FIORENTINO SULLO E IL BORGHESE: Alberto Giovannini e la repubblica di Sussi e Biribissi.

di Nino Lanzetta

Gianna Preda non è stata la sola giornalista di prestigio del Borghese che, con determinazione e continuità, ha denigrato Fiorentino Sullo, con cadenza settimanale, rivoltando come un calzino tutte le sue parole, le iniziative politiche i suoi atti da Ministro o da semplice parlamentare. Anche altri giornalisti di peso lo hanno fatto e non solo sul Borghese, soprattutto quando stava per essere portata all’approvazione del Parlamento la sua Riforma urbanistica, a causa della quale ci ha rimesso salute e carriera. Contro di lui fu scatenata una violentissima campagna di stampa non solo dal Borghese, ma anche da altri giornali come Il Tempo di Roma Il Sole 24 di Milano e il Roma di Napoli, tutti giornali ispirati dalla Confindustria. Il Borghese mise un paio di cronisti alle calcagna di Sullo che setacciarono settimana per settimana molti paesi irpini alla ricerca di notizie, pettegolezzi, insinuazioni, malignità. Non si sottrassero giornalisti di rilievo come Alberto Giovannini del quale riportiamo alcune frasi di un suo articolo del 31.3.1960 “ Sussi e Biribissi”.

Alberto Giovannini fu un giornalista sicuramente targato di destra. Da giovane aveva tentato di conciliare il fascismo con il socialismo, fondando nel 1946 una rivista “Rosso e nero” che non ebbe successo. Fu anche condannato al confino. Collaborò al Borghese e diresse, negli anni settanta, il Giornale d’Italia e il Roma di Achille Lauro. Fu chiamato poi da Almirante a dirigere il Secolo d’Italia dal 1982 fino alla sua morte, che avvenne nel 1984. Quando era direttore del Roma e Fiorentino Sullo era fuori dal governo e dal Parlamento e attraversava un periodo di crisi anche fisica, lo chiamò a collaborare al giornale sul quale scrissi, per alcuni mesi, articoli di lucida e profonda analisi politica.
L’articolo “Sussi e Biribissi”, che analizziamo si richiama ad un libro umoristico da Paolo Lorenzini (nipote del più famoso Collodi) che descrive il viaggio al centro della terra partendo dalle fognature di Firenze, di due amici diversi nell’aspetto fisico, una bassa e grassottella e l’altra alta e magra, che hanno più tratti in comune. I due politici in questione, sui quali scaglia la sua satira canzonatoria, sono Fiorentino Sullo e Antonio Segni. Era la fine del marzo del 1960 e stava per nascere il Governo Tambroni, che sarebbe succeduto al secondo governo Segni, e sui giornali si commentava la struttura del Governo. “Negli stessi giorni, sulle agenzie democristiane (di sinistra), abbiamo letto le prese di posizione energiche, drastiche e coerentissime dell’onorevole Fiorentino Sullo, contro la possibile riesumazione del "monocolore", sia pure "di affari", ad opera di Tambroni e ci siamo sentiti sollevati. Poi e venuta la lista del nuovo governo ed abbiamo letto che l’onorevole Segni … si era di buona lena acconciato a fare il ministro degli esteri; mentre il giovane rivoluzionario avellinese, convinto che in fondo Nenni e l’apertura a sinistra possono attendere, ma le poltrone ministeriali no, aveva fatto buon viso a cattivo gioco, accettando (certo a malincuore) il dicastero dei trasporti”. Giovannini così continuava: “Il vecchio Segni e il giovane Sullo, ci sono apparsi come trasfigurati; sono tornati a noi sull’ala dei ricordi infantili, reincarnazione di "Sussi e Biribissi", i due monellacci di Yambo, che il destino poneva continuamente a contatto con occasioni destinate a far loro dimenticare i buoni proponimenti che, in tutta serietà e compunzione, facevano all’indomani di ogni birbonata. In effetti il nostro inferno nazionale, a destra e a sinistra, è lastricato di buoni proponimenti. Quelli dei conservatori che si trasformano in novatori audacissimi, ogni qualvolta vengano invitati a collaborare, magari di sottobanco, ad una combinazione governativa; e quelli dei rivoluzionari che diventano conservatori pur di avere il diritto al "saloncino" privato sulle ferrovie. "Apertura a destra", "apertura a sinistra": tutte chiacchiere, tutti velleitarismi”.
Giovannini mette alla berlina i due politici, tacciandoli di anteporre la poltrona alle idee praticate pur di mantenere il potere ed i privilegi. Allora gli onorevoli avevano diritto ad uno scompartimento riservato sui treni. La strumentalità dell’attacco e della satira, almeno nei confronti del giovane ministro Sullo doveva subito dimostrarsi falso ed immeritato. Infatti Sullo, di lì a qualche giorno, insieme con Bo e Pastore, si sarebbe dimesso perché Tambroni accettava i voti delle destre. Gesto ancor più significante da parte di Sullo perché era la prima volta che faceva il ministro. L’accusa era ancora più immeritevole se Giovannini avesse considerato che Fiorentino Sullo, confermato sottosegretario proprio nel governo Segni, si era dimesso proprio perché questi aveva accettato i voti delle destre.
Giovannini invece continuava: “Vedete Segni: pur di rimanere Presidente, dopo esserlo stato a destra, sarebbe stato disposto ad esserlo a sinistra; pur di non rimanere appiedato, avrebbe accettato di essere soltanto vice presidente, ma anche questa possibilità è venuta meno, e non ha quindi disdegnato un posto di ministro. Vedete Sullo: pur di essere ministro non disdegna di entrare in quella formula, "monocolore" che ha sempre combattuto con aspre parole e fieri atteggiamenti, e per essere convalidato nella carica ministeriale è disposto ad accettare i voti liberali, monarchici e missini, cioè i voti tanto avversati quando sostenevano un uguale "monocolore" di cui lui, Sullo, non faceva parte”.
Almeno per Sullo l’accusa era falsa per il passato: si era dimesso da sottosegretario nel secondo governo Segni, e si sarebbe dimostrata altrettanto falsa per il futuro in quanto si sarebbe dimesso da ministro del Governo Tambroni.
Per quanto, poi riguarda i privilegi ai quali i deputati rimanevano attaccati come l’edera, appena una settimana dopo, il 7 arile 1960, il Borghese commenta una notizia dell’Agenzia Stefani: “Secondo la Nuova Stefani, " l’onorevole Sullo, Ministro dei trasporti era appena stato nominato e si sarebbe dimesso poco dopo N.d.R.) conversando con alcuni parlamentari e giornalisti, ha annunciato la sua decisione di abolire sui treni gli scompartimenti riservati ai senatori e ai deputati. L’onorevole Sullo intende impostare il problema sul principio dell’eguaglianza di tutti i cittadini, soprattutto come utenti di servizi pubblici". Di solito i Ministri, specialmente nuovi, ci tengono a rendersi popolari, almeno fra i colleghi. Ma quest’uomo non è un Ministro, è un autolesionista”.
Il privilegio degli scompartimenti riservati è poi stato abolito. NINO LANZETTA



Lunedì 13 Aprile,2015 Ore: 18:49