Gli intellettuali sono un'ìnvenzione - www.marioragagnin.net

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Messaggioda Mario Ragagnin » 25/03/2010, 20:38

Sbagliamo bersaglio prendendocela con i politici; sono gli intellettuali i responsabili dei nostri mali
I MALI DEL MONDO SONO PROVOCATI DA COLORO CHE TENGONO SEPARATE LE COLLETTIVITA’ UMANE : I cosiddetti "INTELLETTUALI".
Si credeva che la colpa delle separazioni, e dunque delle guerre, fra Stati fosse dei politici; ma essi erano manovrati dal procedimento naturale emotivo in venuta, come tutti.
Perciò non si combinava niente a contestarli.
La colpa nascosta è di coloro che dovrebbero rappresentare la razionalità (almeno hanno diffuso questa voce...); e ne hanno fatto un monopolio, impedendo di conseguenza agli altri di ragionare, paralizzati da tanta scienza.
Non subiremo più passivamente la pseudo-cultura attuale,
che è uno strumento dei poteri contro le persone.
Molti guardano agli intellettuali con riverenza e rispetto, nel senso che considerano le loro idee al di sopra delle possibilità di comprensione e di giudizio delle altre persone.
Invece gran parte delle teorie sono complicazioni inutili, di idee staccate dalla realtà e da ogni senso compiuto. Per sostenere le quali gli addetti ai lavori le attaccano a una ragnatela di citazioni e bibliografie che impressionano i "profani"; che invece ne dovrebbero essere serviti.
L’attuale cultura si è formata separandosi dalla situazione esistente, risultato del procedimento naturale di forza; che appunto va superato.
Ma non va superato ignorandolo.
Tale superamento, che le idee comportano, ha lo scopo di ritornare all’insieme del reale, a migliorarlo ogni volta.
E questo nell'interesse stesso dell'interno (delle conoscenza), che così sarà ulteriormente ampliata ed approfondita dal nuovo esterno.
Questo però non avviene, perché il procedimento della formazione della superiore entità si ferma a metà del suo ciclo: si limita a staccarsi dalla vita pratica (necessaria opposizione per il formarsi delle entità superiori), ma non vi ritorna a modificarla. Realizza la sua superiorità grazie al mantenere inferiore il mondo esterno. Perché la visuale è ristretta alle coordinate di partenza, che diventano anche quelle di arrivo.
Coloro che incarnano le idee si accorgono che ciò li eleva agli occhi degli altri. E si fermano lì, avendo raggiunto lo scopo del successo personale (dentro gli schemi mentali del procedimento di forza naturale).
Così fanno deviare le idee, da fine, a mezzo, a strumento di sé stessi in quanto persone materiali, separate fra loro e concorrenti. La dialettica, da quel momento, non si svolge più (come dovrebbe) fra la realtà pratica insufficiente e le idee teoriche che dovrebbero aggiustarla. Ma si svolge solo a livello teorico, fra gli addetti ai lavori, i cultori dei vari campi. Per i quali lo scopo non è di risolvere le cose, bensì di affermarsi personalisticamente: e per qualificarsi in qualche modo, si negano a vicenda, complicando sempre più le cose.

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Re: Gli intellettuali sono un'ìnvenzione - www.marioragagnin

Messaggioda Mario Ragagnin » 29/04/2010, 19:38

LA RESPONSABILITA’ DELLE ASSOCIAZIONI DI ÈLITE

Le associazioni culturali e di élite cercano di essere il cervello dell’umanità, oggi mancante.

Le associazioni di élite (Massoneria, Rotary, Lions eccetera) rivelano quello che gli intellettuali cercano inconsciamente di essere: il cervello dell'umanità.

Le associazioni di élite, e le culture in genere, cercano di rimediare alla unilateralità dispersiva degli specialisti accademici.

Le ramificazioni dei campi culturali, punto di arrivo della fase di espansione dell’universo umano, tendono a realizzarsi pienamente col riconvergere (tramite l’unione dei loro rappresentanti) alla matrice originaria unitaria; che rappresenta il completamento di ciascuna, anche ai suoi fini attuali.

Ogni campo è unilaterale e ha bisogno degli altri, complementari indispensabili per la realizzazione di sé stesso.

Le associazioni di élite ritengono di essere i cervelli dell'umanità.

E lo sarebbero se la cultura fosse quello che dovrebbe essere e si crede sia. Sarebbero gli embrioni del cervello che si va formando.

Ciò intanto dimostra che il cervello non c'è, e che l'umanità si regola con contrapposizioni di forza macroscopica, tentativi esteriori di riequilibrare le situazioni con l’ immobilizzarle.

Ma poi tali autopretesi cervelli non sono collegati all'organismo, all'umanità, loro corpo. Perciò non funzionano neppure da cervelli.

Tutte le associazioni culturali sono potenzialmente di élite; ma, per essere riconosciute come tali ed avere successo, devono ritrarsi dall’ambito circostante. La cultura è ciò che sorge in contrapposizione alla situazione esistente, sempre sbagliata e insufficiente. Dovrebbe poi ritornare alla realtà da cui è partita, a completarla e a riordinarla. Invece si ferma a metà strada, perché le nostre possibilità ci permettono di fare solo piccoli passi, che non corrispondono all'esigenza delle cose. E intanto ci si dimentica del perché si è partiti.

La teoria, per essere quello che intende anche solo dal suo punto di vista, deve essere applicabile alla pratica, alla realtà, alla vita. I “services” sono surrogati di ciò; perché fanno credere di essere la funzione che la cultura dovrebbe avere, di soluzione del mondo.

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