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Ultimo aggiornamento: October 04 2011 11:24:21.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 04/10/2011 11.24
Titolo:Yomar Kanyuk vince la battaglia con l’anagrafe israeliana. Cade uno dei pilastr...
La sfida dello scrittore “Ebreo senza religione”

Kanyuk vince la battaglia con l’anagrafe israeliana

Yoram Kaniuk 81 anni è uno dei personaggi mitici di Israele: ha combattuto nella guerra di Indipendenza del 1948 ed è stato un pioniere del dialogo con l’Olp di Arafat

di A. B. (La Stampa, 03.10.2011)

Nel 1948 ha combattuto in prima linea per lo Stato di Israele e ha visto gli amici morire come mosche. Adesso ha la netta sensazione che lo Stato laico di Israele stia soccombendo sotto un establishment rabbinico «invadente e di stampo iraniano», che gli provoca repulsione. E allora lo scrittore più indisciplinato e anticonformista di Israele, Yoram Kaniuk (81 anni), è tornato in prima linea per scardinare il connubio (a suo parere divenuto perverso) tra «popolo ebraico» da un lato e «religione ebraica», dall’altro. Nei registri dello stato civile israeliano sono tutt’uno.

Quando, mesi fa, è andato al ministero degli Interni per esigere di essere registrato al tempo stesso «membro del popolo ebraico» e «senza religione», l’impiegata è rimasta sbigottita: mai nessuno, prima di lui, aveva avanzato una richiesta del genere. Ma adesso il tribunale distrettuale di Tel Aviv ha assecondato la sua iniziativa, in ossequio al principio della libertà dell’Uomo. «Una decisione coraggiosa, uno sviluppo storico», ha esclamato Kaniuk.

Dopo un decennio trascorso nella ruggente New York degli Anni 50, Kaniuk era rientrato in Israele con una celebre ballerina, Miranda, di fede cristiana. Col passare degli anni i due bohémien hanno avuto due figlie, che in Israele non sono state riconosciute come ebree. L’anno scorso è arrivato un atteso nipotino, che il ministero degli Interni ha registrato come «senza religione».

«Ero stufo di essere in minoranza, unico ebreo della famiglia - ha osservato maliziosamente lo scrittore -. Ho deciso allora di essere esattamente come mio nipote: privo di religione». Con l’ortodossia ebraica non vuole rapporti: «Ho detto loro: io ora esco». Ma ancora si sente legato al popolo ebraico e allo Stato di Israele. «Quando Ben Gurion parlava di uno Stato ebraico - ha rincarato, con tono beffardo - non pensava certo che un giorno in Israele 400 rabbini sarebbero andati a ispezionare le bollicine dell’acqua minerale per verificare se fossero compatibili con la halacha», l’ortodossia ebraica.

Da parte loro i rabbini gli mandano a dire che «quando uno nasce ebreo, resta ebreo. Non si sfugge». Davvero non si sfugge? Kaniuk il ribelle la sa lunga: nemmeno da morto i rabbini avranno il suo corpo - ridacchia - perché lo ha già donato alla scienza.
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Religione: «Nessuna». Cade uno dei pilastri d’Israele

di Francesco Battistini (Corriere della Sera, 03.10.2011)

GERUSALEMME - L’uomo «morto almeno due volte», come si definisce Yoram Kaniuk, che fu ferito grave nella battaglia di Gerusalemme e andò in America e ripartì con la morte nel cuore, a 81 anni è rinato a nuova vita. Precisamente la vigilia del Capodanno ebraico, quando un giudice di Tel Aviv gli ha regalato una carta d’identità nuova di zecca. Stabilendo che il più sionista degli scrittori israeliani può finalmente essere accontentato. E che in un Paese dove molti documenti ti domandano quale sia la tua fede, dove i matrimoni non religiosi sono di serie B, lui potrà essere registrato all’anagrafe con uno status mai visto: appartenente al popolo ebraico, in quanto nato da madre ebrea, eppure «senza religione».

Ebreo non ebreo: per scelta, non per il credo. Kaniuk ne ha fatto una questione di principio. Pur essendo un’icona della guerra del ’48, trenta libri tradotti in 25 lingue, le sue trame recitate al cinema da Jeff Goldblum o Willem Defoe, lo scrittore non vuole più «far parte d’un Iran ebraico», qual è a suo parere diventato Israele, «o appartenere a quella che oggi è chiamata la religione di Stato» e che secondo lui è invece utilizzata a fini politici. Quando l’anno scorso gli è arrivato un nipotino, da sua figlia che era nata da una cristiana americana e a sua volta è registrata a Tel Aviv come non ebrea, quando per il bambino ha ottenuto (a fatica) che fosse iscritto all’anagrafe «senza religione», da quel momento Kaniuk ha preteso lo stesso: ha fatto domanda al ministro dell’Interno, e di fronte al rifiuto s’è rivolto alla giustizia. Ottenendo un sì: «La libertà della religione deriva dal diritto alla dignità umana, protetto dalla Legge fondamentale - ha motivato il giudice Gideon Ginat -. La sola questione da soppesare è se Kaniuk abbia dimostrato la serietà delle sue intenzioni». E poiché tali si sono rivelate, in uno Stato democratico nulla vieta che lo scrittore viva la sua identità come gli pare. «Sono entusiasta - squilla l’ottantunenne dereligiosizzato -. È una sentenza storica: riconosce che la dignità umana basta a definirmi. E che anche in questo Paese posso sentirmi ebreo senza credere in nulla».

È una sentenza solo simbolica, dice la giurista Nicol Mahor, del Centro per il pluralismo e la ricerca religiosa: «Capita già che gl’israeliani cambino religione, convertendosi o si dichiarino atei. Qui, per la prima volta, un ebreo cancella il suo status religioso. Ma non credo che varrà come precedente: se Kaniuk alla sua età volesse risposarsi con un’ebrea, l’ultima parola spetterebbe in ogni caso all’autorità religiosa». Il sasso nella vetrata è lanciato, però. E lo dimostrano la reazione liquidatoria d’un rabbino tradizionalista, Shlomo Aviner («anche se diventa cristiano, non si sfugge: un ebreo resta ebreo, l’ebraismo è una nazionalità, non solo una fede»), o il dibattito sul sito di Haaretz fra chi considera lo scrittore un ingrato («la sola ragione per cui esiste è che è un ebreo»), chi una bandiera: «La maggioranza degl’israeliani la pensa come lui». E perfino chi addita il nostro Belpaese a modello: «Prendete l’Italia - scrive Melissa - è un Paese cattolico, ma lascia che ci vivano anche altre religioni».