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Lettera aperta ai vescovi italiani riuniti per la loro assemblea annuale sulla pedofilia del clero,di NOI SIAMO CHIESA

Ultimo aggiornamento: May 21 2013 15:13:02.

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Autore Città Giorno Ora
giuseppe castellese altofonte 21/5/2013 15.13
Titolo:Perché attaccare e non discutere?
Cari amici di noi siamo chiesa, vi seguo da parecchio tempo con simpatia e mi scuso anticipatamente per la considerazione che vi risulterà sgradita.
Toni e modalità sferzanti da “concilio di Trento”
Mi sembra, e ve lo dico nella carità, che questa volta nei toni e nella modalità sferzante da “concilio di Trento” (il “fino a quando?” mi rinvia alle invettive-scomuniche papali contro Lutero) mi sembra che avete superato i limiti del rispetto che pure a tutti “i fratelli vescovi” si deve, non soltanto a quei pochi che, sommessamente, ve la filano.
La coscienza come ultimo giudice
Voi non dimostrate anzitutto rispetto per quel principio di coscienza che sbandierate ai quattro venti e che pure sembra neghiate ai vescovi i quali, a mio avviso, fino a che esisterà “la casta” (cioè questo tipo di organizzazione nella chiesa di laici e clero) hanno il dovere di mediare e non quello di giudicare o peggio condannare o abbandonare alla “mano laicale” (che mi rinvia tanto ad esecuzioni tipo Giordano Bruno) di quanti, bene o male, hanno arruolato!
E poi quel rinvio al Vangelo
E poi, a difesa di una tesi, quel rinvio al Vangelo che invece bisognerebbe tenere presente nella sua interezza e nella sua lungimiranza quando afferma che purtroppo gli scandali “è necessario che avvengano”. Forse l’Evangelista aveva una visione più ampia della misera realtà umana di quanto “noi siamo chiesa”, ponendosi a inflessibile giudice di ultima istanza, pur si dice schierata a sacrosanta difesa del più debole. Ma davvero “noi siamo chiesa” ritiene di avere in mano il metro del giusto giudizio in materia che sprofonda negli abissi della psiche umana?
Il fenomeno pedofilia
Intanto da quel poco che mi consta, il fenomeno pedofilia come tante altre “devianze” (che per fortuna oggi si comincia a capire come orientamenti presenti nella natura e quindi non propriamente devianze) sono presenti in tutta la storia dell’umanità.
Il fenomeno è stato presente da sempre nella storia non solo della chiesa. L’era della comunicazione che viviamo (quasi sia arrivata l’era meravigliosa in cui tutto “sarà gridato dai tetti”) ha fatto emergere fatti di cui molte civiltà del passato si sono anche fregiate mentre la civitas cristiana ha bollato come contrarie allo spirito del Vangelo e quindi alla mens di Gesù, soprattutto se nei confronti dei “piccoli”, che tuttavia nell’esegetica nuova sono pensati non necessariamente “bambini”.
Fermo restando che i “piccoli” abusati devono essere prioritariamente tutelati, resta pure il problema dell’amore (il Padre che pure tutti ama) verso gli altri pur “piccoli” che si sono resi responsabili di nefandezze: ovviamente questo vale quando voi riuscite a porvi come soggetti “interni” alla “chiesa”.
Consentitemi, comunque, di dire che, in nessun ambito, il problema si risolve “monetizzando” il danno che poi risulta essere la prioritaria molla che ha scatenato la corsa ai “coming out” di piccoli nel frattempo piuttosto invecchiati.
L’aurea regola: la prevenzione!
Resterebbe allora da applicare l’aurea regola della prevenzione! Ma si impone qui, a mio avviso, l’ulteriore distinzione: se ragionare come chiesa o viceversa se scegliete di muoversi nell’ambito della legislazione statuale.
Prevenire come chiesa si può, solo che si riesca a “rivoluzionare” (prendendo sul serio il “semper reformanda est”) l’organizzazione ecclesiale: bisognerebbe riuscire a far passare nella chiesa che è tempo di ridimensionare alcuni “bastioni” della cosiddetta morale sessuale. Intanto perché Gesù non ha enucleato il sesto comandamento ma parlato di purezza di cuore con unico riferimento in materia sessuale l’adulterio.
Questo nuovo atteggiamento postulerebbe una “societas” di coniugati nella quale i “presbiteri” sarebbero maturi, responsabili, colti “padri” senza esclusione di quanti, per vocazione specialissima, scelgano di restare “eunuchi” per il Regno.
In questo tipo di ecclesia sarebbe risolto il problema che ci assilla? Risolto no, ma ridimensionato certamente.
Ecco dove starebbe “vostra possanza” di “noi siamo chiesa”: se riuscite (se riusciamo) a porre nella chiesa il problema alle radici e non “privilegiare”, direi con arroganza, la pur grave contingenza del momento.
Giuseppe Castellese