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Dopo Napoli,

Ultimo aggiornamento: May 09 2011 15:40:10.

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Autore Città Giorno Ora
Concetta Centonze San Donà di Piave 09/5/2011 15.40
Titolo:La Parola
Negli ultimi dieci anni, l’insoddisfazione nei confronti del mio essere cristiana mi ha condotto ad una ricerca favorita dall’utilizzo di internet.
Il primo incontro è avvenuto con le omelie di padre Alberto Maggi attraverso Arcoiris; in seguito sono entrata in rapporto con Koinonia di padre Alberto Bruni; mi sono iscritta al gruppo di “Noi siamo chiesa” di Vittorio Bellavite, partecipando ad alcuni incontri vuoi a Pistoia, vuoi a Milano e al primo incontro di Firenze del maggio del 2009.
Ascoltare i suddetti fratelli ha significato riconoscere la verità in ciò che dicevano e facevano.
Quello che ho appreso e compreso- me ne assumo la responsabilità- mi sembra non del tutto consonante con la posizione di don Pino Ruggeri accennata nel vostro articolo: la questione del perdono.
Il cristianesimo delle origini ricalcava in modo puntuale l’idea di una divinità arcigna a cui offrire sacrifici e, d’altra parte, non poteva essere che così vista la contiguità con la sinagoga e con il paganesimo.
Oggi, dopo 2000 anni di storia e di conoscenze antropologiche e psicologiche é ancora proponibile lo schema peccato- sacrificio/espiazione- perdono?
E‘ mai esistito un peccato originale? O questa espressione indica la condizione di paura dell’uomo primitivo che altro non è la paura per la non conoscenza di sé e del mondo circostante e quindi la sensazione di insufficienza ovvero peccato?
Se ciò fosse veritiero che senso avrebbe la venuta di Cristo? Essa avrebbe esclusivamente il compito di rivelare all’uomo la sua autentica natura: per l’homo sapiens sapiens era giunto il momento di compiere un’ulteriore evoluzione per superare la propria individualità egoistica che lo conduceva alla belluina affermazione di sé perpetrando un dominio sempre più animalesco sugli altri, come dimostrano la storia degli imperi antichi e l’esistenza della schiavitù.
L’umanità non poteva giungere da sola a tale consapevolezza: per questo Cristo è venuto a donarle la rivelazione che consisteva nel fargli intendere, grazie alla sua stessa vita e ortoprassia, il destino ulteriore che attende l’umanità e la sua partecipazione a un Tutto capace di amore disinteressato, amore creativo.
Per questo oggi non si dovrebbe più affermare che Cristo è venuto a “lavare i peccati del mondo”, a riaprirci le porte del Paradiso” poiché sappiamo che Egli morì per decisione di Caifa e per i compromessi tra il popolo ebreo e i suoi dominatori romani: compromessi in cui il frustrato Pilato si trovò a barcamenarsi.
Va quindi corretto il percorso prima accennato: peccato ( cioè non conoscenza da parte dell’umanità della propria divina natura) – perdono- conversione.
Dio ci aveva già perdonato, ci perdona ogni istante e Cristo, suo figlio, ce lo ha rivelato; al nostro operare spetta la libera scelta della conversione.
Per questo credo nella supremazia della la parola, giudico impellente necessità farla conoscere.
E’ la fedeltà a tale parola che ci fa cristiani, fedeltà da parte di tutti, gerarchia compresa -su cui ritengo abbiamo dovere di agire con correzione fraterna- prima che la chiesa di Roma diventi, contraddicendo il termine cattolico, sempre più romana e berlusconiana e non più cristiana.
Cettina Centonze