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Ultimo aggiornamento: April 12 2012 13:21:43.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 11/4/2012 12.03
Titolo:BENEDETTO XVI AI VESCOVI STATUNITENSI. Il papa vota repubblicano ....
Il papa vota repubblicano?

di Massimo Faggioli (Europa, 20 gennaio 2012)

Nella fase cruciale delle primarie, con il front-runner mormone Romney tallonato dai social conservatives spaccati tra i due candidati cattolici Gingrich e Santorum, papa Benedetto XVI ha rivolto un discorso di rara durezza ai vescovi statunitensi in visita ad limina.

Il papa ha ricordato la specificità del ruolo della religione e della libertà religiosa in America, fondato su un «consenso morale» attorno al riconoscimento del valore della «legge naturale». Questa legge naturale ha sempre garantito in America non solo la libertà religiosa, ma anche la libertà di coscienza, in un ambiente storico-culturale che si muoveva nel quadro di quelli che il papa definisce «i valori ebraico-cristiani».

Tutto questo è sotto attacco, afferma il papa, a causa di forze culturali che mirano a seppellire non solo quel consenso morale e i valori ebraico-cristiani, ma anche la stessa libertà religiosa e la libertà di coscienza. «Il secolarismo radicale» e «l’individualismo estremo» tendono a stravolgere quel consenso sulla legge naturale tentando di avvocare nuovi diritti, come quelli all’aborto e al matrimonio omosessuale, che il papa contrappone agli «autentici diritti umani».

Il discorso del papa è stato scritto da chi conosce molto bene la situazione del cattolicesimo statunitense, tanto da usare parole-chiave che risalgono al vocabolario del “costituzionalismo cattolico americano” del gesuita John Courtney Murray (quello che contribuì a sdoganare politicamente il cattolicesimo americano, a far eleggere John F. Kennedy, e che per questo si guadagnò la celebre foto sulla copertina di Time del 12 dicembre 1960).

Le questioni di fondo che agitano il rapporto tra chiesa americana e cultura politica all’inizio del secolo XXI sono più ampie e complesse dell’eterna questione del diritto all’aborto. La chiesa americana si sente sotto attacco - tanto da aver creato recentemente una task force episcopale per la difesa della libertà religiosa - per nuovi problemi come quello del matrimonio omosessuale, che è ormai accettato dalla gran parte degli americani, anche dai cattolici delle giovani generazioni. Ma altre questioni sono più intricate, come la recente decisione dell’amministrazione federale americana e di alcuni stati di negare alle carità cattoliche fondi statali fino a quando le carità cattoliche non accettino di mettere in pratica integralmente le linee-guida del governo, che comprendono anche le pratiche contraccettive e abortive.

Su questo si inserisce la messa in pratica della riforma del sistema sanitario, che metterebbe fine ad alcune esenzioni di cui finora i datori di lavoro cattolici potevano godere: ad esempio, escludere dalle polizze di assicurazione sanitaria per i lavoratori delle università cattoliche i rimborsi per pratiche mediche «contrarie alla morale cattolica» ufficiale.

Nei recenti dibattiti i candidati repubblicani religiosi e social-conservatori (Gingrich, Santorum, e Perry) hanno accusato l’amministrazione Obama di aver «dichiarato guerra alla religione» in America e alla chiesa cattolica in particolare. Propaganda a parte, i cattolici liberal che votarono Obama e appoggiarono la sua riforma sanitaria ora chiedono alla Casa Bianca di ripristinare quelle tutele per la libertà di coscienza. Ma i cattolici americani sanno che l’idea del carattere “ebraicocristiano” dell’America nacque nella guerra fredda e che oggi è diventata, nel paese culturalmente e religiosamente più pluralista del mondo, una reliquia.

Gli americani non esiteranno a vedere nel discorso del papa un attacco all’amministrazione Obama, all’inizio di un anno elettorale in cui i cattolici saranno ancora una volta il voto in bilico tra repubblicani e democratici.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 11/4/2012 13.03
Titolo:Günter Grass, Israele e il giovane Ratzinger
Il Nobel tedesco sotto accusa

Günter Grass, Israele e il giovane Ratzinger

di Marco Dolcetta (il Fatto, 11.04.2012)

In queste ore si è scatenata una campagna internazionale contro lo scrittore Nobel Günter Grass che ha di recente, in una poesia, criticato Israele e difeso l’Iran per le sue scelte nucleari. Israele lo ha definito persona non grata e il “suo” partito l’Spd lo ha severamente criticato. In tale circostanza vengono riproposte le accuse alla sua partecipazione giovanile alle SS.

Vogliamo ricordare alcune sue righe tratte dal romanzo autobiografico “Sbucciando le cipolle” pubblicato nel-l’anno in cui lui stesso rivelò di aver militato durante la guerra nelle SS. Bisogna ricordare a proposito della sua partecipazione alle SS che a partire dal 1° dicembre 1936, sotto lo Jugenddienstpflicht tutti gli altri gruppi giovanili vennero banditi e i loro membri vennero assorbiti nella Gioventù hitleriana. L’appartenenza all’HJ venne resa obbligatoria per i giovani di età superiore a 14 anni nel 1939. La coscrizione diventerà poi obbligatoria per tutti quelli di età superiore ai 10 anni nel 1941.

Con il procedere della guerra, il gruppo assunse funzioni militari, gestendo le difese antiaeree e fornendo all’esercito molti soldati, specialmente per le Waffen-SS. Vennero arruolati nell’esercito membri della Gioventù hitleriana sempre più giovani che, durante la battaglia di Berlino nel 1945, costituivano grossa parte delle difese tedesche. Tra i giovanissimi iscritti per legge alla Hitlerjugend figurarono l’artista Joseph Beuys, l’attivista antinazista Sophie Scholl e Joseph Alois Ratzinger, allora 14enne, divenuto in seguito papa col nome di Benedetto XVI.

COSÌ RACCONTA GRASS e scrive:

“Una volta - ancora nel campo di Bad Aibling - 3 sigarette Camel mi fruttarono un cartoccetto di cumino, che masticai in ricordo del maiale con cavoli al cumino: una ricetta del maestro perso di vista. E un po’ di cumino barattato lo passai al mio compagno, insieme al quale stavo accovacciato al riparo di un telone sotto la pioggia insistente e lanciavo 3 dadi forse giocandoci il nostro futuro. Eccolo li, si chiama Joseph, mi sommerge di parole - a voce bassa, anzi sommessa - e non riesce a uscirmi di mente.
Io volevo diventare questo, lui quello. Io dicevo che esistono più verità. Lui diceva che ne esiste una sola. Io dicevo di non credere più a niente. Lui insellava un dogma dopo l’altro. Io esclamavo: ma Joseph, non avrai in mente di fare il grande inquisitore o magari qualcosa di più? Lui faceva sempre qualche punto in più e giocando citava Sant’Agostino, comeseavesse davanti le sue confessioni nella versione latina.
Così passavamo il tempo parlando, e giocando a dadi, finché un giorno lui venne rilasciato, visto che nella regione bavarese era di casa, mentre io, privo di indirizzo e quindi apolide, finii prima alla disinfestazione e poi in un campo di lavoro”. Grass cosi racconta del suo incontro con Joseph Ratzinger, che diventerà Papa. “Sostanzialmente, mia sorella non crede ai miei racconti. Inclinò la testa con aria diffidente quando dissi che quel compagno si chiamava Joseph, aveva parlato con accento piuttosto bavarese ed era un cattolico di ferro. Nessuno come il mio compagno Joseph era riuscito a parlare a favore dell’unica verità rivelata con tanta fanatica profondità e tanta amabile delicatezza al tempo stesso.
Se non ricordo male, veniva dalla zona di Altotting. La diffidenza di mia sorella aumentò: ‘Puzza di esagerazione, proprio come una delle tue storie! ’... Per rendermi più credibile ammisi una certa insicurezza: con lui avevo masticato cumino da un cartoccio, e la sua fede era così saldamente fortificata come un tempo il vallo atlantico; potrebbe essersi trattato davvero di tal Ratzinger che oggi in vesti papali vuol essere infallibile, anche se in quella maniera timida a me già nota che, in quanto fatta di affermazioni pacate, era particolarmente efficace. Qui mia sorella rise come sanno ridere solo le levatrici a riposo: ‘Ecco un’altra delle tue storie di fantasia con cui da bambino incantavi nostra madre’. E va bene, - ammisi, - che il tipo magrolino con il quale ai primi di giugno del ‘45 stavo seduto sotto un telone nel campo di Bad Aibling si chiamasse davvero Ratzinger non posso giurarlo, ma che pensasse di diventare prete, di ragazze non volesse saperne e subito dopo la liberazione della prigionia intendesse studiare il dannato ciarpame dogmatico, è sicuro. Così come che questo Ratzinger, che prima era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e adesso dice la sua da pontefice, fosse realmente uno dei 10mila nel campo”.

Scrive Grass: “Per provocare, avevo apertamente affermato che, come dimostrava la storia della chiesa, persino un miscredente poteva senz’altro diventare papa”.

Sarebbe bello che i due vecchi amici, già SS, già denazificati, e poi chi Papa chi premio Nobel, si incontrassero a prescindere da rimozioni o smemoratezze.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 11/4/2012 14.49
Titolo:IRLANDA. Padre Tony Flannery è una persona molto conosciuta
Un prete irlandese ribelle viene richiamato all'ordine

di Natalia Trouiller

in “www.lavie.fr” dell'11 aprile 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Padre Flannery, un prete redentorista irlandese fondatore dell'Associazione dei preti cattolici (ACP), un movimento di preti nato a seguito degli scandali di pedofilia in Irlanda e che vuole riformare il funzionamento dell'istituzione, è stato richiamato all'ordine dalla Congregazione per la dottrina della fede.

D'ora in avanti, gli è proibito esprimersi sui media o sul sito dell'associazione, e la sua partecipazione come editorialista di Reality, rivista redentorista irlandese, è stata interrotta.

Padre Tony Flannery è una persona molto conosciuta in Irlanda, Due anni fa, la fondazione dell'ACP è stata vista come una valvola di sfogo da parte di molti preti: quasi un quarto di loro ha aderito
all'associazione per far sentire la propria voce nel processo di rinnovamento della Chiesa irlandese, asfissiata dagli scandali di pedofilia e dagli atteggiamenti compiacenti della gerarchia su tali scandali.

Non esitando ad assumere posizioni contrarie alla linea vaticana – in materia di controllo delle nascite, di ordinazione delle donne o di celibato dei preti, Flannery andava a volte anche oltre rispetto
all'associazione.

In un momento clou della crisi tra Dublino e il Vaticano, mentre il Primo Ministro irlandese se la prendeva con il Vaticano in piena seduta parlamentare, ha applaudito pubblicamente questo intervento.

Nella Chiesa irlandese, questo episodio non è stato ben accolto, tanto più che il fratello di Tony Flannery, Franck, è... il consigliere strategico del primo ministro. Un'impressione di confusione dei generi che ha irritato la gerarchia.

Padre Flannery è stato difeso dai circa 800 preti del suo movimento con un comunicato: “Affermiamo nella maniera più decisa possibile la nostra solidarietà con padre Flannery e vogliamo esprimere il nostro punto di vista, che è che questo intervento è ingiusto, ingiustificato e non ragionevole”, scrivono.

“Crediamo che un simile approccio, focalizzato unicamente su padre Flannery e, inevitabilmente, di conseguenza, sui membri dell'Associazione, sia un intervento estremamente
avventato nel contesto pastorale attuale in Irlanda”. E insorgono contro coloro che li considerano un gruppo in rotta con la Chiesa: “Mentre certi gruppi reazionari sono arrivati a descrivere la nostra
associazione come una piccola cricca di preti radicali con un programma radicale, noi protestiamo con veemenza contro questa rappresentazione. Siamo e vogliamo restare nel cuore stesso della
Chiesa, impegnati a mettere in atto le riforme del Concilio Vaticano II”.

Lo choc creato dalla sanzione che ha colpito Flannery è reale. In molti preti c'è emozione e costernazione.

Lo testimonia quanto scrive il padre redentorista Sean Duggan in un commento (n° 19) sul sito dell'ACP, commento che fa la parodia del testo del pastore Niemöller, la cui esagerazione mostra bene il livello di sensibilità raggiunto in questa situazione.
“Prima sono venuti per Tony e non ho detto niente perché non ero Flannery. Poi sono venuti per Reality Magazine e non ho detto niente
perché non lo leggo. [...] Poi sono venuti per me e non c'era più nessuno per parlare in mio favore”.
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 12/4/2012 13.21
Titolo:PADRE FLANNERY. Il Vaticano ordina al prete irlandese ribelle di ritirarsi ...
Il Vaticano ordina al prete irlandese ribelle di ritirarsi in monastero a “pregare e riflettere”

di Patrick Counihan
in www.irishcentral.com” dell'11 aprile 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

A padre Tony Flannery, lo schietto prete irlandese, è stato ordinato dal Vaticano di andare in un monastero a “pregare e riflettere” sulla sua situazione. The Irish Times riferisce che al prete redentorista, già invitato al silenzio dai capi religiosi di Roma, è stato detto di tornare a pensare in linea con il pensiero della chiesa.

A Padre Flannery è stato ordinato di interrompere la sua collaborazione controversa con una rivista in quanto la chiesa cerca di mettere il silenziatore alle sue opinioni sulla contraccezione, sul celibato e sull'ordinazione delle donne. L'Associazione di Preti Cattolici dell'Irlanda si è espressa a sostegno di padre Flannery, che è uno dei suoi membri fondatori.

E c'è una rabbia crescente in alcuni settori del clero irlandese per quest'ultimo attacco che vuole obbligare padre Flannery al silenzio e riportarlo in linea con il Vaticano.

L'autorevole vaticanista Gerry O'connel, attraverso il sito Vatican Insider ha riferito che padre Flannery era stato convocato a Roma in marzo, quando ha incontrato padre Michael Brehl, il superiore generale canadese dei redentoristi.


Secondo quanto riferito, padre Brehl era stato precedentemente convocato presso la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) dal prefetto, il cardinale statunitense William Levada, che aveva
espresso preoccupazione sull'ortodossia delle opinioni espresse da padre Flannery negli articoli sulla rivista redentorista Reality.

The Irish Times riferisce che la CDF era anche preoccupata per il ruolo di padre Flannery nell'Associazione di Preti cattolici (ACP). Si dice anche che la CDF ha proibito a padre Flannery e all'editore di Reality, padre Gerard Moloney, di scrivere articoli sugli argomenti sopra citati, e ha invitato padre Flannery a ritirarsi dall'ACP.

Ora è anche emerso che a padre Flannery è stato consigliato di “dedicare del tempo alla riflessione spirituale e teologica su tutti questi argomenti”.

Gli è stato ordinato di riflettere sulla sua posizione per un periodo di sei settimane, e ci si aspetta che il problema sia “risolto” per la fine di luglio. Il clero irlandese è molto irritato per il modo in cui è trattato padre Flannery, l'ultimo ad esprimere il suo sostegno è il noto prete gesuita Peter McVerry.


“Sono rattristato ma non sorpreso per l'azione di Roma per impedire a padre Flannery lapubblicazione del suo editoriale mensile”, ha scritto padre McVerry sul sito dell'ACP.


“I tentativi di Roma di sopprimere ogni discussione sono sicuramente un segno di paura. Gesù contestava l'istituzione religiosa in cui era cresciuto, i suoi atteggiamenti, le sue leggi e le sue pratiche, e il modo di intendere Dio, in quanto quegli atteggiamenti e quelle pratiche rivelavano un Dio la cui passione era l'osservanza della Legge. Invece Gesù rivelava un Dio di compassione che è incompatibile con il Dio della legge. Anche Gesù incorse nell'ira delle autorità religiose del suotempo.”