Dominus Jesus

I commenti a caldo delle chiese e della stampa internazionale

Da Adista del 16settembre 2000 n. 61

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Sommario

CARD. RATZINGER: FUORI ROMA NON C’È SALVEZZA.PROTESTE DAL RESTO DEL MONDO

Paolo Ricca, teologo valdese (commento alla "Nota sulle Chiese sorelle")

Gianni Genre, pastore, neo-eletto moderatore della Tavola valdese

Domenico Tomasetto, pastore, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI)

Aldo Casonato, neo eletto presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI)

Tom Best, dell'équipe "Fede e Costituzione" del COE (Consiglio ecumenico delle Chiese).

Mons. Joseph Doré, arcivescovo cattolico di Strasburgo e teologo specialista del dialogo interreligioso, in un'intervista a La Croix (6/9/2000).

COMMENTI DELLA STAMPA INTERNAZIONALE

La Croix (6/9/2000), quotidiano cattolico francese, "Relativismo e assolutismo" di Michel Kubler

Corriere del Ticino (6/9/2000), "Il bersaglio sono i teologi", di Carlo Silini

Estado de São Paulo (6/9/00), quotidiano brasiliano: "Cardinale difende la superiorità del cattolicesimo", di Gilles Lapouge

"Der Tagesspiegel" (7/9/2000), quotidiano tedesco

"Süddeutsche Zeitung" (6/9/2000), quotidiano tedesco pubblicato a Monaco

"Tages Allgemeine Zeitung" (7/9/2000), quotidiano tedesco

"The Times" (7/9/2000), quotidiano inglese

"The Church of England Newspaper", (7/9) settimanale anglicano


CARD. RATZINGER: FUORI ROMA NON C’È SALVEZZA.PROTESTE DAL RESTO DEL MONDO

COMMENTI DEI RAPPRESENTANTI DELLE CHIESE

Paolo Ricca, teologo valdese (commento alla "Nota sulle Chiese sorelle")

"La lettura della "Nota sull'espressione Chiese sorelle" mi fa venire in mente la parola di Gesù, il quale, a chi gli diceva: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle là fuori che ti cercano", rispose: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?": Poi, girando lo sguardo su coloro che gli sedevano intorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chiunque avrà fatto la volontà di Dio mi è fratello, sorella e madre" (Marco 3,32-35). Questa è la risposta che mi sembra più pertinente alla nota del cardinale Ratzinger, con le sue sottili distinzioni e disquisizioni, fedeli forse alla lettera dei testi magisteriali cattolici, ma non certo allo spirito che animò il Concilio Vaticano II e che sembra ormai aver cessato di soffiare a Roma. Se poi si vuole entrare nel merito della "Nota", si può dire che il discorso del cardinale Ratzinger, comprensibile dal punto di vista di una ecclesiologia cattolica tradizionale, è completamente fuori dal discorso biblico sulla Chiesa, sia per quanto concerne l'idea di una "Chiesa madre" (che nel Nuovo Testamento non c'è: la "nostra madre" è "Gerusalemme celeste", Galati 4,26), sia per quanto concerne l'affermazione che sono vere Chiese - e quindi tra loro "sorelle" - "solo quelle che hanno conservato un episcopato ed un'eucarestia validi". Il discorso del Nuovo Testamento al riguardo è completamente diverso; basti citare la parola-chiave dell'ecclesiologia neotestamentaria, che è quella di Gesù: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro" (Matteo 18,20)".

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Gianni Genre, pastore, neo-eletto moderatore della Tavola valdese

"Come protestanti italiani, siamo sbalorditi e addolorati per le affermazioni contenute nel documento vaticano Dominus Iesus a proposito dei rapporti fra la Chiesa cattolica e le cosiddette Chiese sorelle. Soprattutto siamo preoccupati per gli accenti antimodernisti della Chiesa cattolica, come la recente scelta di beatificare un personaggio controverso come Pio IX; come Chiese protestanti siamo inoltre solidali con tutti i cattolici "non allineati", quei settori della Chiesa cattolica che credono sinceramente e si impegnano per il cammino ecumenico e interreligioso. Dal punto di vista teologico ci sembra più che mai importante ribadire uno dei principi cardine della Riforma protestante, vale a dire la libertà assoluta di Dio: ci pare inconcepibile e pericoloso voler definire chi è dentro e chi è fuori della salvezza e della grazia di Dio. Nessuno (nessuna Chiesa, nessuna istituzione) può dirsi "gestore" della grazia di Dio. Crediamo infatti che il criterio ultimo di giudizio e di salvezza sia l'amore, come si legge in Matteo 25: "Ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste¼". Sul fronte del dialogo ecumenico, va detto che in questo anno giubilare sono state aperte molte Porte sante, ma molte altre porte del dialogo si stanno chiudendo, e questo ci preoccupa profondamente. Anche la Chiesa cattolica dovrebbe a nostro parere riprendere con forza il discorso sulla libertà: la libertà dello Spirito Santo, che è più grande di qualsiasi istituzione e di qualsiasi Chiesa".

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Domenico Tomasetto, pastore, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI)

"La lettura della dichiarazione Dominus Iesus, (...), solleva nelle Chiese evangeliche non poche riserve critiche. Il tema del pluralismo religioso, fenomeno in espansione nel mondo occidentale, pone i teologi dinanzi a sempre nuove domande. Non vanno condannati solo per questo. È vero che l'espressione extra Ecclesiam nulla salus (fuori della Chiesa non c'è salvezza) ci viene dai tempi della Chiesa primitiva, dove aveva un suo contesto storico e teologico preciso. Noi protestanti abbiamo sempre obiettato a questa formulazione, ritenendo che non è l'essere nella Chiesa a garantirci la salvezza e quindi il rapporto con Gesù Cristo, quanto piuttosto l'incontro con Gesù Cristo a donarci la salvezza e a metterci in comunione con altri credenti nella Chiesa. La "mediazione" è operata esclusivamente da Cristo, mai dalla Chiesa. Quanto poi all'essere salvati o non salvati, molte parole di Gesù ci ricordano che questo è compito riservato esclusivamente a Dio Padre e che, anzi, noi saremo sorpresi di trovare nei due gruppi persone che non avremmo mai pensato di trovarvi (Matteo 21,31), e del tutto inconsapevoli (Matteo 25,31-40). A noi spetta il compito dell'annuncio dell'Evangelo ad ogni creatura, del dialogo fraterno e attento, nel rispetto delle altrui convinzioni, non quello della condanna definitiva. Da quando la Chiesa ha preteso di essere non solo madre e maestra, ma soprattutto una istituzione che, a suo insindacabile giudizio, dispensa salvezza e condanne, è diventata altra cosa dal modello prevalente del Nuovo Testamento. Il cardinale Ratzinger, nel tentativo di tracciare ancora una volta i confini della Chiesa, dimentica che può farlo soltanto per la "Chiesa militante" quella storica e istituzionale, e non per la "Chiesa trionfante": di questa i confini sono definiti soltanto ed esclusivamente dalla grazia di Dio".

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Aldo Casonato, neo eletto presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI)

"L’Unione cristiana evangelica battista d’Italia esprime la propria profonda tristezza per quanto avvenuto negli ultimi giorni in seno alla Chiesa cattolica romana. Riteniamo infatti che la beatificazione di Pio IX, il tono e la lettera delle affermazioni contenute nella Dichiarazione Dominus Iesus (...) costituiscano un inciampo (...) e un arretramento rispetto a documenti ed atti compiuti anche di recente sul piano dei rapporti fra le diverse confessioni. (...) La rigidità della Chiesa cattolica romana (...) ripropone vecchi atteggiamenti che dopo il Concilio Vaticano II i battisti credevano superati (...). La dichiarazione riafferma, come prima il Concilio Vaticano II, che le Chiese nate dalla Riforma hanno delle carenze e che pertanto non sarebbero neppure da considerare Chiese in senso proprio e che invece "la pienezza della grazia e della verità è stata affidata alla Chiesa cattolica". I battisti italiani invece sono convinti che tutte le Chiese abbiano delle gravi carenze nella fede, nella speranza e soprattutto nell’amore, e per questo abbiano tutte (...) da invocare la misericordia e il perdono di Dio. (...) È vero, come afferma la Dichiarazione, che per noi cristiani Dio in Cristo "si è fatto conoscere nel modo più pieno" (...). Ma proprio per questo tale verità che è Cristo non può essere posseduta una volta per tutte e amministrata come fosse un oggetto. Essa va cercata incessantemente interrogando le scritture, invocando la guida dello Spirito di Dio (...) e servendo il nostro prossimo nel bisogno. Di tale Verità possiamo essere tutti solo imperfetti e fallibili testimoni (...)".

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Tom Best, dell'équipe "Fede e Costituzione" del COE (Consiglio ecumenico delle Chiese).

"Tutte le Chiese hanno tratto un enorme giovamento dalla recente entrata della Chiesa cattolica romana nel movimento ecumenico in seguito al Concilio Vaticano II. Nell'ambito del COE, come nel movimento ecumenico in generale, sono in corso numerosi colloqui delicati sulla reciproca relazione fra le Chiese. Sarebbe un grave danno se questi contatti venissero ostacolati - perfino compromessi - da un linguaggio che preclude qualsiasi nuova discussione su tali problemi. Inoltre, si sarebbe potuto sperare che fossero riconosciuti i numerosi sviluppi positivi intervenuti dopo un secolo, in seno al movimento ecumenico, nella confessione, nella testimonianza e nel servizio comune dei cristiani". Una testimonianza cristiana credibile è indispensabile per rispondere alle numerose sfide etiche e sociali sulle quali oggi il mondo si confronta. "Sarebbe tragico - ha aggiunto il pastore Best - se questa testimonianza resa ad un mondo sofferente sia indebolita dalle discussioni interne alle Chiese sulla loro rispettiva autorità e il loro rispettivo status, per quanto essi possano essere importanti".

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Mons. Joseph Doré, arcivescovo cattolico di Strasburgo e teologo specialista del dialogo interreligioso, in un'intervista a La Croix (6/9/2000).

"(...). È vero che lo stile redazionale di questo documento non è assolutamente lo stesso di quello dei testi conciliari. Assai spesso si adottano formule di genere: "i fedeli non sono tenuti a professare..."; " si deve credere fermamente che..." (...). Ma io non sono del tutto convinto che questo potrebbe implicare o annunciare la fine di un impegno cattolico sul piano ecumenico o interreligioso. Tutti conoscono le iniziative di Giovanni Paolo II verso le altre religioni: dopo il memorabile incontro di Assisi, queste iniziative si sono moltiplicate. Quanto all'ecumenismo, non si possono trascurare le attese del recente accordo con i luterani sulla Giustificazione. In questo campo si è riusciti in qualcosa di notevole, precisando su cosa di fondamentale noi siamo d'accordo, e perché le differenze che restano fra noi non devono essere considerate separatrici. La nostra speranza è che con il tempo l'intesa che si è riconosciuta possibile su questo punto centrale possa un giorno divenirlo anche su altro. (...)".

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COMMENTI DELLA STAMPA INTERNAZIONALE


La Croix (6/9/2000), quotidiano cattolico francese, "Relativismo e assolutismo" di Michel Kubler

"(...) Quello che irrita di più è soprattutto questo bisogno di reagire ad un pericolo di relativismo con un riverbero di assolutismo. (...) La Dichiarazione Dominus Iesus si appoggia ad un enunciato maggiore del Vaticano II: l'unica Chiesa di Cristo "sussiste" - o "è presente" - nella Chiesa cattolica (Lumen gentium n. 8). Il Concilio adottò questa formula per cessare di affermare che la Chiesa di Cristo "è" la Chiesa cattolica. Esso affermava, in un'apertura ecumenica storica, che la Chiesa cattolica possiede certamente la pienezza della verità rivelata e degli strumenti di salvezza, ma che anche altre Chiese possono disporne, fatto salvo il riconoscimento del primato romano. Ora il testo pubblicato ieri suggerisce, al contrario, un'identità tra Chiesa di Cristo e Chiesa cattolica e fa derivare da questa ogni verità che le altre possono nascondere. Una rilettura che avrà conseguenze rovinose sul piano ecumenico, favorite dall'opposizione tra "Chiese" (d'Oriente) e "comunità ecclesiali" (uscite dalla Riforma). Certo questa opposizione viene dal Vaticano II. Ma queste categorie che attengono alla preistoria dell'ecumenismo cattolico, sono ancora di moda dopo 35 anni di cammino comune delle Chiese? L'assolutismo che si richiude su se stesso può nuocere più di un giusto relativismo che permette di aprirsi all'altro".

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Corriere del Ticino (6/9/2000), "Il bersaglio sono i teologi", di Carlo Silini

"(...) Per strano che possa sembrare, questa dichiarazione di superiorità spirituale della Chiesa cattolica non è rivolta ai fedeli delle altre religioni. Sarebbe solo un modo per irritarli e infatti sul piano del dialogo ecumenico ed interreligioso il documento può essere considerato un disastro. Il bersaglio apparente delle dichiarazioni di Ratzinger sono i cattolici stessi, molti dei quali, contagiati da un dominante spirito (vagamente new age) di contaminazione di idee e convinzioni, tendono a ritenere che una religione valga l'altra, che Gesù Cristo sia uno dei tanti maestri spirituali (...). Ma il vero obiettivo del cardinale con ogni probabilità sono i teologi "di frontiera" che operano in contesti non cattolici, come l'India. (...) (Balasuriya, Dupuis, De Mello) in modi diversi osavano presentare il messaggio cristiano con un linguaggio e riferimenti culturali e religiosi, forse azzardati, ma comprensibili a persone nate e cresciute in Oriente. Volevano imitare Dio, che per farsi capire dall'umanità si è fatto uomo, cioè si è fatto altro da se stesso. Un rischio che il Vaticano non intende correre (...)".

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Estado de São Paulo (6/9/00), quotidiano brasiliano: "Cardinale difende la superiorità del cattolicesimo", di Gilles Lapouge

"(...) In questi due anni, Giovanni Paolo II, per quanto sempre chiuso in tema di morale (metodi anticoncezionali, divorzio ecc.), ha fatto magnifici sforzi per "modernizzare" la Chiesa: gesti in favore degli ebrei tante volte offesi da Roma, dialogo ecumenico e interreligioso, visite a sinagoghe, moschee, strette di mano ai buddisti. Il violento discorso di Ratzinger lancia, su questi tentativi, un getto di acqua fredda. Immaginiamo che ebrei, protestanti o musulmani rifletteranno a lungo prima di riprendere il dialogo (...). Oggi, quando vediamo uscire il documento di Ratzinger, tentiamo di comprendere in maniera diversa la beatificazione di Pio IX, come se, in quest’epoca in cui Giovanni Paolo II sta concludendo la sua lunga missione, il Vaticano schierasse in posizione di battaglia i suoi diversi eserciti (...)".

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"Der Tagesspiegel" (7/9/2000), quotidiano tedesco

"(...) Il suo mestiere è spietato. Quando si tratta di questioni cattoliche, Joseph Ratzinger non conosce pietà. Il cardinale di curia tedesco ribadisce intenzionalmente il diritto della Chiesa all’assoluto. Gli altri cristiani reagiscono incolleriti. La porcellana ecumenica, modellata per oltre tre decenni, entro poche ore andrà in pezzi. Ratzinger sembra badarci poco; segue una sua strategia. Alle soglie del prossimo pontificato vuole conficcare nel terreno ancora una volta una colonna portante dogmatica. (...).".

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"Süddeutsche Zeitung" (6/9/2000), quotidiano tedesco pubblicato a Monaco

"(...). Sembra che il Vaticano abbia fondato un nuovo organismo: potrebbe chiamarlo "Segretariato contro la troppa riconciliazione". I suoi più recenti successi: la beatificazione del fatale papa Pio IX, che spinse all'estremo la pretesa di potere pontificio, e la pubblicazione del documento "Dominus Iesus", in cui la Chiesa cattolica ancora una volta spiega perché è l'unica vera Chiesa. (...). Questo documento mostra quale scarso valore pratico abbiano atti solenni come la sottoscrizione della Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione, fintanto che la Chiesa cattolica non cambia la sua concezione di Chiesa. Forse Ratzinger ha voluto dare proprio questo messaggio: non abbiate troppe speranze, voi ottimisti dell'ecumenismo. Un vero dialogo tra le confessioni a queste condizioni non è possibile. L'ostacolo più grande sulla strada della diversità riconciliata dei cristiani è attualmente la Chiesa cattolica. (...)".

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"Tages Allgemeine Zeitung" (7/9/2000), quotidiano tedesco

"(...). I cattolici semplici hanno ben compreso lo spirito del Concilio Vaticano II, nonostante i testi difficili che ha prodotto: quello di un'apertura al mondo, quindi alle persone, alle altre Chiese e alle altre religioni. È singolare che Ratzinger, che allora era tra i teologi conciliari progressisti, nel suo cammino di avvicinamento al vertice della Chiesa se ne sia dimenticato. Ma questo dovrebbe restare un problema suo, non della Chiesa cattolica. Il testo di Ratzinger e la recente beatificazione del reazionario papa dell'infallibilità Pio IX non sono perciò null'altro se non il disperato tentativo di un uomo anziano di contrastare ancora questo sviluppo. Ringraziando il cielo, il tempo vi passerà sopra. (...)".

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"The Times" (7/9/2000), quotidiano inglese

"L'ultima Dichiarazione di Roma, che sistematizza la posizione ufficiale sull'unità della Chiesa, è profondamente conservatrice; il suo linguaggio è più duro, il suo tono meno clemente, il suo atteggiamento nei confronti delle altre Chiese è di rifiuto più di qualsiasi cosa si sia sentita dai tempi del Vaticano II nel 1962. (...) L'anno scorso un summit anglicano-romano, pur accettando che esistono differenze, ha parlato della condivisione di una "comunione reale, anche se imperfetta". Non c'è stato riferimento a difetti o a Chiese improprie. Ora sembra che il pendolo stia tornando indetro. Una spiegazione potrebbe essere il diffuso risentimento vaticano contro la decisione della Chiesa d'Inghilterra di ordinare le donne prete. Il passo è stato fatto, si è detto, senza consultare Roma, ed è stato visto come un tradimento. (...). Il tono quanto la sostanza del documento ha causato offesa. (...) (Il documento) rappresenta una tendenza fondamentalista che sembra più in sintonia con il pensiero vaticano che con la mite disponibilità verso l'ecumenismo che molti cattolici dimostrano. La sua è un'agenda politica e religiosa: si tratta di ottenere voti e convertiti.(...) Dominus Iesus suggerisce che, malgrado i passi verso una maggiore unità, la Chiesa cattolica resta esaltatrice impenitente del primato".

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"The Church of England Newspaper", (7/9) settimanale anglicano

"Roma lotta per contenere la teologia e la prassi contestuale in America Latina e in Asia, prova ne sia il battibecco sulla scomunica di Balasuriya. Dominus Iesus (...) si sofferma a lungo sulle altre religioni, segnando i teologi asiatici che stanno tentando di mettersi in relazione con l'induismo e l'islam. Le teologie regionali non devono espandersi e ottenere appoggio in culture tanto lontane da Roma. La cosa più interessante è che il documento ha deciso di includere la frase sulle non-Chiese protestanti nel contesto delle altre fedi".


"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi

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