MUHAMMAD.

120In verità Abramo fu un modello, obbediente ad Allah e sincero: egli non era affatto un politeista, 121 era riconoscente ad Allah per i Suoi favori. Allah lo scelse, lo guidò sulla retta via. 122 Gli abbiamo dato il bene in questa vita e nell'altra sarà certamente tra i giusti. 123 Quindi ti rivelammo: « Segui con sincerità la religione di Abramo: egli non era affatto un associatore». (Corano Sura XVI v. 120,123)

MUHAMMAD.

Messaggioda filippo » 05/03/2010, 14:53

MUḤAMMAD
E ora veniamo a Muḥammad. Gli americani e gli europei
hanno udito sul conto del Profeta parecchie leggende
che hanno creduto vere, per quanto i narratori fossero
o ignoranti o a lui avversi; la maggior parte di essi
erano sacerdoti, altri erano mussulmani ignoranti che ripetevano
su Muḥammad tradizioni infondate che erroneamente
credevano attestassero la sua gloria.
In tal modo dei mussulmani ottenebrati fecero della
sua poligamia il cardine delle loro lodi, la credettero una
cosa meravigliosa e la considerarono come un miracolo;
e la più gran parte degli storici europei si sono basati sulle
favole di questi ignoranti.
Ad esempio, uno stolto disse a un prete che vera prova
di grandezza sono il valore e lo spargimento di sangue,
e che in una sola giornata, un seguace di Muḥammad
- sul campo di battaglia - aveva tagliato le teste di
un centinaio d’uomini! Ciò portò erroneamente il prete a
concludere che l’assassinio viene considerato il mezzo
per provare, da parte di qualcuno, la fede in Muḥammad,
il che è pura immaginazione. Al contrario, le spedizioni
militari di Muḥammad, furono sempre azioni difensive;
se ne ha una prova nel fatto che, durante tredici anni alla
Mecca, il profeta e i suoi discepoli soffrirono le più violente
persecuzioni. Durante quel periodo essi furono bersagliati
dagli strali dell’odio; alcuni dei compagni di
Muḥammad vennero uccisi e le loro proprietà confiscate;
altri fuggirono in paesi stranieri. Muḥammad stesso, dopo
le più spietate persecuzioni da parte dei Quraysh, che
finalmente decisero di ucciderlo, fuggì a Medina nel
cuore della notte. Tuttavia, anche allora, i suoi nemici
non cessarono le loro persecuzioni e lo inseguirono fino
a Medina perseguitando i suoi discepoli perfino in Abissinia.
Queste tribù arabe vivevano in condizioni di tale brutalità
e barbarie che - al confronto - i selvaggi d’Africa e
i feroci Indiani d’America erano tanto progrediti quanto
Platone. I selvaggi d’America non seppellivano vivi i loro
bambini come questi Arabi usavano fare con le loro
figlie, gloriandosene come di cosa onorevole1. Così molti
dei loro uomini minacciavano le loro mogli, dicendo:
“Se partorirai una femmina ti ucciderò”. Anche ai nostri
giorni, gli Arabi2 detestano le figlie. Inoltre, a un uomo
era permesso prendere fino a mille mogli e la più gran
parte dei mariti ne avevano più di dieci nel focolare domestico.
Quando queste tribù erano in guerra fra loro,
quella che riusciva vittoriosa prendeva prigionieri mogli
e figli della tribù soccombente e li trattava da schiavi.
Quando un uomo che aveva dieci mogli moriva, i figli
di queste donne prendevano possesso delle madri uno
1 Una delle più barbare tribù Arabe, quella dei Banu-Tamím, praticava questo
odioso costume.
2 Per «Arabi» si intendono in questo capitolo i beduini dei deserti d’Arabia
(N.d.T.)
27
dell’altro; e se uno di questi figli gettava il suo mantello
sulla testa della moglie di suo padre e gridava: “Questa
donna è mia proprietà legale”, immediatamente la sventurata
donna diventava sua prigioniera e schiava. Egli
poteva fare di lei tutto ciò che voleva. Poteva ucciderla,
imprigionarla in un pozzo, o batterla, maledirla e torturarla
fino a che la morte venisse a liberarla. Secondo le
abitudini e gli usi degli Arabi, egli ne era il padrone. È
evidente che malignità, gelosia, odio e inimicizia dovessero
esistere tra le mogli e i figli di una stessa famiglia
ed è quindi inutile dilungarci su questo tema. Considerate
quale fosse la condizione di vita di quelle donne oppresse!
Inoltre, i mezzi per vivere di queste tribù arabe
erano frutto di rapine e saccheggi, cosicchè essi erano
perpetuamente impegnati in lotte e guerre, uccidendosi a
vicenda, saccheggiando e devastando scambievolmente
le loro proprietà e catturando donne e bambini che vendevano
agli stranieri. Quanto spesso avvenne che le figlie
e i figli di un emiro, che trascorrevano le notti in feste
e sciali, videro queste orge trasformarsi in giorni di
tremenda vergogna, di povertà e di prigionia! Ieri erano
emiri, oggi prigionieri ieri erano grandi dame, oggi
schiave.
Muḥammad era cresciuto fra queste tribù, e dopo aver
sofferto tredici anni di persecuzioni da parte loro, fuggì1.
Ma i suoi nemici non cessarono di opprimerlo e si unirono
per sterminare lui e i suoi seguaci. Fu in tali circostanze
che egli fu costretto a prendere le armi. Questa è
la verità. Non essendo personalmente fanatici, non vogliamo
difenderlo, ma - essendo giusti - diciamo ciò che
è giusto. Consideriamo la cosa con giustizia. Se lo stesso
Cristo si fosse trovato in simili circostanze fra così tiranniche
e barbare tribù, se per tredici anni egli e i suoi discepoli
avessero pazientemente sopportato queste prove,
culminanti con la fuga dalla terra natia, e se, mal-grado
ciò, queste tribù di fuorilegge avessero continuato a perseguitarlo,
a uccidere i suoi seguaci, a saccheggiare le loro
proprietà, e a catturare le loro donne e bambini, quale
sarebbe stata la condotta di Gesù nei loro riguardi? Se
questa oppressione avesse colpito Lui solo, Egli li avrebbe
perdonati, e tale atto di perdono sarebbe stato
meritevole di lode; ma se avesse visto che questi crudeli
assassini assetati di sangue intendevano uccidere,
saccheggiare e recar danno e opprimere i Suoi seguaci e
prendere prigionieri donne e bambini, è certo che Egli li
avrebbe protetti e avrebbe opposto resistenza ai tiranni.
Che obiezione può quindi essere fatta all’azione intrapresa
da Muḥammad? Forse quella di non essersi sottomesso
con i suoi seguaci, e le loro mogli e i bambini, a
queste tribù selvagge? Liberare queste tribù dalla loro
sete di sangue fu un atto di grande bontà e redimerle e
frenarle una vera grazia. Esse erano simili a un uomo che
ha in mano una coppa di veleno e che al momento di
berlo trova un amico che la spezza e così lo salva. Se
Cristo fosse stato messo nelle condizioni in cui si trovava
Muḥammad, è certo che, con potere trionfante, avrebbe
liberato gli uomini, le donne e i bambini dagli artigli
di quei lupi assetati di sangue.
Muḥammad non combatté mai contro i Cristiani; al
contrario, egli li trattò con gentilezza e dette loro piena
libertà. Una comunità di Cristiani viveva a Najrán sotto
la sua cura e protezione. Muḥammad disse a proposito di
essi: “Se qualcuno violasse i loro diritti, io stesso sarei il
suo nemico e in presenza di Dio lo porrei sotto accusa”.
Negli editti che egli promulgò è detto chiaramente che le
vite, le proprietà e le leggi dei Cristiani e degli Ebrei erano
sotto la protezione di Dio, e che il maomettano che
sposasse una donna cristiana non dovrebbe impedirle di
andare in chiesa, né obbligarla a portare il velo, e che in
caso di morte egli avrebbe dovuto affidare i suoi resti
mortali alle cure del clero cristiano. È inoltre detto che se
i Cristiani desideravano erigere una chiesa, l’Islám doveva
aiutarli e, in caso di guerra fra l’Islám e i suoi nemici,
i cristiani dovevano essere esonerati dall’obbligo di
combattere, a meno che essi non avessero desiderato farlo
di loro spontanea volontà in difesa dell’Islám, giacché
essi erano sotto la sua protezione. Come compenso per
questa loro immunità, essi dovevano pagare annualmente
una piccola somma di danaro.
Vi sono, infine, sette editti con norme particolareggiate
su questo tema, alcune copie dei quali esistono ancora
a Gerusalemme. Ciò è un fatto certo e non dipendente
dalla mia asserzione. Il decreto del secondo Califfo1
esiste ancora, affidato alla custodia del Patriarca ortodosso
di Gerusalemme e su ciò non vi è dubbio 2.
Tuttavia, dopo un certo tempo, a causa di trasgressioni
tanto da parte dei maomettani quanto da parte dei
cristiani, l’odio e l’inimicizia sorse tra di loro. Indipendentemente
da questo fatto, tutte le narrazioni di musulmani,
cristiani e altri, sono pure e semplici invenzioni
che hanno origine nel fanatismo o nell’ignoranza, a me-
no che non sorgano da inimicizia. Ad esempio, i musulmani
dicono che Muḥammad spaccò la luna e che questa
cadde sulla montagna della Mecca, pensando che la luna
sia un piccolo corpo che Muḥammad divise in due, gettandone
una parte su quella montagna e l’altra su
un’altra montagna. Tali affermazioni sono dovute a puro
fanatismo. Anche le tradizioni riferite dal clero (cristiano)
e gli avvenimenti sui quali esso trova da ridire, sono
esagerati quando non sono completamente infondati.
In breve, Muḥammad apparve nel deserto dell’Hijáz
nella Penisola Arabica, che era una landa desolata e sterile,
sabbiosa e disabitata. Talune località, come la Mecca
e Medina, sono estremamente calde; gli abitanti sono
nomadi i cui usi e costumi sono quelli di coloro che vivono
nel deserto, e interamente privi di istruzione e di
scienza. Muḥammad stesso era un illetterato, e il Corano
- in origine - venne scritto su scapole di pecore o su foglie
di palme. Questi particolari sono un indice delle
condizioni del popolo al quale Muḥammad fu inviato. La
prima domanda che egli rivolse alle sue genti fu: “Perché
non accettate il Pentateuco e il Vangelo e perché non
credete in Cristo e in Mosè?”. Domanda che li poneva in
difficoltà e in risposta alla quale argomentavano: “I nostri
antenati non credevano nel Pentateuco e nel Vangelo;
vuoi dirci perché?”. Ed egli rispondeva: “Essi furono
fuorviati; dovreste ripudiare coloro che non credono nel
Pentateuco e nel Vangelo anche se fossero vostri padri e
vostri antenati”.
In tale paese e fra così barbare tribù, un uomo illetterato
rivelò un libro nel quale, in uno stile perfetto ed eloquente,
egli spiegò gli attributi e le perfezioni divine, la
condizione profetica dei Messaggeri di Dio, le leggi di
vine e alcuni fatti scientifici.
Ad esempio, voi sapete che prima delle osservazioni
dei tempi moderni, e cioè, durante i primi secoli e fino al
quindicesimo secolo dell’èra cristiana, tutti i matematici
del mondo erano d’accordo nel ritenere che la terra fosse
il centro dell’universo e che il sole si muovesse. Il celebre
astronomo1 che enunciò la nuova teoria, scoprì il
movimento della terra e l’immobilità del sole. Fino a
quel momento tutti gli astronomi e i filosofi del mondo
avevano seguito il sistema tolemaico, e chiunque avesse
detto alcunché in contrario veniva considerato un ignorante.
Per quanto Pitagora e Platone stesso durante gli
anni avanzati della sua vita, adottassero la teoria che il
movimento annuale del sole intorno allo zodiaco non
procedesse dal sole stesso, ma piuttosto dal movimento
della terra intorno al sole, questa teoria venne del tutto
dimenticata e il sistema tolemaico fu accettato da tutti i
matematici. Ma - nel Corano - vi sono alcuni versetti rivelati,
contrari alla teoria del sistema tolemaico. Uno di
questi dice: “Il sole si muove in un punto fisso” mostrando
così la fissità del sole, e il suo movimento intorno
a un asse. E ancora in un altro versetto: “E ogni stella
si muove nel suo proprio cielo”2. Viene così spiegato il
movimento del sole, della luna, della terra e degli altri
corpi. Quando il Corano apparve, tutti i matematici misero
in ridicolo queste asserzioni che attribuirono a ignoranza.
Anche i dottori dell’Islam quando videro che questi
versetti erano contrari al sistema tolemaico, generalmente
accettato, furono costretti a ricorrere a diverse
giustificazioni.
Non fu che dopo il quindicesimo secolo dell’era Cristiana,
circa novecento anni dopo Muḥammad, che un
famoso astronomo1 fece nuove osservazioni e importanti
scoperte con l’aiuto del telescopio che egli aveva inventato,
stabilendo categoricamente, la rotazione della terra,
la fissità del sole e anche il movimento di esso intorno a
un asse. Divenne con ciò evidente che i versetti del Corano
concordavano con i fatti accertati e che il sistema
tolemaico era puramente immaginario.
Infine, molti popoli orientali sono stati educati durante
tredici secoli all’ombra della religione di Muḥammad.
Nel Medio Evo, quando l’Europa si trovava a un livello
prossimo alla barbarie, i popoli arabi erano superiori agli
altri popoli della terra nella cultura, nelle arti, nella matematica,
nella civiltà, nell’arte del governo e in altre
scienze. Il dispensatore di luce e l’educatore di queste
tribù arabe, il fondatore della loro civiltà e dei loro perfezionamenti
di queste differenti razze, fu un uomo illetterato:
Muḥammad. Fu, questo uomo illustre, un grande
educatore o no? È necessaria una risposta che comporti
un equo giudizio.
tRATTO DAL LIBRO "lE LEZIONI DI sAN gIOVANNI d'aCRI"DI ABDUL'BAHà
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