benedettini raccontano che Dio aveva diviso la luce dal buio e le acque dall’asciutto permettendo agli uomini agli animali di vivere e di nutrirsi. L’uomo era stato chiamato a perfezionare l’opera della creazione, a conservare l’ordine, ad abbellire e compiere, non a distruggere e violentare. L’homo faber di fronte alle acque che invadono e deturpano le sue case, le sue strade e i suoi campi; alle frane che invadono le strade e ingoiano i casolari, alle acque che improvvisamente abbattono ponti e uccidono, si dispera. Chiama la protezione civile, chiede risarcimenti, impreca contro il governo i governatori e i sindaci. Non riflette e non pensa che abbiamo lasciato costruire e asfaltare ovunque fin nell’alveo naturale dei fiumi e ruscelli. O aggrappati a colline argillose. Abbiamo tombato (che brutto e malaugurante nome) fossi, canali e financo fiumi. Senza curare la pulizia dei corso d’acqua e dei boschi. Continuiamo anche nella civilissima Modena a consumare terreno agricolo per costruire strade, supermercati, abitazioni.
Non ci avevano permesso consumo di terra zero?. E dove è finita l’idea del Governatore Bonaccini di far lavorare per la manutenzione del territorio richiedenti asilo e cittadini nullafacenti pagati con i vari bonus?
E infine il cambiamento climatico: tutti sappiamo che è il risultato di comportamenti suicida dell’uomo. Nessuno pensa più ad invertire la rotta, lo accettiamo stupidamente, rassegnati, come fosse naturale essere distrutti dalle nostre mani. I politici, tutti noi, angosciati dall’epidemia del coronavirus pensiamo ai malati e alle migliaia di morti ma non ai milioni di vittime del clima impazzito. Nei programmii politici non se ne parla più.



Mercoledì 23 Dicembre,2020 Ore: 19:11
 
 
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