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Disintossicarsi,di Giovanni Sarubbi

Ultimo aggiornamento: April 16 2012 07:45:32.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 15/4/2012 15.44
Titolo:Imprenditori in crisi. La catena di suicidi ...
Imprenditori in crisi. La catena di suicidi

Gruppi d'ascolto e psicologi in rete

I pionieri solidali

di Dario Di Vico (Corriere della Sera, 15.04.2012)


All'Istat sono molto cauti e invitano a non fare di tutt'erba un fascio. Di sicuro le evidenze della cronaca portano a dire che in Italia già durante il 2011, ma ancor più nei primi mesi del 2012, si è registrato un preoccupante incremento dei «suicidi economici». Le storie, anche sommarie, che vengono dai luoghi delle disgrazie sono monocordi nella loro drammaticità. Parlano di aziende indebitate, di pagamenti che non arrivano, di posti di lavoro persi e più in generale di un senso di esclusione e fragilità che conduce a scelte dissennate. Separare poi le cause «pubbliche» da quelle private, scindere la condizione socio-economica da quella riconducibile a traumi avvenuti nell'ambito della vita familiare è un'operazione estremamente difficile.

L'Istat usa nelle statistiche sul movente la categoria di «suicidio economico» e gli ultimi dati disponibili riferiti all'anno 2010 ne contano 187 su un totale di 3.048, appena il 6%. La causa principale dei decessi auto procurati restano le malattie fisiche o psichiche, ma è anche vero che un 30% abbondante delle morti resta classificata con «movente ignoto o non indicato» a conferma delle difficoltà che la statistica ufficiale trova in un campo così delicato.

Complessivamente il numero dei suicidi in Italia è stabile (già nel 2006 erano 3.061) e non è stato influenzato dai primi anni della crisi. Nel 2009 addirittura era leggermente sceso (2.986). Quella che evidentemente è cambiata nel frattempo è la notiziabilità dei suicidi economici che visto lo spirito del tempo si impongono all'attenzione dell'opinione pubblica e dei media in maniera molto più forte che in passato.

Se gli statistici invitano alla prudenza nel sottolineare l'esplosione del fenomeno, gli psicologi mettono in guardia dai meccanismi di emulazione che sono inevitabilmente connessi ai suicidi.

La gravità della crisi e in qualche maniera la condivisione sociale del drammatico gesto possono funzionare da volano, convincere gli indecisi a indossare il vestito di una morte, a suo modo, eroica. Meglio, dunque, circoscrivere il campo, maneggiare con cura i numeri ed evitare di strumentalizzare le vittime per polemizzare con l'avversario politico o con il sistema bancario.

Per motivare la gravità della recessione, la profondità delle sue ricadute sociali e gli errori delle classi dirigenti non c'è bisogno di forzare il conta-suicidi, basta leggere con attenzione i bollettini (di guerra) delle associazioni imprenditoriali e dei sindacati. È evidente, comunque, come la percezione del disastro economico nel giro di pochi mesi sia profondamente cambiata.

I sondaggisti non si stancano di raccontare come solo fino al luglio 2011 gli italiani si dichiarassero pessimisti sul futuro dell'Azienda Paese, ma tutto sommato convinti che personalmente se la sarebbero cavata. Adesso non è più così, il velo delle illusioni si è diradato ed è subentrato un cupo realismo.

Accanto alla contabilità dei drammi è però scattata lodevolmente un'attività di prevenzione che si sta allargando un po' in tutto il Paese, in special modo al Nord. La prima iniziativa è stata quella di Terraferma che su spinta dell'imprenditore Massimo Mazzucchelli ha coinvolto un gruppo di psicologi in funzione di pronto soccorso degli artigiani e commercianti in difficoltà.

A Padova si era già sperimentata lo scorso anno la strada del telefono amico e si è tornati a costruire iniziative di prevenzione e solidarietà. Qualcosa del genere hanno fatto anche la Confartigianato di Asolo-Montebelluna e la Cna di Modena ed è significativo che dopo il Veneto si siano mosse anche le associazioni emiliane a sottolineare come la crisi stia uniformando le reazioni anche in contesti socio-politici molto differenti tra loro.

Per dirla in poche parole il rischio-suicidio non sussiste solo nel Veneto degli «sghei», ma anche nell'Emilia rossa e coesa. È ancora presto per verificare l'efficacia sul territorio di queste iniziative pioneristiche, ma è importantissimo che si propaghi l'eco della solidarietà, che all'imprenditore depresso arrivi il messaggio di un'antropologia positiva in movimento.

È chiaro che un'azione di supporto e di accompagnamento si deve saldare con l'attenuazione di alcune delle cause principali della depressione dei Piccoli. Il rapporto con il sistema bancario è ancora squilibrato, i grandi clienti non devono fare anticamera e escono soddisfatti, ad artigiani e commercianti il credito viene quantomeno lesinato. Il governo sembra avere preso l'iniziativa e il 19 ci sarà un incontro tra il ministro Corrado Passera e i vertici dell'Abi. Lo seguiremo.

Quanto all'altro grande tema, quello dei mancati pagamenti della pubblica amministrazione, è stato annunciato un passo in avanti nella formulazione di una soluzione-ponte. L'attesa è stata già lunga, sarebbe meglio non protrarla. Il Paese è in sofferenza e questa verità non può essere negata da nessuna statistica.
Autore Città Giorno Ora
Ernesto Miragoli Como 16/4/2012 07.45
Titolo:SOCIETA' ATTOSSICATA
L'articolo del Direttore Sarubbi è ben espresso dal titolo: disintossicarsi. Articolo da condividere in pieno e da far girare. Il vero problema è, per usare un aggettivo di Jaocopone da Todi ne "Il pianto della Madonna", che la nostra società è attossicata e non sarà facile disintossicarla e disintossicarci. I grandi soloni dell'informazione parlata e scritta usano spesso un'immagine, quella del dito e della Luna, per dare elegantemente dello stolto a chi guarda il dito, anzichè la Luna. Hanno una pretesa:quella di essere loro a decidere quale sia il dito e quale sia la Luna.
E ci attossicano.
Non è da ieri che è così, ma da lunga pezza.
Passa l'informazione declamata e conclamata di quel che essi decidono che sia vera informazione.
Siamo stati flagellati - da un bel po' di tempo a questa parte - da notizie interessantissime: i bunga bunga, le serate di Arcore o di Hardcore che è lo stesso, le olgettine, le nipoti di Mubarak e le igieniste dentali, i vulcani di villa Certosa, i viaggi di don Verzè, la lista spese del Trota e gli importi per il rifacimento della terrazza della casa di Gemonio del vecchio Bossi. Senza queste ed altre notizie simili non ce l'avremmo fatta ad andare avanti. A noi di cosa succede a L'Aquila un paio d'anni dopo il terremoto, importa poco e non c'importa nulla della cementificazione delle coste, della gente senza lavoro, dei giovani in crescente tasso di disoccupazione, degli anziani che non arrivano alla fine del mese e devono anche pagare il ticket per le prestazioni sanitarie. A noi deve importare poco degli asili nido che chiudono per mancanza di fondi e per noi non deve essere motizia che Pompei stia crollando e con essa tutto il patrimonio artistico italiano.
Le vere notizie sono altre.