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NATALE A LONDRA: LA SOLIDARIETA'-PANETTONE DI BENEDETTO XVI E IL "FINANCIAL TIMES".  Il testo di Benedetto XVI e una nota di Sergio Cesaratto - con alcuni appunti ,a c. di Federico La Sala

Ultimo aggiornamento: December 21 2012 19:34:13.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 21/12/2012 18.36
Titolo:L'amministrazione della charity” rende molto, in affari e in allevamneto di anim...
L’ARCA DELL’ALLEANZA O LA MANGIATOIA DELLA FATTORIA DEGLI ANIMALI?!! "L’infanzia di Gesù" secondo Ratzinger - Benedetto XVI.

Una nota


"Di quale Dio parliamo quando parliamo di Dio, e di quale Dio parlano quando parlano di Dio? La domanda è cruciale. Infatti non è per niente chiaro, non è sempre lo stesso, e sovente non è un Dio innocuo" (Raniero La Valle, "Se questo è un Dio", pag. 9)

E si continuavano a dormire “sonni beati”! Dopo la dichiarazione “Dominus Iesus” circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa (2000), dopo l’enciclica “Deus caritas est” (2006), che proclama la grande “novità” che “Dio è valore”, e la connessa decisione di sottoporre a “copyright tutti gli scritti, i discorsi e le allocuzioni del Papa”, Benedetto XVI, dopo aver tolto la "h" dalla "Charitas" (Amore pieno di grazia) e precisato anche che "Nazaret" si scrive "senza acca" e, infine, che «il calice fu versato per molti», non «per tutti», ha reso pubblico un altro racconto ediphicante sulla vita del suo “Padrone Gesù” (“Dominus Iesus”)!

“Per Natale completata la trilogia”, annuncia trionfante l’Osservatore romano (10.10.2012) e fornisce un’anteprima “del terzo libro di Benedetto XVI su Gesù presentato alla Fiera internazionale del libro di Francoforte”: “L’infanzia di Gesù”. “Da pagina 38 del manoscritto”, con il titolo “Quel bimbo stretto in fasce”, questo il testo che il giornale del Vaticano riprende:

“Maria avvolse il bimbo in fasce. Senza alcun sentimentalismo, possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio. La tradizione delle icone, in base alla teologia dei Padri, ha interpretato mangiatoia e fasce anche teologicamente. Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato, come vedremo ancora più dettagliatamente riflettendo sulla parola circa il primogenito.

Così la mangiatoia veniva raffigurata come una sorta di altare. Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia con un pensiero che, in un primo momento, appare quasi sconveniente, ma, esaminato più attentamente, contiene invece una profonda verità. La mangiatoia è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento.

Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo - come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana. È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini”.

Che a cinquanta anni dall’inizio del Concilio ecumenico Vaticano II non si sappia più né Chi è, né come ne dove sia nato Colui che è stato ed è la Luce delle Genti (“Lumen Gentium”), è più che normale e ‘sacrosanto’ che arrivi un papa teologo e racconti la solita storiella tradizionale del “Signore Gesù” nato ancora e sempre in una “mangiatoia”, “una sorta di altare” per l’Immolato, per il sacrificio del primogenito e che, “prima di ascendere al cielo, affidò ai suoi discepoli il mandato di annunciare il Vangelo al mondo intero e di battezzare tutte le nazioni”(“Dominus Iesus” - Introduzione) e abbia il suo grande successo alla fiera e al mercato di tutto il mondo! E’ un segno dei tempi: la “buona-carestia” avanza e grandi sono gli affari che si possono fare, vendendo a “caro-prezzo” (“caritas”) la grazia (”charis”) di Dio: “l’amministrazione della charity” rende molto, sia in affari sia in termini di domesticamento di liberi esseri umani in “animali”!

Per il papa teologo, infatti, il tempo passa invano: siamo ancora e sempre nella orwelliana “fattoria degli animali” e suo è il comando. Egli è il “grande fratello” e il “Santo padre”, il “Padre nostro”, che guida il suo popolo nel cammino della Storia! Ora, finalmente, la carità è nella verità (“Caritas in veritate”, 2009): “La Luce del mondo”, il libro di Ratzinger - Benedetto XVI (2010) ha scalato le vette delle classifiche: ha avuto uno straordinario successo di vendite e di guadagno con i diritti di autore.

Questa è la ‘bella notizia’ della "mangiatoia", tutto il resto appartiene al passato: l’arca di Noè, l’arca dell’alleanza di Mosè (con i due cherubini e la Legge scritta), l’arca-presepe del messaggio evangelico e di Francesco di Assisi (con i due cherubini - Giuseppe e Maria - e la Legge vivente, Gesù).

“In principio era il Logos” è solo “archeologia”! Oggi, su Piazza San Pietro, sventola il “Logo” del “Dominus Iesus”: “Deus caritas est”!!! Il Terzo Millennio prima di Cristo è già iniziato e il sogno di Ratzinger - Benedetto XVI come quello di Costantino annuncia la sua vittoria: “Forza Signore Gesù”!!!

Federico La Sala (10.10.2012)
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 21/12/2012 19.34
Titolo:CARITA' (COME ELEMOSINA) E GIUSTIZIA SOCIALE. Dalla chiesa dei poveri alla chie...
Dalla chiesa dei poveri alla chiesa dei manager

di Massimo Faggioli (”L’Huffington Post”, 21 dicembre 2012)

Non è chiaro cosa sarà dell’impegno politico di alcuni notabili cattolici italiani a favore di una “Lista Monti”. Vista dall’America, l’evoluzione del quadro politico italiano con l’agglomerarsi di una lista di centro fatta di industriali, tecnocrati e cattolici neo-liberisti non sorprende per nulla: è frutto non solo della crisi italiana, ma anche dell’onda lunga del reaganismo cattolico, che in America ha fatto di molte curie episcopali delle succursali del Partito repubblicano.

Dal punto di vista della cultura teologica del cattolicesimo contemporaneo, la svolta si era compiuta già da qualche anno, iniziata in modo silenzioso durante e nonostante il pontificato del papa operaio, Giovanni Paolo II, e consumatasi con Benedetto XVI e il crescente americanismo della cultura cattolica prodotta in Vaticano.

Siamo passati da una chiesa che cinquant’anni fa proclamava di voler essere “la chiesa dei poveri” ad una chiesa che opera per i poveri ma parla sempre meno dei poveri (per tacer degli operai), che non crede nella politica schiava della “dittatura del relativismo”, e che si affida ai tecnici.

Che la “Lista Monti” sia contornata da esponenti del “cattolicesimo sociale” italiano non deve essere visto come elemento di bilanciamento all’identità “padronale”, ma come conferma di quella identità. Il “cattolicesimo sociale” ha sempre vissuto, dalla fine dell’ottocento dall’enciclica Rerum novarum di Leone XIII in poi, all’ombra di un magistero che rigettava il conflitto di classe: ma allora, e fino a pochi anni fa, rigettava anche la religione del mercato e i costi umani e sociali di un sistema economico e produttivo che allora veniva percepito nei suoi aspetti disumanizzanti.

Da qualche tempo invece, in documenti del magistero cattolico forgiati all’ombra di teologi moralisti americani che si occupano di business ethics, la questione principale sembra essere quella di formare business leaders e managers eticamente sensibili ad un’idea di “bene comune” assai vaga e a un’idea di “solidarietà coi poveri” molto più vicina alle opere di carità individuale che alla giustizia sociale.

Parte del cattolicesimo percepisce lo “stato di eccezione” in cui da tempo vive l’Italia come un dato imposto dall’esterno e da cui uscire a tempo dovuto; un’altra parte del cattolicesimo americanizzante vede invece questo “stato di eccezione” come occasione per regolare i conti con una delle eredità più importanti della cultura del concilio Vaticano II. Il ralliement di parte del cattolicesimo italiano alla tecnocrazia ha il sapore di una resa incondizionata del pensiero sociale cattolico nei confronti del Moloch. I preti operai non sono mai stati molto popolari in Vaticano; i manager sembrano invece godere di molta più fiducia.