SUORE ABUSATE. DA PRETI. DOCUMENTI

Documenti tratti da ADISTA n.24 del 2001

DOC-1063. KANSAS CITY-ADISTA. Abusi sessuali, stupri, sfruttamento, plagio: atti che hanno portato in molti casi a gravidanze e aborti. I responsabili: preti e vescovi. Le vittime: suore. Il luogo: Africa (ma non solo). La diffusione: altissima. Sono queste le coordinate allarmanti di una piaga che è venuta alla luce grazie alla pubblicazione, da parte del settimanale statunitense National Catholic Reporter, di quattro documenti strettamente confidenziali elaborati da religiosi impegnati nella consulenza alle suore e nella prevenzione dell’Aids, documenti che sono disponibili dal 9 marzo scorso nel sito Internet dello stesso National Catholic Reporter.

Da questi rapporti, stilati tra il 1994 e il 1998, viene alla luce una situazione che, benché non ignota, manifesta proporzioni molto più estese e gravi di quanto non si supponesse. Membri del clero cattolico, questo in sintesi il contenuto, hanno sfruttato e sfruttano la loro posizione finanziaria e spirituale per ottenere prestazioni sessuali da parte delle suore, spesso portate dal loro condizionamento culturale ad obbedire all’ecclesiastico. Perché proprio le suore? Perché in una situazione di diffusione a macchia d’olio dell’Aids, specialmente in Africa, esse rappresentano un gruppo "safe", sicuro, non a rischio. E sono molto più condizionabili, anche tramite false argomentazioni teologiche. Uno dei casi più eclatanti lo riporta sr. Maura O’Donohue, Medico Missionaria di Maria, autrice di due dei documenti, che visitò diversi Paesi africani per conto del CAFOD, organismo che si occupa di Aids all’interno della Caritas Internationalis. "La superiora di una comunità di religiose in un Paese - ha scritto la missionaria nel 1994 - è stata contattata da preti che chiedevano di rendere loro disponibili le suore per prestazioni sessuali (1991). Al rifiuto della superiora, i preti hanno spiegato che altrimenti si sarebbero visti obbligati a recarsi al villaggio per trovare donne, esponendosi così al rischio dell’Aids". "Grazie alle confidenze fattemi da molte sorelle nel corso delle mie visite - continua la O’Donohue - mi resi conto di questioni più profonde e anche più inquietanti di quelle già emerse. Queste rivelavano modelli di comportamento che ero riluttante ad accettare come fatti". Spesso si trattava di vicende di cui esistevano prove documentali, e non solo di voci o racconti orali. 23 i Paesi che la missionaria cita: tra di essi, in gran parte africani, compaiono anche India, Filippine, Brasile, Colombia, Stati Uniti, Irlanda e Italia.

Molti sono i casi di giovani candidate alla vita religiosa che in cambio dei necessari certificati erano obbligate ad avere rapporti sessuali con preti. Molte sono le religiose rimaste incinte in seguito a tali rapporti e obbligate, per questo, a lasciare la congregazione, mentre il prete responsabile è stato soltanto allontanato per un breve periodo. Le cifre sono impressionanti: una congregazione diocesana (in Africa poche sono le congregazioni legate ad una rete internazionale e dunque più formate e più appoggiate anche finanziariamente) ha allontanato 20 suore incinte; la superiora generale di un’altra, con 29 suore in gravidanza in seguito a rapporti con preti, si è rivolta all’arcivescovo con l’unico risultato di venire estromessa - lei e il suo Consiglio - dalla congregazione stessa e di essere sostituita da un’altra superiora e da un altro Consiglio, scelti contro le stesse costituzioni dell’Istituto.

In alcuni Paesi è notorio che i preti abbiano relazioni multiple, anche con mogli di parrocchiani. Secondo quanto riporta la O’Donohue, in una parrocchia il parroco è stato attaccato con fucili dagli uomini, estenuati dagli abusi di potere perpetrati dal prete nei confronti delle donne del luogo (1991).

Alcuni preti chiedono addirittura che le suore assumano contraccettivi, convincendole del fatto che la pillola previene la trasmissione del virus Hiv. Altri hanno incoraggiato le suore incinte ad abortire. Alcuni medici cattolici impiegati in ospedali cattolici hanno rivelato di avere subìto pressioni da parte dei preti perché procurassero l’aborto alle suore in quegli ospedali (1990). Uno, addirittura, dopo aver spinto la suora rimasta incinta ad abortire, e dopo la morte di questa durante l’operazione, le ha officiato la messa funebre.

Molte e difficili, dunque, le sfide che tale situazione pone. La O’Donohue prospetta la promozione di una crescita integrale per clero, religiosi e laici; un aiuto spirituale, psicologico e sociale alle vittime e agli sfruttatori; il superamento del silenzio con procedure efficaci.

Di seguito riportiamo, in una nostra traduzione dall’inglese, uno dei quattro documenti resi pubblici dal National Catholic Reporter, quello stilato da sr. Maria Marie McDonald, Superiore generale delle Missionarie di Nostra Signora d’Africa, nel novembre 1998, intitolato "Il problema dell’abuso sessuale delle religiose africane in Africa e a Roma" e presentato per fornire un quadro generale della situazione al "Consiglio dei 16", un gruppo di delegati dell’Unione dei Superiori generali (congregazioni maschili), dell’Unione Internazionale delle Superiore generali (congregazioni femminili) e della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, dicastero vaticano competente in materia. Non sono note reazioni da parte vaticana.

(sommario)


IL PROBLEMA DELL’ABUSO SESSUALE NEI CONFRONTI DI SUORE AFRICANE IN AFRICA E A ROMA

 

Documento per il consiglio dei "16"

di suor Marie McDonald, Superiora generale delle Missionarie di Nostra Signora d’Africa

 

Questo intervento si riferisce principalmente all’Africa e a suore, preti e vescovi africani. Ciò non si deve al fatto che il problema sia esclusivamente africano, ma al fatto che il gruppo che si è incontrato per preparare i temi dell’incontro di oggi faceva riferimento principalmente alla propria esperienza in Africa e ad informazioni avute da membri delle loro congregazioni o di altre congregazioni, soprattutto congregazioni diocesane in Africa.

Noi sappiamo che il problema esiste anche altrove.

Questo intervento tocca solamente un aspetto, seppur doloroso, della Chiesa africana. Siamo ben consci e grati dell’immenso bene che è stato compiuto ed è tuttora compiuto dal clero e dai religiosi, che conducono una vita integra ed evangelicamente fruttuosa. Non c’è bisogno di ricordare quei preti, vescovi e religiosi che in anni recenti in Africa hanno versato il loro sangue per la causa di Cristo e per le persone assegnate alle loro cure. È precisamente a causa del nostro amore per la Chiesa e per l’Africa che ci sentiamo tanto afflitti dal problema che vi presentiamo.

Potrebbero essere raccontate molte storie inquietanti. Tuttavia, siccome tutti qui sanno che questo problema esiste e che, nonostante moltissimi tentativi di migliorare la situazione, sembra che questa stia invece peggiorando, esporrò il problema in forma molto breve e concisa. Poi cercherò di spiegare quali sono le cause principali.

 

Il problema

1. Viene comunemente asserita l’esistenza di molestie sessuali e persino di stupri da parte di preti e vescovi nei confronti di suore.

Talvolta quando una suora viene messa incinta, il prete insiste perché abortisca. Di solito la suora viene allontanata dalla sua congregazione mentre il prete, spesso, viene solamente trasferito ad un’altra parrocchia, o inviato a studiare.

2. Molte suore diventano economicamente dipendenti da preti che talora chiedono in cambio prestazioni sessuali.

3. I preti talvolta sfruttano il ruolo di direttori spirituali e di ministri del sacramento della Riconciliazione per chiedere prestazioni sessuali.

 

Alcune cause di queste molestie

Celibato/castità in molti Paesi non costituiscono un valore. In alcuni Paesi per una giovane donna istruita il matrimonio potrebbe non rappresentare una scelta possibile, perché "il prezzo della sposa" è troppo alto. La vita religiosa potrebbe offrire una scelta alternativa: ma in tal caso è realmente una scelta di vita casta e celibe?

La posizione inferiore delle donne nella società e nella Chiesa è un altro fattore da prendere in considerazione. Sembra che una suora trovi impossibile opporsi ad un prete che chiede prestazioni sessuali. Ella è stata educata a considerare se stessa inferiore, a essere servizievole e a obbedire, persino al suo fratello minore. È comprensibile allora che una suora trovi impossibile negarsi ad un ecclesiastico che chiede prestazioni sessuali. Questi uomini sono visti come "figure di autorità" cui bisogna ubbidire. Inoltre, di solito essi sono maggiormente istruiti ed hanno ricevuto una formazione teologica più avanzata rispetto alle suore. Potrebbero usare false argomentazioni teologiche per giustificare le loro richieste ed il loro comportamento. Le suore si impressionano facilmente con questi argomenti. Uno di questi suona come segue: "Siamo entrambi celibi consacrati. Ciò significa che abbiamo promesso di non sposarci. Tuttavia possiamo avere fra noi rapporti sessuali senza rompere i nostri voti."

La malattia pandemica dell’aids ha comportato che le suore sono ora più di prima ricercate dai preti perché si pensa che siano "sicure".

Situazione economica. Molte congregazioni femminili faticano a trovare abbastanza soldi per badare alle consorelle e per istruirle. Molto spesso quando le suore lavorano per una diocesi non viene loro pagato un giusto salario. Da quelle che vengono inviate all’estero per studiare ci si aspetta talvolta che mandino soldi alle loro congregazioni e alle famiglie a casa. In alcuni Paesi fuori dall’Africa, come gli Stati Uniti, le sorelle africane vengono sfruttate, con magri salari e inadeguata assicurazione sanitaria, per svolgere ministeri tradizionali, per esempio quello di catechiste, che sono stati abbandonati dalle congregazioni statunitensi.

Poca comprensione della vita consacrata. Vescovi, preti, laici, e le stesse suore non capiscono in maniera adeguata la vita religiosa, né il significato dei voti né i carismi specifici di ogni Istituto.

Reclutamento di aspiranti da parte di congregazioni che non hanno una sufficiente presenza in un determinato paese, e che non hanno abbastanza conoscenza di una determinata cultura. Talvolta i preti contribuiscono a questa azione di reclutamento.

Le suore studentesse che vengono mandate all’estero, a Roma (e altrove in Europa e negli Stati Uniti) a studiare, spesso hanno problemi particolari. Uno di questi è quello di trovare un alloggio adeguato. Mentre a seminaristi e preti vengono offerti residence, molto meno viene fatto per le suore. Le suore inviate a studiare fuori dai loro Paesi sono spesso troppo giovani e/o immature. Mancano di guida, di sostegno e in molti casi di una solida formazione religiosa. Molte suore mancano anche dell’educazione di base necessaria per intraprendere ulteriori studi o, talvolta, hanno una conoscenza insufficiente della lingua nella quale devono studiare. Queste suore frequentemente si rivolgono a seminaristi e preti per un aiuto nello scrivere tesine. Le prestazioni sessuali sono, alcune volte, il pagamento che debbono offrire per un tale aiuto. Non desidero con questo sostenere che solo i preti e i vescovi sono da accusare e che le suore sono semplicemente le loro vittime. No, può essere che le suore talvolta siano fin troppo consenzienti, oppure ingenue.

Silenzio. Forse un altro fattore è la "cospirazione del silenzio" che avvolge questo argomento. Solo se siamo in grado di affrontarlo insieme onestamente saremo in grado di trovare delle soluzioni.

A marzo di quest’anno, io ho fatto una relazione ai vescovi della Commissione Permanente del Secam (Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e del Madagascar, ndt) sui "Problemi che si pongono alle congregazioni religiose". La violenza sessuale nei confronti delle suore era uno dei principali problemi proposti. Siccome la maggior parte di quello che presentavo era basato su relazioni provenienti da congregazioni diocesane e dalle Conferenze delle Superiori Maggiori in Africa, mi sentivo molto convinta dell’autenticità di ciò che stavo dicendo. I vescovi presenti sentirono come sleale da parte delle suore l’aver mandato tali relazioni fuori dalla loro diocesi. Dissero che le suore in questione avrebbero dovuto rivolgersi al loro vescovo diocesano per questi problemi. Naturalmente, questo sarebbe stato e sarebbe l’ideale. Tuttavia le suore sostengono di averlo tentato più e più volte. Talvolta non sono state ben accolte. In alcuni casi sono state accusate per ciò che era successo. Anche quando vengano ascoltate con grande comprensione, non sembra che venga fatto alcunché.

In alcune sedute ufficiali e ufficiose, in questi ultimi anni, i Superiori Generali a Roma hanno ascoltato e si sono scambiati resoconti di violenze sessuali. Sembra che sia arrivato il momento di un’azione concertata.

Pensiamo che questo possa essere fatto al meglio aiutandosi reciprocamente a sviluppare delle politiche mirate ad affrontare i problemi prima e dopo il loro insorgere.

 




ABUSI SESSUALI SULLE SUORE. IL PARLAMENTO EUROPEO INTIMA: ARRESTATE QUEI PRETI!
DOC-1081. STRASBURGO-ADISTA. Gli autori degli abusi sulle suore devono essere giudicati in tribunale; il Vaticano deve considerare con serietà le accuse di abusi sessuali e rimuovere i responsabili dagli incarichi ufficiali, reintegrando allo stesso tempo nel loro ruolo le suore che hanno richiamato l’attenzione su tali abusi e che per questo sono state allontanate, nonché dare protezione alle vittime: è questo in sintesi il contenuto di una risoluzione del Parlamento europeo "sulle violenze sessuali ai danni delle donne e in particolare di religiose cattoliche", approvata a Strasburgo con 65 voti a favore, 49 contro e 6 astensioni il 5 aprile scorso. A Roma il provvedimento non è stato gradito: "le forze politiche europee che hanno votato a favore - è stato il risentito commento in proposito di p. Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia Internazionale Fides - non hanno capito che il problema è dovuto soprattutto ad alcuni caratteri culturali ancora presenti in alcune, poche, situazioni nel mondo". "La mossa della sinistra a Strasburgo - ha proseguito - mi sembra voglia gettare fango sulla testimonianza della Chiesa nel Terzo Mondo". Di seguito riportiamo il testo della risoluzione del Parlamento Europeo.

RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULLE VIOLENZE SESSUALI AI DANNI DELLE DONNE E IN PARTICOLARE DI RELIGIOSE CATTOLICHE

Il Parlamento europeo, visti la Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo e la Convenzione europea sui Diritti dell’Uomo,

- vista la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, - vista la sua risoluzione in data 16 settembre 1997 sulla necessità di organizzare una campagna a livello dell’Unione europea per la totale intransigenza nei confronti della violenza contro le donne, - vista la sua risoluzione in data 10 marzo 1999 sulla violenza ai danni delle donne, - vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione contro le donne,

A) ribadendo la ferma condanna - sua e delle altre istituzioni comunitarie - di qualsiasi forma di violenza ai danni delle donne e in particolare degli abusi sessuali,

B) vivamente preoccupato per il contenuto di un rapporto comparso nella rivista americana "National Catholic Reporter", in cui si segnalano i numerosi casi di stupro, in almeno 23 Paesi, commessi da preti nei confronti di religiose cattoliche,

C) considerando che la Santa Sede ha confermato di essere a conoscenza di casi di stupro e di abusi sessuali ai danni di donne, e anche di suore, da parte di preti cattolici, stante il fatto che dopo il 1994 sono stati trasmessi al Vaticano almeno cinque rapporti su questo tema,

D) considerando che malgrado i responsabili ufficiali fossero stati correttamente informati circa queste violazioni dei diritti umani, gli stessi non hanno reagito come avrebbero dovuto,

E) sottolineando che, secondo questi rapporti, numerose religiose stuprate sono state anche costrette ad abortire, a dimettersi e, in taluni casi, sono state infettate dall’HIV-AIDS,

F) prendendo atto delle dichiarazioni del portavoce del Vaticano, Joaquin Navarro Valls, il quale ha affermato che "il problema è noto ma è geograficamente limitato", ma sottolineando che, al contrario, questo fenomeno si estende ben al di là dell’Africa,

G) rammentando che l’abuso sessuale costituisce un reato contro la persona umana e che gli autori di questi reati devono essere consegnati alla giustizia, 1. condanna ogni violazione dei diritti della donna nonché gli atti di violenza sessuale, in particolare nei confronti di religiose cattoliche ed esprime la sua solidarietà alle vittime; 2. chiede che gli autori di questi reati vengano arrestati e giudicati in tribunale; chiede alle autorità giudiziarie dei 23 Paesi citati nei rapporti di garantire che sia fatta piena luce in termini giudiziari su questi casi di violenza nei confronti delle donne; 3. chiede alla Santa Sede di considerare seriamente tutte le accuse di abusi sessuali commessi all’interno delle proprie organizzazioni, di cooperare con le autorità giudiziarie e di rimuovere i responsabili da qualsiasi incarico ufficiale; 4. chiede alla Santa Sede di reintegrare le religiose che sono state destituite dai loro incarichi per aver richiamato l’attenzione delle loro autorità su questi abusi e di fornire alle vittime la necessaria protezione e compensazione per le discriminazioni di cui potrebbero essere successivamente oggetto; 5. chiede che sia reso pubblico il contenuto integrale dei cinque rapporti citati dal "National Catholic Reporter"; 6. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alle autorità della Santa Sede, al Consiglio d’Europa, alla Commissione per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, ai governi del Botswana, del Burundi, del Brasile, della Colombia, del Ghana, dell’India, dell’Irlanda, dell’Italia, del Kenya, del Lesotho, del Malawi, della Nigeria, della Papua Nuova Guinea, delle Filippine, del Sudafrica, della Sierra Leone, dell’Uganda, della Tanzania, di Tonga, degli Stati Uniti d’America, dello Zambia, della Repubblica democratica del Congo e dello Zimbabwe.

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Anche per i numeri mancanti dei riferimenti, il materiale è tratto da Adista del 2001



Lunedì, 13 febbraio 2006