INDICE
La
posizione del prof. Paolo Ricca
Da Adista del
9 luglio 2001
"Vengo come fratello nella fede". Il
saluto di Giovanni Paolo II all'arrivo a Kiev
Nel dialogo le soluzioni adeguate. Discorso del
papa al consiglio pan-ucraino delle chiese
Il consiglio panucraino per superare i conflitti.
Saluto del card. Lobomyr Husar
"Ortodossi e cattolici possono vivere come
fratellli". Saluto del "patriarca" Filaret
Musulmani dell'ucraina sono grati al papa. Saluto
del mufti Ablayev Emirali
"Grazie, santita, per la sua visita
pacifica". Saluto del leader degli evangelici battisti Gregory Jvanovick
"Liberare" gli ebrei allevati nella
religione cattolica. Saluto del rabbino capo Jakob Dov Blaib
"Perdono per il male che noi, figli di questa
chiesa, abbiamo fatto". Card. Lubomyr Husar
Bianchi: un viaggio che lascerà tracce indelebili
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Visita
del papa in Ucraina
Ricca: una
iniziativa discutibile sotto il profilo ecumenico e politico
Roma, 22 giugno
2001 (NEV-CS15) - "La visita del Papa in Ucraina pone molti problemi sotto il profilo
ecumenico" è l'opinione del prof. Paolo Ricca, docente alla Facoltà valdese di
teologia di Roma, intervistato dall'Agenzia stampa NEV.
"L'iniziativa
del pontefice - secondo il prof. Ricca - si inserisce in una situazione di rapporti
ecumenici già di per sé complessi, sia per quanto riguarda l'ortodossia in Ucraina
(composta da una pluralità di chiese che non sempre si riconoscono tra loro) sia
soprattutto per il problema degli uniati, cioè i cattolici di rito ortodosso. Queste
chiese, che riconoscono il papa pur avendo riti e discipline delle chiese ortodosse, sono
uno dei frutti avvelenati della Controriforma, rappresentano emblematicamente il tentativo
di 'riconquista' dell'oriente ortodosso da parte di Roma. Un secondo aspetto problematico
di questa visita in Ucraina - prosegue Ricca - è dato dal fatto che il papa è stato
invitato, oltre che - come è ovvio - dalle due chiese cattoliche nazionali (quella di
rito bizantino e quella di rito latino), anche dal capo del governo ucraino. Non è invece
stato invitato dalle chiese ortodosse, largamente maggioritarie nel paese, le quali anzi
lo avevano esplicitamente scongiurato, con una lettera del metropolita ortodosso di Kiev,
di rinunciare per ora a questo viaggio. Il papa ha deliberatamente ignorato questa
richiesta. Nessuno, va da sé, mette in discussione il suo diritto di visitare i cattolici
in Ucraina, ma il
fatto che egli si presenti nella duplice veste di capo di Chiesa e di capo di Stato
complica ulteriormente la già intricata situazione. In questa occasione, come in tante
altre, il papa gioca contemporaneamente su due scacchiere: quella religiosa e quella
politica, cercando di trarre il massimo vantaggio da entrambe. Ecumenicamente l'operazione
è viziata in partenza. Sia perché, specialmente in Ucraina, non c'è pace ma 'guerra
fredda' tra cattolici e ortodossi (e la presenza del papa non favorisce certo la
distensione), sia perché il risvolto politico della visita, con le sue ricadute
diplomatiche, si svolge su un piano che nulla ha a che vedere con quello ecumenico.
L'ecumenismo non è esercizio di diplomazia ma scuola di fraternità e non è con incontri
tra capi di stato che si costruisce l'unità della chiesa.
"VENGO COME FRATELLO NELLA FEDE". IL SALUTO DI GIOVANNI
PAOLO II ALL'ARRIVO A KIEV
Signor
Presidente,Illustri Autorità civili e Membri del Corpo diplomatico,Venerati Fratelli
nell'Episcopato,Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Ho lungamente atteso questa visita ed ho intensamente pregato perché essa potesse
realizzarsi. Finalmente, con intima commozione e gioia, ho potuto baciare questa amata
terra di Ucraina. Ringrazio Dio per il dono che oggi mi è concesso.
La storia ha conservato i nomi di due Pontefici romani che, nel lontano passato, giunsero
fino a questi luoghi: san Clemente I alla fine del primo secolo e san Martino I a metà
del settimo. Essi furono deportati in Crimea, ove morirono martiri. L'attuale loro
successore giunge invece fra voi in un contesto di festosa accoglienza, desideroso di
farsi pellegrino ai celebri templi di Kyiv, culla della cultura cristiana di tutto
l'Oriente europeo.
Vengo tra voi, cari cittadini dell'Ucraina, come amico della vostra nobile Nazione. Vengo
come fratello nella fede ad abbracciare tanti cristiani che in mezzo alle tribolazioni
più dure hanno perseverato nell'adesione fedele a Cristo.
Vengo spinto dall'amore, per esprimere a tutti i figli di questa Terra, agli Ucraini di
ogni appartenenza culturale e religiosa, la mia stima e la mia amicizia cordiale.
2. Ti saluto, Ucraina, testimone coraggiosa e tenace di adesione ai valori della fede.
Quanto hai sofferto per rivendicare, in momenti difficili, la libertà di professarla!
Mi tornano alla mente le parole dell'apostolo sant'Andrea, il quale secondo la tradizione
disse di vedere rifulgere sui colli di Kyiv la gloria di Dio. È ciò che avvenne, secoli
dopo, con il battesimo del principe Vladimiro e del suo popolo.
Ma la visione che ebbe l'Apostolo non riguarda soltanto il vostro passato; essa si
proietta anche sul futuro del Paese. Con gli occhi del cuore mi pare, infatti, di vedere
diffondersi su questa vostra Terra benedetta una nuova luce: quella che si sprigionerà
dalla rinnovata conferma della scelta fatta nel lontano 988, quando Cristo fu qui accolto come "Via, Verità e Vita" (cfr
Gv 14,6).
3. Se oggi ho la gioia di essere qui tra voi, lo debbo all'invito fattomi sia da Lei,
Signor Presidente Leonid Kuchma, che da voi tutti, venerati Fratelli nell'Episcopato delle
due tradizioni, orientale e occidentale. Vi sono vivamente grato per questo gesto gentile,
che mi ha consentito di calcare per la prima volta come successore dell'apostolo Pietro il
suolo di questo Paese.
La mia riconoscenza va innanzitutto a Lei, Signor Presidente, per la calorosa accoglienza
e per le cortesi parole che mi ha appena rivolto a nome anche di tutti i suoi compatrioti.
In Lei, vorrei salutare l'intera popolazione ucraina, felicitandomi per l'indipendenza
riconquistata e ringraziando Dio perché ciò è avvenuto senza spargimento di sangue. Un
augurio mi sale dal cuore: possa la Nazione ucraina proseguire in questo suo cammino di
pace grazie al concorde contributo dei vari gruppi etnici, culturali e religiosi! Senza la
pace non è possibile una prosperità condivisa e duratura.
4. Il mio ringraziamento si volge ora a voi, venerati Fratelli Vescovi della Chiesa
Greco-cattolica e della Chiesa Cattolica Romana. Ho custodito nel cuore i vostri ripetuti
inviti a visitare l'Ucraina e sono ora lieto di potervi finalmente corrispondere. Penso
con gioia anticipata alle varie occasioni che avremo nei prossimi giorni di ritrovarci
uniti nella preghiera a Cristo, nostro Signore. Ai vostri fedeli va fin d'ora il mio
saluto affettuoso.
Quale carico immane di sofferenze avete dovuto sopportare negli anni trascorsi! Ma ora
state reagendo con entusiasmo e vi riorganizzate cercando luce e conforto nel vostro
glorioso passato. Il vostro intendimento è di proseguire con coraggio nell'impegno di
diffondere il Vangelo, luce di verità e di amore per ogni essere umano. Coraggio! È un
proposito che vi onora, e certo il Signore non vi lascerà mancare la grazia per portarlo
a compimento.
5. Pellegrino di pace e di fraternità, confido di essere accolto con amicizia anche da
quanti, pur non appartenendo alla Chiesa cattolica, hanno il cuore aperto al dialogo e
alla cooperazione. Desidero rassicurarli che non sono venuto qui con intenti di
proselitismo, ma per testimoniare Cristo insieme con tutti i cristiani di ogni Chiesa e
Comunità ecclesiale e per invitare tutti i figli e le figlie di questa nobile Terra a
volgere lo sguardo verso Colui che ha donato la sua vita per la salvezza del mondo.
Con questo spirito saluto cordialmente anzitutto i carissimi Fratelli nell'episcopato, i
monaci, i sacerdoti e i fedeli ortodossi, che costituiscono la maggioranza dei cittadini
del Paese. Ricordo con piacere che i rapporti tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Kyiv
nel corso della storia hanno conosciuto periodi luminosi: guardando ad essi, ci sentiamo
incoraggiati a sperare in un futuro di sempre maggiore intesa nel cammino verso la
comunione piena.
Vi sono stati, purtroppo, anche periodi tristi, nei quali l'icona dell'amore di Cristo è
stata offuscata: prostrati davanti al comune Signore, riconosciamo le nostre colpe. Mentre
chiediamo perdono per gli errori commessi nel passato antico e recente, assicuriamo a
nostra volta il perdono per i torti subiti. L'auspicio più vivo che sale dal cuore è che
gli errori di un tempo non abbiano a ripetersi per l'avvenire. Siamo chiamati ad essere
testimoni di Cristo, e ad esserlo insieme. Il ricordo del passato non freni oggi il
cammino verso una reciproca conoscenza, che favorisca la fraternità e la collaborazione.
Il mondo sta cambiando rapidamente: ciò che ieri era impensabile, oggi appare a portata
di mano. Cristo ci esorta tutti a ravvivare nel cuore il sentimento dell'amore fraterno.
Facendo leva sull'amore si può, con l'aiuto di Dio, trasformare il mondo.
6. Il mio saluto si estende, infine, a tutti gli altri cittadini dell'Ucraina. Pur nella
diversità delle appartenenze religiose e culturali, carissimi Ucraini, vi è un elemento
che tutti vi accomuna: è la condivisione delle stesse vicende storiche, delle speranze e
delle delusioni che esse hanno portato con sé.
Nel corso dei secoli il Popolo ucraino ha conosciuto prove durissime e logoranti. Come non
ricordare, restando nell'ambito del secolo appena concluso, il flagello delle due guerre
mondiali, le ripetute carestie, le disastrose calamità naturali, eventi tristissimi che
hanno lasciato dietro di sé milioni di morti? In particolare, sotto l'oppressione di
regimi totalitari quali il comunista e il nazista, il popolo ha rischiato di perdere la
propria identità nazionale, culturale e religiosa, ha visto decimare la sua élite
intellettuale, custode del patrimonio civile e religioso della Nazione. Da ultimo, si è
avuta l'esplosione radioattiva di Chernobyl, con le sue drammatiche e impietose
conseguenze per l'ambiente e la vita di tanti esseri umani. Ma è stato proprio allora che
più decisamente è iniziata la ripresa. Quell'evento apocalittico, che ha determinato il
vostro Paese a rinunciare alle armi nucleari, ha anche spinto i cittadini ad un energico
risveglio, muovendoli ad imboccare la strada di un coraggioso rinnovamento.
È difficile spiegare con dinamiche semplicemente umane i cambiamenti epocali dei due
ultimi decenni. Ma qualunque sia l'interpretazione che si vuole darne, è certo che da
queste esperienze è scaturita una nuova speranza. È importante non deludere le attese
che ora pulsano nel cuore di tanti, soprattutto tra i giovani. Con l'apporto di tutti è
ora urgente promuovere nelle città e nei villaggi dell'Ucraina la fioritura di un nuovo,
autentico umanesimo. È il sogno che il vostro grande poeta Taras Shevchenko ha espresso
in un testo famoso: "... i nemici più non
saranno, ma ci sarà il figlio, ci sarà la madre, ci sarà la gente sulla terra!".
7. Vi abbraccio tutti, carissimi Ucraini, da Donezk a Leopoli, da Kharkiv ad Odessa e a
Simferopol! Nella parola Ucraina c'è il richiamo alla grandezza della vostra Patria che,
con la sua storia, testimonia la sua singolare vocazione di confine e di porta tra
l'Oriente e l'Occidente. Nel corso dei secoli questo Paese è stato crocevia privilegiato
di culture diverse, punto di incontro tra le ricchezze spirituali dell'Oriente e
dell'Occidente.
C'è nell'Ucraina un'evidente vocazione europea, sottolineata anche dalle radici cristiane
della vostra cultura. Il mio augurio è che queste radici possano rinsaldare la vostra
unità nazionale, assicurando alle riforme che state attuando la linfa vitale di valori
autentici e condivisi. Possa questa Terra continuare a svolgere la sua nobile missione,
con la fierezza espressa dal poeta poc'anzi citato quando scriveva: "Non vi è nel mondo un'altra Ucraina, non v'è un altro
Dnepr". Popolo che abiti questa Terra, non dimenticarlo!
Con l'animo colmo di questi pensieri, compio i primi passi di una visita ardentemente
desiderata ed oggi felicemente iniziata. Iddio vi benedica, carissimi abitanti
dell'Ucraina, e protegga sempre la vostra amata Patria!
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NEL DIALOGO LE SOLUZIONI ADEGUATE
DISCORSO DEL PAPA AL CONSIGLIO PAN-UCRAINO DELLE CHIESE
Illustri
Rappresentanti del Consiglio Panucraino delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose!
1. Sono vivamente grato a coloro che hanno reso possibile l'odierno incontro, nel quale mi
è data l'opportunità di conoscere più da vicino, nel corso di questa mia Visita,
ciascuno di voi, rappresentanti delle diverse Chiese e Organizzazioni Religiose presenti
in Ucraina. Rivolgo a tutti il mio cordiale e deferente saluto. Vi esprimo di cuore il mio
apprezzamento per il servizio che il vostro Consiglio Panucraino rende alla salvaguardia e
alla promozione dei valori spirituali e religiosi, indispensabili per l'edificazione di
una società autenticamente libera e democratica. Il vostro benemerito Organismo
contribuisce non poco a creare le condizioni per una sempre maggiore intesa tra gli
appartenenti alle diverse Chiese e Organizzazioni religiose, nel rispetto reciproco e
nella costante ricerca d'un dialogo sincero e proficuo. Né posso poi non menzionare il
vostro lodevole sforzo a favore della pace fra gli uomini e i popoli.
2. La vostra esistenza e il vostro quotidiano lavoro testimoniano in maniera concreta
quanto il fattore religioso sia parte essenziale dell'identità personale di ogni uomo, a
qualsiasi razza, popolo o cultura appartenga. La religione, quando è praticata con cuore
umile e sincero, reca un apporto specifico e insostituibile alla promozione di una
società giusta e fraterna.
Come potrebbe uno Stato che intenda essere realmente democratico prescindere dal rispetto
pieno della libertà religiosa dei cittadini? Non vi è democrazia vera là dove viene
calpestata una delle libertà fondamentali della persona. Anche l'Ucraina ha sperimentato,
nel lungo e doloroso periodo delle dittature, i devastanti effetti dell'oppressione atea
che mortifica l'uomo e l'assoggetta ad un regime di schiavitù. È dinanzi a voi ora
l'urgente sfida della ricostruzione sociale e morale della Nazione. Con la vostra
attività voi siete chiamati a recare un essenziale contributo a quest'opera di
rinnovamento sociale, dimostrando che solo in un clima di rispetto della libertà
religiosa si è in grado di costruire una società a dimensione pienamente umana.
3. Saluto in primo luogo voi, cari Fratelli uniti dalla comune fede nel Cristo morto e
risorto. La violenta persecuzione comunista non è riuscita ad estirpare dall'animo del
popolo ucraino l'anelito verso Cristo e il suo Vangelo, perché questa fede faceva parte
della sua storia e della sua stessa vita. In effetti, quando si parla di libertà
religiosa in questa vostra Terra, il pensiero corre spontaneamente ai gloriosi inizi del
cristianesimo, che da oltre mille anni ne segna l'identità culturale e sociale. Fu con il
Battesimo del principe Vladimiro e del popolo della Rus', nell'anno 988, che prese avvio
sulle rive del Dnepr la presenza della fede e della vita cristiana. Da qui, poi, il
Vangelo raggiunse i diversi popoli posti nella parte orientale del continente europeo.
L'ho voluto ricordare nella Lettera apostolica Euntes
in mundum, in occasione del millennio del Battesimo della Rus' di Kyiv,
sottolineando come da tale evento si sia avviata una vasta irradiazione missionaria:
"verso Occidente fino ai monti Carpazi, dalle sponde meridionali del Dnepr sino a
Novgorod e dalle rive settentrionali del Volga... fino alle sponde dell'Oceano Pacifico ed
oltre" (n. 4; cfr anche il Messaggio Magnum
Baptismi donum, n. 1).
In un'epoca in cui ancora c'era la piena comunione tra Roma e Costantinopoli, san
Vladimiro, preceduto dall'esempio della Principessa Olga, si prodigò per la salvaguardia
dell'identità spirituale del popolo, favorendo allo stesso tempo l'inserimento della Rus'
nell'insieme delle altre Chiese. Il processo di inculturazione della fede, che ha segnato
la storia di questi popoli fino ad oggi, si è sviluppato attraverso l'infaticabile opera
dei missionari provenienti da Costantinopoli.
4. Ucraina, Terra benedetta da Dio, il cristianesimo costituisce parte imprescindibile
della tua identità civile, culturale e religiosa! Tu hai svolto e continui a svolgere
un'importante missione all'interno della grande famiglia dei Popoli slavi e dell'Oriente
europeo. Sappi trarre dalle comuni radici cristiane la linfa vitale, che continui ad
irrorare nel terzo millennio i tralci delle tue Comunità ecclesiali.
Cristiani d'Ucraina, vi aiuti Iddio a guardare insieme alle nobili origini della vostra
Nazione. Vi aiuti a riscoprire insieme le salde ragioni d'un rispettoso e coraggioso
cammino ecumenico, cammino di avvicinamento e di reciproca comprensione, grazie alla buona
volontà di ciascuno. Sorga presto il giorno della ritrovata comunione di tutti i
discepoli di Cristo, di quella comunione che il Signore ha ardentemente invocato prima del
suo ritorno al Padre (cfr Gv 17, 20-21).
5. Il mio saluto si volge ora a voi, Rappresentanti di altre Religioni e Organizzazione
religiose, che operate in Ucraina in stretta collaborazione con i cristiani. È questo un
tratto tipico della vostra Terra che, per la sua particolare posizione e conformazione,
costituisce un ponte naturale non soltanto tra l'Oriente e l'Occidente, ma anche fra i
popoli che qui s'incontrano ormai da vari secoli. Sono popoli diversi per origine storica,
tradizione culturale e credo religioso. Vorrei ricordare la consistente presenza degli
Ebrei, che formano una comunità saldamente radicata nella società e nella cultura
ucraina. Anch'essi hanno sofferto ingiustizie e persecuzioni per essere rimasti fedeli
alla religione dei loro padri. Chi potrà dimenticare l'immane tributo di sangue da loro
pagato al fanatismo di un'ideologia propugnatrice della superiorità di una razza rispetto
alle altre? Proprio qui a Kyiv, nella località di Babyn Jar, durante l'occupazione
nazista in pochi giorni furono uccise moltissime persone, tra le quali oltre 100.000
Ebrei. Fu uno dei crimini più efferati tra i molti che la storia del secolo scorso ha
dovuto purtroppo registrare.
Il ricordo di questo episodio di furia omicida sia di salutare monito per tutti. Di quali
atrocità è capace l'uomo, quando si illude di poter fare a meno di Dio! La volontà di
contrapporsi a Lui e di combattere ogni espressione religiosa si è manifestata
prepotentemente anche nel totalitarismo ateo e comunista. Ne fanno memoria in questa
città i monumenti alle vittime del Holodomor, agli uccisi di Bykivnia, ai morti nella
guerra in Afghanistan, per non citarne che alcuni. Il ricordo di così dolorose esperienze
aiuti l'odierna umanità, specie le giovani generazioni, a rigettare ogni forma di
violenza e a crescere nel rispetto della dignità umana, salvaguardando i fondamentali
diritti in essa radicati, non ultimo il diritto alla libertà religiosa.
6. Vorrei unire al ricordo dell'eccidio degli Ebrei quello dei crimini perpetrati dal
potere politico nei confronti della comunità musulmana presente in Ucraina. Penso, in
particolare, ai Tartari deportati dalla Crimea nelle Repubbliche asiatiche dell'Unione
Sovietica, che ora desiderano ritornare nella loro terra d'origine. Mi sia consentito, in
proposito, esprimere l'auspicio che, mediante il dialogo aperto, paziente e leale, si
possono trovare soluzioni adeguate, salvaguardando sempre il clima di sincera tolleranza e
di fattiva collaborazione per il bene comune.
In questa paziente opera di tutela dell'uomo e del vero bene sociale, i credenti hanno un
peculiare ruolo da svolgere. Insieme possono offrire una chiara testimonianza della
priorità dello spirito rispetto alle pur legittime necessità materiali. Insieme possono
testimoniare che una visione del mondo fondata su Dio è garanzia anche del valore
inalienabile dell'uomo. Tolto Dio dal mondo, nulla più vi resta di veramente umano. Senza
guardare al cielo, la creatura smarrisce l'orizzonte del proprio cammino sulla terra. Alla
base di ogni autentico umanesimo c'è sempre l'umile e fidente riconoscimento del primato
di Dio.
7. Cari Amici! Permettete che così vi saluti al termine di questo incontro familiare. A
tutti voi, alle vostre Chiese e Organizzazioni religiose d'Ucraina rinnovo l'espressione
della mia stima e del mio affetto. Grande è la vostra missione in questo storico inizio
di millennio. Proseguite senza sosta nel ricercare insieme una crescente condivisione dei
valori della religiosità nella libertà e della tolleranza nella giustizia. È questo il
più significativo apporto che voi possiate offrire al progresso integrale della società
ucraina.
Il Vescovo di Roma, che in questi giorni si fa pellegrino di speranza a Kyiv e Leopoli,
abbraccia i credenti d'ogni città e villaggio dell'amata Terra ucraina. Egli assicura a
voi e a tutti un ricordo orante, affinché l'Altissimo vi inondi della sua grazia. Iddio,
Padre tenero e misericordioso, benedica voi qui presenti, le vostre Chiese e le vostre
Organizzazioni religiose. Benedica e protegga l'amato Popolo ucraino. Oggi e sempre!
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All'inizio
dell'incontro con i rappresentanti del Consiglio Panucraino delle Chiese e delle
Organizzazioni religiose, svoltosi nel pomeriggio di domenica 24 giugno, alla Filarmonica
di Kyiv, il cardinal Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini e
Presidente di turno del Consiglio Panucraino delle Chiese e delle Organizzazioni
religiose, ha rivolto al Santo Padre l'indirizzo di omaggio che diamo di seguito in una
traduzione italiana:
Beatissimo Padre,
a me tocca il particolare onore, nella mia qualità di Presidente di turno del Consiglio
Panucraino delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose, di salutarla tra noi.
Permettetemi all'inizio di dire qualche parola su chi siamo. Qui sono rappresentati i Capi
delle 16 Chiese e Organizzazioni religiose più diffuse in Ucraina. Insieme costituiamo
questo
Consiglio nel quale sono riuniti i Cristiani ortodossi, cattolici, protestanti Ebrei e
Musulmanì. Oltre a questi, in Ucraina ci sono quasi 60 organizzazioni religiose minori,
delle quali molte nuove nella loro esistenza qui. La legge dello Stato Ucraino "sulla
libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose" assicura ad ogni confessione
la piena libertà d'espressione, cosa che ha riscosso l'apprezzamento della comunità
internazionale,
Il nostro Consiglio è ancora molto recente, è sorto solo qualche anno fa. Esso è
chiamato a servire come forum per incontri, per discutere problemi comuni, per presentare
davanti agli Organi di Governo le necessità comuni. Il Consiglio, inoltre, prende misure
affinché le organizzazioni religiose convivano in pace ed evitino qualsiasi conflitto nei
rapporti reciproci. In questo spirito sono già state firmate parecchie dichiarazioni
bilaterali, che a nostro avviso hanno avuto un positivo impatto sui rapporti religiosi in
Ucraina. Le potenzialità di, una organizzazione come il nostro Consiglio sono tutt'altro
che esaurite.
Quali sfide ci stanno davanti? A mio avviso, la prima è costituita dalla esistenza di una
multíconfessíonalità che sia reale in Ucraína. Nel passato certe Chiese hanno goduto
di uno status privilegiato In quegli Stati nei quali entravano le terre ucraine, Gli
altri, al contrario, erano messi fuori legge. Oggi tutte le Chiese e Organizzazioni
Religiose godono degli stessi diritti e sono uguali davanti alla legge. Questa è una
grande conquista dello Stato Ucraino, sebbene rimanga ancora parecchio da fare.
Particolarmente le Chiese e le Comunità religiose che furono perseguitate, represse e
messe al banda della società nei tempi della dittatura comunista attendono dallo Stato
una piena riabilitazione giuridica ed il riconoscimento delle foro istituzioni educative e
delle foro altre strutture di servizio alla società. D'altra parte, le nuove circostanze
di coesistenza delle Comunità religiose stimolano noi stessi a conoscere in modo più
profondo le fonti di pace e di tolleranza che sono dentro le nostre tradizioni religiose e
di manifestarle nella pratica dei nostri rapporti.
Secondo: noi dobbiamo vivere in una società dove le tracce dell'ordine e dell'ideologia
ex-comunista, non sono ancora totalmente dimenticate o cancellate dalla coscienza delle
persone. Un'alta percentuale degli abitanti dello Stato Ucraino non appartiene ad alcuna
chiesa o organizzazione religiosa e molto spesso sono lontani da Dio. Questa situazione ci
incita a favorire il rinnovamento di una dimensione religiosa della vita umana.
Terzo: sebbene l'Ucraina abbia una tradizione religiosa millenaria - prevalentemente
cristiana - la vita privata e pubblica dei nostro Paese in molti casi non è basata su
valori umani universali che hanno sempre avuto un fondamento religioso. Naturalmente
questa difficoltà non esclusivamente nostra, ma di tutti ì Paesi post-comunisti e, più
in generale della società post-moderna. I grandi compiti che stanno davanti alla nostra
società sono impossibili da perseguire senza il rafforzamento dei nostri valori comuni
morali, senza l'accrescimento d'un largo programma etico, religioso e senza un'educazione
teologica accademica.
Quarto: un altro considerevole problema, che pesa sulla vita religiosa ucraina, è la
disunione della Chiesa di Cristo della tradizione di Kyiv. Il nostro sogno è di ritornare
alla comunione originaria e siamo grati alla comunità cristiana mondiale per la
comprensione dell'importanza di questo problema per l'Ucraina.
Nell'antica letteratura monastica leggiamo che quando appariva tra i monaci un maestro
esperto, gli veniva chiesto: "Dacci la tua parola, condividi con noi la tua
esperienza". Nello stesso modo anche noi. Le chiediamo, Santo Padre, di sostenerci
nei nostri sforzi. "Dacci la tua parola".
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Successivamente
ha parlato il Patriarca della Chiesa ucraina ortodossa dei Patriarcato di Kyiv, Filaret.
Questa una nostra traduzione italiana delle sue parole:
Santità!
La sua visita a Kyiv dopo le visite nei Paesi ortodossi Romania, Georgia e Grecia è un
evento d'importanza mondiale, che ha attirato a sé l'attenzione di quasi tutto il mondo.
Cordialmente e con l'amore cristiano noi La salutiamo a Kyív, città delle cupole d'oro,
capitale dello stato ucraino, madre delle città di Rus, centro dello slavismo orientale,
da dove la luce della fede cristiana, che viene da Bisanzio ortodossa folgorò il Nord e
l'Est a Mosca e in Siberja.
Per la prima volta nella storia il piede portatore di pace del Capo della. Chiesa
cattolica romana calca la terra dell'Ucraina, dove nel passato si svolgeva la lotta tra
gli ortodossi e i cattolici. Il mondo La stima come un Papa portatore di pace che si
sforza di curare le piaghe sia dei corpo mistico della Chiesa che dell'umanità intera, si
sforza di riconciliare ciò che dal punto di vista dell'intelletto umano è
irriconciliabile.
Noi speriamo che la sua visita in smo il quale ha come scopo Ucraína favorírà uno
sviluppo del dialogo ortodosso-cattolico e non approfondirà la divisione come profetizza
Mosca. Noi saremo lieti di testimoniare che gli ortodossi e i cattolici possono e devono
vivere come fratelli e sorelle nello spirito dell'amore cristiano e la sua visita
favorirà questo.
Il Patriarcato di Mosca teme il proselitismo che già è stato condannato da tutte le
Chiese cristiane. Noi crediamo che la sua permanenza in Ucraína non ha niente a che fare
con il proselitismo e viceversa favorirà invece la riconciliazione tra gli ortodossi e i
cattolici rafforzando l'amore cristiano. Oggi le nostre Chiese rimangono separate ma noi
preghiamo quotidianamente il Capo della Chiesa, il Signore Nostro Gesù Cristo, per la
riunione delle Sante Chiese di Dio e speriamo nel raggiungimento di questa unità. Noi
abbiamo bisogno di unità nella fede e nella verità. L'orgoglio e la sete di potere hanno
diviso le Chiese dell'Oriente e dell'Occidente, in una parola il peccato ha diviso il
mondo cristiano. Perché è nella sostanza delle cose: l'amore unisce e il peccato divide.
Noi sosteniamo l'ecumenismo il quale ha come scopo il raggiungimento dell'unità della
Chiesa, ma entrando nel terzo Millennio gli ortodossi, i cattolici e i protestanti devono
cambiare gli accenti nell'ecumenismo. Il crollo catastrofico della morale cristiana, la
rovina della famiglia, la secolarizzazione della vita ecclesiale costituiscono la stessa
minaccia all'umanità allo stesso modo che una guerra nucleare rappresenta una minaccia
per la vita sulla terra. Il progresso tecnico-scientifico senza spiritualità nel terzo
millennio può portare la civiltà europea all'autodistruzione.
Il potenziale gigantesco della Chiesa cattolica romana insieme con la spiritualità della
Chiesa ortodossa e il servizio sociale delle Chiese protestanti potrebbero rinnovare lo
spirito cristiano affinché esso non perda le sue qualità e non sia gettato via e
calpestato.
Ancora una volta saluto cordialmente Sua Santità a nome della Chiesa ucraina ortodossa
del Patriarcato di Kyiv che punta alla riunificazione della ortodossia ucraína in
un'unica Chiesa e auguro sinceramente che la sua storica visita in Ucraína sia benedetta
e porti abbondanti frutti.
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Il leader
musulmano Ablayev Emirali, Mufti dell'Amministrazione spirituale dei musulmani in Crimea,
ha salutato il Papa con le parole che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:
Stimatissimo Padre Santo, Giovanni Paolo, grande Papa
di Roma, stimati signori e signore, i musulmani dell'Ucraina salutano e pregano
l'altissimo per la salute del Papa e per lunghi anni di vita.
La Sua visita in Ucraina è straordinariamente importante e ne gioiscono tutti gli uomini
di buona volontà e i fedeli di diverse confessioni. La sua saggezza e la sua lungimiranza
aiutano nell'avvicinamento e nella comprensione reciproca tra le diverse confessioni
religiose; tolgono le diffidenze e l'infondata superbia. Durante la visita in Siria Lei ha
visitato la moschea Omayyáde in Damasco; dopo aver sentito il Muezzin che invitava alla
preghiera, Lei ha interrotto il suo discorso e tutti i membri presenti all'incontro hanno
seguito il suo esempio restando in silenzio. Quell'atto rispetto che Lei ha dimostrato
verso l'islam e le altre religioni fa scaturire nel cuore degli uomini l'amore e il bene
nei rapporti reciproci. Nei precetti dell'Islam non c'è posto per la superbia e per il
disprezzo verso gli altri.
I musulmani dell'Ucraina Le sono profondamente grati per le sue parole e le sue azioni. 1
musulmani della Crimea, i tartari della Crimea - con la loro storia millenaria - hanno
vissuto tutte le conseguenze della violenza e dei terrore, che sono scaturiti dal Regime
dell'URSS. Per quasi mezzo secolo noi abbiamo vissuto nell'esilio lontano dalla nostra
patria. In quel tempo, in Crimea furono distrutte tutte le moschee e i cimiteri musulmani
e anche tantissimi monumenti della cultura islamica. Però anche nell'esilio noi non siamo
caduti nella disperazione, nei nostri sforzi per il ripristino dei nostri diritti
cancellati, i diritti del popolo tartaro di Crimea.
Noi trovavamo l'appoggio dei cristiani e della gente di altre confessioni. Oggi noi di
nuovo riacquistiamo la patria, della quale eravamo stati privati con la forza
cinquant'anni fa.
Oggi costruiamo di nuovo case, piantiamo vigne e giardini, edifichiamo le moschee.
Riusciamo a farlo con grande fatica e tra i musulmani della Crimea ci sono molti senza
lavoro e senza casa. In queste condizioni i bambini si ammalano facilmente. Restano
irrisolti problemi di natura legale, ma noi non perdiamo la speranza e non ci sentiamo
soli, perché lo Stato dell'Ucraina si sforza di offrire un sostegno alla gente che torna
nelle proprie terre.
Il Presidente Kucma, nella sua attività, riserva uguale importanza ai problemi di tutti i
cittadini dell'Ucraina e mostra un grande e sincero rispetto verso i sentimenti dei
credenti delle diverse confessioni.
Il suo impegno ha favorito una crescita dell'autorità presidenziale tra i musulmani della
Crimea. Santità, i musulmani ucraini, con sentimento di grande rispetto la salutano e le
augurano salute e gioia.
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Komendant
Gregory Ivanovich, Presidente delle Associazioni dei Cristiani Evangelici Battisti, ha
quindi rivolto al Papa le parole di saluto che pubblichiamo in una nostra traduzione
italiana: .
Sia lodato Gesù Cristo.
E' un privilegio straordinario per me, poter salutare Sua Santità qui a Kyiv, nella
nostra splendida Ucraina, a nome delle Chiese protestanti e dei cristiani
evangelici-battisti, in questo anno che è storico per la nostra Terra, perché è un anno
giubilare: é il decimo anniversario di indipendenza del nostro Stato. Come segno di
questo, Lei è venuto tra noi e ciò conferma che l'Ucraina è davvero libera e
indipendente e che le Chiese in questo Paese hanno piena libertà di culto. Noi Le siamo
grati per l'incontro con il Presidente della Repubblica e con il Governo, e per gli
auspici che Lei ha espresso sul piano politico e su quello religioso, affinché i più
forti non distruggano i più deboli.
Noi tutti siamo uguali davanti a Dio, davanti all'Onnipotente, il quale - io credo - ha
voluto dal cielo questo giorno per questo incontro. Egli ha reso possibile ciò, dandoLe
forza, affinché Lei, Santità, con il suo coraggio e nonostante tutti gli ostacoli fosse
qui oggi nella nostra Ucraina.
La ringraziamo sinceramente per tutto il suo ministero che è veramente parola di
benedizione e di riconciliazione. Credo che Dio renderà visibile tutto il lavoro da Lei
svolto. Noi tutti camminiamo davanti al Signore Nostro Gesù Cristo, del quale ha parlato
san Giovanni quando ha visto il cielo aprirsi: quel Gesù vestito in abiti bianchi e
bagnato di sangue; il suo nome è Parola di Dio, egli è il Signore dei Signori, Potente
sui potenti, e Re dei Re.
Grazie Santità per essere venuto tra noi per una visita pacifica, credo che Dio Le sarà
grato e Le donerà lunga vita. Che Dio La benedica.
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Il Rabbino
Capo di Kyiv e dell'Ucraina, Jakob Dov Blaih, ha rivolto al Santo Padre questo discorso
che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:
Ho l'onore di rivolgere
la parola al Papa di Roma a nome della comunità ebraica dell'Ucraina. Sono felice di
vivere in Ucraína. Qui, la vita religiosa' dopo l'annientamento a causa di decenni di
potere sovietico, pian piano si sta rinnovando. lo sono felice di vivere in Ucraina le cui
leggi attuali garantiscono la libertà di espressione religiosa e i fedeli hanno la
possibilità di vedere riconosciuti i propri diritti.
Il grande Rabbino Israil Spira di Blujiv, in Polonia, sopravvisse cinque anni nel ghetto
nazista e nei campi dì concentramento. Esiliato, ricominciò la propria vita a New York
dove divenne un insegnante famoso con il nome di Blujv Rabbin. È morto qualche mese prima
di compiere cento anni. Noi desideriamo che le nostre benedizioni giungano a Dio affinché
il Signore dia al Papa almeno altrettanti anni, per insegnare e ispirare i suoi fedeli
fino a centoventi anni, secondo un'espressione augurale ebraica. Blu-jv Rabbin ha fatto un
bel commentario sul Papa. Di solito la gente si meraviglia perché per la prima volta
nella storia un Vescovo polacco è stato scelto come Papa. Rabbi Spira sapeva perché:
durante la guerra le vecchie donne ebree sapevano di essere destinate alla "soluzione
finale", alla morte nei campi di concentramento. Per salvare i loro figli, esse in
Polonia, li lasciarono presso i vicini di religione, cattolica. Dei genitori quasi nessuno
è sopravvissuto. I leader ebraici andarono dopo la guerra in Polonia per riprendere quei
bambini: quasi tutti però rimasero in Polonia. Tranne che in un caso: in una città
polacca abitava un giovane sacerdote, di alti principi e valori morali. Egli disse che gli
orfani ebrei non appartenevano alla Chiesa cattolica e perciò dovevano essere restituiti
agli ebrei. Quei sacerdote si chiamava Karol Wojtyla. Secondo l'opinione di Blujv Rabbin
proprio grazie al suo coraggio e alla sua fede, quel sacerdote è diventato il Vescovo di
Roma, Giovanni Paolo li. Le doti morali e spirituali di quest'uomo sono riconosciute in
tutto il mondo. Approfitto di quest'occasione per rivolgerLe la parola con le stesse
domande del periodo dopo la guerra in Polonia. In Ucraina, in Polonia e in altri Paesi
abitano ancora motti di quei bambini salvati che sono cresciuti e non sono stati allevati
nella religione degli antenati e ancora oggi non conoscono le proprie radici. Siccome dopo
la guerra il Papa ha dimostrato che capisce e condivide quel dolore che lacera i cuori dei
fratelli e delle sorelle del popolo ebraico causato dalla perdita di quei bambini, noi
preghiamo il Papa di dare ~ una possibilità a tutti gli ebrei che sono sopravvissuti al
genocidio grazie agli sforzi della Chiesa cattolica di poter essere liberi di scegliere la
propria vita futura. Speriamo e preghiamo affinché il Papa che è adesso il Capo di
centinaia di milioni di credenti trasmetta questo suo spirito di apertura e di
comprensione ai suoi successori. Questo atto di misericordia - è il pensiero di Blujv
Rabbin - sarà accettato dall'Altissimo come offerta per la buona salute e il
rinvigorimento della tenacia morale. Che i governanti di tutte le Nazioni siano attenti
all'appello dei Papa di rispettare coloro che non sono ancora nati e quelli che sono
ancora in vita. Noi siamo grati al Papa di Roma per essere venuto in terra ucraína.
Grazie per la Vostra attenzione.
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All'inizio
della Divina Liturgia, il Cardinale Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore di Lviv degli
Ucraini, ha rivolto a Giovanni Paolo Il l'indirizzo d'omaggio che pubblichiamo in una
nostra traduzione italiana:
Santo Padre!
Eccellentissimi Vescovi!
Rappresentanti delle autorità civili, reverendi padri, religiosi e religiose, monaci e
monache, carissimi in Cristo!
Prima di tutto permettetemi di ringraziare il Signore perché ci concede oggi una giornata
così bella, così piena di sole. A nome di tutti noi, cattolici di Kyiv, di Lviv e di
tutta l'Ucraina, sia della tradizione greco-cattolica che di quella cattolico-romana,
voglio esprimere un cordiale ringraziamento anzitutto al Presidente dell'Ucraina Leonid
Kucma che è qui tra noi, oggi. Lo ringrazio per aver invitato Gíovanni Paolo Il in
Ucraina. Nella sua persona voglio anche ringraziare cordialmente tutti i rappresentanti
dello Stato che hanno collaborato in diversi modi per rendere possibile questa visita.
Voglio ringraziare la popolazione della regione di Lviv, rappresentata qui dal capo
dell'amministrazione Mychailo Gladii, per il suo sostegno. Vorrei ringraziare
l'amministrazione della città di Lviv, rappresentata qui dal nostro sindaco Vasyl
Kuibida. Lo faccio in modo sommario, perché migliaia di persone, ciascuna con i propri
compiti, hanno collaborato affinché questa visita diventasse realtà e si svolgesse in
modo ordinato e piacevole per il nostro altissimo ospite e per il suo seguito. Voglio
anche ringraziare cordialmente i Signori Cardinali, Metropoliti, Arcivescovi, Vescovi,
giunti da diverse parti del mondo - si può dire da tutto il mondo! - per rispondere al
nostro invito. Essi sono oggi con noi e con questa presenza manifestano la loro
solidarietà con la nostra Chiesa e con il nostro Paese. Noi siamo loro cordialmente
grati. Vorrei anche rivolgere un augurio a tutti i sacerdoti, ai monaci, alle monache, a
tutto il nostro popolo qui radunato, ai nostri cari ospiti dei Paesi vicini, che siamo
lieti di vedere qui così numerosi, Questo è anche un modo di manifestare la nostra
fraternità, che vogliamo rinsaldare e far crescere, perché vogliamo servire il Signore
tutti insieme.
Ancora una volta a voi zelanti lavoratori, ai volontari e a tutti coloro che hanno
collaborato all'organizzazione di questa celebrazione, vada di tutto cuore il nostro
cordiale "grazie".
La grazia dello Spirito Santo ci ha riuniti oggi qui in preghiera comune in questa Divina
Liturgia con Te, -Beatissimo Padre. Nei giorni scorsi sei stato nella città capitale
dell'Ucraina dalla quale si irradiò la luce delOnsegnamento di Cristo sulOntera antica
Rus'. Oggi Ti saluta la terra della Galizia - cioè le province occidentali dell'Ucraina -
alla quale negli ultimi decenni è toccata la sorte di difendere la Fede in modo speciale
con la testimonianza di. fedeltà all'insegnamento di Cristo. Leopoli e la terra
galíziana sulle quali, per il succedersi di circostanze storiche, si è mantenuta e si
èsviluppata la fede cattolica nella sua tradizione bízantina negli ultimi tre secoli,
queste stesse terre sono cadute sotto la dominazione atea con tutte le sue terribili
conseguenze, segnatamente con la persecuzione della religione in generale e della nostra
Chiesa Greco-cattolica ucraina in particolare.
Questo immenso popolo oggi qui presente testimonia direttamente -ed io sono il loro
interprete - che la nostra Chiesa è sopravvissuta felicemente alla persecuzione e alla
prima possibile occasione è tornata alla normale esistenza pubblica. Siamo molto fieri di
questo, ma non ce ne attribuiamo il merito. Siamo consci, infatti, che la grazia divina ci
ha sostenuto, manifestando al mondo questo autentico miracolo: la rinascita della nostra
Chiesa. La grazia divina si è manifestata particolarmente in questi nostri fratelli e
sorelle molti dei quali sono oggi qui presenti: Vescovi, sacerdoti, monaci . , suore,
laici che a piene mani hanno accolto il dono di Dio e con il suo aiuto hanno testimoniato
davanti al mondo intero la loro fedeltà a Cristo ed alla sua Chiesa. Alcuni di loro '
quali primi frutti di innumerevoli altri martiri e confessori che questa terra ha dato,
Tu, Beatissimo Padre, li annovererai nella schiera dei Beati davanti al popolo qui
presente e davanti a tutti coloro che seguono questa Liturgia. Per questo ti siamo
profondamente grati.
Ti porgiamo la nostra sincera riconoscenza, Beatissimo Padre, per il prezioso dono di
sollecitudine personale per la nostra Chiesa e nella Tua persona ringraziamo anche i Tuoi
Predecessori che ci hanno sostenuto negli anni tribolati della persecuzione. L'unità con
la Sede Apostolica romana divenne per la nostra Chiesa un tesoro spirituale ed un sostegno
incrollabile.
In questa occasione vogliamo esprimere la filiale gratitudine ai nostri grandi Metropoliti
Andrea Septyckyj e Josyf Slipyj che, con la loro sollecitudine e insegnamento e con il
loro eroico esempio, hanno cercato di preparare il gregge a loro affidato ai successivi
tempi crudeli e al superamento di essi.
Forse sembrerà strano, incomprensibile e contraddittorio in questo momento di
glorificazione della Chiesa Greco-cattolica Ucraina ricordare anche che la storia del
secolo passato ha conosciuto momenti oscuri e spiritualmente tragici, consistenti nel
fatto che certi figli e figlie della Chiesa Greco-cattolica Ucraina, purtroppo
coscientemente e volontariamente, hanno fatto del male al prossimo, sia ai connazionali
che ad altri popoli. Per tutti costoro, in Tua presenza, Beatissimo Padre, a nome della
Chiesa Greco- cattolica Ucraina desidero chiedere perdono al Signore, Creatore e Padre di
noi tutti e anche a coloro ai quali noi, figli e figlie di questa Chiesa, abbiamo fatto
dei male. Affinché non pesi su noi l'orribile passato e non avveleni la nostra vita, a
nostra volta di tutto cuore perdoniamo coloro che in qualsiasi modo ci hanno fatto del
male. Siamo convinti che nello spirito di perdono reciproco possiamo accedere in pace alla
celebrazione di questa Divina Liturgia con Te, Santità e così con forte e sincera
speranza varchiamo la soglia di un nuovo e migliore secolo.
Già oggi, Beatissimo Padre, davanti a Te con amore e umiltà sta una Chiesa pronta a
realizzare nuovi compiti, che provengono dalla nostra tradizione orientale teofora e dalle
nostre strutture ecclesiastiche ed anche dal nostro sentito dovere davanti alla Chiesa
universale.
In questa prospettiva, noi Vescovi della Chiesa Greco-cattolica Ucraina prepariamo un
piano di lavoro pastorale, l'essenza dei quale è riassunta nelle seguenti parole; la
santità di un popolo unito, pellegrino sulla via dei pieno ristabilimento della comunione
ecclesiale per poter vivere totalmente la volontà di Cristo Salvatore.
Procediamo in questo nuovo millennio con piena confidenza e abbandono alla materna
intercessione della Vergine Maria, Madre di Dio, alla quale il nostro popolo si è sempre
affidato nei secoli invocandoLa quale potente Patrona.
Raccolti qui davanti al Signore, segnati dalle tremende prove del passato, assetati di Dio
chiedíamo'il Tuo amabile sostegno e la Tua paterna parola.
"E' tempo di celebrare, Beatissimo Padre. Benedici".
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Il
perdono, richiesto e offerto agli ortodossi appena sceso dall'aereo. Un modo per chiarire
subito lo spirito di questo viaggio in Ucraina. Una mano che, nei prossimi giorni Giovanni
Paolo II sarà pronto ad allungare ancora, non appena se ne presentasse l'occasione. Sulla
scia di quanto accaduto in viaggi altrettanto "impossibili" - Israele e Grecia -
laddove molto dei gesti e delle dichiarazioni è stato "elaborato" nel corso del
viaggio stesso.
Comunque vadano le cose, alla lunga tutto questo non potrà non incidere profondamente
anche nei rapporti con Mosca. Ne è assolutamente convinto Enzo Bianchi, priore della
Comunità di Bose, profondo conoscitore del mondo dell'Oriente.
"Il Papa ha mostrato subito la genuinità delle sue intenzioni - commenta -. Ha
chiesto perdono per le colpe del passato antico e recente. Ha formulato l'auspicio che
finalmente si passi a un cammino di reciproca conoscenza, in vista dell'unità. E poi ha
messo a fuoco perché è venuto da questo popolo, che dopo prove durissime ora finalmente
è uscito dalle catacombe. Il Papa vuole che la testimonianza dei martiri ucraini diventi
eloquente per i cristiani d'Occidente: quella dei greco-cattolici, offerta per la loro
fedeltà a Cristo e insieme a Roma, ma anche quella degli ortodossi. Perché il sangue dei
martiri che hanno dato la vita per il Vangelo è uno solo".
Il Papa ha spiegato che la visita non ha intenti di
proselitismo.
"Non aveva mai usato questo termine. L'accusa di proselitismo è stata rivolta più
volte da Mosca ai missionari cattolici presenti nell'ex Unione sovietica, anche se nessuno
l'ha mai riferita alla persona del Papa. Il fatto, però, che Giovanni Paolo II abbia
usato esplicitamente questo termine mostra come l'atteggiamento con cui vive questa visita
non sia assolutamente quello dell'atto di forza. Il suo intento è invece quello di
testimoniare insieme a tutti gli altri cristiani presenti in Ucraina l'unica fede in
Cristo"
Eppure ancora ieri Alessio II da Mosca si scagliava
contro "la sfida lanciata dalla Chiesa cattolica romana".
"Non è una sfida. Certamente bisogna capire la Chiesa ortodossa russa. Ed è vero
che in Ucraina situazioni difficili permangono. Ma dire che questo viaggio è una sfida è
un'accusa ingiusta nei confronti dell'intenzione papale. Purtroppo la situazione di
conflitto che si è venuta a creare non rende giustizia a Giovanni Paolo II".
Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi giorni?
"Credo che il Papa farà un gesto e dirà alcune parole che rappresenteranno un segno
inequivocabile della sua volontà di comunione. E, grazie a questo, il viaggio non si
tradurrà in una rottura con le Chiese ortodosse".
Significa che dopo i toni di questi giorni anche Mosca
cercherà di ricucire?
"All'indomani della visita in Ucraina si dovrà arrivare a un riavvicinamento. È una
cosa che si imporrà da sé. Apparirà chiaro che si deve arrivare al più presto a un
incontro che sia davvero pan-cristiano. Le Chiese non possono non trovare una forma per
ascoltarsi. Persino i governi nemici escogitano modi per parlarsi: possibile che dei
cristiani le cui Chiese non si possono definire nemiche, non trovino una possibilità di
incontro? Questo è il vero scandalo".
Mosca insiste sulla questione degli "uniati".
I rapporti sono davvero così incandescenti?
"Le tensioni sono forti. Ma capita anche di ascoltare greco-cattolici che
parlano con diffidenza dei cattolici latini. Questo ci fa capire come il vero problema sta
nel rapportarsi con comunità ecclesiali che non sono contemporanee a noi. A differenza
della Chiesa latina, che ha conosciuto il rinnovamento del Vaticano II, queste Chiese non
hanno ancora superato il dramma della modernità. Siano ortodosse o greco-cattoliche, non
sanno ancora assumere uno stile di ascolto, faticano a trovare un passo per camminare
insieme".
Eppure si è detto più volte che proprio la presenza
dei greco-cattolici potrebbe essere una carta in più per l'unità. A quali condizioni?
"Oggi sono avvertiti come un ostacolo. Ma se all'interno della comunione cattolica
diventassero Chiese davvero riconoscibili come qualcosa di originale e diverso dalla
Chiesa latina, potrebbero trasformarsi in un ponte. È un discorso legato anche a
quell'autonomia giurisdizionale che esse stesse chiedono. In altre parole: la forma di
questa comunione non può più essere l'uniatismo, la modalità con cui storicamente è
nata. Credo vada ripensata. I greco-cattolici devono diventare un segno tangibile che la
Chiesa cattolica vuole una comunione plurale; un'unità in cui ci sono Chiese sorelle e
non figlie. Se ciò accadesse, queste comunità mostrerebbero agli ortodossi la volontà
di Roma di camminare verso una comunione plurale. E a quel punto davvero potrebbero
rivelarsi strumento di unità". |