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IL PADRE CHE FU MADRE, DI PAOLO FARINELLA, PRETE, CRISTIANO, BIBLISTA.,DI CARLO CASTELLINI

Ultimo aggiornamento: June 07 2010 18:53:58.

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Autore Città Giorno Ora
Stefania Salomone Roma 07/6/2010 18.53
Titolo:Grazie Paolo
Bellissima l’intervista di Paolo, in particolare tutte quelle parti in cui sottolinea il potere ecclesiastico e le sue rovinose conseguenze. Rinnovo il mio affetto e la mia stima nei suoi confronti.
Mi piace moltissimo il senso “inclusivo” del termine “Madre”, colei che tutto accoglie.
Partendo dal concetto che questa chiesa è tragicamente rappresentata dalle gerarchie ecclesiastiche, composte da maschi celibi, qualsiasi aspetto legato a questo tipo di tenerezza e accoglienza è assente, anzi, a volte sembra quasi stridere con la ieraticità dei professionisti della religione.
Ancora oggi nelle parrocchie e nella maggior parte delle realtà ecclesiali si procede con le normali attività comunitarie come se niente fosse. Il prete decide, stabilisce, guida, comanda, spiega, ma, soprattutto, consacra e assolve! Tutti gli altri ascoltano, obbediscono, collaborano, sperano di riuscire ad ottenere questo o quel ruolo, ma, in estrema sintesi, tentano di stare il più vicino possibile al prete, per godere di riflesso della sua specialità, e per acquisire i presunti meriti che la collaborazione servile si pensa possa garantire, soprattutto per la cosiddetta altra vita.
Questo sistema fa comodo a tutti. Se non si sperimenta la tenerezza e l’accoglienza incondizionate, si è così autorizzati a mantenere validi i criteri del “puro” e “impuro”, tanto cari alle persone religiose, criteri senza i quali diventa difficile ottenere e mantenere il controllo sulla coscienza delle persone, anche quella civile.
Alberto Maggi dice spesso “le persone sanno che Dio è padre, ma hanno difficoltà a ricordare quando lo hanno sperimentato come tale”. Questa è la realtà. Per dirla con le parole dell'evangelista Giovanni, “Dio nessuno lo ha mai visto, solo Gesù ne è la rivelazione”. In che modo?
Attraverso il suo essere con tutti, in tutti. La sua vicinanza ai “lontani da Dio”, è la colonna portante della buona notizia: sono finite le esclusioni, le discriminazioni e il giudizio. Sulle sue orme, lontane dalla religione e dal tempio, ritroviamo la tenerezza e l’accoglienza che ci interrogano nel profondo, più di qualsiasi sacro dito puntato.