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ALLE SUPERIORI, LA BIBBIA IN CLASSE NELLE ORE DI ITALIANO. Una nota di Marco Garzonio,a cura di Federico La Sala

Ultimo aggiornamento: May 25 2010 10:46:21.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 25/5/2010 10.46
Titolo:Ora di religione, non di catechismo ...
Ora di religione, non di catechismo

di Sergio Luzzatto

“Il Sole 24 Ore”, 23 maggio 2010


Le cronache di questi giorni hanno veicolato due notizie significative provenienti da Trastevere,
cioè dal ministero della Pubblica istruzione. Entrambe sono state riprese dalla stampa, ma ciascuna
per suo conto: come se non avessero nulla a che fare l'una con l'altra. Vale invece la pena di tenerle
unite, e di abbozzare una riflessione sul loro significato congiunto.


La prima notizia riguarda il pronunciamento del Consiglio di stato sul fatto che l'ora di religione "fa
media" nelle pagelle degli alunni.

Smentendo una precedente sentenza del Tar, il Consiglio di stato
ha stabilito come, nel momento in cui uno studente sceglie di "avvalersi" (secondo il fatidico gergo
concordatario) dell'ora di religione cattolica, tale materia diventa a tutti gli effetti obbligatoria e
dunque concorre all'attribuzione del credito scolastico. Per parte sua, il ministro Mariastella
Gelmini ha dichiarato di accogliere "con soddisfazione" tale pronunciamento.


La seconda notizia riguarda la prima riunione di un comitato paritetico composto da funzionari del
ministero della Pubblica istruzione e da rappresentanti di un'associazione chiamata Biblia, avente
per mandato di promuovere la lettura della Bibbia nelle scuole. In seguito alla firma di un
protocollo d'intesa con il ministero, l'associazione Biblia - laica e aconfessionale - s'impegna a
«progettare percorsi di lettura del testo biblico rivolti agli studenti dei diversi livelli d'istruzione in
riferimento agli ambiti storico, artistico, etico, giuridico e letterario». Secondo indiscrezioni
provenienti da Viale Trastevere, la sperimentazione didattica prenderà le mosse dal biennio delle
scuole superiori, presumibilmente nell'ambito delle ore d'italiano.


Questa seconda notizia va
considerata senz'altro come buona. E non soltanto perché suggella il prolungato impegno
dell'associazione Biblia, a partire da un appello culturalmente e religiosamente "trasversale" firmato
nel 2005 da intellettuali del calibro di Giuseppe De Rita, Margherita Hack, Amos Luzzatto, Claudio
Magris. una buona notizia perché sembra preludere a un insegnamento "disinteressato" dell'Antico e
del Nuovo Testamento: insegnamento funzionale non alla catechesi (cioè all'indottrinamento) dei
bambini e dei ragazzi, ma alla loro formazione tout court.


Come non sognare una scuola italiana dove la lettura della Bibbia diventi finalmente un percorso
conoscitivo, un'avventura intellettuale, un'occasione di contaminazioni culturali? E se non ora,
quando? Proprio in quanto le nostre scuole tendono a farsi sempre più "miste", accogliendo alunni
delle più varie origini e fedi, il Libro delle tre religioni (Ebraismo, Cristianesimo, Islam) dovrebbe
imporsi come una lettura più che opportuna: una lettura necessaria per capire chi siamo e da dove
veniamo, per imparare qualcosa di profondo sulle famose "radici comuni dell'Europa".


Ma è a questo punto che le due notizie giunte da Viale Trastevere vanno sommate l'una all'altra, e
pongono un problema. Oppure, quanto meno, evidenziano un paradosso. È il paradosso per cui il
ministro Gelmini può cantare vittoria per l'ora di religione che obbligatoriamente va calcolata nei
crediti scolastici, e insieme può riconoscere - promuovendo una lettura aconfessionale della Bibbia
in orari diversi della didattica - che quell'ora di religione non è altro (giusto il Concordato) che
un'ora di catechismo.


In fondo, è come se il ministro ammettesse così che l'ora di religione non coincide con l'ora della
Bibbia. E così facendo, il nostro ministro della Pubblica istruzione rende omaggio - forse senza
saperlo - a una tradizione ultrasecolare dell'Italia cattolica: al bronzeo principio della Controriforma
secondo cui un conto è saper leggere i testi sacri, tutt'altro conto è essere buoni cristiani. Ma
entrambe le cose, secondo il ministro, dovranno "fare media" il giorno degli scrutini, se non proprio
il giorno del Gindizio universale