La giustizia verso i deboli

di Mimmia Fresu

Una commissione Asl ha deciso di revocare l'indennità di accompagnamento ad un anziana pensionata invalida al 100%. Ora, per la donna, pagare la badante che le presta assistenza è un'impresa impossibile. Nessuno, nell'immediato, può ripagarla di questa ingiustizia e placare la disperazione. Scoramento chi si somma alla disabilità cui è tolto ogni diritto e verso la quale revoca dovrà fare ricorso e attendere mesi prima che un altro, più autorevole, organo giudicante ripristini una condizione di giustizia sociale. Disabilità e solitudine che non assurgono alle prime pagine dei giornali, una periferia sociale verso cui è possibile l'esproprio dei mezzi economici utili all'assistenza, deciso con un giudizio discutibile ed esecutivo all'istante. Sul fronte delle indennità per le invalidità gli organi preposti sono impegnati in una campagna di revisioni il cui scopo è quello di ridurre la spesa pubblica. Ciò, presumiamo, induce ad un innalzamento dei parametri invalidanti e con metodi di valutazione sbrigativi. Oppugnabili. Siamo nel campo di una giustizia minore, di un potere amministrativo-decisionale messo in mano a organi tecnici spogliati d'umanità e dai quali dipendono i destini della fascia più vulnerabile della società, la meno protetta, la più vessata. Una giustizia amministrativa che sta dall'altra parte di uno sportello, di una scrivania e che, troppo spesso, inclina all'ostentazione di un potere tanto arrogante quanto odioso, perchè esercitato sui deboli. La signora  M.A. ci mostra la comunicazione di revoca inviata dalla Asl. Chiede a noi come potrà provvedere alle sue necessità. Osserviamo la comunicazione, anche per distogliere lo sguardo impotente da quella implorazione. In calce al documento notiamo quattro firme, quelle dei componenti la commissione medica. E' strano, ci fa notare una volontaria di una associazione che accompagnò la donna alla visita Asl: in quell'occasione ci fecero attendere due ore perchè mancavano due medici compresa la presidente. Dopo le nostre proteste, la commissione, composta da due soli medici, decise di esaminare solo i documenti della paziente, senza alcun controllo sanitario. Il documento di revoca è, però, firmato da quattro medici, presidente compresa. Giustizia, faccenda da mercato rionale o cos'altro?
 
Mimmia Fresu  


Mercoledì 21 Ottobre,2009 Ore: 22:20