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Cercasi un popolo "Davide" per abbattere i Golia di turno,di Giovanni Sarubbi

Ultimo aggiornamento: November 17 2013 12:38:19.

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Autore Città Giorno Ora
Renzo Coletti Genova 11/11/2013 10.33
Titolo:
Caro giovanni,
belle immagini, reali, ma il nulla è sempre il nulla e chiedere al nulla di essere anche solo piccola cosa, piccola forza, è chiedere a degli scchiavi, deivigliacchi, degli ignoranti, dei cattolici bigotti, dei servi di partito, dei ruffiani, una dignità che non hanno mai neppure immaginato di possedere.
Ed il giorno che lpignoranza salirà lo scalino della storia prenderà l'iniziativa la bandiera americana della barbarie fascista sventolerà su tutte le case. Vedi caro amico, tutti quei baracconi di demenza, tutte quelle piccole o grandi aberrazioni mentali organizzate in ogni angolo di piazza, in ogni cinema, in ogni teatro, in ogni angolo di mondo, non sono che il frutto di qualcosa che vuole produrre un risultato ben calcolato, magari proprio una solevazzione di golia, di cui sarà facile avere ragione e la bandiera dello stato di polizia sventolerà su di noi esultanti ed pieni di orgognio.
Vedi quello spettacolo in piazza Navona ora si è trasformato: è bastato un Papa buono e i davide già si sono messi la fionda in tascca, forse l'hanno buttata via, e che dire dei tuoi amici pacifisti che non farebbero male ad una mosca? Quanti sindaci hanno sventolato la bandiera della pace il 4 Novembre? Quanti sindaci hanno chiamato a racconta i loro cittadini invitandoli a lottare contro il governo che li sta costringendo a chiudere i servizi sociali, ad aumentare le tasse sulla casa, la spazzatura, a chiudere i servizi di trasporto pubbico, a lasciar ccrollare le scuole sulle teste dei ragazzi,ed alla via cos? Quanti parroci hanno suonato le campane a distesa per chiamare i fedeli a raccolta per ricordargli cosa vuole dire essere cristiani? E quel piccolo gruppo di dementi che hai visto in piazza Navona che strisciava ai piedi del CarDinal Ruini, credi sappia ancora cosa volgia dire essere cristiani? Credi gli importi saperlo?
E vedo che il tuo piccolo giornale è impegnato per il matrimonio dei sacerdoti, ma mi sfugge il senso di questo progetto, non capisco perchè questi parassiti della socità, questi venditori di fumo, questi servi meschini di una monarchia assoluta, resposnabile dell'oscurantismo di secoli di storia, responsabili della diffusione e dell'imprinting dell'ipocrisia come scenta di vita, responsabili di imporre dogmi, certezze, quindi fanatismo, personaggi instabili mentalmente, ma potrei continare, dovrebbero diventare padri e essere portatori di problematiche terrificanti in seno a una famiglia che il loro credo ha da sempre voluto modellare a suo piacimneto con risultati spesso catastrofici.
E non parliamo delle donne che ha sempre visto come il demonio, quindi come pensare di dare in sposa ad un sacerdte un demone?
Ti ricordo che non sono io a dire certe cose, ma è stata la Chiesa, facendolo per secoli.
E se non troveremo, o non troverai dei davide per la tua rivoluzione, sappi che la più resposnabile è prorpio la chiesa ed i suoi parroci.
Per il resto va tutto bene.
scusa se sono duro, ma non ne posso prorprio più.

renzo Coletti.
Autore Città Giorno Ora
Paolo Indemini Torino 17/11/2013 12.38
Titolo:Essere un piccolo "Davide"
Sottoscrivo al 100% l’articolo di Giovanni Sarubbi, e mi rendo ben conto (ho 67 anni) che non è più tempo di aspettarsi un “Davide” (un padre, per quanto piccolo) che ci guidi verso un mondo migliore. Siamo ormai grandi per non comprendere che (sia pure a diverso titolo e in diversa misura) siamo tutti responsabili della situazione che stiamo vivendo,
Purtroppo, in chi con la mente e con il cuore rifiuta questa triste realtà, prevale il senso di impotenza (e io mi sento tra questi) o la rabbia che leggo nel commento di Renzo Coletti al quale vorrei dire: “Caro amico (e bada bene che non sono un “bigotto cattolico osservante”, non vuole essere questo il tono…), comprendo la tua rabbia che in fondo è anche la mia - e che io preferisco rivestire di impotenza - perché vedo come nasca da un profonda sofferenza (il tuo ”non ne posso proprio più”), ma proprio questo è il punto. Se non siamo in grado di trasformare questa grande forza che è la rabbia in azione positiva, allora restiamo corresponsabili di questo stato di cose e allora il nostro diritto di critica rischia di trasformarsi in un inutile lamento.
Personalmente, io credo che quella della disobbedienza nonviolenta sia l’unica strada davvero alternativa al sistema che critichiamo: ma riconosco di non essere stato capace, finora, di far altro che aspettare un piccolo Davide…”.