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LA REALTA' DIGITALE, LA CHIESA, E  LA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI. Il messaggio di Benedetto XVI e il commento di Chiara Giaccardi - con  note,a c. di Federico La Sala

Ultimo aggiornamento: January 27 2013 20:47:46.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 25/1/2013 17.32
Titolo:I tweet del papa e la catapulta di Bush
I tweet del papa e la catapulta di Bush

di Massimo Faggioli (L’Huffington Post, 11 dicembre 2012)

La macchina comunicativa vaticana non ha mai avuto paura della modernizzazione dei mezzi atti a raggiungere i fedeli e l’universo mondo. Da questo punto di vista, l’approdo del papa su Twitter rappresenta solo l’ultimo passo, per ora, di un cammino iniziato almeno con Leone XIII nell’uso dei moderni mass media. Gli esperti di comunicazione giudicheranno che tipo di utente è papa Benedetto XVI (o meglio, chi per lui interagisce con questo sistema di comunicazione).

Ma per i cattolici, e i teologi specialmente, "il papa su Twitter" apre una questione relativa agli effetti di questa immediatezza digitale sulle strutture della chiesa e sulle idee che cattolici e non cattolici hanno della chiesa cattolica. Twitter, analogamente alla televisione, dona al papa una nuova accessibilità sia in termini di spazio che di tempo: per vedere il papa non è necessario andare a Roma, per sapere quello che dice non è necessario attendere che arrivino per posta le sue parole. Ma dal punto di vista del funzionamento della chiesa come comunità di credenti con venti secoli di storia alle spalle, è evidente che l’immediatezza e accessibilità indeboliscono la dimensione della "chiesa come comunione" perché indeboliscono, fino talvolta a rendere superflui, molti dei mediatori del messaggio della chiesa - parroci, vescovi, catechisti, genitori, teologi - e tende evidentemente a rendere superflui anche i giornalisti.

Dal concilio Vaticano I (1869-1870) in poi il sistema "chiesa cattolica" ha dato molta più visibilità e poteri al papa di Roma, grazie alle definizioni sul primato e sull’infallibilità papale. Oggi l’immediatezza e l’accessibilità istantanea della parola del papa grazie alle tecnologie come Twitter moltiplicano all’interno della chiesa gli effetti di quel "doping ecclesiologico" deciso dal Vaticano I sotto pressione di papa Pio IX. E’ un fatto nuovo. Infatti, nella lunga storia del cristianesimo ogni documento del magistero della chiesa è sempre sottoposto ad un processo di "recezione": una interpretazione mediata di ogni pronunciamento magisteriale che deve tenere conto del contesto storico del documento, fare una esegesi del testo, e comprendere la posizione di quel testo nel vasto corpus della tradizione della chiesa.

L’immediatezza e l’accessibilità istantanea della parola del papa, invece, indeboliscono indubbiamente il processo di recezione, perché è un processo che ha bisogno di tempi lunghi e di agenti mediatori di quel messaggio all’interno della chiesa: la recezione lavora su testi lunghi e complessi - lunghezza e complessità che non sono un ostacolo, ma al contrario la condizione necessaria per l’interpretabilità di ogni testo religioso.

Non è chiaro se i tweet del papa saranno un conversation starter o un conversation stopper tra il papa e i suoi followers. Ma la nuova leva (americana) di comunicatori professionisti in Vaticano sembra essere andata a lezione da George W. Bush, che spiegò, in un non raro (per lui) momento di candore, che gran parte del suo mestiere di presidente consisteva nel "catapultare la propaganda" al fine di "scavalcare" la stampa e raggiungere direttamente i cittadini. Quella di Bush non era certo una professione di fede nel ruolo della libera stampa in una democrazia. La chiesa non è una democrazia, e il papa su Twitter potrebbe rendere i meccanismi di potere e di autorità ancora di più accentrati su Roma.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 27/1/2013 20.28
Titolo:TWITTER, EUCARISTIA, E SIGNORAGGIO WEBICO ....
Twitter ed eucaristia

di Gaetano Mirabella *

Così come il Cristo spezzò il pane del suo corpo e lo dette come cibo a "tutti" e similmente fece col suo sangue divenuto bevanda per "tutti"; allo stesso modo, il cinguettìo di twitter è come la miriade di mani del Dio vivo che si occupa di mantenere l’immagine di ogni galassia, di ogni pianeta, di ogni strada, di ogni orizzonte, di ogni casa, di ogni città, di ogni filo d’erba e di ogni albero.

Il grande mouse universale, scorre, cliccando sulle galassie e le rende viventi: esso "trascina" sul tappetino piano dell’equatore cosmico, la vita di tutti noi che siamo nutriti, tenuti in vita e trattati come principi e principesse dal divine web master. Il papa dello IOR e delle banche, alimenta invece il signoraggio webico, prestando e distribuendo a "molti", non a "tutti", identità privilegiate, eludendo la vera moneta universale liquida del DIO-Oceano sul quale, il vaticano vuole prevalere distinguendosi, restando solo un onda.

Il divino tsunami del nuovo pensiero liquido ha travolto le fondamenta della vecchia mente facendola crollare. Il pensiero liquido dell’Oceano ha sommerso le coste e indotto le nuove menti nascenti a mettersi in viaggio e, ad attraversare il mar Rosso per uscire dallo stato di minorità, in cerca della terra promessa. Nel deserto del web noi, Hacker della vita, uomini nuovi senza nome, là nel deserto, ricorderemo il nostro vero nome. Nel deserto dell’esternità, prenderemo un neocorpo. Nel deserto lanciati ad occhi chiusi, lacereremo il velo nero dei neuroni condizionati dai peptidi del web finanziario-bancario, aprendo sinapsi che squarcino il velo illusorio della percezione, verso nuove città aperte nell’esternità della nuova mente.

La nuova era è già cominciata ma ci resta ancora da attraversare le gole della vecchia antropologia religiosa. Molti si sentono chiamati dalle sirene della vecchia identità sotto le specie delle pareti di roccia e cadono nel tranello ridiventando roccia, terra e sale, ignorando il rombo del VERBO dell’Oceano che, come mantra fonetico-eidetico, irrompe in tutte le case dai display.

E’ ancora la notte del signoraggio webico in cui vogliono concederci mutui d’identità per farci essere ma splende la luna ed è lei il collo della bottiglia oscura nella quale siamo prigionieri, ma dalla quale potremo uscire, uno per volta, se crederemo in noi stessi. Se crederemo al principe che siamo ri-diventati mangiando il pane webico dell’eucaristia liquida del Dio del display-oceano. E intanto stiamo attenti e porgiamo l’orecchio al DIO-twitter che cinguetta nella notte nera, prima di irrompere nel tuono della rivelazione. Nell’era webica dell’esternità abbiamo costruito la grande bocca che chiama incessantemente, la visione-suono tattile dell’esternità infinita e sempre nuova nel tecnorecchio di DIO.


* vedi: http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=4039#forum1301089
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 27/1/2013 20.47
Titolo:La Chiesa ubriaca di social network ...
Boffo: “Il Papa su Twitter non ce lo vedo anche la Chiesa ubriaca di social network”

di Fabio Tonacci (la Repubblica, 27 gennaio 2013)

Si è rotto qualcosa nel coro unanime di entusiasmo che ha accompagnato fino ad oggi la discesa di Papa Ratzinger su Twitter e l’utilizzo sempre più diffuso dei new media da parte dei preti.

«Non lo vedo bene l’85enne Papa, teologo e pensoso, ad avere a che fare con Twitter - ha detto ieri Dino Boffo, direttore di Tv 2000 della Cei - basta con questa ubriacatura da social network, anche dentro la Chiesa». Classico fulmine a ciel sereno, perché arriva da uno dei maggiori esperti di comunicazione della Chiesa italiana. Segnale però che qualche dubbio cova sotto la cenere, e che non tutti i fedeli e i sacerdoti sono convinti della scelta di Benedetto XVI, quasi che le attività in rete possano contribuire ad alimentare lo svuotamento delle chiese e la crisi delle vocazioni.

Boffo ha parlato a Venezia durante un incontro organizzato dal Patriarcato per la festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. «Questa ubriacatura la pagheremo cara - ha aggiunto, in un discorso diventato accusa - ci sveglieremo che non avremo più i nostri media cattolici, quelli classici che ti mettono a contatto con il cuore vivo della comunità». Non solo. «I social network sembrano dare sprint e un tocco di notorietà a buon prezzo, ma non possono sostituirsi agli altri», ha ribadito Boffo durante l’incontro di ieri, nel quale ha anche accennato alle false accuse del Giornale che lo travolsero nel 2009 costringendolo a lasciare la direzione di Avvenire («Fui vittima di un giornalismo killer»).

L’intervento di Boffo sui social network non è stato proprio una carezza per tutti quei cybernauti della fede impegnati sui vari facebook e twitter, che giusto tre giorni fa avevano avuto la benedizione del pontefice nel messaggio per la 47esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

«Non capisco i toni apocalittici di Boffo - dice a Repubblica l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali - e non vedo nemmeno l’“ubriacatura” di modernità. Il Papa non intende certo sostituire i media vecchi con quelli nuovi, ma è un fatto che oggi il 35 per cento dei giovani si informa su Internet. Certe persone troveranno solo in rete la parola del Signore, e lì la Chiesa ci deve essere».

I numeri parlano chiaro. I seguaci del Papa su Twitter hanno superato i 2 milioni e mezzo nelle otto lingue tra cui il latino in cui è già attivo l’account. Il profilo italiano di Ratzinger conta più di 288 mila follower (l’ultimo tweet è del 23 gennaio e recita «molti falsi idoli emergono oggi. Se i cristiani vogliono essere fedeli, non devono avere timore di andare controcorrente »). E poi ci sono i “sacerdoti del web”, sempre più numerosi. C’è il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, con 32 mila follower. L’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe sta pensando di iscriversi («Anche Gesù, se nascesse oggi, sarebbe su Facebook »).

E, tra monsignori, vescovi, suore e sacerdoti online, c’è anche don Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, che ha più di 6000 follower su Twitter ed è autore del blog Cyberteologia. Alla polemica aperta da Boffo non vuole rispondere. Era stato più loquace quando sull’Osservatore romano apparve qualche mese fa un articolo di Christian Martini Grimaldi nel quale in sostanza si sottolineava il rischio di «isolamento » per chi usa troppo i social network. «Attribuire al web le colpe che sono nostre - scrisse allora sul suo blog Spadaro - è solo una forma di deresponsabilizzazione ».