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IL CROLLO DELL'ASSE: IL CARDINALE BERTONE E LA CADUTA DA CAVALLO. Commenti e riflessioni di Marco Politi e Mirella Camera, sull'esito delle elezioni amministrative - con premessa,a c. di Federico La Sala

Ultimo aggiornamento: June 01 2011 21:24:43.

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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 01/6/2011 21.24
Titolo:RISULTATI ELETTORALI E COMMENTO DI BRUNO FORTE. La linea di Tettamanzi una luce ...
«È un segnale importante sul piano etico e sociale La gente non ne può
più»

intervista a Bruno Forte a cura di Gian Guido Vecchi

in “Corriere della Sera” del 1 giugno 2011

«Ora l’attenzione di tutti è rivolta all’analisi delle conseguenze politiche, ma questo come pastore
non mi riguarda. A me sta a cuore la svolta sul piano etico».

E da questo punto di vista, eccellenza, che ne dice?

«Che è un segnale importante perché la gente non ne può più. È chiaro che in questa vicenda ci
siano segnali di insoddisfazione profonda rispetto alla scena etica e sociale del Paese. Anche se il
difficile comincia adesso».

L’arcivescovo e teologo Bruno Forte ha partecipato ieri sera alla recita del rosario guidata da
Benedetto XVI nei Giardini vaticani. «La scorsa settimana è stato commovente che tutti i vescovi
italiani, con il Papa, abbiano pregato e rinnovato l’affidamento del nostro Paese a Maria: un gesto
profetico...».

Perché la gente non ne può più?

«Perché è stanca della scena politica che si presenta ogni giorno. Molte cose non vanno, la
situazione economica, la fatica ad arrivare a fine mese, la crisi generale, ma anche le ferite allo stato
sociale, la famiglia, il lavoro, la scuola, l’educazione, la sanità, le difficoltà delle piccole imprese,
insomma i problemi reali. C’è voglia di cambiamento».

In che modo?

«La priorità assoluta è che si faccia l’interesse dei più deboli. Non è possibile anteporre il bene
privato a quello pubblico, occorre trasparenza di comportamenti e rispetto degli impegni, soprattutto
una politica nella quale i toni aggressivi di questa campagna elettorale siano abbandonati per
sempre: io sento una forte esigenza di serietà, anche nei rapporti tra istituzioni».

Mesi fa lei parlò di «disgusto» , il presidente della Cei ha denunciato una politica
«inguardabile» e ridotta a «vaniloquio».

«Le parole del cardinale Bagnasco sono state un segnale importante perché profondamente vero.
Noi tutti vescovi ci siamo sentiti rappresentati da questa denuncia».

A Milano si è evocata Zingaropoli...

«La linea del cardinale Tettamanzi risplende come una luce per tutti: ha ricordato ciò che dice la
dottrina sociale della Chiesa sulla dignità di ogni essere umano, demonizzare le sue posizioni
significa non conoscerla».

Nell’assemblea Cei c’era disagio per l’uso della «leva della paura».
«Tra l’altro mi è sembrata una scelta assolutamente improduttiva. Può funzionare quando le cose
vanno bene e si ha paura di perdere ciò che si ha. Ma quando invece vanno male, e si ha bisogno di
proposte credibili, l’evocazione della paura infastidisce, esaspera e produce il contrario di quello
che si voleva ottenere».

E adesso?

«C’è bisogno di un sussulto etico generale. Nei momenti difficili ci vogliono modelli di
responsabilità e solidarietà, figure come De Gasperi o Adenauer, gente che univa l’assoluta
dedizione al bene comune alla totale affidabilità sul piano personale: e questo, sia chiaro, va chiesto
a tutti».

Perché diceva che il difficile comincia ora?

«Di là dall’onda del momento, abbiamo bisogno di convinzioni profonde, di scelte da portare avanti
pagando di persona. E questo è molto più difficile, in questo senso le elezioni hanno detto più un
"no" che un "sì". Occorre qualcosa di diverso, c’è un’esigenza di etica sociale e personale forte.
Perciò la grande sfida comincia ora, penso alla nuova generazione di politici cristiani più volte
evocata dal Papa: ridare ai giovani il gusto della cosa pubblica, la convinzione che vale la penaimpegnarsi per il bene comune. Noi pastori abbiamo il dovere di educare alla politica come forma
di carità: oggi, lo so, è un’espressione che fa sorridere. Questo è il problema»