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Riflessione dopo il ballottaggio per le Primarie,di Youssef salmi
Ultimo aggiornamento: December 13 2012 20:55:50.
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Autore | Città | Giorno | Ora |
Renzo Coletti | Genova | 13/12/2012 | 20.55 |
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Riporto come commento un paio di articoli tratti dalla lista "Per il bene comune".
10/12/2012 Fonte: Conflitti e strategie Monti: lascia, raddoppia o boicotta? Dalle prime dichiarazioni dell’ormai ex Premier possiamo dedurre che difficilmente cederà il passo senza provarci (provaci ancora amico dello Zio Sam!), probabilmente tenterà di raddoppiarci le pene scalando il Quirinale oppure presentandosi con una propria lista appoggiata dal Centro, dai transfughi del Pdl in fuga dal vecchio padrone e, chissà, forse anche da trombati del Pd, ma, certamente, non avendo dubbi in merito, il suo boicottaggio è già cominciato perché lui il partito ce l’ha già e non ha bisogno di costituirlo con l’aiuto di Fini e doppi fini. Il suo partito si chiama mercato, ovvero finanza nazionale e internazionale, ed ha come fine dichiarato quello affossare l’Italia, qualora l’agenda dell’austerità e della dismissione del patrimonio nazionale non sarà portata avanti anche dalla prossima compagine governativa. Per questo rischiamo di ritrovarcelo ancora tra i piedi il Tecnico in carne ed ossa o il suo fantasma alla ricerca di un altro organismo da infiltrare, in un posto qualsiasi di governo, a garantire quella continuità liquidatoria che i potentati mondiali si aspettano da Roma. *Il primo a manifestare profonde preoccupazioni, et pour cause, è stato Obama, secondo il quale l’abbondono delle politiche rigoriste e orientate al rientro del debito, imposte da Monti e immediatamente *contraddette nelle intenzioni da un Berlusconi passato all’opposizione (il quale si ricandida alla guida del Paese ma quasi senza speranze di riuscita), rischia di trascinare l’Italia e l’Europa nel baratro del fallimento. Gli americani non sono stati parchi di critiche nei confronti del bocconiano il quale, a loro parere, non è stato abbastanza tetragono nel ridurre le spese generali dello Stato, ma che, soprattutto, non ha saputo attaccare ed intaccare radicalmente le prerogative di quei gruppi dell’apparato pubblico che ancora difendono le imprese partecipate e quelle strategiche. Perché, sia detto precisamente, è questo il vero obiettivo perseguito: sottrarre al controllo dei drappelli dell’ “oligopolio” statale aziende di punta come Eni o Finmeccanica, le quali, seppur indebolite sulle piazze azionarie e costrette a difendersi nei tribunali, continuano a conservare margini di operabilità e di discrezionalità nei grandi spazi commerciali ed industriali, territoriali e mondiali. *Questo assalto delle borse e dello spread all’Italia non è soltanto un tentativo di far pagare alla popolazione il maggior prezzo della crisi economica, trasferendo ricchezza dai ceti medio-bassi a quelli più alti e parassitari, a corto di liquidità e di aspirazioni, no, lo scopo principale, con il pretesto di tagliare le unghie all’invasività della mano statale, è quello di svendere i gioielli nazionali dei settori sensibili,* dall’aerospaziale all’energia. *Dopodiché qualsiasi altra controriforma sociale risulterà più agevole e non incontrerà ulteriori resistenze, essendo caduti gli ultimi bastioni fortificati a difesa dell’autonomia nazionale.* Così crollerà tutta l’impalcatura del Welfare, già ridimensionata e smobilitata negli ultimi vent’anni, successivamente al golpe di palazzo chiamato Mani pulite, sotto gli occhi di sindacati corrotti e marciti, associazioni industriali autoreferenziali e rassegnate, partiti esautorati o ridotti a paraventi dei banchieri e dei poteri esteri (europei e statunitensi). La situazione è questa e non sarà il voto a rovesciarla, anche se aumenteranno le astensioni o i consensi verso le rappresentazioni organizzative più movimentistiche ed “antisistema”. Oramai, occorre ben altro per saltare il fosso evitando di finirci dentro, servirebbero formazioni di resistenza e rilancio nazionale disciplinate e quasi militarizzate, avanguardie sociali portatrici di un fondamento ideologico forte e innovativo nonché di un’idea di salvezza pubblica non commerciabile e traducibile in compromesso, da opporre allo sfacelo in corso con tutta la violenza di cui sarebbero capaci, disponibili, pertanto, anche a passare sui corpi venduti e sulle istituzioni putrefatte senza commuoversi. Purtroppo siamo ancora lontani dalle auspicate riconfigurazioni politiche. *Monti o Bersani: ma che cambia? di Osvaldo Pesce* Fonte: pennabiro.it Viviamo in una fase storica drammatica causa la crisi economica e finanziaria. Capire cosa succede in politica - e le sue ripercussioni nei legami generazionali, nello stile di vita, sino ai problemi pratici della vita sociale e della sicurezza personale ecc. – necessita di una informazione completa e libera che rimane il presupposto per pensare ed agire. Le recenti elezioni primarie del PD sono state presentate come un ritorno alla politica e alla partecipazione dei cittadini alle scelte, ma non corrispondono per niente a questo obiettivo, perché? I due schieramenti all’interno del PD non hanno smentito nei programmi presentati né le misure antipopolari del governo Monti fatte passare col loro appoggio, né una svolta futura; anzi Letta, subito dopo la “vittoria” di Bersani, ha confermato nella trasmissione della Berlinguer che proseguiranno sulla strada di Monti. Lo stesso programma di Renzi,presentato come risposta alle aspirazioni giovanili di cambiamento, non si differenziava dalla politica di Monti. Pensare che l’azione ed il risultato ottenuto da Renzi nelle primarie (40% dei voti) abbia spostato a destra la “sinistra” o viceversa il 60% ottenuto da Bersani abbia spostato a “sinistra “ il PD sono falsi bilanci senza capo né coda, fumo negli occhi. Nella realtà abbiamo assistito sia nel programma di Renzi sia in quello di Bersani non ad uno scontro di linee, ma più che altro al tentativo di aumentare il consenso elettorale per il PD, fermare Grillo e mettere in naftalina Monti, cioè: tutto cambi perché nulla cambi. Oggi, la battaglia nello schieramento parlamentare è concentrata non sui programmi – l’ ”agenda Monti” resta valida per tutti i partiti dell’eterogenea maggioranza che ha finora sostenuto il governo – ma su come tenere o allontanare Monti e i suoi ministri tecnici e se anticipare le elezioni o attendere la scadenza naturale della legislatura. Bersani si illude di essere vittorioso, Monti e i suoi ministri attendono sornioni, Berlusconi dice e disdice per restareimprevedibile e dettare condizioni. Esistono nel paese due schieramenti riguardo al dopo – elezioni, uno per continuare con Monti azzerando l’autorità del parlamento, l’altro per fingere il ritorno alla politica con Bersani, che sacrificato dopo le dimissioni di Berlusconi non divenne presidente del consiglio grazie anche a Napolitano. Ogni parola, ogni atto di queste due fazioni ha questa finalità. Tutte le varie forze politiche parlamentari hanno presente tutto ciò, quindi anche quelle, come il PdL, che sono state travolte dagli avvenimenti e si dibattono in una profonda crisi da cui vogliono uscire minacciando di rovesciare il tavolo (vedi l’assenza dal voto sul decreto sviluppo). Ma tutti sono partecipi in un modo o nell’altro a questo scontro che, deve essere chiaro, non c’entra con la soluzione dei problemi del lavoro, dello sviluppo industriale e agricolo, dei servizi sociali, dei giovani, della scuola, dei pensionati ecc. La realtà non cambia, si continua a delocalizzare industrie, a chiudere impianti, a lasciare senza tessuto produttivo intere zone del paese, a precarizzare il lavoro, ad aumentare le tasse, a portare l’IVA sempre più alta, a tagliare servizi sociali ecc. Non solo, il debito pubblico continua a crescere paurosamente. Chi raggiungerà, dei due schieramenti, il proprio intento? Lo scontro è in corso. Le soluzioni potrebbero portare a riconfermare Monti oppure, se non si raggiunge una coalizione a tale scopo, dare a Bersani per un breve periodo il governo, ma proprio per un breve periodo, e poi ritornare ai tecnici. Di sicuro nessuna di queste due fazioni resta toccata dalla probabile scarsa affluenza di votanti alle elezioni, che invece ha un profondo significato politico (la massiccia astensione dal voto alle elezioni regionali siciliane è già stato un segnale inequivocabile). Di fronte a queste vicende occorre non lasciarci influenzare dai vecchi rottami politici o dal “ meno peggio”, ma incoraggiare il popolo a continuare e sviluppare la lotta, unico strumento a disposizione contro l’impoverimento e la distruzione del paese. Mantenere la volontà ed il coraggio di lavorare per costruire un soggetto politico che sappia unificare le lotte, riunire in un fronte le classi derubate ,schiacciate, oppresse con un programma di sviluppo alternativo alle attuali politiche. |