Benedetto XVI: "Obbedite al vostro vescovo, anche se contrari"

di ORAZIO LA ROCCA

Nessuna replica ufficiale dal Sacro Convento al diktat vaticano. Assisi, svolta del Papa richiamo ai francescani


CITTÀ DEL VATICANO - "Cari figli di San Francesco, vi esorto ad essere
disponibili, in spirito di sincera comunione, al vescovo di Assisi, alla Conferenza episcopale regionale e a quella nazionale. Nonostante qualunque cosa in contrario". Con queste parole, papa Benedetto XVI riporta i frati delle basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli di Assisi sotto la diretta giurisdizione pastorale del vescovo locale e, tramite lui, della Cei. Una iniziativa indubbiamente clamorosa, una delle prime a carattere normativo e organizzativo decise da Ratzinger da quando è Papa.

Il provvedimento è contenuto nel documento "Motu Proprio" firmato ieri da Benedetto XVI, lo stesso giorno della nomina del nuovo vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, da soli due anni segretario della Congregazione per il Culto Divino. Anche questa una decisione clamorosa, che suona come un "allontanamento" dalla curia romana di un monsignore giudicato troppo anti tradizionalista.

Ratzinger con la sua iniziativa sostanzialmente priva i frati di Assisi di quella autonomia pastorale che era stato loro riconosciuta da un altro papa, Paolo VI, con un altro "Motu Proprio" emesso l’8 agosto 1969. In effetti, negli ultimi 30 anni di attività i frati custodi della basilica di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli sede della Porziuncola (il luogo dove il Poverello morì), hanno goduto di una autonomia operativa non indifferente messa al servizio di una lunga serie di iniziative per la diffusione degli ideali francescani nel mondo. Autonomia che, benché usata a fin di bene, in più occasioni non è stata in sintonia con il vescovo di Assisi, e segnatamente - negli ultimi anni - con monsignor Sergio Goretti, il quale non a caso ieri ha subito esultato alla notizia del provvedimento preso da papa Ratzinger.

Il diktat pontificio, però, non sembra scoraggiare i diretti interessati, cioè i frati francescani. Come tenta di far capire il custode del Sacro Convento, padre Vincenzo Coli, che in un comunicato saluta calorosamente l’arrivo del nuovo presule. Commentando, poi, le prime parole dette da Sorrentino come vescovo di Assisi, Coli nota che "nel suo messaggio siamo felici di trovare un chiaro riferimento ai valori francescani di Assisi. E questo per noi è motivo di gioia e di speranza".

Nessun commento, invece, arriva dal Sacro Convento sul fermo invito del Papa a "Padri Francescani, Conventuali e Minori (le tre famiglie legate a San
Francesco - ndr) a chiedere il permesso al vescovo di Assisi per tutte le loro iniziative pastorali". Qualche francescano, però, riservatamente fa notare: "Noi per prassi abbiamo sempre chiesto il permesso al nostro vescovo per ogni nostra iniziativa". La novità - giurano i frati - "è che ora questa prassi è stata formalizzata dal Papa. Per noi, in definitiva, non cambia nulla e andremo avanti secondo gli insegnamenti del nostro padre fondatore, San Francesco, per diffondere la cultura della pace alla luce del Vangelo".

In qualche altra congregazione religiosa, però, non sono così sicuri. Ad esempio padre Nino Fasullo, dei Redentoristi di Palermo, teme che "con queste iniziative si possano ledere quei sentimenti di libertà che per tradizione albergano nelle comunità religiose che nascono nella Chiesa proprio come esperienza di libertà e autonomia". La ricerca della fede e la testimonianza evangelica, nota padre Fasullo, "non possono fare a meno di una sana autonomia e di una serena ricerca, come ci ha insegnato il nostro fondatore S. Alfonso Maria dè Liguori".

(20 novembre 2005)
Fonte: http://www.repubblica.it/



Mercoledì, 23 novembre 2005