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“L’Ospitalità eucaristica nell’attuale dibattito ecumenico”

 Avellino 25-11-2000

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 Sommario

L’articolo sul convegno

 Un primo passo verso la conoscenza reciproca

 L’Intervento di Paolo Ricca

 Le 10 tesi di Paolo Gamberini

 L’intercomunione in prospettiva cattolica

 Le fonti citate da Gamberini

 

 

 

 

 

 L’articolo sul convegno

"Quello che doveva essere il sacramento dell'unità si è trasformato nel sacramento della divisione". Questo il concetto fondamentale attorno a cui ha sviluppato il suo intervento appassionato il prof. Paolo Ricca, nel corso del convegno svoltosi ad Avellino sabato 25 novembre scorso, promosso dal XIII° Circuito delle Chiese Valdesi, Metodiste e Libere della Campania e dalla Diocesi di Avellino, sul tema "L'ospitalità eucaristica nell'attuale dibattito ecumenico". Un tema di cui non si discute nell'ambito dell'ecumenismo perché, ha sottolineato Ricca, "l'ospitalità eucaristica è proibita dalle chiese con rare eccezioni come la chiesa Valdese". "E' la prima volta - ha affermato Ricca che ha una lunghissima esperienza ecumenica - che mi trovo a discutere di tale argomento".

Per la parte cattolica, ha tenuto la sua relazione, articolata in 10 tesi, il prof. Paolo Gamberini, docente di ecumenismo presso la facoltà Teologica di Posillipo nonché delegato per l'ecumenismo del vescovo di Napoli. Il convegno, moderato dalla pastora Valdese di Napoli Teodora Tosatti, ha visto una nutrita partecipazione sia di cattolici sia dei rappresentanti di quasi tutte le chiese evangeliche della Campania. Presente il vescovo di Avellino Mons. Antonio Forte.

L'iniziativa ha preso le mosse da un episodio di intercomunione, avvenuto il 22 aprile scorso, durante la veglia di Pasqua, nella parrocchia di Sant'Angelo a Scala. In quell'occasione un pastore protestante partecipò alla messa cattolica, tenendo l'omelia e partecipando alla comunione. Protagonisti di quella vicenda, di cui si occupò la stampa locale e nazionale, furono don Vitaliano della Sala, parroco appunto di Sant'Angelo a Scala, ed il pastore Metodista Antonio Squitieri. Il fatto, riassunto in un dossier dal titolo "Cristiani e Basta" diffuso durante il convegno, suscitò grandi polemiche nelle chiese sia in quelle evangeliche che in quella cattolica.

"L'argomento non è astratto - ha affermato la pastora Tosatti nella sua introduzione - perché riguarda in particolare la situazione dei matrimoni misti dove più drammaticamente si vive la divisione esistente nel corpo della chiesa universale per l'impossibilità dei coniugi di poter accedere insieme alla comunione".

Ricca ha sottolineato la condizione di peccato vissuta da tutte le Chiese, sia quelle del mondo evangelico, sia quella cattolica ed ortodossa, per le divisioni esistenti per la mancata ospitalità eucaristica o intercomunione, come è definita nei documenti ecumenici. Ricca ha esposto cinque argomenti a favore dell'ospitalità eucaristica. In particolare egli ha invitato a fare la distinzione fra il fatto e la sua interpretazione. Sul fatto, cioè sulla presenza reale del corpo e del sangue di Cristo nella celebrazione eucaristica, tutte le chiese sono d’accordo, come ha affermato poi lo stesso Gamberini. E' sull'interpretazione di come ciò avvenga che ci sono le divisioni che sono, in sostanza, il frutto dell'arroganza degli uomini.

L'intervento di Gamberini ha proposto alla riflessione 10 tesi sulla "intercomunione in prospettiva cattolica", di cui ha fornito una sintesi distribuita ai partecipanti. Particolarmente vivo il dibattito sulla questione da lui posta del cosiddetto "defectus ordinis" che, per le Chiese nate dalla riforma, impedirebbe "la reciprocità nell'ammettere alla mensa eucaristica".

Molti gli interventi che sono seguiti alle due relazioni.

Particolarmente significativa la testimonianza del pastore battista Massimo Aprile che ha raccontato di aver vissuto, una esperienza identica a quella di Sant'Angelo a Scala durante la sua partecipazione ad una iniziativa per la pace durante la guerra nella ex Jugoslavia dello scorso anno. In quell'occasione celebrarono la messa il vescovo emerito di Ivrea Bettazzi e lo stesso don Vitaliano della Sala.

Molta la soddisfazione fra i presenti. "L'incontro - ha dichiarato padre Natalino Rauti delegato per l'ecumenismo del vescovo di Avellino - è servito a mettere in luce le reciproche posizioni e a conoscersi e questo è già un successo considerato le divisioni profonde e la reciproca avversione esistente fra il mondo evangelico e quello protestante". Le relazioni dei due relatori ed una sintesi del dibattito, sarà pubblicata prossimamente su "Il Dialogo", che è l'organo del Gruppo Ecumenico Irpino nato il 24 settembre scorso presso il Villaggio Evangelico di Monteforte Irpino.

Giovanni Sarubbi

 

 

L’Intervento di Paolo Ricca

 

 

 

Le 10 tesi di Paolo Gamberini

 

L’intercomunione in prospettiva cattolica

1. Con il termine «intercomunione» s’intende la reciproca possibilità che hanno i fedeli di due differenti Chiese o Comunità ecclesiali di ricevere la Santa Comunione o la Santa Cena del Signore.

2. La comunione eucaristica e la comunione ecclesiale non possono essere separate: sono correlate l’una all’altra (1Cor 10,16). Corpus Christi e Corpus mysticum. «Senza comunione eucaristica non c’è piena comunione ecclesiale, senza comunione ecclesiale non c’è vera comunione eucaristica» (Commissione Congiunta romano-cattolica e evangelico-luterana, L’eucarestia, n. 26). La Chiesa come mistero precede la Chiesa come congregatio fidelium. «Il Corpo di Cristo è un dato di fatto, non il prodotto della comunità» (E. Schweitzer, in ThWNT, VII, 1067-69).

3. La comunione ecclesiale si radica a livello fenomenico nella tradizione apostolica (dottrina e successione apostolica): At 2,42; Lettera di Ignazio d’Antiochia agli Smirnesi, VIII,2. La comunione ecclesiale è fondata a livello ontologico nella comunione trinitaria (UR 2).

4. Intima relazione e distinzione tra Parola e sacramento; e nel sacramento tra battesimo ed eucarestia (UR 22). L’annuncio della Buona Notizia è per tutti. L’offerta del sacramento è invece per pochi. Presuppone la distinzione che il Vangelo istituisce tra credente e non-credente. Il battesimo introduce nel Corpo di Cristo attraverso il perdono dei peccati (giustificazione); l’eucarestia fa crescere e porta a compimento l’incorporazione. L’eucarestia non solo esprime l’unità della Chiesa ma la produce (CIC 897), ma la produce in modo differente dal battesimo.

5. L’eucarestia è memoria (ripresentazione all’evento fondatore), espressione (dell’unità visibile della Chiesa, nel senso ontologico, cioè della pienezza dei mezzi di salvezza) e promessa (della realizzazione fenomenica dell’unità visibile). L’eucarestia produce la piena unità visibile della Chiesa (UR 3-4).

6. Se la Chiesa di Cristo è tale per la pienezza di tutti i mezzi della salvezza (Sacra Scrittura, sacramenti, ministero), è possibile l’intercomunione laddove è presente la pienezza di questa ecclesialità. La questione del defectus ordinis nelle Comunità ecclesiali nate dalla Riforma impedisce la reciprocità nell’ammettere alla mensa eucaristica.

7. Se sussiste un intimo nesso tra chiesa ed eucaristia, solo a determinate condizioni può il singolo credente (cattolico o non-cattolico) ricevere la comunione in un’altra Chiesa. La comunione sacramentale non è mai un atto individuale (comunione con Gesù Cristo) ma è sempre un azione comunitaria che esprime la comunione di fede e di vita con la propria Chiesa, cioè con quella Chiesa particolare e concreta (confessionale) in cui ci si è inseriti col battesimo. I due principi che guidano il discernimento nell’intercomunione sono così enunciati in UR 7: «La significazione dell’unità per lo più vieta la comunicazione. La necessità di partecipare la grazia talvolta la raccomanda».

8. Poiché alla Chiesa cattolica è stata donata la pienezza di tutti i mezzi di salvezza, coloro che appartengono a Comunità ecclesiali che non godono di questa pienezza possono ricevere la comunione a date condizioni (necessità, condivisione della fede e dottrina eucaristica, comprensione dell’intimo nesso tra eucarestia e unità della Chiesa). Non è consentito, invece, che un cattolico possa ricevere validamente la Santa Cena qua sacramentum. Ciò non si esclude che il cattolico riceva la Santa Cena qua res sacramenti.

9. Come ricorda il Decreto sull’Ecumenismo al n. 3 ogni Chiesa e Comunità ecclesiale produce senza dubbio realmente la vita della grazia e comunica la salvezza. Le loro azioni liturgiche, in particolare quelle sacramentali, sono di per sé salvifiche. Nella Santa Cena (cf UR 22) si fa memoria della morte e resurrezione di Gesù Cristo ed è significata la vita. Sebbene la mancanza dell’ordine (defectus ordinis) rende invalido il sacramento dell’eucarestia, tuttavia i fedeli non sono privati di tutti i frutti della grazia eucaristica (res sacramenti) che si comunicano in tale celebrazione: non per sacramentum ma per gratiam sacramenti.

10. Se da un lato il gesto che un singolo compie nel ricevere la comunione da un ministro di un’altra Chiesa o Comunità ecclesiale rischia di minimizzare la gravità della divisione che sussiste tra le Chiese e di mettere in dubbio l’intimo nesso tra comunione ecclesiale e comunione eucaristica, da un altro lato la possibilità riconosciuta dalla Chiesa cattolica che sia concessa ospitalità eucaristica ai singoli in casi di necessità (fisica e spirituale) manifesta - in virtù del legame ontologico tra singolo e comunione ecclesiale - che il sacrum commercium della grazia eucaristica è già una realtà presente che attende di essere creduta e confessata da Chiese riconciliate tra di loro.

Prof. Paolo Gamberini

 

Le Fonti citate da Gamberini